FONTE VETRIANA, DOVE LA STORIA DOLOROSA DEL POLACCO COMINCIO’… E INTANTO “LO STRANIERO” TORNA IN SCENA
VERSO TRE REPLICHE DEL READING CON LANZANI E PERINI: FESTA PD A VILLASTRADA, CHIUSI SCALO, CITTA’ DELLA PIEVE E NON FINISCE QUI…
CHIUSI – Capita che una coppia di amici ti chieda: venite con noi a Ferragosto? abbiamo prenotato in un ristorantino a Sarteano… Non ci vuoi andare a Ferragosto a Sarteano? La risposta quindi è “sì, se c’è posto… “. Non sappiamo quale sia il ristorantino e ci accodiamo con la macchina. A Sarteano però il giorno di ferragosto c’è la giostra del Saracino. Sarà dura anche passarci in mezzo… Nessun problema il ristorante in questione non è proprio a Sarteano-Sarteano, è un po’ più avanti, salendo verso Radicofani e poi, ad un certo punto verso la vetta del Monte Cetona. In un vecchio borgo rurale a mezza costa: Fonte Vetriana. La cosa mi fa salire un brivido. Trovarsi a Fonte Vetriana a pochi giorni da una serie di repliche de “Lo Straniero. Il polacco deve morire” (festa Pd a Villastrada, Chiusi Scalo, Città della Pieve, forse Pienza… ) mi getta immediatamente dentro quella storia. Perché la storia che si racconta nel reading già presentato inell’ambito dell’80esimo anniversario della Liberazione del territorio, comincia proprio a Fonte Vetriana.
E’ lì che avviene il primo incontro tra Joseph Klucine detto il Polacco, accompagnato da un partigiano di Chiusi, e il Colonnello Silvio Marenco comandante della Brigata Simar, dalle iniziali di Marenco, formazione “Monte Soratte e Cetona” composta da partigiani di Sarteano, Chiancano, Chiusi, Radicofani, Cetona, Montepulciano, Pienza… Insomma nel giorno di ferragosto, a sei giorni dalla prima delle rossime repliche, mi ritrovo a mangiare proprio lì, a due metri dalla lapide in pietra, che è proprio sotto il dehors del ristorante e ricorda che quello è stato un luogo di resistenza, di partigiani. Dei partigiani della Simar…
Poco distante, all’inizio dell’abitato di Fonte Vetriana un cartello indica la direzione per “Borgo Fastelli”, un altro agglomerato montano, dove al Polacco fu affidato il comando di un distaccamento di ribelli. Una cinquantina di uomini. Erano parecchi i partigiani sulle pendici del Cetona, nel ’44.
Siamo sul versante sarteanese del Monte Cetona sulla strada che porta alle vetta e guarda verso la Valdorcia. Guardando quella lapide, basta girare appena lo sguardo per vedere la sagoma inconfondibile di Radicofani e dietro, sullo sfondo, l’Amiata.
E’ ferragosto, si mangia (benissimo), si scherza. Si suda anche un po’, perché fa caldo. Ma quel luogo, in cui non mi aspettavo di trovarmi, mi racconta, silenziosamente un sacco di cose. La gente che è lì non è del posto, non avrà nemmeno fatto caso a quella lapide, non sa niente delle storie partigiane, di quei mesi terribili tra l’8 settembre del ’43 e il giugno del ’44. Non sa dei rastrellamenti, delle fucilazioni, del clima di sospetto e di violenza cupa che si respirava nei paesi e tra quei boschi sulla montagna di Cetona, delle rapppresaglie, delle azioni armate di quei ragazzi che per non rispondere alla chiamata della Repubblica di Salò decisero a vent’anni e anche meno di imbracciare un fucile o un mitragliatore, che non sapevano nemmeno usare, e darsi alla macchia… Noi che da un paio di mesi stiamo portando in giro “Lo Straniero”, invece quelle storie le abbiamo ricostruite. Anche quella dolorosa e controversa del Polacco, disertore della Wermacht, poi partigiano combattente, infine martire, fucilato, sempre nel comune di Sarteano, ma non dai nazisti o dai repubblichini: da suoi stessi compagni di guerriglia.
