FONTE VETRIANA, DOVE LA STORIA DOLOROSA DEL POLACCO COMINCIO’… E INTANTO “LO STRANIERO” TORNA IN SCENA

sabato 17th, agosto 2024 / 10:24
FONTE VETRIANA, DOVE LA STORIA DOLOROSA DEL POLACCO COMINCIO’… E INTANTO “LO STRANIERO” TORNA IN SCENA
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VERSO TRE REPLICHE DEL READING CON LANZANI E PERINI: FESTA PD A VILLASTRADA, CHIUSI SCALO, CITTA’ DELLA PIEVE E NON FINISCE QUI…

CHIUSI – Capita che una coppia di amici ti chieda: venite con noi a Ferragosto? abbiamo prenotato in un ristorantino a Sarteano… Non ci vuoi andare a Ferragosto a Sarteano? La risposta quindi è “sì, se c’è posto… “. Non sappiamo quale sia il ristorantino e ci accodiamo con la macchina. A Sarteano però il giorno di ferragosto c’è la giostra del Saracino. Sarà dura anche passarci in mezzo…  Nessun problema il ristorante in questione non è proprio a Sarteano-Sarteano, è un po’ più avanti, salendo verso Radicofani e poi, ad un certo punto verso la vetta del Monte Cetona. In un vecchio borgo rurale a mezza costa: Fonte Vetriana. La cosa mi fa salire un brivido. Trovarsi a Fonte Vetriana a pochi giorni da una serie di repliche de “Lo Straniero. Il polacco deve morire” (festa Pd a Villastrada, Chiusi Scalo, Città della Pieve, forse Pienza… ) mi getta immediatamente dentro quella storia. Perché la storia che si racconta nel reading già presentato inell’ambito dell’80esimo anniversario della Liberazione del territorio, comincia proprio a Fonte Vetriana.

E’ lì che avviene il primo incontro tra Joseph Klucine detto il Polacco, accompagnato da un partigiano di Chiusi, e il Colonnello Silvio Marenco comandante della Brigata Simar, dalle iniziali di Marenco, formazione “Monte Soratte e Cetona” composta da partigiani di Sarteano, Chiancano, Chiusi, Radicofani, Cetona, Montepulciano, Pienza…  Insomma nel giorno di ferragosto, a sei giorni dalla prima delle rossime repliche, mi ritrovo a mangiare proprio lì, a due metri dalla lapide in pietra, che è proprio sotto il dehors del ristorante e ricorda che quello è stato un luogo di resistenza, di partigiani. Dei partigiani della Simar… 

Poco distante, all’inizio dell’abitato di Fonte Vetriana un cartello indica la direzione per “Borgo Fastelli”, un altro agglomerato montano, dove al Polacco fu affidato il comando di un distaccamento di ribelli. Una cinquantina di uomini. Erano parecchi i partigiani sulle pendici del Cetona, nel ’44.

Siamo sul versante sarteanese del Monte Cetona sulla strada che porta alle vetta e guarda verso la Valdorcia. Guardando quella lapide, basta girare appena lo sguardo per vedere la sagoma inconfondibile di Radicofani e dietro, sullo sfondo, l’Amiata.

E’ ferragosto, si mangia (benissimo), si scherza. Si suda anche un po’, perché fa caldo. Ma quel luogo, in cui non mi aspettavo di trovarmi, mi racconta, silenziosamente un sacco di cose. La gente che è lì non è del posto, non avrà nemmeno fatto caso a quella lapide, non sa niente delle storie partigiane, di quei mesi terribili tra l’8 settembre del ’43 e il giugno del ’44. Non sa dei rastrellamenti, delle fucilazioni, del clima di sospetto e di violenza cupa che si respirava nei paesi e tra quei boschi sulla montagna di Cetona, delle rapppresaglie, delle azioni armate di quei ragazzi che per non rispondere alla chiamata della Repubblica di Salò decisero a vent’anni e anche meno di imbracciare un fucile o un mitragliatore, che non sapevano nemmeno usare, e darsi alla macchia…  Noi che da un paio di mesi stiamo portando in giro “Lo Straniero”, invece quelle storie le abbiamo ricostruite. Anche quella dolorosa e controversa del Polacco, disertore della Wermacht, poi partigiano combattente, infine martire, fucilato, sempre nel comune di Sarteano, ma non dai nazisti o dai repubblichini: da suoi stessi compagni di guerriglia. 

Da Fonte Vetriana chiamo l’amico e sodale de Lo Straniero, Alessandro Lanzani. Che poco dopo arriva. E ci diciamo che alla fine di questo giro di repliche già programmate, ci piacerebbe farlo anche lì, a Fonte Vetriana, il reading sulla storia dolorosa del Polacco. Vicino a quella lapide. Davanti a quella fonte e a quelle case in pietra scura in cui si nascondevano i partigiani alla macchia.

Lo abbiamo detto e scritto tante volte, parlando di questo spettacolo, che secondo noi le storie vanno raccontate tutte, anche quelle che fanno male e vanno raccontate il più possibile, in più posti possibile, perché anche chi non le conosce poi sappia cosa è successo e da dove veniamo… Però raccontarle proprio nei luoghi in cui i fatti sono avvenuti aggiunge pathos, valore, adrenalina, veridicità anche se si tratta di teatro, non di ricostruzione storica o giudiziaria… Intanto mercoledì 21 Lo Straniero sarà alla festa del Pd a Villastrada, venerdì 23 in piazza Garibaldi a Chiusi Scalo, sabato 31 a Città della Pieve (Palazzo Orca)…

Fare Lo Straniero a Fonte Vetriana sarebbe come rappresentare La notte prima dell’assedio dentro il Palazzo di Ascanio della Corgna a Castiglione del Lago (e lo abbiamo fatto), sarebbe come raccontare una storia sapendo che lì intorno aleggiano gli spiriti di coloro che la vissero direttamente, sulla loro pelle. Farlo magari in una serata sotto le stelle, sarebbe come fare una veglia insieme ai partigiani che erano lì nel ’44. Avevano tutti un fucile in mano, ma di sicuro anche loro guardavano le stelle. Dalle stelle si facevano guidare: nella notte ci guidano le stelle… E da lì, da Fontevetriana, le stelle si vedono bene.

m.l.

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