CHIUSI, IL 6 LUGLIO DI 70 ANNI FA L’ASSEMBLEA DEL SALVATAGGIO DELLA CASSA RURALE E ARTIGIANA. INIZIO DI UNA LUNGA STORIA…

venerdì 01st, luglio 2022 / 11:38
CHIUSI, IL 6 LUGLIO DI 70 ANNI FA L’ASSEMBLEA DEL SALVATAGGIO DELLA CASSA RURALE E ARTIGIANA. INIZIO DI UNA LUNGA STORIA…
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CHIUSI -Il 6 luglio di 70 anni fa fu un giorno importante per Chiusi e per quella che negli anni è diventata una vera e propria “istituzione”, un punto di riferimento per imprese e famiglie allargando via via i propri orizzonti. Allora si chiamava Cassa Rurale e Artigiana di Chiusi e adesso è un’altra cosa. Sempre una banca cooperativa, ma di altre dimensioni, con altre caratteristiche e una sede centrale che di fatto si è spostata a Grosseto. Avvicinandosi il 6 luglio, ecco di seguito un ricordo di Severino Mignoni di quella giornata fatidica: l’assemblea del salvataggio del 1952. Perché anche in queste cose, la memoria è importante. Il 6 luglio ’52 segnò l’inizio di una nuova e lunga storia. L’inizio della banca vera, non più solo sodalizio volontaristico tra soci. Fu un passaggio decisivo. Epocale, L’inizio di una lunga storia…

Domenica 6 luglio 1952. Si tiene l’assemblea dei soci dell’allora Cassa Rurale ed Artigiana di Chiusi. L’assemblea è straordinaria, ed ha un solo punto all’ordine del giorno: “Liquidazione volontaria della società. Nomina del liquidatore”. La Cassa Rurale non è nuova a tali traumatici eventi. Già negli Anni Trenta – nel settembre del 1936 e nel febbraio del 1938 – la base sociale fu chiamata ad esprimersi sul medesimo problema. In ambedue le occasioni vi fu uno scatto di responsabilità sociale: l’ordine del giorno fu respinto. I soci, attingendo alle proprie risorse personali, coprirono il deficit di bilancio. Il verbale dell’assemblea del 1938 riporta i nomi dei 9 soci che si tassarono, e la cifra che ognuno di loro sborsò (300 lire dell’epoca!) per raggiungere le 2.700 lire necessarie per sanare il deficit e continuare così l’attività. In quella domenica del ’52 la storia sembra ripetersi. Per un’ironia del destino, il Presidente della banca – che chiama i soci a decidere – è lo stesso presidente che tenne l’assemblea del 1936, sempre con lo stesso ordine del giorno: liquidazione!

L’assemblea ha inizio, in seconda convocazione, alle ore 11 e si tiene nella sala della ex pretura, nel centro storico di Chiusi. Sono presenti 28 soci. Constatato il numero legale, il Presidente Giulietti illustra l’attività della banca rilevando come questa pur lavorando “abbastanza intensamente” non è riuscita a costituire una massa tale di depositi da consentirle di lavorare in tranquillità. In effetti la banca presta denaro attingendo ai fondi che il Monte dei Paschi le presta a sua volta. Anche il funzionamento della Cra abbisogna di una buona “tecnica bancaria”, avvalendosi il più delle volte di attività di volontariato. Infine i richiami mossi dalla Banca d’Italia, unitamente alle considerazioni sopra ricordate, hanno portato il Presidente a mettere in liquidazione la banca. Dopo il Giulietti, prendono la parola – tra gli altri – Mario Marsili Libelli, Flaminio Betti , Pietro Fabbri e Orfeo Bardini, ultimo testimone vivente di quella assemblea.

Mario Marsili Libelli, docente emerito di Economia a Firenze, è Presidente dell’Ente di Zona (oggi Federazione Toscana Bcc), e Pietro Fabbri ne è il Direttore. I loro interventi – di natura squisitamente tecnica – stimolano l’assemblea. L’ing. Betti, vice Presidente della banca, fa presente che risolvendo alcuni piccoli problemi di organizzazione, la banca può proseguire la propria attività. Stando al verbale dell’assemblea, alle parole del Betti fa eco il rag. Fabbri che – comprendendo le difficoltà economiche della banca – assicura che il costo di un impiegato a tempo pieno (per dirla in termini correnti) sarà sostenuto dall’Ente di Zona. La banca potrà così contare su un servizio professionale, e non più volontaristico. Per attirare depositi, e avere una propria base finanziaria per erogare credito, Orfeo Bardini  propone che la responsabilità della cassa rurale si trasformi da illimitata a limitata, ponendo così al riparo – da eventuali rivalse – il patrimonio personale del socio.

Alle ore 12,30 l’assemblea volge al termine. Gli interventi che si sono susseguiti, ora di natura tecnica ora di natura etica come servizio alla comunità cittadina, rincuorano il Presidente che – non nuovo a tali esperienze – mette in votazione “di non procedere alla anticipata liquidazione della società”. Questo finale ordine del giorno ribalta l’ordine del giorno iniziale. L’assemblea approva all’unanimità il proseguimento dell’attività della Cra. Da quel momento, quell’assemblea di settant’anni fa è ricordata come “l’assemblea del salvataggio”.

Oggi l’allora Cassa Rurale ed Artigiana, poi dal 1999 Banca Valdichiana, non esiste più. Adesso si chiama Banca Tema ed è un piccolo colosso con filiali dalla Valdichiana al mare… E’ però ancora viva nel ricordo e nella “funzione sociale” esercitata, che ha portato nel comune di Chiusi e e nei comuni vicini tante belle iniziative e realizzazioni, ancora operanti a favore delle comunità cittadine.

Ai neo componenti il cda di Banca Tema, che ne ereditano il passato, l’augurio di “realizzare un comune beneficio, rifuggendo dal conseguimento di un lucro personale, per assumere invece il carattere di pubblica utilità”, come scriveva Ilvo Capecchi, storico delle casse rurali. Agli ex amministratori di Banca Valdichiana, che ora siedono del cda di Banca Tema, l’augurio di raccogliere il testimone di quell’assemblea del 1952 che rese  “differente per responsabilità” l’allora banchina-cassa rurale ed artigiana.

Severino Mignoni   

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