ATTIVITA’ DA RIAPRIRE E SERVIZI SCOMPARSI: CHIUSI, TRA RESILIENZA E VOGLIA DI RIPARTIRE…

CHIUSI – E’ scaduto lunedì 13 gennaio il termine ultimo per la presentazione dei progetti di dettaglio da parte degli aspiranti ad aprire attività nel centro storico sulla base del progetto Pop Up. E il sindaco Sonnini fa sapere che i progetti presentati sono 20. Un buon numero. E di varie tipologie. Adesso verranno valutati e verrà stilata una graduatoria. In sostanza adesso “è il momento dell’analisi di ogni singolo progetto per la futura scelta del fondo commerciale attualmente sfitto che tornerà a nuova vita”. In questo inverno freddo è una buona notizia. Magari non tutti e 20 i progetti troveranno attuazione, ma qualcosa succederà, e delle aperture ci saranno. Il nodo se mai è capire quali e quante delle attività riaperte rimarranno in piedi dopo la fase di sperimentazione coperta da incentivi (6 mesi). Intanto però l’interesse suscitato è buon segno.
Certo non c’è da farsi troppe illusioni. Perché per i paesi come Chiusi in forte crisi di identità e a rischio di decadenza rispetto ad un passato non solo più glorioso, ma anche più vivace, il problema principale non è tanto quello di riaprire di rialzare qualche saracinesca o di attrarre un po’ più di turismo. Il problema principale è il… ripopolamento. Chiusi Città, negli ultimi 25-30 anni ha perso popolazione inesorabilmente. E anche le attività economiche rimaste senza clientela hanno chiuso i battenti una dopo l’altra. Nel centro storico propriamente detto ormai ci abitano poco più di 100 persone. Per lo più anziane. Le scuole, le banche e altri servizi occupano anch’esse meno personale. C’è meno movimento anche legato a certi lavori. I negozi per turisti fanno colore, ma ormai mancano le attività essenziali per i residenti. Non c’è un negozio di alimentari che non sia una boutique che ha i prezzi da gioielleria. Non c’è più una mesticheria-ferramenta. Non c’è un negozio di frutta. Una pasticceria. Nella città vecchia non c’è nemmeno un’edicola vera e propria. O una copisteria. Non c’è un supermercato, neanche di quelli di vicinato dove trovi un po’ di tutto.
Per ripopolare il centro storico la prima cosa da fare è incentivare la residenza, invogliare le giovani coppie ad abitarci. Ma per fare questo serve che ci sia un minimo di servizi. Che il centro storico non soia solo un dormitorio o una “cartolina” per chi ci viene per mezza giornata. Negli anni ’70 la politica discuteva molto (e litigò anche parecchio) sulle previsioni di un Piano Regolatore che prefigurava uno sviluppo tumultoso e un aumento della popolazione dai 10.000 abitanti di allora al 20-30 mila… Previsione del tutto sballata, perché poi le cose sono andate nella direzione opposta già dalla metà degli anni ’80… C’è stata un po’ di “resilienza” negli anni ’90 e primi 2000. Poi il tracollo dovuto anche a tendenze globali, a cambiamenti epocali, non solo alla “concorrenza” agguerrita dei paesi limitrofi che si sono mossi con più spregiudicatezza e forse con pù acume. Adesso siamo ai minimi storici. Chiusi (e qui il discorso vale sia per il centro storico che per lo Scalo) non è mai stata così… dimessa. Così deserta, silenziosa, grigia, svuotata di senso e di energia.
