CHIUSI, QUANDO L’ANTIFASCISMO RISULTA INDIGESTO

sabato 28th, settembre 2024 / 18:22
CHIUSI, QUANDO L’ANTIFASCISMO RISULTA INDIGESTO
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A CITTA’ DELLA PIEVE, PARTE DELLA MAGGIORANZA SI ASTIENE SU MOZIONE PD CONTRO AUTONOMIA DIFFERENZIATA…

Strane cose succedono nei consigli comunali. Strane, ma fino ad un certo punto. A Città della Pieve qualche giorno fa buona parte del gruppo di maggioranza che sostiene il sindaco Risini si è astenuta su una mozione presentata dalla minoranza, in cui si esprimeva una posizione contraria all’autonomia differenziata. Solo i 3 consiglieri della lista Risini che fanno capo a Fratelli d’Italia hanno votato contro. Così la mozione è passata. Indubbiamente ciò si configura come una frattura all’interno della maggioranza, con Risini e parte dei suoi che hanno così ribadito la loro natura “civica-civica” spuntando le armi a chi invece li vede come espressione della destra. In sostanza l’astensione sulla mozione però pur essendo tecnicamente un “regalo” al Pd e all’opposizione, di fatto dice, al contrario, che la maggioranza rappresenta anche l’elettorato di centro sinistra. E non si tira indietro quando si tratta di fare battaglie giuste contro proposte e provvedimenti ingiusti del Governo di centro destra. Quindi più che un regalo è una “picconata” al Partito Democratico che adesso avrà gioco meno facile nell’attribuire a Risini & C. una casacca di destra.

A Chiusi, ieri, le due consigliere dela lista di minoranza Chiusi Futura Lucia Lelli e Francesca Capuccini sono uscite dall’aula al momneto di vottare una mozione preentata per la maggioranza da Sonia Nasorri con la quale si ricordava la figura di Giacomo Matteotti ucciso da sicari del governo fascista nel 1924 e si proponeva di apporre una targa ricordo del deputato socialista e del suo sacrificio, nella piazza di Chiusi Scalo intitolata a suo nome. Per la verità le due consigliere “futuriste” hanno precisato che la non parttecipazione al voto era motivata non da posizioni politiche, ma solo dalla volontà di stigmatizzare l’abitudine della maggioranza di centro sinistra di proporre mozioni su questioni “anacronistiche e fuori del tempo su fatti di 100 anni fa”, per evitare di parlare e affrontare i temi concreti che stanno a cuore ai cittadini. Ma Francesca Capuccini ha anche definito “ridicola” l’iniziativa della maggioranza su Matteotti. E questo stride e parecchio con il contesto in cui si stava discutendo. Nessuna iniziativa, anche la più banale, che tenda a ricordare o a celebrare la figura di Matteotti (e di qualunque martire della dittatura fascista) può essere definita ridicola.

L’impressione è che, al di là delle precisazioni, qualcuno, nel consiglio comunale di Chiusi sia allergico alla parola “antifascismo”. Lucia Lelli e Francesca Capuccini infatti avrebbero potuto ugualmente criticare la maggioranza per la scelta dei temi da trattare e accusarla di svicolare davanti ai temi concreti cercando di discutere di altro, votando comunque la mozione per apporre una targa ricordo in Piazza Matteotti. Quindi la scelta di uscire dall’aula è e non può essere definita altrimenti, una dichiarazione di non condivisione della proposta specifica. Due più due non fa mai 3 e mezzo, fa sempre quattro. In questo caso l’equazione è fin troppo semplice.

Non è scritto da nessuna parte che il Consiglio Comunale debba discutere solo di temi concreti come posteggi, lampioni, opere pubbliche e appalti… Essendo un consesso politico e non un consiglio di amministrazione, può e deve discutere e proporre anche atti politici. La facciata del Palazzo Comunale del resto è piena di epigrafi, purtroppo un po’ scolorite (e andrebbero ripristinate) che ricordano atti politico amministrativi in memoria di fatti e persone vittime di uccisioni o soprusi. Una di queste riguarda proprio Giacomo Matteotti.

Le altre invece ricordano, nell’ordine (da sinistra, guardando il palazzo): 1) Francisco Ferrer e Julian Garcia Grimau, esponenti della sinistra spagnola fucilati il primo nel 1909 e l’altro nel 1963;  Giuseppe Garibaldi, lapide voluta dalla Società Operaia chiusina, citata nell’epigrafe; le vittime civili della battaglia di Chiusi svoltasi tra il 20 e il 26 giugno del 1944.

A parte l’ultima che tramanda la memoria della tragedia della guerra e il tributo di sangue pagato dalla città, le altre sottolineano l’attenzione di Chiusi verso figure significative della storia nazionale e internazionale, tutte con un’occhio preciso sugli ideali di indipendenza, libertà e uguaglianza e contro la violenza del potere e delle dittature.

Ovviamente il fatto che Matteotti sia ricordato da una lapide sul Palazzo Comunale e da una piazza (quella davanti ala Chiesa di Chiusi scalo), non esclude che nel centenario dell’assassinio di cui lo stesso Mussolini si assunse la responsabiltà, se ne possa aporre un’altra, come proposto dalla mozione presentata da Sonia Nasorri.

L’uscita dall’aula delle due consigliere di Chiusi Futura è stata stigmatizzata olttre che da sindaco Sonnini, che si è detto “allibito” e dalla maggioranza anche dalla lista Barbanera e dal Gruppo Possiamo. Il fascismo non fu un pranzo di gala, ricordarne, anche in virtù di centenari e ricorrenze le violenze, gli eccidi, le uccisioni è un dovere, soprattutto da parte dei Consigli Comunali, perché se oggi ci sono consigli eletti dai cittadini è perché il fascismo fu abbattuto e cacciato insieme ai suoi alleati nazisti da chi scelse di fare la Resistenza e la guerra di liberazione. E poi scrisse la Costituzione democratica e antifascista.

Se a città della Pieve una parte della lista Risini si è tolta un gagliardetto dalla giacca, a Chiusi Francesca Capuccini e Lucia Lelli se lo sono appuntato uno sul bavero, nero come la pece. Ci auguriamo che sia stato solo uno scivolone dettato da inesperienza e scarsa dimestichezza con la politica. E scarsa dimestichezza con la storia. Nella storia non c’è nulla di ridicolo. Soprattutto quando ci sono di mezzo morti ammazzati per le loro idee. Anche se i fatti risalgono a 100 anni fa.

Sabato 19 ottobre, come primapagina presenteremo, per la nona volta dal 25 giugno, il reading “Lo straniero. Il polacco deve morire”, questa volta a Cetona, piazza Garibaldi, ore 17,30. Come nelle occasioni precedenti anche in questo caso ci sarà il patrocinio e il supporto del Comune interessato e dell’Anpi. Si tratta di una storia dolorosa e controversa avvenuta tra i partigiani di questo territorio nella primavera del ’44. Invitiamo Lucia Lelli e Francesca Capuccini a venire a vederlo. Forse, dopo, avranno le idee più chiare su molte questioni. Comprese alcune su cui ieri hanno dato l’impressione di vacillare… Si accorgeranno che 80 o 100 anni non son poi così tanti.

m.l.

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