CHIUSI, PRESENTATI I PROGETTI DELLA FONDAZIONE ORIZZONTI E LA STAGIONE TEATRALE. NASCE UNO SPAZIO OFF?
CHIUSI – Sabato scorso sono stati presentati la stagione autunno inverno del Mascagni e i programmi a vreve e medio termine della Fondazione Orizzonti. Con qualche annuncio interessante anche in prospettiva. Andiamo con ordine. Partiamo dalla stagione teatrale che comincerà il 23 novembre per terminare il 12 aprile. Come sempre, anche quest’anno il cartellone del Mascagni proporrà nomi noti del teatro nazionale e anche del cinema e della Tv. Primo appuntamento, il 23 novembre, con Federico Buffa e la sua “Milonga del fùtbol”, un viaggio nel calcio argentino attraberso le storie di Omar Sivori, Diego Armando Maradona e Lionel Messi.
Si prosegue il 21 dicembre con uno spettacolo leggero (ma non troppo) tratto da Moliere: Il Malato immaginario con Riccardo Rombi, Giorgia Caladrini, Giovanni Negri, Dafne Tinti, Marco Mangiantini.
L’11 gennaio serata fuori abbobamento con “mister 12 milioni di dischi” Paul Mazzolini, in arte Gazebo che presenterà il suo Showcase. concerto-evento sugli anni ’80, la disco music l’epopea delle discoteche. Si tratta di un evento particolare perché Gazebo da qualce anno ha scelto di vivere proprio a Chiusi, doove ha una sala di incisione e un agriturismo. Un omaggio quindi di Mazzolini alla cittadina in cui vice e della città ad un musicista che con I like Chopin, fece balare tutta Europa…
Il 18 gennaio, a tamburo battente, spazio alla danza, con “Caruso: Passione 2.0” spettacolo sul mondo feminile partenopeo, ispirato al film Passione di John Turturro e alla multiculturalità napoletana… Di e con Emanuela Bianchini.
Domenica 9 febbraio sul palco del Mascagni salirà Drusilla Foer, con Venere Nemica, ispirata alla favola di Apuleio “Amore e Psiche” mentre martedì 25 febbraio sarà la volta di un altro volto noto del cinema e del piccolo schermo: Paolo Calabresi (“Smetto quando voglio” e varie serie Tv) che porta in teatro un grande successo cinematografico come Perfetti sconosciuti. Un gioco innocente con il cellulare che si trasforma in un gioco al massacro…
La stagione prosegue con lo spettacolo fuori abbonamento di Paolo Mazzarelli, Orazio (18 marzo) in cui il teatro parla di teatro, e di eroi e antieroi, di un presente fatto di macerie… Con riferimenti per nulla velati ad Amleto di Shakeaspeare..
Mercoledì 2 aprile “Salveremo il mondo prima dell’alba”, di Gabriele De Luca, racconto della vita di alcun ospiti di una clinica di riabilitazione di lusso… Altra piece sui mali di una società di plastica dove i valori e i rapporti umani sono un optional poco usato.
Infine chiusura del cartellone il 12 aprile con lo spettacolo finale dei Teatri di Stagione, ovvero i corsi per ragazzi e per adulti tenuti da i Macchiati (al secolo Irene Bonzi e Alessandro Manzini), che quest’anno si avvarranno anche della collaborazione con altre “istituzioni teatrali” della zona e di altri… mondi. Interessanti le liason con il Teatro Povero di Monticchiello, con il Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, con un sodalizio colombiano.
Il cartellone del invermale de Mascagni – tranne i teatri di Stagione e la serata con Gazebo – è targato Fondazione Toscana Spettacolo, come avviene ormai da diversi anni.
