AL TEATRO CAOS DI CHIANCIANO UN PASOLINI DIABOLICO, 50 ANNI DOPO…

martedì 10th, dicembre 2024 / 17:20
AL TEATRO CAOS DI CHIANCIANO UN PASOLINI DIABOLICO, 50 ANNI DOPO…
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CHIANCIANO TERME – Trasportare di peso PPP ovvero Pier Paolo Pasolini e i suoi scritti degli anni ’70 contro il capitalismo totalizzante, il consumismo sfrenato, le armi di distrazione di massa, la dittatura del mercato e della finanza, al giorno d’oggi, a 50 anni, quasi, dalla sua morte, poteva risultare operazione ardita. Forse anche rischiosa, tacciabile di guardare al passato più che al presente… Farlo con un’opera teatrale, che non è un saggio letterario, né un articolo di giornale, poteva presentare rischi ulteriori. Primo fra tutti che quello di essere fraintesi, o non compresi da chi di Pasolini ha solo sentito parlare post mortem…  Ma Manfredi Rutelli è regista esperto, l’operazione l’ha tentata lo stesso e ci è riuscito. Il suo spettacolo “666.PPP – Quel diavolo di Pasolini” presentato sabato scorso al teatro Caos di Chianciano, prende Pasolini, gli mette addosso i panni di un diavolo tentatore (e vendicatore) e lo trasferisce nel 2024, cioè nell’era di  internet, di Tik Tok e Facebook, dell’Intelligenza Artificiale  e della ditattura dell’algoritmo praticamente e gli fa dimostrare con la forza delle equazioni matematiche, perché nel mondo e nalla vita “tutto è matematica” che tutto ciò che egli sosteneva negli anni ’70, prima che fosse ammazzato, si è poi puntualmente verficato. E si sta ancora verificando, all’ennesima potenza, perché i mezzi di oggi sono più potenti e pervasivi di quelli che c’erano nel 1973…  Quello che oggi chiamano “capitalismo della sorveglianza”, Pasolini lo aveva delineato 50 anni fa, parlando della Tv e della pubblicità, di un popolo trasformato in un ammasso di clienti e consumatori.

E’ un diavolo tentatore e vendicatore il Pasolini riesumato da Rutelli, un Pasolini che si vendica, con sarcasmo, del popolo che si  fatto abbindolare e non lo ha ascoltato, come fece allora anche la politica, accusandolo di essere un retrogrado, che guardava ad un passato che ormai non c’era più, superato dall’industrializzazione della produzione e anche del pensiero e della cultura.

Insomma una piece teatrale robusta. Con qualche ridondanza forse, soprattutto nelle parti narrate al leggìo, ma che complessivamente regge e porta al termine il ragionamento. Straordinarie le scene multimediali al computer di Andrera Bisconti con il disegno luci di Alessandro Martini e l’allestimento di Fabio Barbetti. Ottima la recitazione di Giulia Canali e di Alessandro Waldergan, quest’ultimo nella parte dello sfigato soldato Ariele che accetta il “patto col diavolo” e la sottomissione ad una realtà virtuale che finisce per sostituire la vita vera, rimanendone stritolato; entrambi molto sciolti e “naturali”, aiutati anche dall’uso del linguaggio di tutti i giorni… Più teatrale in senso classico invece la prova di Gianni Poliziani, a tratti pure troppo, ma probabilmente è stata una scelta voluta e ponderata dal regista. E’ lui che interpreta il diavolo tentatore-vendicatore PPP, ed era oggettivamente la parte più difficile e complessa.

La platea era gremita. E questo è buon segno, perché 666.PPP non è uno spettacolo facile. Ma è uno spettacolo di quelli che a noi piacciono più di altri. Per un fatto molto semplice: si tratta di teatro di produzione propria. Non di una rilettura di un testo classico, che sia di Shakespeare o Pirandello o in questo caso di Pasolini. La piece di Rutelli è una rilettura in chiave attuale dei testi di Pasolini di 50 anni fa. Quindi è un invito alla riflessione. Ed è teatro vero. Originali anche le musiche eseguite live dal gruppo Tetraktis Percussioni. Ecco, data la bravura dei musicisti la musica ci è sembrata un po’ sottoutilizzata. Noi le avremmo riservato più spazio, ma anche questo è un dettaglio. E un’opinione.

M.L.

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