Da Fonte Vetriana chiamo l’amico e sodale de Lo Straniero, Alessandro Lanzani. Che poco dopo arriva. E ci diciamo che alla fine di questo giro di repliche già programmate, ci piacerebbe farlo anche lì, a Fonte Vetriana, il reading sulla storia dolorosa del Polacco. Vicino a quella lapide. Davanti a quella fonte e a quelle case in pietra scura in cui si nascondevano i partigiani alla macchia.
Lo abbiamo detto e scritto tante volte, parlando di questo spettacolo, che secondo noi le storie vanno raccontate tutte, anche quelle che fanno male e vanno raccontate il più possibile, in più posti possibile, perché anche chi non le conosce poi sappia cosa è successo e da dove veniamo… Però raccontarle proprio nei luoghi in cui i fatti sono avvenuti aggiunge pathos, valore, adrenalina, veridicità anche se si tratta di teatro, non di ricostruzione storica o giudiziaria… Intanto mercoledì 21 Lo Straniero sarà alla festa del Pd a Villastrada, venerdì 23 in piazza Garibaldi a Chiusi Scalo, sabato 31 a Città della Pieve (Palazzo Orca)…
Fare Lo Straniero a Fonte Vetriana sarebbe come rappresentare La notte prima dell’assedio dentro il Palazzo di Ascanio della Corgna a Castiglione del Lago (e lo abbiamo fatto), sarebbe come raccontare una storia sapendo che lì intorno aleggiano gli spiriti di coloro che la vissero direttamente, sulla loro pelle. Farlo magari in una serata sotto le stelle, sarebbe come fare una veglia insieme ai partigiani che erano lì nel ’44. Avevano tutti un fucile in mano, ma di sicuro anche loro guardavano le stelle. Dalle stelle si facevano guidare: nella notte ci guidano le stelle… E da lì, da Fontevetriana, le stelle si vedono bene.
m.l.
Ritengo molto utile che abbiate programmato queste repliche.Spesso ma non sempre, certe cose sono capaci di mettere radici molto più vigorose dentro le persone,spesso molto più di dibattiti e conferenze su quel genere di temi,ma se trattati in maniera sapiente diventano più didascaliche di qualsiasi altro dibattito. Anche perchè,-sconfinando nella polemica politico-sociale – vediamo che oggi la destra che è maggioranza nel paese-si dovrebbe ricordare che uno dei suoi più frequenti e sofferenziali slogan sia stato quello riferito alla ”pretesa supremazia culturale della sinistra”.In tal caso vorrei domandarne le ragioni per le quali la stessa destra pur cercando all’interno delle proprie radici culturali non abbia imbastito da parte sua tali rappresentazioni lasciandone il campo quasi totale alla sinistra.Forse perchè ce ne ha di meno ed i fatti che la storia esplica tramite questa rappresentazione derivano da un oscuro periodo di illiberalità che ha portato le persone ad essere uomini contro ? Me lo chiedo, eppure guardando anche alla storia di fatti di sangue ce ne sono stati in italia prodotti dalla reazione della sinistra nei periodi seguenti al passaggio del fronte,certamente non paragonabili alla quantità delle persone coinvolte nelle stragi nazifasciste e prodotte durante il regime.E allora perchè esiste questa differenza? Chiediamocelo.Perchè la sinistra forse è stata più capace ad estrarle dalle storia ed a rappresentarle comunicandole al sentimento popolare? Si di certo, ma perchè anche le ha subite essendo stata compressa da vent’anni di fascismo, mentre la parte opposta si è sola dovuta difendere dalle conseguenze dei suoi stessi errori.Questa è una parte