CHIUSI: CRISI UMANITARIA A GAZA E VIOLENZA SULLE DONNE, TRE INCONTRI IMPORTANTI
CHIUSI – Non è che la politica a Chiusi sia vivace come trent’anni fa. E’ un po’ sonnolenta, come dappertutto, del resto. Ma almeno sui grandi temi nazionali e internazionali la città di Porsenna sembra piuttosto attenta. Negli ultimi dieci giorni ci sono state varie iniziative, tutte di un certo rilievo, e altre se ne annunciano da qui a fine mese.
Lunedì 18 al Mascagni si è tenuto un incontro con Padre Ibrahim Faltas vicario della Custodia di Terra Santa, venuto a Chiusi tante volte in passato, per l’amicizia e il legame profondo con il vescovo Rodolfo Cetoloni. E Padre Ibrahim ha parlato senza reticenze del dramma della popolazione civile palestinese a Gaza e nei territori occupati (illegalmente dai coloni israeliani), delle migliaia di bambini “orfani non solo del padre e della madre, ma anche di qualsiasi altro parente” della difficoltà materiale a far arrivare gli aiuti umanitari ai civili ammassati nei campi profughi e bombardati quotidianamente. Padre Ibrahim non è un pericoloso e fanatico bolscevico o un accanito antisemita, è un frate che vive e racconta la tragedia del Medio Oriente e degli stessi cattolici in Medio Oriente, perché le bombe e i mitra dell’esercito di Netanyahu non fanno troppi distinguo.
Il 25 novembre in piazza Garibaldi si è tenuto invece un happening per la Giornata contro la Violenza sulle donne. Con letture, confronti e anche testimomianze dirette su una stuazione che non emerge, ma anche in questo territorio, apparentemente tranquillo, è assolutamente drammatica. Con decine e decine di donne costrette a rivolgersi ai “centri ativiolenza”, alle assoziazioni volontaristiche che cercano di fornire sostegno concreto a chi ne ha bisogno, come “Amica donna” che hanno attivato numeri telefonici, indirizzi e-mail, servizio di ascolto tramite colloqui individuali, consulenza legale e psicologica. Sapere che anche in Valdichiana, tra Chiusi, sarteano, Chianciano, Montepulciano, sono centinaia le donne che hanno chiesto aiuto a queste strutture è come uno squarcio su una tela, è come spalancare una finestra su un sottobosco nebuloso e spesso oscuro, taciuto per paura di ritorsioni o semplicemente per vergogna. Al di là delle scarpe rosse che campeggiano un po’ ovunque, anche nei posteggi dei centri commerciali e che simboleggiano la “resistenza” delle donne alla violenza nei loro confronti da parte di mariti, fidanzati, conviventi, genitori, datori di lavoro, la testimonianza diretta è la cosa che fa più effetto, perché appunt squarcia il velo di omertà e di reticenza a parlare di un fenomeno drammatico e inquietante. I dati parlano da soli: sono 99 le donne uccise in Italia tra il 1 gennaio e il 18 novembre di quest’anno, gli omicidi sono avvenuti soprattutto nelle regioni del centro, mentre diminuiscono al nord e al sud. Il fenomeno è in crescita nei piccoli comuni, quelli con meno di 5.000 abitanti e crescono i delitti di donne che hanno più di 65 anni: sono state 37 nei primi 11 mesi del 2024, pari al 37,4% delle vittime femminili totali, uccise nella maggior parte dei casi dal coniuge o dai figli.
Dai dati dell’XI Rapporto Eures emerge una forte crescita delle figlie uccise, passate da 5 a 9, generalmente all’interno di “stragi familiari” o in quanto vittime collaterali di una violenza orientata a colpire la coniuge o la ex partner.
Significativo il dato relativo alle vittime straniere che, in controtendenza rispetto a quelle italiane, risulta in forte crescita, passando da 17 a 24, arrivando a rappresentare un quarto delle vittime totali (24,2%), con un incremento del 41,2% tra il 2023 e i primi 11 mesi del 2024. Diminuisce invece del 21,1% il numero delle vittime italiane, passate da 95 a 75.