Ogni piccolo segnale, in questo mare triste, è dunque un segnale quantomeno di speranza. Di ripresa. Lo abbiamo scritto tante volte su queste colonne – anche di recente dopo la nomi della Valdichiana senese a Capitale toscana della Cultura 2025 -: Chiusi non ha meno risorse di altre cittadine limitrofe, probabilmente ne ha di più sia sotto l’aspetto storico-aercheologico-culturale che sotto l’aspetto della dotazione di servizi e della logistica, deve solo ritrovare il bandolo della matassa, un po’ di verve e di “autostima” (senza autostima anche le buone squadre le partite le perdono) e il modo di mettere a frutto il patrimonio e i giacimenti che ha. Per esempio: si parla molto di promozione turistica, di come arrivare a quote di pubblico mai raggiunte fino ad ora. Nei giornoi scorsi il Gruppo Effetti Collaterali GEC che organizza il Lars Rock Fest ha diffuso a mezzo social due videoclip, uno sull’edizione 2024 del festival e uno sul concerto ai vecchi lavatoi della cantautrice americana Scout Gillet del 10 marzo. Entrambi sono molto ben fatti. Il secondo poi non è solo una clip su un evento musicale. Ma uno spot in inglese per la città, con l’artista americana seguita passo passo mentre visita i musei, il labirinto sotterraneo, la torre campanaria, percorre i vicoli e si entusiasma per il paesaggio, per la qualità della vita in un luogo come Chiusi… E anche i vecchi lavatoi nelle riprese del concerto fanno la loro figura. Ecco, quello è un modo intelligente, serio, di fare “promozione territoriale”. Non sappiamo su che canali girerà quel videoclip, quanti lo hanno visualizzato fino ad ora e quanti lo vedranno negli Usa e nel resto del mondo. Ma ci sembra una strada da seguire. Del resto anche le cittadine che volano turisticamente come Montepulciano certe strade le hanno già percorse. In una puntata di qualche anno fa della serie Tv Private Eyes (produzione Canada-Usa) ambientata a Toronto e andata in onda sul canale 21 del digitale terrestre nei giorni scorsi, la figlia adolescente di uno dei due detective protagonisti parte per un viaggio di studio in Italia. Nella prima telefonata che fa al padre dice di trovarsi “in un posto bellissimo in Toscana che si chiama Montepulciano, la città dove fanno il vino più buono del mondo”. E quella frase non è stata messa lì a caso. Quanti americani e canadesi l’avranno sentita? Claro il concetto? Fatelo girare quel videoclip dei GEC!
m.l.
Io penso però che bisogna fare un ragionamento, quando negli anni 90 primi 2000 si parlava di ripopolamento del centro storico, alcune giovani famiglie andarono ad abitare nel centro storico, la mia fu una di quelle famiglie. Sono passati quasi trent’anni e ancora siamo a parlare di ripopolamento, in questi decenni chi ha avuto la fortuna, ma anche il coraggio di vivere nel centro storico, si è visto portare via progressivamente servizi e negozi anche di prima necessità, nonostante i proclami dei vari amministratori, tutti dello stesso partito politico, poco è stato fatto di concreto, e quel poco inadeguato alle esigenze di un centro storico come Chiusi che non potrà mai essere un paese di turismo di massa, del turismo dei pulmann che arrivano a fiumi per capirci. Chiusi ha un patrimonio storico archeologico che deve essere però sfruttato da un punto di vista accademico, nessuno ha mai pensato ad accordi seri con le università per divenire ad esempio sede di per studenti che lavorano ad una tesi di laurea o ad un dottorato di ricerca. Basterebbero 50 studenti per rivitalizzare il paese. Il comune negli anni si è associato ad inutili baracconi di promozione turistica che non hanno portato nulla, adesso si pensa di rivitalizzare il paese con una manciata di negozietti aperti per sei mesi, io la trovo quasi una presa in giro, segnale di scarsa lungimiranza e di assenza di capacità da parte di chi amministra nel mettere in atto azioni realmente efficaci. Se dopo tre decenni siamo ancora qui a parlare di necessità di ripopolamento del centro storico credo che qualcuno dovrebbe assumersi delle responsabilità politiche di un trentennale fallimento, fare i conti con la propria coscienza politica e trarre le conclusioni.