importante delle ragioni per le quale occorra ancora procedere su questo terreno,che è un terreno della conoscenza storica leale e reale, dove spesso – e lo dico perchè l’ho vissuto sulla pelle – nella mia giovinezza ho visto ciò che mi è passato accanto e ciò che ha prodotto, ed oggi tutti coloro che nelle loro affermazioni dicono di assumere la stanchezza e l’insopportabilità che passa per il sociale di certa sinistra che celebra questi fatti che a loro alla fine danno ”fastidio” perchè a livello di pelle li conoscono ma vengono da culture che chiamerei” sottoculture” spesso familiari, che quegli avvenimenti li hanno combattuti perchè anche su di essi ha giuocato e profondamente interferito l’odore di sagrestia che ha fatto opinione (penso agli anni ‘ 50 ) allora dovrebbero per essere credibili iniziare a ragionare diversamente, perchè una gran parte della loro pretesa democrazia ritiene senza averne le basi che da parte della sinistra più vera non vi possa essere democrazia ed oggi tutto questo ha già fatto danni incommensurabili al sociale,con la stessa responsabilità di una sinistra più vasta, a chè- quanto a contenuti- sinistra non è più da un pezzo….Apprezzo molto quindi che continuaste su tale terreno e vi dico che anch’io avrei nuovi temi su questi argomenti che a voi autori soprattutto a causa dell’età risultano totalmente sconosciuti e sarebbero anche come si diceva una volta ”dirompenti” anche a sinistra e da queste possibilità si rivelerebbe anche l’equanime e giusta posizione politica di ciò che hanno rappresentato sul nostro territorio le forze di sinistra quando hanno cercato di esprimere la loro etica di equità, moderazione e ragioni per le quali la resistenza sul nostro territorio ha saputo nel tempo accattivarsi la fiducia delle classi subalterne.Oggi questo si è perso quasi totalmente ma credo che sia un dovere ricostituirlo perchè esiste tutta una serie di fatti storici inequivocabili da Gramsci a Togliatti ,a Longo ed a Berlinguer che ce lo dimostra e relegarlo nel dimenticatoio si fà quell’interesse che definiscono i francesi quando parlano della ”pubelle dell’histoire” sulla quale si arrampica la destra oggi con una indifferenza che sà che si può permettere solo se le condizioni rimangano queste che vediamo.E allora bisognerebbe parlarne insieme amici, progettare e partorire.Non si può far tutto di certo,farlo bene e subito, ma almeno pensarci e cercare di far diradare la nebbia.Da parte della destra il vivere di rendita sociale e di revisionismo storico la maggior parte delle volte costruito a tavolino con gli strumenti del falso storicismo equanime mirato moderno, deve necessariamente finire.
Grazie dell’apprezzamento. Ma certe cose si fanno anche per il piacere di farle, e di raccontarle. Certo c’è anche uno scopo che è quello di tirar fuori certe storie dall’oblio e dal dimenticatoio, di sfrondarle dalla retorica della narrazione ufficiale. Senza con questo caricare performance come Lo Straniero di un valore storiografico o giudiziario che non hanno. Il nostro è teatro. Non una lezione di storia o un comizio politico. È narrazione con un fondo di ricostruzione storica certamente, ma resta narrazione. Una “ballata” in memoria di un ragazzo che forse era una testa calda, ma combatteva per la libertà di cui godiamo oggi e fu sacrificato sull’altare di un malinteso senso del comando….
