CHIUSI, ARRIVA IL TRENO IBRIDO PER SIENA. ADESSO SI FACCIA ARRIVARE A ROMA
CHIUSI – È stato consegnato oggi al binario 1 della stazione di Chiusi – Chianciano Terme il 58° nuovo treno ibrido per le linee regionali in Toscana. Si schiama Blues e può viaggiare sia sulla linea normale elettrificata che su quelle non elettrificate come la Chiusi-Siena. E’ alimentato da motore diesel, a batteria e con normale pantografo. Il nuovo treno può ospitare fino a 380 persone, con 300 posti a sedere, è omologato per 8 biciclette dotate di prese elettriche per la ricarica oltre ad avere dotazioni tecnologiche all’avanguardia. Riduce le emissioni del 30% rispetto ai treni precedenti. E’ marcato Hitachi, ma è prodotto ineramente in Toscana.
Presenti al “taglio del nastro” Maria Annunziata Giaconia, Direttore Business Regionale e Sviluppo Intermodale Trenitalia; Gianluca Sonnini, Sindaco di Chiusi; Stefano Baccelli, Assessore Infrastrutture e Trasporti Regione Toscana e Natalia Giannelli, Direttore Regionale Toscana Trenitalia. Non è venuto il presidente dela Regione Toscana Eugenio Giani la cui presenza era stata annunciata.
Si è trattato della prima volta che un nuovo treno viene consegnato e “inaugurato” in Toscana in una stazione diversa da quella di Firenze. Ed è rilevante il fatto – sottolienato dall’assessore Baccelli e dalla dirigente di Trenitalia – che questa “prima volta” sia stata alla stazione di Chiusi-ChiancianoTerme. Segno di una attenzione verso lo scalo di Chiusi sia da parte dell’azienda ferroviaria sia da parte della Regione Toscana.
Il “Blues” inaugurato oggi a Chiusi come dicevamo è il 58esimo treno di nuova generazione che entra in funzione in Toscana ed entro il 2026 ne verranno attivati altri 43 per un rinnovo pressoché totale del materiale rotabile sulle linee regionali. Oltre un miliardo di euro di investimenti.
“Ovviamente non ci possiamo fermare a questo. E’ nostro dovere pretendere una valorizzazione ed un potenziamento dei servizi della nostra stazione, punto di riferimento di un’area vasta che comprende un territorio di confine fra Toscana ed Umbria, i cui cittadini meritano di essere connessi velocemente con le principali città. Per questo siamo impegnati insieme agli altri sindaci, con l’appoggio della Regione Toscana, sottolineato anche oggi dall’assessore Baccelli, nel richiedere da subito nuovi servizi alta velocità e intercity sulla nostra stazione, importanti sia sotto il punto di vista turistico che per attrarre nuovi residenti, senza dimenticare il miglioramento e la velocizzazione dei servizi della Siena-Chiusi per la quale sono necessari fondamentali investimenti infrastrutturali ormai non più rinviabili”. Questo ha detto il sindaco di Chiusi Sonnini.
Come detto il nuovo treno può viaggiare sia sulla linea Chiusi-Siena (utilizzando il motore diesel) che sulla linea elettrificata. Potrebbe dunque coprire la tratta Siena-Roma, senza bisogno di cambiare treno a Chiusi. Proposta questa avanzata qualche mese fa da Stefano Scaramelli e che oggi potrebbe trovare concreta attuazione.
Tale tratta, con fermate ad Asciano, Sinalunga, Chiusi e poi Fabro, Orvieto, Orte, Roma sarebbe percorribile in 2 ore e 20 minuti, dicono i macchinisti Fs. Oggi ce ne vogliono più di 3 con cambio treno, prolemi di coicidenze ecc…
Non tutti, ma se alcuni dei treni Siena-Chiusi potessero proseguire per la Capitale aumenterebbero i treni per Roma (da Chiusi) e Siena avrebbe una connessione diretta con Roma che non ha mai avuto. E viceversa.
