UCRAINA: HA SENSO DIFENDERSI FINO ALLA MORTE? BEATO QUEL PAESE CHE NON HA BISOGNO DI EROI

giovedì 10th, marzo 2022 / 16:01
UCRAINA: HA SENSO DIFENDERSI FINO ALLA MORTE? BEATO QUEL PAESE CHE NON HA BISOGNO DI EROI
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“Non ho mai visto una guerra simpatica, tutte le guerre purtroppo provocano dei disastri mostruosi. E l’unico modo secondo me per evitare ulteriori sofferenze è che il contendente più debole si renda conto della propria debolezza e a un certo punto chieda la sospensione dei combattimenti”. In altre parole, “credo che l’Ucraina stia sbagliando nel difendere l’indifendibile. Visto e considerato che il contendente, cioè la Russia, è notevolmente più forte”. A parlare così è il noto giornalista Vittorio Feltri, penna di punta della destra italiana, nella trasmissione di Barbara Palombelli su Rete 4.

Per Feltri non ci sono dubbi: il presidente ucraino Volodymyr Zelensky deve dimettersi e far cessare la guerra: “Mi domando per quale motivo non si renda conto delle sue difficoltà e non cessi di sottoporre il suo popolo a sofferenze inenarrabili. Il “simpatico presidente comico dell’Ucraina”, dice Feltri ricordando il passato di Zelensky, “deve capire che la lotta è impari e non può che finire male. Meglio finirla subito, anche se sarebbe stato meglio finirla il primo giorno. Se Zelensky se ne fosse andato fuori dai piedi, visto che non gli mancano i soldi per vivere bene per cento anni, la questione ucraina sarebbe già risolta”.

In studio ribattono che lui e il popolo ucraino invece vogliono resistere…  “Eroismo, patria, onore, sono bei discorsi però di fronte ai morti tutto questo non serve a niente”, conclude Feltri, aggiungendo: “Si poteva evitare una strage, non è stato fatto per l’onore. Mi sembra una scemenza”.

Ecco, io personalmente non condivido niente di ciò che di solito scrive Vittorio Feltri, ho sempre considerato il suo modo di fare giornalismo un modo abbastanza barbaro e becero. Per i suoi titoli su Libero, è stato anche “censurato” più volte dall’Ordine del Giornalisti.  Su questa vicenda della Guerra in Ucraina e sulla resistenza degli ucraini però mi trova d’accordo. E’ dal primo giorno di guerra che vado scrivendo su queste colonne del rischio che la resistenza ad oltranza degli ucraini, per quanto coraggiosa ed encomiabile ha poche chances di vittoria e rischia di finire in una carneficina sia per i “resistenti” che per i civili.

Nella medesima trasmissione, Luciano Violante, ex presidente della Camera, Pd, ha provato a ribattere che le nostre democrazie occidentali, quella italiana e quella francese per esempio, sono nate dal sangue di chi ha resistito, anche con le armi, che si può morire per l’onore, per la coerenza, per la patria… Sì, ma anche quando le speranze di spuntarla sono poche o nulle? E i rischi di un massacro e di una escalation che potrebbe coinvolgere tutta l’Europa e non solo, molto alti?

Nel ’39 divenne proverbiale la domanda di un giornalista socialista francese (poi diventato collaborazionista e filonazista) se valesse la pena di “morire per Danzica” (la scintilla che diede il via all’invasione tedesca della Polonia e alla Seconda Guerra Mondiale)… Oggi Feltri si chiede se valga la pena – per gli ucraini – morire per Zelensky…

Pur apprezzando l’afflato patriottico, il coraggio, l’abnegazione dei cittadini ucraini che si sono arruolati nella “resistenza”, mettendo a rischio la propria vita ed esprimendo loro tutta la mia solidarietà umana e politica per l’aggressione subita, penso che a volte, oltre al coraggio serva anche la saggezza, il realismo (quello politico e quello umano).

Beato quel Paese che non ha bisogno di eroi, diceva Bertolt Brecht. Ecco, io gli ucraini aggrediti, coi quali sono solidale, quelli in armi e i civili che tentano di fuggire, li preferisco vivi, piuttosto che eroici martiri. E preferirei che restassero vivi anche i giovani soldati russi.

Odio i nazisti, quelli dell’Illinois e anche tutti gli altri, ma vorrei che alla fine se la cavassero anche i miliziani del battaglione Azov che per 8 anni hanno fatto pulizia etnica nel Donbass e adesso difendono Mariupol e le zone vicine al Mar Nero come effettivi dell’esercito ucraino. Mi piacerebbe che fosse riconosciuto il loro “lavoro sporco”, che fossero messi in condizione di non nuocere. Ma che restassero vivi, pure loro.

La politica è spesso una cosa poco pulita, talvolta è avvelenata dalla polarizzazione delle posizioni, dal nazionalismo, dal sovranismo, dalle ideologie estremizzate, ma la guerra, che è politica con altri mezzi, è molto peggio, la guerra è una schifezza per tutti. Ma per alcuni è peggio che per altri. Soprattutto quando è impari. Aveva ragione il solito Brecht:

La guerra che verrà non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.

m.l.

 

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