LA REGIONE UMBRIA NON RIMBORSA, A NOTTOLA (E NON SOLO) PORTE CHIUSE AGLI UTENTI UMBRI?
CITTA’ DELLA PIEVE – Curarsi in Umbria, nelle strutture pubbliche, è sempre più complicato. Una corsa ad ostacoli. Liste di attesa infinite, viaggi di 100 km per fare una visita, un intervento chirirgico di routine o un ciclo d radioterapia. Capita frequentemente che da Città della Pieve o Panicale si debba andare a Città di Castello, per esempio, che è sempre Umbria, e sempre al confine con la Toscana, ma un’altra Toscana, a 100 km di distanza. Molti cittadini della zona del Trasimeno, sfruttamdo, appunto, il fatto di abitare in una zona “di confine” da anni cercavano una soluzione più rapida rivolgendosi alle strutture sanitarie della Valdichiana, come gli ospedali di Nottola (Montepulciano) e La Fratta (Cortona). E fino ad ora la risposta più rapida c’è stata. Da qualche tempo però, dato che la Regione Umbria non paga i rimborsi delle prestazioni erogate ai propri cittadini fuori regione, in questo caso alla Toscana, le strutture sanitarie oltre confine o non accettano utenti umbri oppure li accettano, ma nelle liste di attesa finiscono, per la ragione di cui sopra, in coda agli utenti toscani. Così raccontano decine di cittadini e cittadine.
Risultato: molti sono costretti, per avere le prestazioni di cui hanno bisogno in tempi ragionavoli e congrui con le necessità, a rivolgersi a strutture private, oppure a farsi visitare da medici ospedalieri in regime “intramoenia” (cioè in forma privatistica) sperando che poi il medico stesso riesca per i suoi canali ad ottenere e fissare l’appuntamento per l’intervento, l’esame diagnostico o il ciclo di terapie… In entrambi i casi con esborso in denaro non trascurabile. Ma c’è anche chi non può spendere quei soldi, perché non ce li ha, e rinuncia alle prestazioni e alle cure. Casi del genere sono sempre più frequenti. Anche in Umbria. Ovunque.
Diverse persone, residenti nei comuni umbri della zona del Trasimeno, hanno segnalato alla nostra redazione questa situazione, chiedendoci di farla presente. Tanto più adesso che im Umbria si avvicina la tornata elettorale per la Regione. Si voterà a fine anno. In Toscana a settembre 2025.
Nelle aree di confine tra regioni la mobilità sanitaria è sempre stata una costante, per comodità, vicinanza, conoscenza diretta di medici e infermieri… Dai comuni del sud senese in molti si rivolgono da sempre all’ospedale di Perugia (ma anche a quello di Castiglione del Lago e finché è esistito a quello di Città della Pieve), dai comuni del Trasimeno a quelli di Nottola, Cortona e Siena…. Adesso la situazione finanziaria delle Regioni, che pesa negativamente sulla gestione della sanità, sta alzando muri invalicabili anche per quanto riguarda la mobilità per motivi di salute… La sanità pubblica perde quote di utenza e pure di credibilità e ad avvantaggiarsene è la sanità privata. Su queste colonne abbiamo sempre detto e scritto che su questo terreno e su questa deriva verso la privatizzazione strisciante della sanità, non ci sono molte differenze tra Regioni a guida centro desra come l’Umbria o a guida centro sinisra come la Toscana. Neanche la sinistra è senza peccato su questo argomento, ma dove governa la destra il danno per i cittadini è più evidente, perché la deriva è stata ed è più spinta. L’Umbria tra l’altro è una regione piccola, conta solo 800 mila abitanti, quanti ne ha la Provincia di Varese o un quartiere di Roma, con l’autonomia differenziata delle Regioni, potrebbe avere ulteriori difficoltà. E il termine “potrebbe” è molto ottimistico.
m.l.