L’idea nella sua accezione di vocabolo è stata da millenni il lume che ha consentito la spinta per cambiare il mondo dove l’uomo si trovava, anche attraverso contraddizioni che poi sono quelle che alla fin fine fanno scaturire il nuovo. In un epoca come questa dove scientemente si ridicolizzano gli ideali perchè secondo molti sarebbero portatori di declino, sarebbe bene riflettere che la gente senza idee produce quello che Luca Scaramelli dice nel suo intervento. E senza idee,in un mondo che va avanti si producono le condizioni per la stasi e per essere superati dagli eventi. Difatti Chiusi è da decenni superato dagli eventi e la responsabilità di tutto questo stà in primis nel rapporto che la sua popolazione ha con la politica e quindi di conseguenza nella guida che è stata prodotta e nella sclerotizzazione del suo potere,che alla fine risultano un tutt’uno ed il prodotto che ne esce è sotto gli occhi di tutti. Non ci sono altre considerazioni da fare ma la cosa tragica è quella che manchino i presupposti perchè anche in un futuro si assista ad una uscita dal tunnel,quindi a me sembra che anche i risultati passati e quelli che si dovrebbero annunciare per il futuro siano fondati su pessime idee. Appunto perchè di idee parlavamo.Goverare è difficile e lo sappiamo, ma quando ci si aggiunge anche la mancanza di idee i risultati non possono non essere che quelli che abbiamo visto fin’ora.
Tra l’altro è noto e verificato che i turisti vanno dove vanno altri turisti e dove c’è vita e movimento. Le bellezze e i tesori archeologici o storici da soli non bastano. Montepulciano era bellissima anche 30 anni fa quando non ci andava nessuno. E già di studiava nei libri di storia dell’arte, non è che fosse sconosciuta. Adesso non sa dove metterli i turisti. La folla porta folla. Ma se viene gente da fuori la città deve farsi trovare viva, accogliente, capace di offrire servizi. E deve dare prima di tutto l’impressione di essere un luogo abitato e funzionante anche tranquillizzata chi ci abita e ci lavora.
Mi sembra la riproposizione di una ricetta che, almeno fino ad oggi, non ha mai fornito una vera cura al problema più generale della marginalizzazione dei nostri territori. E comunque è un tentativo che risponde e si adegua alla logica avanzata da parecchie persone, anche giovanissime. Faccio un esempio, che mi sembra chiarificatore. Ho letto con attenzione il post che Diletta Tiezzi ha pubblicato sul gruppo facebook cittadino e che ha registrato un coro di consensi quasi unanime. (Per gli interessati, è il post del 1 ottobre, facilissimo da rintracciare). Condivido in pieno il malessere che denuncia Diletta insieme a tutti quelli che hanno commentato. Ritengo però che occorra fare uno sforzo di immaginazione e provare ad andare oltre a quella fotografia ormai sbiadita di una Chiusi (ma anche Cetona, Sarteano e altri paesi che son stati menzionati nei commenti) che non c’è più. Il modello di riferimento del come eravamo è lo shopping, cioè un modello che è stato ridisegnato sia dalla concentrazione del commercio in poche aree (grande distribuzione ai confini della nostra città, ma anche attrazione della città più popolosa – Arezzo e Perugia sono a poco più di mezz’ora di macchina -), sia dalla insostenibilità dei costi di gestione per la piccola bottega (che porta alla lievitazione verso la poca convenienza dei prezzi del dettaglio – che Diletta chiama, con tragico umorismo, ”prezzi da boutique”). E’ un fatto “biologico”: proprio su questi aspetti, un amico mi ricordava che oltre l’80 per cento del PIL nazionale si concentra e si produce entro un raggio di 40km dalle aree metropolitane. Contrastare questi fatti replicandone la logica è praticamente impossibile. Da qui la necessità di ripensare l’offerta del nostro territorio a partire da ciò che abbiamo lavorando insieme. Le infrastrutture esistenti (stazione) sono ancora legate al momento termale (ormai finito): è possibile andare in bus con tempi non geologici a Chianciano-Montepulciano ma non esiste un collegamento pubblico tra i comuni affini (Cetona, San Casciano, Sarteano, Città della Pieve). Va aggiunto che Montepulciano prova a cannibalizzare, accentrandole su di sé, le risorse diffuse (ad es., la ridicola pubblicità della loro stazione ha portato parecchi turisti stranieri a ritrovarsi inferociti, dopo lo sgomento inizile, a fare i conti con treni soppressi o inesistenti; un piano strutturale zonale per catturare risorse PNRR centrato su di loro, e via andare). Questa tendenza va contrastata con politiche di tipo nuovo, zonale: già pensarsi come una città valdichiana fatta di paesi-quartieri potrebbe essere un primo passo. L’unione fa la forza, ma sembra che ce lo siamo dimenticato.