Secondo me il contenuto che esce dalla tua risposta-non per misurare tutto con il colino dell’etica della storia, che non è nè il mio evidenziatore nè il vostro -si può prestare a dar origine a due divergenti considerazioni – l’una molto più leggera che traspare dall’intenzione contenuta nella tua risposta e l’altra forse un po’ più pesante ed impattante e rendicontante come può essere la mia visione della funzione culturale. Non voglio fare la parte di chi spacca il capello in quattro ma credo che qui non ci sia da spaccare nessun capello bensì da far conoscere al pubblico una vicenda affinchè il pubblico stesso ne tragga le proprie considerazioni e possa allargare il proprio orizzonte visuale,che è anche alla fin fine diciamocelo guardandosi negli occhi, il ricavarne una corposa visione politica e di come sia importante che la gente riceva la visione della stessa ” complessità complicata” delle vicende umane che non debbono essere nascoste perchè credo che questo sia il ”dovere della conoscenza” che esiste -quello vero -che si raggiunge solo con l’uso della critica.Daltra parte anche uno spettacolo del genere mi sembra che sia finalizzato non solo al piacere di metterlo in costruzione e di espletarlo con una recita da parte della sorgente del monologo ma non si può rimanere solo al giudizio se fosse più o meno grande il piacere di chi reciti perchè anche se si parla di un fatto tragico ambientato all’interno di una fase storica della Resistenza, tutto questo fà chiedere a me stesso se il tutto debba avere oppure no una morale ed una finalizzazione che ne viene fuori da quella vicenda e non è mai vero far passare che tale ”morale umana ” sia avulsa ed esente da un peso valoriale che appartiene alla storia perchè nell’interpretazione dei fatti e nella recitazione di essi esiste ed è presente costantemente una volontà che appunto definirei ”morale” che poi è quella che alla fine trionfa quando dalla bilancia dei fatti esce ”LA COMPLESSITA’ della vicenda umana ed individuale del ”Polacco”.questa coplessità và conosciuta e la rappresentazione la rende evidente e nello stesso tempo irrinunciabile ad essere compresa. La gente che ascolta deve pur essere spinta a sapere e fare la considerazione per la quale prima era stato combattente con le forze nazifasciste poi di fronte ai drammatici fatti ed al sangue cambia la propria ”condizione mentale” e faccia il salto sapendo che in ballo c’è il rischio della vita.E’ una virata drammatica e spesso di non facile comprensione ma dentro c’è tutto un profondo dramma umano,che da una parte cerca la salvezza della propria esistenza e dall’altra anche mette sulla bilancia i fatti che ha visto svolgersi intorno e ne ragiona sulla giustezza o meno. Troppo complesso il problema ? Certamente si ma non per questo merita che le spalle gli siano girate.E difatti non gli vengono girate. Ed allora venendo alla conclusione mi chiedo se è vero che anche in una semplice rappresentazione di uno spettacolo come è quello della storia andata in onda e raccontata, sia cosa giusta che possa contenere una visione didascalica che insegni agli ascoltatori che occorra sempre tendere ad andare oltre i fatti e trarne considerazioni critiche che sono quelle che poi contribuiscono a fare la storia stessa della vicenda fatta da un punto di osservazione più alto che è ”L’ IDEA”,perchè le idee ricordo a tutti che si formano a seconda di come ci si informa ed a seconda del process critico. La ”scansata pretesa” del non dover insegnare a nessuno la storia secondo me rappresenta solo parole perchè i fatti raccontano già da loro stessi la visione del mondo della vicenda nel quale viene espressa la separazione fra ”buono e cattivo” o comunque contenuta la complicata pulsione delle idee che negli uomini portano alle tragedie.E allora perchè far finta di rifiutare di porsi come giudici quando si parla di periodo di guerra, di resistenza, di reazione all’essere obbligati a difendere un mondo che aveva provocato violenza e sangue come era il regime ? Il giudizio,se si narrano certe vicende in un certo modo,-che poi secondo il sottoscritto è quello giusto e che non deve essere ” tagliato con l’accetta” del bianco e del nero, è implicito che ne debba uscire.Non vedere le intenzioni di chi ha messo in opera la rappresentazione e narrare i fatti come sono stati narrati non può necessariamente finire a non produrre idee.E’ la non produzione di idee che oggi fà sentire il peso nella visione del mondo, tant’è che come vediamo intorno a noi nella società avviene il rifiuto di impegnarsi nella critica e tale rifiuto produce quella asetticità che è quella che poi che lo stesso sistema privilegia affinchè vengano ributtate all’indietro e conculcate le istanze e le richieste di cambiamento.Ed oggi specialmente nella cultura stiamo assistendo a questa condizione strisciante che stà continuando e che è bene che si sappia che non è casuale ma ben finalizzata.Quindi avverso di essa nessuna giustificazione ma modo critico di spiegarne i fatti e di dover ribattere punto per punto alle già troppe mistificazioni che vengono messe in atto tese a far breccia nei cervelli.Questa ”posizione culturale” credo sia quella che serva e non l’asetticità e la semplice spiegazione della narrazione ed interpretazione dei fatti poichè in essi è contenuto un fatto ”valoriale” che è il traguardo a cui bisogna tendere per riacquisire valori per tant tempo negati o volutamente tenuti nell’ombra.
