LA VITTORIA DI TRUMP E IL DISASTRO KAMALA HARRIS: NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE

mercoledì 06th, novembre 2024 / 12:17
LA VITTORIA DI TRUMP E IL DISASTRO KAMALA HARRIS: NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE
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UNA LEZIONE ANCHE ALL’ITALIA IN VISTA DELLE REGIONALI DEL 17-18 NOVEMBRE…

L’America torna in mano a Donald Trump. Il tycoon non aveva mai riconosciuto la vittoria di Biden nel 2020, avallando addirittura l’assalto a Capitol Hill e stavolta, a distanza di 4 anni, alla Casa Bianca ci torna lui in forza del voto che nell’election day di ieri lo ha incoronato 47esimo presidente degli Stati Uniti. Il primo ad essere rieletto per u secondo mandato non consecutivo e il primo ad essere eletto nonostante una condanna per frode fiscale e altri reati. Trump ha vinto, in qualche caso stravinto negli swing states, gli stati in bilico, quelli decisivi e ha trionfato anche nel voto popolare sia quello delle campagne che quello delle cinture operaie. Ha preso più voti in termini assoluti di quanti ne ottenne nel 2016. Il Partito Repubblicano ottiene anche la maggioranza al Senato. Per Kamala Harris, candidata del Partito Democratico un disastro elettorale. A dire il vero abbastanza… annunciato.

Il voto americano conferma infatti non solo che nel mondo, in generale, spira un vento di destra, perché Trump è una figura inequivocabilmente di destra, della destra più estrema e suprematista, la più ostile ai neri, ai migranti, siano essi ispanici o musulmani o europei, alle donne, alle minoranze, a chi difende i diritti dei più deboli, ma conferma anche che la parte progressista non riesce a ad avere idee e candidati credibili come alternativa. Se negli Usa ha vinto ancora Trump, nonostante le condanne e gli svarioni e posizioni estremiste di Trump, significa che i Dem non sono stati capaci di difendere il punto conquistato con l’elezione di Biden e sono stati ritenuti non votabili anche da quell’elettorato “liberal” e della working class che tradizionalmente dovrebbe votare a sinistra. Questo perché Kamala Harris non è riuscita a bucare il video, a proporsi come novità e volto del cambiamento. Non le è bastato essere donna e nera. Non le è bastato aver definito Trump un fascista. Non le è bastato agitare lo spaurachio della “fine della democrazia” in caso di vittoria di Trump. Probabilmente ha pagato in qualche misura il fatto di essere donna e nera perché gli americani sono un popolo avanzato in molti campi, ma anche un popolo bigotto e chiuso in altri. Un grande Paese, ma non ancora pronto – evidentemente – per una presidente donna. E questo la dice lunga sullo stato della democrazia Usa. Chi vince le elezioni è sempre lo specchio del Paese. Spesso della pancia del Paese.

C’è chi sostiene che Kamala Harris abbia pagato anche la politica bellicista dell’amministrazione Biden, l’appoggio incondizionato all’Ucraina e a Israele e le spese militari che hanno drenato risorse altrimenti spendibili per la politica interna. Negli Usa l’economia tira, il pil e l’occupazione crescono, ma cresce anche l’uinflazione e il potere di acquisto delle famiglie, soprattutto quelle della middle class, si è impoverito.

Le elezioni americane non dicono però niente di nuovo. Se la destra – anche quella peggiore – vince è perchè l’alternativa è debole. Perché la parte avversa non ha una proposta diversa riconoscibile e credibile. Perché spesso presenta candidati che rappresentano o sono espressione solo di un certo establishment (che poi è sempre  lo stesso) non degli ambienti e dei mondi che dicono di difendere e rappresentare.

In Italia è successo con la vittoria di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia, erede del Msi, alle Politiche nel 2022 ed è successo due domeniche fa alle regionali in Liguria dove si è votato perché il presidente in carica era finito in manette. Anche lì non è bastato lo scandalo e non è bastata neanche una buona affermazione del Partito Democratico. Serviva di più, serviva una proposta alternativa che gli elettori non hanno visto o non hanno riconosciuto.

Il 17-18 novembre si voterà in Umbria ed Emilia Romagna. In Umbria la giunta regionale uscente è di centro destra, in Emilia di centro sinistra. In entrambi i casi il primo obiettivo sarà portare al voto un po’ più gente rispetto alla Liguria dove ha votato solo il 48% degli aventi diritto. Se vota meno del 50%, chiunque vinca, è una democrazia dimezzata come il Visconte di Calvino. O meglio è una democrazia virtuale dove in realtà governa una minoranza.

In Umbria il centro sinistra vuole riconquistare la Regione e per farlo sta rispolverando parole d’ordine e concetti che negli ultimi 20 anni aveva sacrificato sull’altare della sbornia liberista, come “difesa della sanità pubblica“, “pari opportunità tra territori” per quanto riguarda risorse e infrastrutture. In Umbria il centro sinistra sta facendo anche autocritica ammettemdo che lo smantellamento della sanità territoriale e la privatizzazione strisciante dei servizi sanitari non sono cominciati con la vittoria della destra, che per quanto riguarda servizi ferroviari e strade lo stesso centro sinistra ha sempre guardato in una direzione e mai in altre, lasciando intere aree sguarnite e abbandonate a sé stesse. Anche sulla guerra e sull’invio di armi all’Ucraina e a Israele sono emerse posizioni critiche da parte di diversi candidati.  Per riconquistare il terreno perduto – e anche parte dell’elettorato che non vota – devi mettere in campo idee e proposte altermative a quelle della destra. Se ti limiti a farne una fotocopia leggermente più presentabile hai già perso. Come Kamala Harris.

m.l.

 

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