GHERARDO COLOMBO E LA COSTITUZIONE SPIEGATA AI GIOVANI (CHE NON CI SONO). IL PROBLEMA DELLE GENERAZIONI SPARITE

martedì 24th, settembre 2024 / 11:57
GHERARDO COLOMBO E LA COSTITUZIONE SPIEGATA AI GIOVANI (CHE NON CI SONO). IL PROBLEMA DELLE GENERAZIONI SPARITE
0 Flares 0 Flares ×

CHIUSI – Credo che pochissimi dei presenti siano venuti domenica scorsa a sentire Gherardo Colombo, ex magistrato del pool Mani Pulite, perché avrebbe parlato della Costituzione. E di come la Carta costituzionale della Repubblica Italiana possa essere interpretata dalla giovani generazioni. La maggior parte dei presenti, credo, era lì perché Colombo rappresentava una stagione. E forse anche una speranza. Quella di avere un’Italia migliore, più attenta e rispettosa della Costituzione, certo, ma anche meno furbastra nell’evadere le tasse, meno incline al malaffare, alla corruzione, alle commistioni tra politica ed economia, meno permeabile da trame occulte e infiltrazioni malavitose. Un’Italia più accogliente, più democratica non solo a parole…

Sulla stagione di “Mani pulite“, che pose fine alla prima repubblica e di fatto cancellò alcuni partiti storici come la Dc e il Psi (il Pci si era cancellato da solo un anno prima all’inizio del 1991), che lo vide tra i principali protagonisti, Gherardo Colombo ha glissato. E’ rimasto ancorato al tema dell’incontro: la Costituzione. E quello che vuol dire. Ha spiegato chiaramente che la Costituzione in Italia la conoscono in pochi. Che è più facile che uno studente di liceo sappia a memoria i nomi dei 7 Re di Roma, ma non abbia la minima idea di cosa parli l’art.36 della Costituzione… Ha detto, senza giri di parole che i respingimenti in mare di profughi e migranti o tenerli fermi su una nave vietando loro di sbarcare è incostituzionale. Ha spiegato con aneddoti lineari come l’evasione delle tasse sia non solo un reato, ma un atto di arroganza, di egoismo e di disprezzo del prossimo e della comunità. Chi evade le tasse non dovrebbe chiamare il 118 se sta male, il 112 se gli entrano i ladri in casa, il 115 se gli va a fuoco il capannone… Dovrebbe abitare in una strada buia e non in una con i lampioni della pubblica illuminazione, dovrebbe mandare i figli alla scuola privata, non usufruire mai dei mezzi pubblici, non dovrebbe lamentarsi se le strade sono malmesse; non dovrebbe chiedere più vigilanza da parte delle forze dell’ordine per avere più sicurezza… Ha parlato, Gherardo Colombo, anche del carcere. E lui che per una vita ha mandato la gente dietro le sbarre adesso è per il superamento del carcere, per un sistema di pena più umano. Adesso che è in pensione (ma si dimise con 17 anni di anticipo sulla scadenza naturale) fa volontariato a San Vittore, a Milano.

Non ha detto come si è sentito lui, quando 30 anni fa alcuni di quelli che il pool Mani Pulite mandava in galera, si toglievano la vita… Non è entrato (volutamente, credo) nel dibattito su quella stagione, che per alcuni fu una rivoluzione e per altri un “colpo di stato”. Ha invece raccontato del dolore profondo per la perdita di colleghi e amici trucidati dalle Brigate Rosse o dalla mafia.

Domenica  a Chiusi all’incontro nell’ambito dello ZIC BOOK fESTIVAL, sul tavolo dei libri di Gerardo Colombo, ce n’erano due inerenti al tema dell’incontro: La costituzione e i giovani. Uno intitolato “Chi è stato? Come diventare cittadini responsabili”. E un altro intitolato “Sono Stato io” (con la s di Stato maiuscola. ). Sottotitolo: “Una Costituzione pensata per i bambini”.

Quei due titoli “Chi è Stato” e “Sono stato io” con i quali Colombo gioca con la parola Stato, mi hanno fatto ripensare ad un romanzetto che scrissi e pubblicai nel 2009: “Non è stato nessuno”. Che in quel caso era l’amaro epilogo di una serie di oscuri omicidi. Ma era anche e soprattutto un pretesto per dire che in Italia è così che va. Quasi sempre “non è stato nessuno”. Ancora si cercano gli esecutori e i responsabili cioè i mandanti delle stragi degli anni ’70. Di disastri ecologici e ambientali. Non si è mai chiarito come sia andata riguardo ai tentatividi colpo di stato, riguardo alle trame eversive intessute anche da apparati dello Stato o con la loro connivenza. Quel “non è stato nessuno” poteva essere anche “nessuno è Stato”, con a S maiuscola come nei titoli di Gherardo Colombo. Perché, su questo l’ex magistrato ha ragione, in Italia nessuno si sente Stato. O parte integrante e sostanziale dello Stato. E in genere lo Stato è visto come una controparte, spesso vessatoria e avversa. Quasi nemica.