Carlo, noi semplicemente riteniamo che le storie vadano sempre raccointate e vadano raccontate tutte, anche quelle dolorose e scomode. Per questo motivo questa storia del polacco la stiamo portando in giro il più possibile, con l’oboettivo di rappresentarla almeno in tutti i comuni coinvolti nella vicenda. Poi se possibile anche altrove perché la storia è unversale e non solo locale. In alcuni comuni, come Chiusi siamo alla terza replica, in tre posti diversi. Scelta questa per raggiungere più persone possibile e pubblici diversi… Per questo ci piacerebbe farlo anche a Fonte Vetriana, nel luogo in cui la storia ebbe inizio… perché sarebbe – l’ho scritto – come farlo davanti e insieme ai fantasmi dei partigiani che lì si nascondevano e si riunivano… Nessuna intenzione però di farne uno “spartiacque politico”. E’ solo una piece teatrale che affronta un tema scomodo e quindi è in qualche modo un’operazione verità, a mio avviso doverosa ad 80 anni dai fatti. E in ogni caso è una versione, la nostra versione. Ricostruita e messa in piedi sulla base delle nostre informazioni. Non è detto che sia vangelo e la vicenda resta controversa. Purtroppo non essendoci più nessuno dei protagonisti in vita, quindi in grado di confemare o smentire o precisare, a questo punto controversa resterà…
Si sono d’accordo con quanto dici e difatti vi ho fatto anche i complimenti per il vostro lavoro,che considero prezioso.Lo ”spartiacque politico” dal quale dici di dover restare esente,esiste comunque dal momento che le condiderazioni da qualsiasi parte vengano fatte non fanno altro che far ripresentare un fatto intimamente connesso con il ”valoriale politico”.Anche se uno cita i fatti per quanto ne sà che siano avvenuti.Tutto questo non lascia indifferenti gli spettatori di qualsiasi opinione politica siano e li fà pensare. Tutto quì, si scopre l’acqua calda ed il mio pensiero era e rimane che se si evoca un fatto,in qualsiasi forma lo si evochi,il valore che ne esce è determinato dal modo in cui si evoca e quindi il librarsi sopra l’enunciazione dei fatti anche se questi- vista la natura delle vicenda- vengono da una interpretazione che si dice voglia servire a dare una aureola di giudizio indipendente( quasi se fosse un peccato avere una visione di parte… ) da ”spartiacque politici” si dice una cosa che non è vera nella realtà oggettiva. E questo che sembra voler spaccare il capello in quattro non è una diatriba che molti credono sia propria della ”sinistra” ma un grosso e corposo argomento di riflessione che dovrebbe servire ad allargare una panoramica soprattutto sulle finalità di certe questioni ed anche la rappresentazione messa in atto da voi fa parte di tutto questo fascio..