X Enzo Sorbera.La mia prolissità nello scrivere va contro le idee che forse potrebbero servire, lo ammetto senza nessun problema.Rilevo però una cosa che mi lascia molti dubbi in proposito del possibile sviluppo anche pensando al principio che l’unione faccia la forza e per questo anche tale pensiero rischia di apparirmi buttato là così e prende il valore di altri come già migliaia di volte li abbiamo già risentiti. Si spera nella concertazione per fruire di un flusso turistico che sappia portare ricchezza,ma abbiamo pensato bene che tale ricchezza non ha il MOLTIPLICATORE che gli si voglia affibbiare ? La domanda infatti è: chi ne fruisce di tale nuova ricchezza? I negozi cioè i commercianti e cioè coloro che non producono ricchezza ma che rivendono il prodotto poche volte trasformato, tranne il cibo -questo si proveniente da un lavoro di trasformazione- ma tutto il resto riguardo ai prodotti che vengono venduti è fuffa.Fuffa di oggetti, fuffa la maggior parte di vendita di cose inutili la cui nostra civiltà del mercato è piena fino all’inverosimile. Basta per sincerarsi di questo guardare i mercati settimanali ed i prodotti messi in vendita: abbigliamento, abbigliamento e basta.Perchè non riflettiamo su questo allora e vogliamo seguire la strada che risulta poi asfittica perchè sia per quantità di popolazione sia per misure individuali colme, le necessità vere delle persone non possono essere rappresentate dall’abbigliamento.Non si dimentichi che oltre al fatto della moda, l’abbigliamento serve a coprirsi, necessario si di certo, ma ogni famiglia nel nostro emisfero possiede bene o male un surplus di abbigliamento tale che ormai tale tendenza di spendere soldi per l’abbigliamento è penetrata nelle nostre teste e non vogliamo mai prenderne coscenza e ci comportiamo come se ad ogni stagione ci servissero cose nuove. Questo-economicamente parlando- è un MOLTIPLICATORE ALLA ROVESCIA,che serve solo a coloro che tali prodotti vendono senza creare ricchezza se non per se stessi quando va bene e quando và male l’esercizio si chiude. Perchè non parliamo mai delle fondamentalità ed accettiamo tutto quanto ci viene proposto pensando che tale condizione sia una condizione normale ed invece i fondi pubblici stanziati per la cultura languono al punto che i turisti e tutto il possibile movimento della gente alla fine vada da un altra parte e sia attratto da altro e verso lidi che hanno saputo valorizzare ciò che hanno nell’arte, nell’archeologia, nella storia ? Questo sarebbe il motore che dovrebbe tirare e la vecchia frase che una volta diceva : ”se c’è chi produce ci deve essere anche colui che vende”, credo che guardando al futuro tale concetto abbia fatto il proprio tempo poichè superato dagli eventi.Se in partenza non si riconosce questo vuol dire che insistiamo perennemente nel credere che il mondo si basi solo sul Dio Mercato che poi è quello che entra nella cultura delle persone e che fà mancare le fondamentalità anche culturali essenziali al nostro sistema. ” Con la cultura non si mangia” diceva qualcuno ma ancora vedo che si insiste a rotolarci all’interno di una visione da ”terzo mondo preteso evoluto” perchè in tale terzo mondo si producono macchine in grandi concentrazioni di fabbriche poichè diversamente gli operai andrebbero a spasso. Il problema quindi è della guida politica che ha un paese perchè culturalmente e politicamente non ha gli strumenti culturali da pensare ad un altro sistema e non avendo tali strumenti cerca i rattoppi mentre scivola verso il basso portando con se milioni di uomini,che poi a vedere bene non sono affatto quelli che si ribellano, poichè al sistema vigente sono questi che danno il maggior credito e che sono i più sensibili alle sirene del sistema. E allora siccome ” la produzione fà’ il modo di pensare” a molti nostri politici questo concetto non ha nemmeno sfiorato le meningi,questi continuano a partorire teorie e programmi insulsi e basati sulle cose più esteriorizzanti dello status quo’ e non vanno mai alla radice delle cose, ma accettano l’esistente e si organizzano coinvolgendo anche coloro ai quali tale andazzo gli viene detto che vada bene e che invece sono coloro che dovrebbero ribellarsi organizzarsi e costruire il nuovo. Mala tempora currunt !
