CITTA’ DELLA PIEVE, IMPORTANTISSIMO RECUPERO DI REPERTI ETRUSCHI TRAFUGATI E OCCULTATI ILLEGALMENTE

martedì 19th, novembre 2024 / 17:06
CITTA’ DELLA PIEVE, IMPORTANTISSIMO RECUPERO DI REPERTI ETRUSCHI TRAFUGATI E OCCULTATI ILLEGALMENTE
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IL PROCURATORE CAPO DI PERUGIA RAFFAELE CANTONE SPIEGA L’OPERAZIONE E COSA E’ STATO RECUPERATO
CITTA’ DELLA PIEVE – Clamoroso ritrovamento di reperti etruschi occultati illegalmente nel territorio di Città della Pieve. Chi non ricorda la scoperta della bellissima tomba, peraltro ricca di oggetti e monili fatta nel 2015 in zona Poggiovalle? Parliamo dell’ipogeo della famiglia etrusca dei Pulfna, che probabilmente era una famiglia gentilizia, piuttosto ricca e potente del cosiddetto “agro chiusino” cioè il territorio della Lucumonia di Chiusi, a sud della città, verso Orvieto.
Bene, i reperti rinvenuti in quell’occasione non erano gli unici in quel sito archeologico. Ce ne erano anche altri altrettanto rilevanti che qualcuno aveva “scavato” abusivamente e poi occultato, altrettanto abusivamente. L’operazione di recupero ha richiesto molto tempo, indagini accurate, perquisizioni e ha visto anche l’impiego di un drone in dotazione al Nucleo Elicotteri Carabinieri di Pratica di Mare. Due persone sono finite sotto inchiesta. A spiegare cosa di preciso è stato recuperato è lo stesso Procuratore capo della Procura di Perugia Raffaele Cantone:
“Nello scorso mese aprile 2024 – scrive il Procuratore Cantone – veniva avviata dall’ufficio un’indagine a seguito di una comunicazione dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale che segnalava un possibile scavo abusivo nella zona fra Chiusi e Città della Pieve nel territorio di quest’ultimo comune ed il ritrovamento di importanti reperti archeologici etruschi.
L’indagine, in particolare, svolta dalla Sezione Archeologia del Reparto Operativo TPC originava dall’acquisizione di fotografie ritraenti numerose urne cinerarie con personaggi semi-recumbenti, tipici della cultura etrusca, che circolavano sul mercato illecito dell’arte.
La collaborazione scientifica da parte di un docente dell’Università di Roma Tor Vergata permetteva di contestualizzare l’appartenenza dei reperti ad una necropoli etrusca, verosimilmente del territorio chiusino già ricco di analoghe testimonianze artistiche.
Ulteriori accertamenti, con il supporto specializzato della Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio e della Soprintendenza dell’Umbria, consentivano di focalizzare l’attenzione su un rinvenimento fortuito, già denunciato nel 2015 a Città della Pieve, dove un contadino, durante lavori di aratura del terreno, si era imbattuto in un ipogeo etrusco.
In tale sito furono rinvenuti al tempo quattro urne funerarie e due sarcofagi riconducibili alla gens Pulfna, il cui medesimo patronimico era presente proprio su alcune delle urne raffigurate nelle fotografie da ricercare.
Caso alquanto singolare era il fatto che l’ipogeo dei Pulfna, scoperto nel 2015, era costituito da sepolture maschili mentre le immagini reperite dagli investigatori raffiguravano, prevalentemente, principesse etrusche.
Le indagini venivano concentrate, quindi, nei luoghi limitrofi al predetto sito umbro, al fine di accertare se altri ipogei fossero stati violati di recente.
Valutata la necessità di disporre di adeguate attrezzature e mezzi meccanici per la movimentazione e il trasporto di tali reperti, considerato il peso e le dimensioni delle urne, i Carabinieri ponevano mirata attenzione verso determinati soggetti ritenuti in grado di gestire le complesse operazioni di un recupero clandestino.