Una considerazione di reminiscenza di uno scritto da me riportato in occasione di un evento da Primapagina organizzato anni fà a Città della Pieve in Palazzo della Corgna sul tema del giornalismo e sul quale proposi in mostra immagini del mio archivio fotografico.Accanto ad una di queste, voletti io stesso riportare una frase di Robert Capa che feci stampare a caratteri diciamo ”cubitali” ed esporre accanto ad una foto, e quello scritto che ricordo mi ritorna oggi in mente come molto pertinente al tema che stiamo cercando di estrarre dall’anima della rappresentazione da voi organizzata ed è un tema che è strettamente connesso al limite informativo che viene affrontato soprattutto nei nostri commenti.Poi la faccio finita di scrivere perchè in qualche modo riconosco che diventa logorroico ed anche pesante il disquisire su un argomento profondo come è questo che viene indotto dalla riflessione.Ecco le parole che scrissi : ” Nel 1936 in Spagna, Robert Capa scriveva: ” QUESTI UOMINI SARANNO MORTI INVANO SE I VIVI RIFIUTANO DI VEDERLI ”….MA ESPORRE LA SOFFERENZA NON BASTA.MOSTRARE UN CRIMINE CONTRO L’UMANITA’ NON BASTA PER COMBATTERLO.LO SPETTACOLO DELLA DISPERAZIONE NON PUO’ SOSTITUIRSI ALLA RIFLESSIONE SUL MALE E SULLA QUESTIONE DELLA RESPONSABILITA’ POLITICA. QUANDO L’EVENTO POLITICO VIENE RIDOTTO AD UN PATETICO FATTO DI CRONACA,( ed ecco perchè non è e non deve essere il vostro della rappresentazione )LA PIETA’ PARALIZZA IL PENSIERO,L’ASPIRAZIONE ALLA GIUSTIZIA SI DEGRADA IN CONSOLAZIONE UMANITARIA. E’ LI’ CHE SI ANNIDA LA BANALIZZAZIONE DEL MALE !! ”…
La domanda che segue nulla ha a che fare che la questione che noi tentiamo di sciorinare, ma mi viene ugualmente di conseguenza alla mente: ma la religione ed i relativi credenti a confronto con l’interpretazione del mondo che in questo caso esce dalle parole di Robert Capa ma che potrebbe uscire ugualmente anche da quelle di migliaia di altri testimoni diretti di tragedie, in questo caso non ha e non hanno nulla da dire ? Credo che se la risposta sia solo quella di pienare le piazze sventolando bandiere Giallo-Blu e poi ritornare a casa per pranzo si vada poco lontano….difatti fin’ora questo è stato in attesa degli eventi determinati da altri.
Carlo, forse non ci capiamo. Lo Straniero non propone una versione equidistante. Tutt’altro. Offre una lettura di quella vicenda, diversa da quella “ufficiale”, tramandata negli anni. C’è anche chi l’ha ritenuta e giudicata di parte , troppo di parte. E questo lo avevano messo nel conto. Quella che proponiamo nel Reading è una chiave di lettura che è la nostra. E come tale va presa. Non era e non è nostra intenzione riscrivere la storia, cercare colpevoli e stilare sentenze postume. L’intento è raccontare. Squarciare il velo di ipocrisia e di omertà che indubbiamente c’è stato… Ritengo che il supporto di ANPI, dei Comuni, e anche di circoli PD e varie associazioni sia significativo e vada sottolineato come un fatto positivo
Non ribadiamno le stesse cose e le chiavi di lettura che ho ben capito che chiaramente esistono e fanno bene ad essere espresse e sono io il primo a non ricercare ”sentenze postume”… e chi l’ha mai cercate su un caso del genere? Ma quando parlo di ricerca della verità appare all’orizzonte la vostra interpretazione che fra l’altro pone giustamente anche dei dubbi, perchè i dubbi che pone esistono e quindi ”il pigiare sui dubbi” da parte vostra serve ad allargare la visione.Non sò chi possa aver detto che sia troppo esposta e cosa è stato che glielo abbia fatto dire; a me è sembrata una interpretazione vista e raccontata narrante una storia da un angolo visuale di sinistra ma poi certamente che in una vicenda del genere esistono dei lati che non sono venuti alla luce.Non sò come