E questo ha ragioni antiche. Perché l’Italia è Stato solo da 160 anni, prima era uno spezzatino di Stati; perchè l’Unità d’Italia fu conquistata con il ferro e con il fuoco e anche con le fucilazioni e le stragi dei contadini; con il pugno di ferro della polizia regia contro chiunque provasse a uscire dal seminato e a propugnare idee diverse ed egalitarie. Si pensi a Davide Lazzaretti. O a come le proteste sociali furono trattate alla pari del brigantaggio, alle cannonate di Bava Beccaris sulla folla. Poi ci sono le trame e le stragi più recenti, che molti hanno definito  “di stato” compiute per per fermare l’avanzata del movimento operaio e progressista. I morti di Reggio Emilia nel ’60 e la “macelleria” al G8 di Genova nel 2001… C’è stata l’occupazione del potere, quindi dello stato, da parte di politici e apparati che hanno piegato le istituzioni al proprio tornaconto o al tornaconto della loro parte. Il giudice Colombo fa opera meritoria coi suoi libri e andando in giro per l’Italia, anche nelle scuole, a raccontare e a spiegare come si può diventare cittadini responsabili e come si fa ad applicare una Costituzione che è tra le più belle del mondo, ma forse anche una delle meno rispettate e applicate. Si pensi all’artt.11 e all’invio di armi a paesi in guerra e alla patecipazione più o meno mascherata dell’Italia a conflitti armati… O all’art.32 e allo smantellamento della sanità pubblica…

Purtroppo il senso che si ricava anche da incontri come quello di domenica scorsa a Chiusi è che ad essere sensibile a questi ragionamenti è ormai una minoranza, fatta per lo più da gente over 50… Da coloro insomma che hanno vissuto, magari in prima linea (minuscolo) gli anni del boom economico, della grande contestazione, del terrorismo e delle grandi riforme civili e sociali degli anni ’70, e poi la fine dei partiti di massa, la stagione di Mani Pulite e non si rassegnano ad avere i post fascisti al governo e la guerra alle porte con la gente che applaude come in piazza Venezia nel ventennio. Ma che certi ragionamenti non incontrino, non intercettino non solo i giovani, assenti su tutta la linea, ma nemmeno la nuova classe politica, cresciuta e formatasi negli anni di Berlusconi e del renzismo, che ha conosciuto la politica solo come strumento per far carriera o farsi largo, che sta attaccata ai social h24, ma non ha mai comprato e aperto un giornale in vita sua, anche perché – va detto – nel frattempo i giornali hanno perso quasi totalmente la loro funzione ed è difficile anche trovare dove comprarli.

Forse bisognerebbe moltiplicare le occasioni di riflessionee di confronto, moltiplicando gli incontri come quello con Gherardo Colombo. Magari però, lasciando un po’ di spazio anche al dibattito. Sentirsi dire, di continuo “devo scappare, perchè devo tornare a Milano”  a me personalmente non è piaciuto. E credo anche ad altri.  Oggi vanno di moda conferenze mordi e fuggi, perché se no la gente si annoia, dicono. Invece io credo che la gente abbia bisogno di riabituarsi ad ascoltare e anche a parlare, a interloquire. Come primapagina lo abbiamo sperimentato questa estate con il reading “Lo straniero. Il Polacco deve morire”. In ogni replica (ne abbiamo fatte 8 e altre seguiranno) alla fine abbiamo sempre lasciato il microfono alla platea. Non si usava più, da anni. Eppure ogni volta abbiamo faticato a chiudere. E quello era sostanzialmente uno spettacolo. Se fai una conferenza, a maggior ragione…

Però un’altra cosa la vorrei dire, stavolta agli amici under 40: ma dove vi state rintanando? Anche noi a 30 anni ci annoiavamo a fare riunioni interminabili e fumose, con i compagni sessantenni, li vedevamo un po’ “antichi” come i nostri genitori. E’ sempre stato così.  Ma discutendo e litigando con loro si cresceva. Si imparavano cose. Si conosceva meglio il contesto. Il presente lo avete in mano voi. Se vi nascondete è finita.

m.l

0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 Email -- LinkedIn 0 Pin It Share 0 0 Flares ×
Consorzio di bonifica
Mail YouTube