CHIUSI, IL 18 INTERESSANTE INCONTRO CON PADRE IBRAHIM FALTAS, VICARIO CUSTODIA IN TERRA SANTA E TESTIMONE DEL DRAMMA PALESTINESE
CHIUSI – Lunedì 18 novembre al teatro Mascagni di Chiusi si terrà un incontro di sicuro interesse. Si tratta di un incontro-testimonianza con padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa. E’ venuto altre volte a Chiusi padre Ibrahim nei primi anni 2000, quando era vescovo Monsignor Rodolfo Cetoloni. Una volta raccontò l’assedio alla Basilica della Natività avvenuto a Betlemme dal 2 aprile al 10 maggio 2002, del quale fu testimone diretto.
Un fatto che a rileggerlo adesso, fu una anticipazione di quanto sta avvenendo in Medio Oriente anche oggi. Anche quell’episodio fu una risposta israeliana ai miliziani palestinesi. Era il periodo della cosiddetta seconda Intifada e nell’ambito dell’operazione “Scudo difensivo”, le Forze di Difesa Istraeliane (Idf) occuparono Betlemme e tentarono la cattura di alcuni militanti palestinesi ricercati, decine dei quali si rifugiarono nella Basilica della Natività. Dopo 39 giorni in cui ci furono anche scontri a fuoco fu raggiunto un accordo con i militanti che si arresero e si consegnarono agli irsaeliani per essere poi esiliati in Europa e nella Striscia di Gaza.
Ecco, Gaza. E anche lunedì 18, padre Ibrahim Faltas parlerà, ancora da testimone diretto, di quello che è il quadro attuale nella Striscia, in Cisgiordania, nei territori occupati (illegalmente secondo l’Onu) dai coloni israeliani.
L’iniziativa è promossa dalla Diocesi di Montepulciano Chiusi e Pienza e Arcidiocesi di Siena Colle val d’Elsa e Montalcino e dalla Libera Università per le scienze biblico-teologiche Lubit, con il patrocinio del Comune di Chiusi.
Nell’archivio di Primapagina abbiamo ritrovato una foto, che ci fu inviata sempre nei primi anni 2000, in cui padre Ibrahim Faltas con il microfono in mano, parla con a fianco Yasser Arafat, all’epoca leader indiscusso dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), il vescovo Cetoloni e don Antonio Canestri, parroco di Chiusi Scalo.
Nel 2002, durante l’assedio della Basilica della Natività a Betlemme, il vaticano, la diplomazia italiana e quelle di altri paesi (la Gran Bretagna per esempio) si adoperarono non poco e alla fine con successo per evitare che i palestinesi che si erano rifugiati nel luogo sacro della critianità, laddove nacque Gesù, fossero massacrati, per assicurare che fosse loro risparmiata la vita, perché anche allora l’IDF non avrebbe fatto prigionieri, come sta facendo da un anno questa parte.
Ascoltare le parole di un testimone che da più di 20 anni vive e opera in prima linea in Terra Santa sarà certamente utile per capire meglio il quadro di una guerra che ormai sempre più commentatori definiscono un genocidio. Genocidio peraltro perpetrato in totale disprezzo delle esortazioni e risoluzioni dell’ONU, del Papa e di esponenti politici, personalità della cultura e dello spettacolo di tutto il mondo e con armi fornite a Israele anche dal nostro Paese.
“Questa guerra che sta coinvolgendo Israele, la Palestina, il Libano, l’Iran è figlia della vendetta e dell’odio. Tutti vogliono dimostrare di aver vinto. Non c’è più tempo, i potenti del mondo devono fare qualcosa perché tutto questo finisca”. Questo Padre Ibrahim lo disse un mese fa in occsione della celebrazione di San Francesco d’Assisi.
Bentornato padre Ibrahim. La ascolteremo volentieri.