31 ANNI FA CHIUDEVA I BATTENTI IL PCI E NASCEVA IL PDS. C’ERA UNA VOLTA IL PARTITO DEI SINDACI. ORA COSA C’E’?

giovedì 03rd, febbraio 2022 / 16:31
31 ANNI FA CHIUDEVA I BATTENTI IL PCI E NASCEVA IL PDS. C’ERA UNA VOLTA IL PARTITO DEI SINDACI. ORA COSA C’E’?
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Il 3 febbraio 1991, al termine del  XX ed ultimo Congresso del Pci, nasceva a Rimini il P.D.S. (Partito Democratico della Sinistra). Le lacrime di Occhetto, ricordate? Ecco, quello fu l’inizio della fine. Da lì in poi la frana della sinistra sarebbe stata inarrestabile.  Dal Pds, ai Ds, al Pd, una discesa sempre più rovinosa. Uno smottamento continuo verso derive sempre più centriste, moderate, molli come il limo delle paludi. Consensi in calo, folle oceaniche di orfani ad ingrossare il “non voto”, l’irresistibile ascesa di una classe politica nuova, ma senza ideali, senza cultura senza fantasia, nata e cresciuta sull’onda del “riflusso” prima e del renzismo poi. Pochissime le eccezioni. In generale un trionfo di terze e quarte file… Ministri, presidenti di regione, segretari di partito a livello comunale provinciale che 10 anni prima avrebbero fatto sì e no il capo-cellula. Forse (ma non è detto) il responsabile della cucina alla festa de l’Unità…
Prima… c’era, ad esempio il “partito dei sindaci”. Che era un partito nel partito. E la punta dell’iceberg. Quella che faceva stare il partito in prima linea. Perché i sindaci di prima, quelli cioè, di prima del 1991, erano sì i front men delle amministrazioni locali, ma errano al tempo stesso classe dirigente, erano, per dirla più chiaramente, dirigenti essi stessi del partito. E con il partito facevano corpo unico. Parlo dei tempi del Pci, in parte anche dei tempi del Pds-Ds…
In questo territorio, che era sì periferico, ma era anche uno dei “più rossi” d’Italia e quindi in prima linea per quella che era l’imagine della sinistra di governo, negli anni ’70-80 si affermò una classe dirigente che aveva nei sindaci la punta di diamante. In quegli anni il partito elaborava e le amministrazioni locali mettevano in pratica ciò che il partito elaborava. Non solo ma cercavano anche di rispondere, a livello locale, alle sollecitazioni che arrivavano da riforme nazionali. E così alla riforma sanitaria del ’78, si tentò di rispondere con la costituzione dei consorzi socio sanitari, che anticiparono la nascita delle Asl. Con il consorzio per il termalismo sociale si cercava di rispondere alla estromissione delle cure termali dal servizio sanitario nazionale, provando a salvare il salvabile… Nacquero in quegli anni le Associazioni Intercomunali, le Comunità Montane… In questa zona a cavallo tra Umbria e Toscana cominciò a farsi strada l’idea di territori omogenei e integrati capaci si superare la crisi delle province e la distanza dalle Regioni. E’ tra la metà degli anni ’70 e la metà degli ’80 che si fanno strada l’idea della “Città Valdichiana” sul versante senese e del “Comprensorio del Trasimeno” sul versante umbro. I sindaci di allora furono i principali protagonisti di quei processi. Francesco Colajanni e poi Pieroi Di Betto a Montepulciano, Giancarlo Laurini a Chiusi, Albo Fregoli e Maria Teresa Fè a Chianciano, Vera Petreni a Pienza, Athos Meiattini a Trequanda, Sirio Bussolotti a Cetona, Riccardo Mariotti a San Casciano Bagni, Lori Cateni a Sinalunga… per fare qualche nome per la zona Valdichiana. Palmiro Govagnola e Danilo Fonti a Città della Pieve Massimo Bianchi a Piegaro, Giancarlo Faltoni, Fiorello Primi a Castiglione del Lago, Mencarelli e Brilli a Panicale, per l’area del Trasimeno. Stefano Cimicchi ad Orvieto…
Tutte figure che non possono essere catalogate solo come sindaci. Tutti erano anche dirigenti di primissimo piano del partito (quando si chiamava Pci, poi anche con il nome Pds e Ds). E in questo quadro si possono tranquillamente annoverare molti dei loro successori e anche alcuni socialisti (Doricchi a Cetona, Olivieri a Montepulciano, Norrito a Chianciano), animati dalla stessa tensione e prospettiva…
Le generazione dei sindaci anni ’70-80 veniva dopo quella dei sindaci/dirigenti-mezzadri o figli delle lotte mezzadrili degli anni ’50-60 (i vari Rosati, Canestrelli a Chiusi, Baccheschi a Torrita,  Morgantini a Sarteano, Massoni a Montepulciano, Giuliacci a Cetona..), era una generazione “urbana” cresciuta e formatasi nelle lotte studentesche o nelle fabbrichette della zona, ma soprattutto in quella “scuola di formazione” che erano le sezioni del partito, dove avevano fatto esperienza comunitaria, gavetta… Luoghi come la Casa del Popolo di Moiano erano una piccola Università, in tal senso.
