26 GIUGNO: CHIUSI CELEBRA LA LIBERAZIONE DELLA CITTA’. PRESENTE L’AMBASCIATRICE DEL SUDAFRICA
CITTA’ DELLA PIEVE, IL SINDACO RICORDA LA LIBERAZIONE ALLA PROCESSONE PER I SANTI PATRONI
Settantotto anni fa, in questi giorni di giugno del 1944 questo territorio era un capo di battaglia. Le truppe alleate, sostenute logisticamente dai partigiani locali, avanzavano inesorabilmente da sud verso nord. Gli occupanti tedeschi, aiutati dai fascisti, resistevano per organizzare la ritirata. Bombardamenti a tappeto sulla linea ferroviaria, cannoneggiamenti sui centri abitati, battaglie strada per strada fino alla liberazione, uno dopo l’altro di tutti i paesi della zona. Il 19 giugno Città della Pieve, il 24 Sarteano, il 26 Chiusi, il 29 Chianciano, Montepulciano e Castiglione del Lago…
Si combatté duramente a Ponticelli, a Città della Pieve centro, a Chiusi, sulle colline del Trasimeno tra Chiusi e Castiglione del Lago e poi nel centro storico del paese lacustre. Centinaia di morti tra i soldati e anche tra i civili…
Domenica scorsa 19 giugno, al termine della processione per i santi patroni Gervasio e Protasio, a Città della Pieve il sindaco Fausto Risini, ha ricordato la liberazione della città, avvenuta proprio nel giorno delle celebrazioni patronali (qualcuno vi volle vedere una sorta di prodigio). Lo ha fatto con un discorso sul sagrato della cattedrale, in modo alquanto informale, e senza alcun risalto istituzionale o crismi di ufficialità. E anche senza alcuna pubblicità preventiva. Risini ha insomma utilizzato l’occasione della Processione solenne, per ricordare il sacrificio dei “liberators” alleati e l’apporto dei partigiani della Brigata Risorgimento che nei tre mesi precedenti aveva operato sul Monte Pausillo, compiendo varie azioni di sabotaggio delle linee nemiche e fornendo appoggio logistico e informazioni alle truppe britanniche. Una celebrazione della liberazione al minimo sindacale, insomma, ma comunque non dimenticata.
Domenica prossima, 26 giugno a Chiusi è prevista invece una celebrazione ufficiale con deposizione di corone d’alloro ai monumenti ai caduti a Montallese, Macciano, Rione Carducci, Chiusi Scalo (Piazza Dante e Piazza Garibaldi), Chiusi città (Piazza Vittorio Veneto e Largo Cacioli) e anche alla stele che ricorda partigiani e garibaldini, inaugurata lo scorso 25 aprile al cimitero del capoluogo. Qui verranno ricordate le figure dei partigiani caduti, compresi Pietro Guazzini e Jospeh Klucine, detto “il polacco”, rimasti vittime del “fuoco amico” e dell’assurdità della guerra. Due combattenti, uno chiusino e uno venuto da lontano, protagonisti di due pagine oscure della guerra di liberazione verso i quali Chiusi ha indubbiamente un debito di memoria.
Al teatro Mascagni, dove una lapide ricorda la sanguinosa battaglia corpo a corpo tra tedeschi e sudafricani, alla deposizione della corona e alla cerimonia commemorativa parteciperà, insieme al sindaco e alle autorità locali, anche l’ambasciatrice del Sud Africa in Italia Nosipho Nausca Jean Jezile.
Nel 1994 tornarono a Chiusi alcuni reduci sudafricani della battaglia. E anche successivamente qualcuno è tornato a rivedere i luoghi in cui combatté contro i nazifascisti. Difficile oggi che ci sia ancora qualcuno in vita e in ogni caso avrebbe quasi 100 anni. Toccherà all’ambasciatrice rappresentarli.
All’iniziativa promossa dal Comune partecipano, come sempre, la Filarmonica Città di Chiusi, la locale sezione ANPI “Tiradritti” e Primapagina.
Il giro comincerà alle ore 8, a Montallese e per terminate intorno alle 11,30 al Teatro Mascagni dove la battaglia di Chiusi verrà rievocata anche con una rappresentazione scenica a cura della Fondazione Orizzonti.
Negli anni scorsi, dal 2014 al 2019 su proposta di Primapagina, il Comune aveva istituzionalizzato la visita ai cimiteri di guerra del Commonwealth per rendere omaggio ai giovanissimi soldati alleati che caddero a Chiusi e dintorni per la nostra libertà. Molti non avevano ancora 20 anni e venivano appunto dal Sudafrica, volontari nell’esercito britannico. Ma in Valdichiana combatterono anche inglesi, canadesi, indiani. In Valdorcia anche americani, francesi, marocchini.
Sono stati visitati i war cemeteries di Orvieto, Foiano della Chiana, Petrignano di Assisi, Bolsena. Quest’anno l’omaggio ai liberators avverrà nel luogo stesso della battaglia, il teatro Mascagni, nel quale sono rimaste indelebili alcune tracce di sangue di quella carneficina.
Chiusi fu liberata il 26 giugno, dopo 5 giorni di battaglia durissima. La città ne uscì a pezzi, più di 100 morti tra i civili, alcuni fucilati o trucidati per rappresaglia, altri caduti sotto le bombe o colpiti da schegge vaganti, per l’esplosioone di mine. Il centro storico minato e con il 90 % di edifici lesionati, la stazione rasa al suolo, più di 2.500 sfollati, circa 200 morti tra i militari alleati e tedeschi. Questi ultimi erano i famigerati paracadutisti della Herman Goering.
Ci auguriamo che la cittadinanza partecipi alla celebrazione perché sebbene siano passati tanti anni e i protagonisti e i testimoni diretti di quegli eventi non ci siano più o siano rimasti pochissimi, la memoria non deve andare perduta. E’ giusto ricordare, è giusto non dimenticare, è giusto celebrare e rendere omaggio a chi diede il sangue e la vita per liberare questo territorio, ricordando, anche ai ragazzi di oggi, che quei combattenti avevamo la loro età, erano anche loro ragazzi di 20, 25, 30 anni… sia quelli in divisa che quelli che decisero di prendere le armi e andare in montagna.
Celebrare oggi la liberazione della città, avvenuta dopo battaglie come quella del teatro Mascagni nel ’44, aiuterà a capire meglio cosa è successo a Mariupol due mesi fa e cosa sta succedendo adesso a Kharkiv o a Severodonetsk in Ucraina. Ci piacerebbe che i neo 18enni che il 2 giugno hanno ricevuto in piazza una copia della Costituzione, partecipassero anche alla celebrazione della Liberazione della città, perché quella Carta, viene da lì, da quei giorni, da quelle battaglie, dalle scelte di tanti ragazzi di allora…
m.l.