CAMBIA IL CLIMA E C’E’ CHI PROVA A FARE IL VINO A 1.100 METRI SULL’AMIATA
E poi dicono che il cambiamento climatico è una invenzione. Se trent’anni fa qualcuno ci avesse detto che si poteva fare il vino a più di 1.000 metri, sulle pendici del Monte Amiata, ci saremmo messi a ridere. E’ vero che in Piemonte, in Valle d’Aosta, in Trentino si fanno vini “in altura”. Ma il Monte Amiata è in Toscana, non sulle Alpi. E’ in mezzo alla Maremma da un lato e la Val d’Orcia dall’altro. Due territori belli e suggestivi, oggi anche molto celebrati, ma storicamente assolati e desolati… Fatti di crete aride e macchia mediterranea. Eppure c’è chi ci ha provato e ci sta riuscendo a fare il vino d’altura sull’Amiata. C’è infatti una azienda giovane, nata nel 2019, che ha impianato un vigneto di 2 ettari che a breve sarà esteso ad altri tre… L’azienda in questione prima si occupava della produzione di mirtilli. Adesso ci sta pravando con l’uva e il vino. Dove? nel territorio di Santa Fiora, sulla strada che porta a Piancastagnaio. Versante grossetano dell’ex vulcano, ma dove si scende verso il senese. Uno dei titolari dell’azienda è di Montalcino e da lì Montalcino non è poi tanto lontana. Da Santa Fiora a Castel del Piano sono meno di 15 minuti di auto… Da Castel del Piano a Sant’Angelo scalo altri 17 km e un altro quarto d’ora al massimo… Sant’Angelo Scalo è già comune di Montalcino ed è zona dei vigneti del Brunello. La diferenza sta tutta nell’altitudine. Sopra i 500 metri la coltivazione della vite è ufficialmente già considerata di montagna. In questo caso siamo a 1.100 metri s.l.m. Qualcuno questo tipo coltivazioni le chiama “eroiche” come la corsa ciclistica “vintage” che riportato in auge le terre di Siena anche per ciò che riguarda uno sport popolarissimo come il ciclismo e ha creato un indotto turistico tutt’altro che trascurabile.
Molti produttori stanno cercando angoli di territorio sempre più in alto per contrastare gli effettiil cambiamento climatico e trovare clima più fresco, per evitare i problemi legati alla siccità… Però tutto ciò comporta anche dei rischi: quello di gelate primaverili è molto alto, per esempio. Poi c’è quello di morte della vite per temperature troppo rigide in inverno. Infine c’è il tema legato alla tipologia del prodotto, in questo caso il vino. Rispetto a vini corposi di zone più basse della Maremma e della Val d’Orcia il vino di montagna dell’Amiata ha o avrebbe caratteristiche diverse: meno alcol, maggiore “leggerezza”. Insomma un vino in linea con nuovi standard internazionali, magari meno adatto ad accompagnare cinghiale, tartufo, pecorino e salame e più adatto alla moda degli aperitivi. Va detto che anche trent’anni fa, quando alcuni vinerons di scuola francese impiantarono per la prima volta vigneti (gamay) a Castiglioncello del Trinoro (Sarteano) e nel cuore della Val d’Orcia furono presi per matti. Oggi le loro produzioni funzionano ed è nato pure un marchio dei vini dell’Orcia. La scommessa di impiantare vigneti a 1.100 metri può sembrare ardita. Ma il clima è quello che è, adesso si vendemmia già a fine agosto, un mese prima di 30 anni fa…
Premetto che non m’intendo di vino perchè sono quasi astemio e sò che la risposta di chi lo beve possa essere che non mi goda una parte della vita, ma questa è una questione di opinioni e di ”de gustibus”. Mi sembra che dal discorso che hai fatto nel post che guardando l’oggi ed ancordipiù il futuro, la guerra di tutti dovrebbe essere quella contro il cambiamento climatico che stravolge tutto e allora guardandomi intorno e guardando soprattutto all’economia impostata sul vino mi chiedo perchè le proteste degli agricoltori e dei viticoltori verso il governo siano state così deboli e per quel poco che io stesso possa aver visto nei media verso le politiche governative e l’Europa stessa ? Guardando l’economia mi sembra che il ” cespite vino” rappresenti una forte cifra di presenza nel PIL nazionale e allora perchè chi tenta di adeguarsi alle condizioni mi sembra che non protesti in maniera adeguata ma cerchi di adeguarsi a ciò che ha disposto una natura bistrattata ? Chi si adegua alle condizioni che vengono dal mondo esterno e se non le riesce a cambiare, prima o poi soccombe o alla concorrenza oppure si estingue.
Non conosco nello specifico ciò che bolle in pentola ma da quello che scrivi la ricerca di terreni sempre piu’ in alto alla fine non snatura l’essenza di quella tipologia di vino perchè viene prodotto partendo da condizioni naturali diverse ? Questo credo sia anche il problema ed un associazionismo spesso connivente o seguente la politica alla fine traccia un compromesso fra bisogni di soldi e condizioni e nel settore alimentare ”i compromessi” alla fin fine sono sempre disdicevoli. La soluzione ? Credo che non ci sia se non quella di farsi sentire con forza
ancora di più ma che tenga presente non le soluzioni individuali delle singole aziende ma di tutto il resto della società che consuma.
Senz’ altro giusto il principio secondo cui sia sbagliato subire passivamente i cambiamenti sfavorevoli (in questo caso del clima), ma parallelamente è anche giusto adattarsi alla situazione concreta sul terreno, per il semplice motivo che i tempi per le inversioni di rotta sono lunghi. Quindi sì, i coltivatori devono farsi sentire con forza presso le istituzioni competenti, ma nel frattempo devono pure inventarsi qualcosa per sopravvivere nei prossimi anni. Un pò come, ad esempio, le proteste (tardive) di questo periodo contro le pessime condizioni del lago Trasimeno, io stesso a varie iniziative ho preso parte, ma intanto la mia barca l’ ho portata provvisoriamente a Bolsena perchè prima di poterla usare di nuovo senza il rischio di spiaggiarmi di fronte alle darsene, passerà del tempo. Oltre al pregare perchè piova, se ne andrà un anno solo per lo studio di compatibilità dell’ acqua di Montedoglio, poi l’ intervento, infine, qualora vada a regime, la portata media attesa è 10 cm in più all’ anno.
Riguardo all’ aspetto tecnico, Marco fa notare che i vini prodotti in quota hanno tendenzialmente meno potenza alcolica, ma ormai da diversi anni in Valle D’ Aosta e Trentino ci sono diversi Chardonnay, Gewurstraminer e Kerner che raggiungono e superano i 14°.