Carlo, sicuramente non sono stato chiaro: ritengo che il commercio è l’ultimo dei possibili rimedi a questa situazione. Riproporlo come volano è come illudersi che, consumando il suolo con nuove costruzioni, si attirino nuovi abitanti. Si tratta di modelli che, per le nostre realtà, non sono più praticabili (sono già sconfitti). Il difficile è cambiare paradigma e mentalità (e l’esempio dei più giovani è emblematico), però bisognerà provarci senza inseguire la gentrification poliziana (che ha il fiato corto di chi ha espulso i residenti dal centro trasformandolo in una disneyland di cartapesta).
il commercio che serve è quello che dà risposte semplici alle esigenze prima di tutto di chi abita nei paesi, poi anche a chi viene a visitarli, ma sono due cose diverse. Il primo serve a non far scappare gli abitanti e a dare vitalità. E vivibilità. Per esempio a Chiusi città manca un negozio di vicinato, di quelli che hanno tutto. O quasi. E siccome difficilmente reggerebbe, andrebbe incentivato come “servizio essenziale”. Altri paesi lo hanno fatto… Nelle città questo tipo di negozi sta tornando di moda (e non si tratta di boutique coi prezzi da gioielleria anche per la mortadella).
X Enzo Sorbera. Mi trovi completamente d’accordo con la tua risposta ed probabilmente ero io che non avevo completamente capito anche se certe osservazioni avevano centrato l’argomento.Si deve parlare infatti di un cambio di mentalità e questo lo si fà esaminando le ragioni che ci hanno condotto ai tempi odierni. Non per ribadire la solita solfa ma i motivi – anche se non tutti -sono essenzialmente nella de- ideologizza- zione dei percorsi e nell’accettazione di tutti i praradigmi che i media ci hanno mostrato in questi tempi dove hanno indirizzato le menti a pensare che l’unica via possibile dello sviluppo fosse la rincorsa al profitto materiale perchè senza quello non si vive.Il discorso è complesso e chiaramente non può essere affrontato nelle pagine di un giornale on line, ma se noi guardiamo ai principi essenziali dell’economia che in gran parte è stata letteralmente scardinata non solo vediamo che i parametri dello sviluppo keynesiano hanno fallito, se pur reggendo il fronte e rappresentando una diga alla famelicità del capitale interno ed internazionale,ma che dentro ad essi era contenuto lo spazio per il quale si assicurava nel tempo pieno sostegno all’idea principale che il motore trainante fossero lo sviluppo e la crescita ma che facevano restare subalterni a tal fine il fattore del lavoro.Tutto ha dipeso da tale visione che se pur ha rappresentato la salita di un grosso scalino da parte delle classi meno abbienti in tutto il mondo, ha messo la luce sui paletti oltre i quali non si poteva andare che erano i paletti dell’interesse pubblico poichè si invadeva quello privato che non sopportava di essere ridimensionato nella sue aspirazioni,anzi, che venivano accettate come legittime e che l’etica dello stato non desiderasse cancellarle poichè giustamente riconosceva il loro contributo al concetto di libertà dell’impresa ed alla libertà consequenziale degli individui.Questo sistema negli ultimi anni ha mostrato i suoi limiti e tali limiti alle fine hanno prodotto un restringimento alle libertà globali per le quali oggi chi possiede smisurate ricchezze possa interferire nella politica di intere nazioni e minarne la democrazia e le regole. Da non dimenticare che tutto questo è stato il frutto di un processo continuo di erosione e di contraddizioni e che ci ha portato al mondo che ci circonda al punto tale che il sistema mediatico è stato e continua ad essere utilizzato per veicolare falsità globali riguardanti le finalità politiche dei gruppi dominanti ed ecco la ragione di quanto ho sempre affermato che il sistema-guida degli Stati Uniti d’America è stato il principale diffusore di notizie false per quanto riguardava i due partiti che si contendono il potere ma che alla fine risultano essere le due facce della stessa medaglia all’interno di un sistema dove l’unica cosa che conta è il profitto privato e che tale mezzo sia mantenuto per assicurare il dominio globale.Se guardiamo all’entità dei finanziamenti ricevuti dall’establishment industriale-militare al partito democratico di Biden ed ancor prima di Obama e della stessa Clinton ci dovremmo