Presentato, in collegamento video, anche il nuovo direttore artistico del festival estivo Roberto Latini il quale ha spiegato come proverà a giocare su innovazione e sperimentazione, tenendo però ben presenti le radici e le peculiarità del luogo, cercando di fare un festival che sia una “festa del pensiero”.Un pensiero possibilmente critico che attraverso l’arte arrivi alle coscienze… Latini non è una novità assoluta a Chiusi, ha partecipato a più edizioni di Orizzonti nell’era Cigni, ma rispetto alle ultime edizioni potrebbe essere un salto in avanti, con tutto il rispetto per Marco Brinzi…
Per il resto la Fondazione Orizzonti conferma i corsi musicali della scuola Aulos. E annuncia un progetto che potrebbe finalmente rappresentare una soluzione al problema – più volte sollevato anche su queste colonne e fonte di non poche polemiche e contrapposizioni – della fruibilità del Teatro Mascagni e degli spazi per attività culturali. Il progetto è quello di trasformare il “ridotto del teatro” (la vecchia “saletta”) in un vero e proprio “spazio off” attrezzato e accessibile a tutti a costi contenuti. Uno “Spatium liber” (così è stato definito) per performances teatrali, reading, concerti, mostre, che possa essere aperto 365 giorni l’anno e diventare un contenitore di idee e di inziative, quindi cuore e motore pulsante degli ambienti culturali della città e del territorio circostante, meno impegnativo, anche come numero di posti e costi del teatro, ma comunque uno spazio capace di contenere almeno un centinaio di presenze…
Il problema è che il progetto ha bisogno di risorse e queste risorse al momento non ci sono o ci sono solo in parte (15 mila euro dalla Fondazione Mps), quindi andranno reperite e per questo verrà lanciata una campagna di Crowdfunding (raccolta fondi). E qualcosa ci metterà il Comune. Tempi previsti 12 mesi circa da adesso. Apertura nell’autunno 2025.
L’idea di una sorta di azionariato popolare per aprire uno spazio culturale non è male, perché coinvolge e impegna chiunque sia interessato ad utilizzarlo o a fruirne come spettatore. Però è altrettanto vero che progetti del genere non possono fare affidamento sul buon cuore e sulla sensibilità dei cittadini, delle imprese, e dovrebbero essere portati avanti dagli enti preposti e dalla pubblica amministrazione. I cittadini già contribuiscono con le tasse. La cultura, come l’acqua, come le strade, come i lampioni, è un bene comune. Averne privatizzato la gestione è stata una scelta politica in linea con i tempi e con certe tendenze dominanti. Oggi, dopo più di 10 anni, si può dire che quella scelta finora non ha portato risorse aggiuntive decisive da parte di privati come era negli intendimenti e non ha aggiunto niente di rilevante rispetto alla situazione precedente. La domanda che sorge spontanea è: se il crowdfunding non dovesse funzionare che succede, lo spazio off nel ridotto del Teatro si fa lo stesso oppure no?
“Averne privatizzato la gestione è stata una scelta politica in linea con i tempi e con certe tendenze dominanti. Oggi, dopo più di 10 anni, si può dire che quella scelta finora non ha portato risorse aggiuntive decisive da parte di privati come era negli intendimenti e non ha aggiunto niente di rilevante rispetto alla situazione precedente”. Sarebbe bene ricostruire tutti i passaggi della privatizzazione e perché l’utilizzo del teatro oggi costa 1300 euro a iniziativa e l’ammontare del debito con le anche.
La stagione teatrale credo si faccia anche quest’anno attraverso la fondazione Toscana spettacoli, per aprire la saletta serve un croudfunding, la montagna come al solito partorisce un topolino. Mi chiedo a cosa serve una fondazione per iniziative gestibili tranquillamente con un’organizzazione ridotta e meno costosa di un Fondazione che on riesce a reperire risorse in linea appunto con una Fondazione.
Viene da dire “tutto qua?”
L’attenzione alla radice locale per dove passa?
Già la presentazione della stagione con il direttore artistico in DAD non mi pare molto promettente.
Crowdfunding quali vantaggi comporta?
Voglio dire: il cittadino che aggiunge (a quanto già versa il Comune) un 20 euro – cifra “politica” si diceva una volta – avrà dei “dividendi” sotto forma di sconti o continuerà a pagare come me, che i 20 euro non li verserò?