Di qusta opportunità stamattina l’assessore Baccelli e la dirigente di Trenitalia non hanno parlato, limitandosi al quadro del trasporto regionale toscano. Ma è chiaro che l’opportunità che il Blues offre, anche per i collegamemnti con Roma non può essere lasciata cadere perché va oltre il “quadro toscano”. Sonnini e gli altri sindaci del territorio, sia lato Valdichiana senese-Amiata-Valdorcia, sia lato Umbria, hanno una carta in più da giocare, per valorizzare la stazione di Chiusi-Chianciano Terme. A questo proposito Chianciano ci sembra un po’ distratta e poco presente sul problema. Eppure la stazione di Chiusi porta anche il nome della cittadina termale.
L’Assessore regionale Baccelli ha parlato di un tavolo con i comuni e Trenitalia per affrontare il tema del trasporto regionale e dei collegamenti in generale nelle aree interne sempre più penalizzate e depauperate anche dei servizi che avevano e che adesso non hanno più. Ecco: a quel tavolo, non appena si riunirà, il treno ibrido diretto Siena-Chiusi – Roma potrebbe essere una delle rivendicazioni del territorio, insieme a qualche fermata del Frecciarossa e al ripristino di alcuni intercity (meno costosi delle Frecce Av) dalla stazione di Chiusi-Chianciano Terme a Firenze e Roma. Questo ragionamento non è e non può essere solo toscano. Rigarda anche l’Umbria, dove si comincia a capire che il nodo di Chiusi è molto più vicino a Perugia e più comodo di qualsiasi stazione in linea al mezzo al deserto…
m.l.
Bene. Speriamo che funzioni e non faccia come qualcuno dei nuovi pullman toscani di qualche tempo fa, che si sono fermati senza neanche partire. Il nome ricorda blue train di john coltrane. Il disco è bellissimo, spero che il treno lo sia altrettanto
Il treno è bello e moderno. Sembra anche pittosto funzionale. Il problema è che se verrà usato solo sulla Siena-Chiusi sarà un’anatra zoppa. Certo migliorerà il servizio su quella tratta e questo va bene. Ma se lo facessero proseguire per Roma, senza cambio, sarebbe una opportunità molto più interessante e anche più utile al territorio. E anche a Siena. Ma a Siena ci sentono da questo orecchio? L’assessore Baccelli nel suo discorso questa mattina ha ricordato che suo nonno materno, che faceva il ferroviere, sotto il fascismo, fu mandato “per punizione” dalla stazione di Lucca alla stazione di Chiusi, che era più importante di quella di Lucca, ma piuttosto lontana da casa. Per un lucchese, Chiusi era la fine del mondo, giù in fondo alla Toscana anche se il dialetto è piuttosto simile. Speriamo che il viaggetto di questa mattina induca l’assessore a tener conto del ruolo e delle caratteristiche che lo scalo di Chiusi ha anche adesso, nostante i tagli e l’impoverimento cui è stato sottoposto.
Marco, quando lavoravo ho tenuto diversi corsi su strumenti di produttività e linguaggi di programmazione a colleghi di vari enti. Uno di questi lo tenni a Forte dei Marmi. Nella pausa di “ricreazione”, scambiando due chiacchiere, mi chiesero di dove fossi. “Ah, sotto Roma. E ogni volta affronti il viaggio?” Si parla di pochi anni fa, quindi ancora i toscani non conoscono la geografia della loro regione. Me la rido quando vedo queste etichette di prodotti autarchici (“Coltivato in Toscana”, “Allevato in Toscana”, “Fabbricato in Toscana”, come il treno, ecc.): mi sembra un regionalismo mal riposto (se mettessero il luogo di produzione e impacchettamento, impareremmo tutti che Barga non è in Emilia, Mulazzo non è in Liguria e Chiusi non è in provincia di Latina 🙂