chiedere il perchè di tali finanziamenti che rappresentano cambiali firmate a favore di un beneficiario che non è lo stato di diritto bensì al privato possessore dei beni di produzione. Questa sembra una retorica stancante ma non lo è ed è tempo che tale aspetto di critica sia sorpassata dalla chiarezza delle necessità che incombono su tutti e che non sono più rimandabili.Ho parlato così del Partito Democratico americano poichè vi sono degli aspetti comuni con quello nostrano sia nella visione politica internazionale sia in quella interna.I repubblicani al confronto sono pirati sconclusionati, pericolosi e disordinati,che si appoggiano e si fanno forti del potere che adesso hanno e basti guardare alle nomine dei loro referenti nei posti chiave e direttivi del Pentagono-gente tatuata che ricorda l’assalto a Capitol Hill,grossolani e rozzi che credono solo al potere ed alla forza,contrapposti a quelli un tantino più raffinati ed acculturati dei democratici ma che quando sono stati al potere la maggior parte dei conflitti armati nel globo l’hanno scatenata sotto i loro governi. Chiedetevelo quale sia il principio che regge abilmente questo fatto ? E’ molti più semplice appellarsi alla democraticità ed alla democrazia e promettere riforme sanitarie che poi non vedono la fine per il concretizzarsi e coalizzarsi dei trust e cartelli dei ”big farma” e della finanza assicurativa per carpire la speranza ed il consenso dei milioni dei poveri (negli Usa ce ne sono 60 milioni …),è molto più facile e redditizia politicamente l’appartenenza alla sinistra perchè è più corposa e più spessa la maschera che nasconde la realtà sistemica e che impedisce di vedere quali siano le contraddizioni che alla fine portano a casa i risultati che invece quelle più nude e crude dei repubblicani che spesso di fronte alle problematiche del cervello rispondono con la pancia. Tutto questo è un teatrino che ha attratto tanti poveri di gnegnero che si credono che quel partito sia la sinistra nel contesto altamente depoliticizzato degll Stati Uniti e che sono arrivati anche a prendersi l’epiteto da parte dei repubblicani con Trump in testa che hanno accusato Kamala Harris di essere una marxista. Roba da matti, ma è ” il mondo alla rovescia” di nostra ben nota conoscenza letteraria….E allora se la sinistra è ridotta a questo, anche nella derivazione italiana degli esempi che sono nel mondo e più che altro negli Stati Uniti, serve no un altro valore ideologico di riferimento per sfuggire alla palude della mente e dello spirito ? E questo di sicuro non viene rappresentato nè dai nostri governanti centrali ed ancor meno da quelli locali.Ecco perchè si langue ma una via d’uscita và trovata e senz’altro non è quella percorsa fin’ora. Che i cittadini di Chiusi inerte e specialmente i giovani siano informati al punto di saper reagire a questo stato di cose. In quale modo ? Togliersi di dosso la cappa del silenzio ad avere uno slancio di dignità per far capire a chi ci guida che se non ci si organizza e si marcia insieme decidendo iniziative intelligenti prevarranno quelle che ci sono state fin’ora e sarà ancor peggio.Come ho già detto, governare è difficile, ma se non ci buttiamo mai dietro le spalle quello che ci ha diviso e che continua a dividerci non possiamo certamente pretendere che si esca da questo labirinto.Ecco perchè credo che serva dar voce ad una alternativa di natura civica che raggruppi ogni pensiero ed ogni iniziativa,ma fatta sotto un profilo veramente culturale e consapevole di ciò che si vada a costruire. I partiti egemoni hanno fornito ormai da anni i loro limiti che sono visibili a tutti e non hanno quella capacità di innovazione che possa avere una concertazione pubblica che invece si esprime attraverso una spinta di natura civica dove si stemperano le diversità politiche di ognuno e dove si vigili affinchè non succeda come sempre che l’impermeabilizzazione destinata alla politica che vuole essere presente per indirizzare i comportamenti riflette la paura ed anche la malcelata furbizia di chi intenderebbe difendersi dal timore di non rappresentare più la guida e di perdere consensi. Questi hanno già dato ed anche talvolta non tanto bene e facendo finta di dare. E questo è indiscutibile – pur riconoscendo come ho detto- che governare non sia facile.