Poi cosa è successo? E’ successo che dopo la fine del Pci è cominciata la gara a smarcarsi. Ad accreditarsi come… diversi. E’ stata escogitata a livello nazionale l’elezione diretta del sindaco. E da lì la personalizzazione della politica e il progressivo svuotamento del ruolo dei partiti. Pur rimanendo tutti legati a doppio filo con il partito-casa madre, i sindaci successivi, nella maggioranza dei casi hanno lavorato più per sé sessi, per la propria immagine, e la propria carriera che per l’ideale, per il partito che li esprimeva… E’ cominciata la stagione dei cambi di casacca, dei corpi estranei assurti al ruolo di number one, la stagione delle primarie (escamotage per far eleggere sindaci graditi agli avversari) e da le ubriacature centriste, la democristianizzazione latente o conclamata, gli smottamenti, e infine le debacle…  Chianciano che dopo sindacature piuttosto improbabili tracolla e passa alla destra; Città della Pieve che elegge Fausto Scricciolo, bravissima persona e tecnico più che affidabile, ma corpo totalmente estraneo al Pd in cui è entrato sull’onda della rottamazione renziana, poi lo abbandona, aprendo la strada ad una lista civica filoleghista… Montepulciano che con Andrea Rossi, figura di grandi capacità e di ottimi risultati, lavora soprattutto per sé stessa, dimenticando e mettendo da parte le antiche suggestioni unitarie del territorio…
Dalla metà degli anni ’90 è passata ed ha prevalso la linea ognun per sé Dio per tutti. Con qualcuno che è stato bravo (Rossi) e altri molto meno. Salvo per fare gli affari propri, nel senso delle loro personali carriere, su quel versante sono stati bravi in tanti…
La deriva personalistica e sempre meno politica è cominciata, comunque, molto tempo fa. Con i Ciarini, i Ceccobao, i Dionori… In buona misura è dovuta anche alla legge elettorale, all’elezione diretta che favorisce nell’immaginario collettivo l’identificazione con la persona più che con l’idea che essa rappresenta. L’impovermento dei partiti ha fatto il resto.
Oggi, 2022, 31 anni dopo il Pci, 15 anni dopo la nascita del Pd, cosa rimane sul terreno? Rimane un tessuto politico sfilacciato. Un partito pressoché  inesistente e sindaci che vanno avanti senza più un’idea comune. Una linea condivisa. Un tempo i sindaci citati, ma anche i loro successori, si conoscevano bene, si frequentavano, si incontravano spesso, anche al di fuori delle occasioni ufficiali. E non solo entro i propri confini. Oggi la situazione è molto diversa, perché è diversa la situazione dei partiti e del Pd in particolare. Ma anche i sindaci, i front men, non sono più come quelli di qualche anno fa. Siamo sicuri che si parlino tra loro? Dovrebbero, ma… lo fanno?  E perché non lo fanno?
Perché non c’è più l’abitudine, la consuetudine a farlo, perché costa fatica, perché non c’è un partito che fa da collante e da luogo fisico di incontro e confronto. Perché la generazione che “comanda” attualmente non ha la curiosità di andare a cercare il pelo nell’uovo e si limita a gestire, se va bene, l’esistente. E’ una generazione di amministratori “scolastici”. Più ragionieri che politici. E con bandiere molto sbadite, in modo che vadano bene per tutte le stagioni. Tutte brave persone, ci mancherebbe, ma piuttosto asettiche, politicamente parlando. Gente che raramente dice la sua sui grandi e piccoli temi sul tappeto, che “gestisce”, non dirige, non detta e neanche discute una linea…
Oggi, sull’onda della vecchia Associazione Intercomunale, c’è l’Unione di Comuni, nella quale qualcosa si discute, ma… quante volte – per dire – il sindaco di Chiusi – ha incontrato negli ultimi mesi il suo collega di Sinalunga? eppure Chiusi e Sinalunga sono due paesi “speculari” con problematiche comuni. I due sindaci sono entrambi del Pd…  Sonnini ha mai incontrato, da quando è sindaco, Matteo Burico, Fausto Risini o Roberto Cottini? Il discorso vale anche anche al contrario., naturalmente. Quante volte il sindaco di Torrita ha incontrato quello di Sarteano o il dirimpettaio aretino di Cortona?  Nel Trasimeno i sindaci ultimamente si stanno muovendo unitariamente sulla sanità, e non è poco, ma su altri temi neanche si “annusano”…
Qualcuno dirà che il Pd non è il Pds e tantomeno non è il Pci. Che il mondo è cambiato. Che il quadro istituzionale è cambiato. Che la politica oggi si fa in modo diverso…
Questo è il tema: come si fa politica oggi? qualcuno senza dubbio la fa. E determina le situazioni e le scelte. Ma chi è questo qualcuno? E dov’è che decide?
m.l.
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