UMBRIA: PER POTENZIARE I REPARTI COVID CHIUSE LE CHIRURGIE DI ASSISI, UMBERTIDE E CASTIGLIONE DEL LAGO. SALE LA PROTESTA.

mercoledì 29th, dicembre 2021 / 14:38
UMBRIA: PER POTENZIARE I REPARTI COVID CHIUSE LE CHIRURGIE DI ASSISI, UMBERTIDE E CASTIGLIONE DEL LAGO.  SALE LA PROTESTA.
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ANCHE LA GESTIONE DELLA QUARTA ONDATA FA ACQUA. ALLARME DEI DOCENTI: SCUOLA AMCORA PENALIZZATA
Perugia, 29 dicembre 2021 – “Al fine di sopperire alla mancanza di personale e avendo deciso di aggiungere 14 posti letto Covid presso l’ospedale di Città di Castello, 8 per degenze ordinarie e 6 semi intensive, la Regione arriva a chiudere le chirurgie di tre ospedali territoriali, penalizzando così oltre 200 mila cittadini che vivono nei comprensori di Assisi, Trasimeno e Umbertide”. Lo rende noto Simona Meloni,  capogruppo del Partito Democratico in Regione.
“Siamo ormai di fronte a scelte – sottolinea Meloni – che lasciano davvero attoniti, che preoccupano e indignano i cittadini e gli operatori della sanità, perché compiute dagli stessi amministratori regionali che a suo tempo non hanno voluto procedere con le dovute assunzioni e adesso si ritrovano, ancora una volta, a dover tirare una coperta rimasta troppo corta per tutti. Questa volta sono stati sacrificati gli ospedali di Assisi, Castiglione del Lago e Umbertide, ma di questo passo non può essere esclusa la progressiva paralisi dei servizi erogati dal resto della rete ospedaliera territoriale”.
La capogruppo del Pd spiega: “Se il trasferimento, in mobilità d’urgenza, di 13 infermieri e 8 operatori socio sanitari presso l’Ospedale di Città di Castello arriva a comportare la chiusura di tre chirurgie, significa che, di questo passo, il sistema territoriale non sarà più in grado di continuare a dare risposte alla domanda di salute dei cittadini. Chiediamo pertanto – conclude – di rivedere tale decisione e di procedere subito con assunzioni straordinarie a tempo determinato e con mobilità straordinarie che non arrivino a mettere a rischio i servizi essenziali come quelli chirurgici”.
D’altra parte non è che siccome siamo la variante Omicron del Covid dilaga, tutte le altre patologie e con esse la necessità di risposte efficaci e rapide da parte degli ospedali, vadano in vacanza. Non ci si ammala e non si muore di solo covid. E anche le attività chirurgiche programmate, non di urgenza, sono necessarie e in molti casi non possono essere rimandate all’infinito o a data da destinarsi, perché ciò può causare l’aggravamento della patologia e delle condizioni del paziente, con ripercussioni negative sulla salute e anche sulla qualità della vita del paziente stesso…
La situazione della sanità in Umbria sta diventando ogni giorno più complicata. La “ricetta alla veneta” dell’assessore regionale Coletto non solo non ha risolto o invertito la tendenza rispetto alle criticità precedenti, ma le ha aggravate tutte, allontanando sempre più la risposta sanitaria dai cittadini e dalle loro esigenze.
Sui social, oltre all’allarme lanciato da Simona Meloni, compaiono appelli ad una mobilitazione generale. I sindaci di Città della Pieve, Panicale e Castigllione del Lago, a nome e per conto di tutti i sindaci del Trasimeno più Corciano hanno protestato la mattina di Natale davanti al palazzo della Regione, adesso c’è anche chi chiede, come il sindacalista Vasco Cajarelli, di fare “una grande manifestazione popolare dei sindacati, sotto alle finestre della Regione”.
La chiusura delle tre chirurgie di Assisi, Castiglione del Lago e Umbertide può essere la goccia che fa traboccare il vaso. La misura è colma da un pezzo.
Ma anche la gestione della pandemia e della quarta ondata fa acqua da tutte le parti e rischia di avere ripercussioni negative su diversi fronti. Uno è senza dubbio quello della scuola. Scrive Lucia Annunziata, docente del Liceo Calvino di Città della Pieve:

“A quanto pare, rèsasi conto della impraticabilità, oltre che della impopolarità, del precedente provvedimento , la composita accolita preposta alla Sanità umbra ha pensato di correre presto ai ripari, emanando una integrazione alla nota già pubblicata.
A questo punto si specifica che “il contatto di almeno 4 ore per identificare il contatto stretto è riferito ai soli docenti/Ata e non anche agli studenti”.
Dunque “il contatto per identificare il contatto stretto” è riferito ai soli soggetti che sono completamente vaccinati.
A parte le abominevoli e inconcludenti acrobazie linguistiche (chi ha concepito la frase meriterebbe la quarantena perpetua), l’unica cosa che risulta chiara è che la vicenda, da assurda che era, diventa adesso ridicola.
Docenti e personale, già obbligati al vaccino, ora andranno dritti dritti in una quarantena di 14 giorni se staranno per 4 ore in una classe in cui c’è un positivo.
Ma tutti sanno che il personale Ata è sostanzialmente escluso dal provvedimento perché il caso ipotizzato (4 ore in classe? E quando mai?) non si verifica in nessun modo.
Dunque l’unica categoria che ha qualche possibilità di essere ancora colpita dal provvedimento rettificato è quella dei docenti.
Ma quale sollievo può dare ai centri congestionati delle Asl evitare qualche tampone alla sola categoria dei docenti? L’incidenza di eventuali tamponi ai docenti rispetto al numero di quelli necessari per gli studenti è minima.
E allora, in definitiva, quale resta la ratio di questo improvvido e rabberciato provvedimento? Appare evidente che per non fare la brutta figura di ritirarlo si è pensato di limitarsi a sparare sulla Croce rossa, e così dàgli addosso al docente plurivaccinato e magari negativo che non potrà nemmeno dimostrare di esserlo perché non avrà diritto ad un tampone di controllo. Viva l’Italia, viva la Sanità dell’Umbria leghista!”
Chissà se a Coletto e Tesei stanno fischiando le orecchie…
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