L’aumento delle vittime straniere si accompagna ad una forte diminuzione degli autori di femminicidio di nazionalità non italiana, passati da 23 a 16, con un decremento del 30,4%, mentre rimane stabile il numero degli autori italiani (83 nei primi 11 mesi del 2023 e del 2024). Ciò significa – spiegano i ricercatori – che, mentre il 45,8% dei femminicidi con vittime straniere sono commessi da autori italiani, ‘soltanto’ nel 4% dei casi (3 vittime in valori assoluti) le vittime di femminicidio italiane sono state uccise da un autore straniero (una percentuale, questa, in forte calo rispetto al 13,5% censito nel 2023). Quindi chi sbraita contro gli immigrati anche per i femminicidi e casi di vioenza contro le donne, mente sapendo di mentire. E racconta una realtà diversa da quella che è.
Indichiamo di seguito i numeri telefomici del Centro Antiviolenza che ha sede a Chianciano ed è suportato dall’Uione dei Comuni della Valdicjhiana senese: 392 9504270 – 327 9999228 – 329 3050686.
Sempre a Chiusi, sabato prossimo 30 novembre si svolgerà, presso la Sala Conferenze San Francesco a Chiusi Città, alle ore 16,00 un incontro pubblico organizzato dal Comune di Chiusi, frutto di una proposta nata all’interno della Commissione Cultura dal consigliere dei Podemos Lorenzo Magnoni ed organizzato in collaborazione con Amnesty International Italia che farà il punto sulla crisi umanitaria a Gaza e nei territori medio orientali colpiti dalla guerra.
All’evento interverranno Alba Bonetti – Presidente di Amnesty International Italia e Monica Sanna – Responsabile Circoscrizione Toscana, Amnesty International Italia. Quindi, dopo l’incontro del 18 novembre scorso con Padre Ibrahim Faltas, continua l’approfondimento su ciò che sta accadendo in Medio Oriente.
La partecipazione di due esponenti di primo piano di Amnesty International consentirà di avere un quadro preciso, raccontato da chi opera da decenni sul campo, in Medio Oriente e non solo. E a capire anche se ci sono o no margini per una soluzione di pace. E quale quest’ultima possa essere.
A Gaza e in Palestina si sta consumando un vero e proprio genocidio, con decine di migliaia di morti, in gran parte donne e bambini. Si parla di circa 15 mila minori rimasti uccisi nella “rappresaglia israeeliana” seguita all’attacco del 7 ottobre 2023. La Corte Internazionale di Giustizia de L’Aia ha emesso mandato di cattura inernazionale per Netanyahu e per l’ex ministro israeliano Gallant. Il papa esorta al cessate il fuoco, ma la sua voce rimane inascoltata. Se in Ucraina c’è una guerra tra due eserciti e due Stati, a Gaza e in Palestina siamo di fronte ad una colossale operazione di rappresaglia, molto più feroce di quelle che facevano i nazisti nel ’43-44 (per ogni tedesco ucciso, dieci italiani venivano passati per le armi), qui siamo alla deportazione, all’internamento in campi di concentramento da cui non si può uscire, all’affamamento di una popolazione intera, facendo mancare viveri, acqua, medicine, gas… Milioni di persone che non sono tutte militanti di Hamas e terroristi. L’incontro di sabato 30 aiuterà a capire. Un plauso a chi ha proposto l’iniziativa e al comune che l’ha organizzata.
L’ analisi sul fenomeno della violenza delle donne è parziale, nel senso di incompleta. Se guardiamo i femminicidi, effettivamente non emergono differenze significative a svantaggio degli stranieri, tuttavia si parla di un centinaio di delitti, di cui anche uno, ci mancherebbe, è troppo, mentre ciò che maggiormente spaventa le donne è il rischio di essere aggredite, molestate e stuprate da sconosciuti per strada o nei locali. E qui, pur non disponendo di dati certi, ho pochi dubbi nel sostenere che una donna corre un rischio enormemente superiore di subire simili delitti se incrocia uno straniero, rispetto a un italiano.