Anche se ” a me mi ” un si dice , a me mi pare una st……a!!
Niccolò,ricordi come disse la vecchina ? E allora siccome anche tu incominci ad essere della fascia generazionale mia-nel senso che le battute lontane te le ricordi -,credo che bisognerebbe rifarsi al perchè la ” vecchina ” ce l’avesse in quel modo… E parecchi di noi lo sanno tale perchè.E ce l’aveva in quel modo perchè la vecchina aveva una cultura che non si era mai rinnovata,perche all’interno di tale cultura si era trovato il modo di fare spazio anche ai concetti che erano ” valori contro” come valori contro sono quelli che pensano che oggi,nell’attualità la sola cosa per battere la destra sia il campo largo.Il PD appare troppo col baricentro spostato a sinistra e c’è bisogno di una bella dose di democrazia cristiana per farlo riequilibrare.Vorrei sentire il parere di coloro che hanno sempre detto che la DC è caduta con la prima repubblica e sia stata cancellata con la seconda.A me sembra che dopo la prima repubblica sia iniziato a cadere il PCI e dopo la seconda abbia ripreso forza da dentro la sinistra la Democrazia Cristiana e la Schlein è un pupazzetto da 4 soldi che non ha seguito nella sua gente perchè ormai è circondata da coloro che le farano le scarpe e si sta formando una maggioranza che non chiede nulla di meglio che questo. In pratica esiste la riappropriazione di uno spazio che era già del centro ma stavolta per formare un muro più sicuro. E’ il classico giuoco che col 2 percento i renziani comanderanno la sinistra…e pensare che c’è stato un momento che parecchia stampa diceva che si sarebbero alleati con Forza Italia,mentre c’è qualcuno che a sinistra ancora crede che il PD sia sinistra. Questi hanno visto giusto ancora una volta e per battere la destra ci vuole una sinistra che sia tributaria del centro. Questi caro Niccolò prima l’hanno fatto a noi il c…. poi toccherà anche a voi, e loro regneranno indisturbati.E’ storia ! E allora quando dicevo che la sinistra è stata scalata dall’esterno e che poi Renzi ha completato l’opera,penso che tanto lontano io non ci fossi andato.Ed è storia se ci pensi bene del partito di maggioranza relativa che dal dopoguerra si è impossessato di pacchetti preconfezionati dall’oltre tevere e l’ha gestiti governando l’Italia per 70 anni concedendo agli altri partitini satelliti uno spazio di potere molto più grande in percentuali dei voti che quest’ultimi avevano in ogni elezione, colmando così la loro fame di potere,ascoltando i loro ricatti ma riservando a se stessa la stanza dei bottoni. Chiamali grulli se ti riesce….grulli sono chi votava a sinistra e che poi hanno votato a destra perchè la sinistra si è dissolta risultando impotente a servire agli interessi delle classi subalterne e rinunciando così all’etica del proprio mandato.