L’analisi di ulteriori dati acquisiti negli archivi amministrativi locali e l’interpolazione con gli elementi raccolti nella prima fase delle indagini, consentivano di incentrare l’interesse investigativo su un imprenditore locale, titolare di una società in grado di svolgere anche movimento terra, che possedeva, tra l’altro, terreni adiacenti a quelli in cui era stato scoperto nel 2015 l’ipogeo.
Avendo avuto i militari del TPC conferma di una imminente commercializzazione dei beni sul mercato antiquario clandestino, venivano richiesta al gip l’autorizzazione allo svolgimento di intercettazioni telefoniche, attività che venivano supportate anche da servizi di osservazione e pedinamento, con l’utilizzo anche di un drone in dotazione al Nucleo Elicotteri Carabinieri di Pratica di Mare.
Le attività in questione consentivano di individuare con rilevante probabilità la presenza dei reperti all’interno di un’area ben delimitata nel territorio di Città della Pieve.
Veniva, quindi, emesso decreto di perquisizione locale ed in sede di esecuzione venivano scoperte proprio le urne ritratte nelle fotografie individuate nella fase iniziale dell’indagine.
Inoltre, utilizzando anche gli elementi topografici acquisiti dal sorvolo del drone nell’area attenzionata, i militari TPC hanno potuto individuare con precisione il sito di scavo”,.
Il Procuratore Cantone spiega inoltre che due persone sono state denunciate per i reati di “furto e ricettazione di beni culturali” e sequesatrate “8 urne litiche etrusche, due sarcofagi e il relativo corredo funerario di età ellenistica del III secolo a.C. Le urne, tutte integre, sono in travertino bianco umbro, in parte decorate ad altorilievi con scene di battaglie, di caccia e con fregi, alcune delle quali conservano pigmenti policromi e rivestimenti a foglia d’oro, altre con la raffigurazione del mito di Achille e Troilo. Dei due sarcofagi, uno è al momento rappresentato dalla sola copertura e l’altro è completo dello scheletro del defunto”.
I funzionari del Ministero della Cultura, in un loro report confermano  – sempre secondo la nota del Procuratore Cantone-“l’appartenenza dei beni a un unico contesto funerario, consistente in una tomba a ipogeo riconducibile a una importante famiglia del luogo, i PULFNA” . 
Particolarmente ricco il corredo funebre composto (come si legge ancora nel comunicato di Cantone) da “suppellettili e vasellame fittile e metallico tra cui quattro specchi in bronzo, uno dei quali con l’antica divinizzazione di Roma e della lupa che allatta soltanto Romolo, un balsamario contenente ancora tracce organiche del profumo utilizzato in antichità, un pettine in osso, situle e oinochoe in bronzo, comunemente utilizzati dalle donne etrusche durante banchetti e simposi”.
Spiega  il Procuratore Cantone che “l’operazione di recupero delle odierne urne è considerata dagli esperti uno dei più importanti recuperi di manufatti etruschi mai realizzato durante un’azione investigativa.
La circostanza, altresì, che le opere sequestrate siano riferibili a un unico ipogeo rendono particolarmente rilevante il valore archeologico, artistico e storico del recupero stesso”.
Insomma un grande colpo delle forze dell’ordine che hanno riportato nelle mani dello Stato un ingente patrimonio archeologico che sarebbe finito sul mercato illegale delle opere d’arte e sarebbe sato sottratto alla comunità. Valore stimato dei reperti recuperati circa 8 milioni di euro. Un colpo duro anche al sottobosco di  tombaroli e “mercanti” che nel territorio dell’Agro Chiusino ha prosperato e fatto affari per secoli e che non ha mai abbassato la guardia. In questo caso ha vinto lo Stato.
m.l.
Nella foto: uno dei sarcofagi della tomba dei Pulfna di Poggiovalle scoperta nel 2015.
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