possa essere giudicato e se ci sia stato il supporto che dici dell’ANPI e del Comuni e che cosa abbiano sostenuto della vicenda per essere stati giudicati positivi in questa occasione dopo 80 anni di silenzi e di bocconi non espressi e reticenze quasi sempre da loro…solo adesso che tu hai preso questa iniziativa hanno approvato ? Poi non ho capito cosa avrebbero approvato e supportato…la rappresentazione? Si di certo ma non è che ci volesse uno sforzo da parte loro fare questo dopo tutta l’acqua che è passata sotto i ponti…. Nel mio riassunto ho detto solo e l’ho scritto a caratteri maiuscoli che la rappresentazione fa muovere un pensiero e che chiaramente questo è il suo scopo e non è quello di ricercare colpevoli od assassini di qualsivoglia parte.Quei caratteri maiuscoli sono lì appositamente a far vedere che non ci si debba vergognare di ricercare il più possibile la verità, ricercarla senza remore perchè credendoci si rende un servizio nobile al paese ed alla conoscenza.E quelle parole spiegano il perchè nella maggior parte delle volte la nostra sottocultura ci faccia vedere che le tragedie siano roba infinita e che non ci si possa fermare perchè l’osservazione umana spesso si ferma li ed appunto come è stato detto ”LO SPETTACOLO DELLA DISPERAZIONE NON PUO SOSTITUIRSI ALLA RIFLESSIONE SUL MALE E SULLA QUESTIONE DELLA RESPONSABILITA’ POLITICA”….Beh, se questo vuol dire per te trovare i colpevoli non è cosa questa o legge che ha imposto il sottoscritto e quindi ti invito a rileggerle bene quelle frasi scritte in lettere maiuscole come invito tutti i lettori a farlo perchè a me appaiono come un passo in più da essere percorso verso la ricerca della verità che in tal caso è sì ”soggettiva” come vostra interpretazione della vicenda e nessuno lo nega, ma è carica – e l’hai detto tu stesso- anche di oggettività – nel senso che la vicenda che illustri non può essere cambiata nei suoi lati essenziali e soprattutto valoriali di grande posizione morale ed anche sofferenziale di chi e del perche coloro che hanno inferto quel sangue e allora vedrai che la risposta non può essere quella ”che noi volevamo solo evocare quei fatti visti secondo il nostro giudizio e non ricerchiamo altro ” perchè quei fatti raccontano cose oggettive, cose precise, puntuali,che sono le cose che fanno storia,anche attraverso mugugni, reticenze gravi e contraddizioni. In pratica a me preme mettere in risalto alla fine del discorso che in questo tipo di tragedie ciò che debba essere il metro di giudizio debba risentire del significato di quelle parole maiuscole.Cosa questa che normalmente
viene evitato di fare oggi in ogni discussione che si vuole far diventare ”asettica”per appioppargli un lato di disinteressata narrazione quando asettica non è già di suo.E difatti che non sia cosi ”asettica” è dimostrato dai fatti narrati che non sia tale, perchè da essa promanano fatti e valori oggettivi che non si possono nascondere. L’interpretazione ed il punto di vista vostro certamente è doveroso che vi sia e vorrei vedere il contrario che non vi fosse, e può essere giudicato aderente o meno, troppo sbilanciato o meno a seconda della narrazione, ma il problema di quanto narrato non può secondo me essere solo lasciato in pasto alla ”soggettività” dell’angolo visuale di chi racconta recitando perchè è la stessa funzione didascalica che lo richiede quando elenca fatti e persone non smentibili ed il messaggio è diretto al pubblico e non a chi recita.E se il vostro sforzo organizzativo e di recitazione c’è stato come c’è stato e ve ne rendo merito chiedete a voi stessi perchè lo avete fatto.Ne viene fuori solo il vostro piacere per pur lecito e ripagante che sia ? Spererei o di no. E allora ? Un passo più avanti talvolta non guasta.