CHIUSI, COSA AVREI FATTO NEI PANNI DEL PD…

giovedì 20th, maggio 2021 / 11:34
CHIUSI, COSA AVREI FATTO NEI PANNI DEL PD…
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CHIUSI – La nomina di Marco Nasorri a coordinatore provinciale di Sinistra Civica ed Ecologista, ovvero la “gamba sinistra” della coalizione che ha sostenuto Giani alle regionali sposta un po’ gli equilibri pre-elettorali chiusini, perché posiziona i Podemos dall’area dell’opposizione a quella potenzialmente di governo. L’operazione Nasorri sembra fatta apposta e forse consigliata dal Pd, per poter stringere una alleanza che con Possiamo versione original sarebbe più complicata. Con Sinistra Civica ed ecologista è più facile e sarà anche più facile imbarcare pure Italia Viva, che non può dire di no essendo già in coalizione in regione, mentre invece con Possiamo, dati i trascorsi burrascosi,  avrebbe avuto qualche remora, peraltro ricambiata.

Come ho già scritto ieri, più che una “ricomposizione” della sinistra locale (che sarebbe dal mio punto di vista del tutto auspicabile), a me sembra un riposizionamento utilitaristico. Un matrimonio non per amore o corrispondenza di sentimenti comuni, quanto per mero interesse. Quello della sopravvivenza e della visibilità. Con l’intento per il Pd di rimpiazzare i voti che potrebbe perdere a causa della fronda (diaspora?) dei sostenitori di Bettollini e non regalare ad altri i voti di Scaramelli e Italia Viva; per i Podemos invece quello di non scomparire nel nulla e provare a incidere di più entrando in maggioranza, anche come suggello della defenestrazione del sindaco uscente. Questa è la mia personale impressione, suffragata, mi pare da fatti piuttosto precisi.

Certo, al punto in cui siamo, almeno il Pd tante altre strade davanti non ne ha.

I Podemos dal canto loro avrebbero potuto anche scegliere di mantenersi “all’opposizione del sistema” magari cercando una alleanza strutturale, che nei fatti si è verificata più volte, con il M5S, oppure cercando di “orientare” un po’ più a sinistra l’eventuale lista civica trasversale che potrebbe nascere dall’iniziativa di Giorgio Cioncoloni, Alessandro Bologni e altri… Sarebbero stati entrambi sbocchi, diciamo così, più naturali, rispetto ad un patto con il Pd. Anche con un Pd senza Bettollini e senza scorie renziste, ma pur sempre il Pd di Giani, e anche di Ceccobao, di Ciarini e della maggioranza attuale che governa il Comune. Stesso identico discorso vale, a mio parere per i 5 Stelle. Per il Pd al contrario c’è una ragione di opportunità, di convenienza, di utilità. Questo è evidente e anche comprensibile. Da solo o solo con i socialisti non è più sicuro di vincere le elezioni, qualche sponda la deve per forza trovare, anche perché rispetto al 2016 c’è da tener conto dell’ennesima scissione (quella di Scaramelli e Italia Viva che alle regionali ha portato via 500 voti tondi) e della possibile diaspora dei bettolliniani, che potrebbe risolversi in una lista contro, ma anche in una secessione, uno sciopero del voto, come è successo altre volte…

 “Ma, secondo te, il Pd cosa avrebbe dovuto fare?” mi son sentito chiedere più volte, l’ultima proprio stamattina, da un amico non chiusino che segue le vicende chiusine con attenzione.  Secondo me – ho risposto – avrebbe potuto (e dovuto) fare il contrario di quello che ha fatto. Cioè invece di dichiarare guerra al sindaco, senza aver preparato per tempo e in modo concordato una alternativa, io avrei riconfermato Bettollini (il secondo mandato di solito non si nega a nessuno), cercando di ottenere un maggior peso della politica e del partito nei processi decisionali, per evitare l’uomo solo al comando, avrei chiesto di affiancare a Bettollini una figura che potesse supportarlo e nello stesso tempo potesse fare rodaggio vero, magari come vicesindaco, per poi presentarsi tra 5 anni come il successore naturale, con alle spalle la giusta esperienza. Come partito avrei chiesto anche una lista di candidati non a immagine e somiglianza del sindaco, ma scelti insieme a lui in modo che il partito, che è oggi diverso da quello del 2016, fosse rappresentato nelle sue varie sensibilità. Tutto ciò anche impostando un programma condiviso di cose concrete e fattibili nell’ottica di un approccio più green e di sinistra. Per rilanciare il ruolo stesso del Pd come catalizzatore e soggetto irrinunciabile della sinistra locale, aperto ad altre sensibilità, ma non più annacquato, ibrido, incartato nelle sue contraddizioni e nei suoi difetti di fabbrica. E sulle cose da fare e sull’approccio green avrei provato ad aprire un ragionamento con Possiamo. Questo avrei fatto, nei panni del Pd. Avrei cercato di ricomporre, di unire, invece che di sparigliare e frantumare quel poco che è rimasto, come è avvenuto da luglio 2020 a questa parte. Avrei giocato a fare la pace, invece che la guerra fredda.

Ma io sono un commentatore, non il segretario del Pd. La segretaria è Simona Cardaioli, donna per bene e rispettabilissima e di sinistra, la quale però, come dirigente, ha fatto un disastro senza precedenti, ha spaccato il Pd come un cocomero, piegandolo a logiche di rivincita e di vendetta di esponenti a suo tempo rottamati, al ritorno in auge di un passato a cui forse lei stessa è rimasta legata e affezionata, ma che è davvero pieno di ruggine e incrostazioni. E così facendo ha esposto il Pd al rischio sconfitta elettorale e la città al rischio di una avventura amministrativa. Perché una cosa è l’alternanza tra forze politiche (che a volte può essere pure salutare), altra cosa è invece la vittoria non impossibile di una lista improvvisata e raffazzonata fatta da gente che si è contrapposta e combattuta per anni e che non ha alcun background comune, se non la voglia di dare una spallata a chi c’è adesso, un aggregazione con dentro la destra, anche quella più becera, per di più senza alcun riferimento sovra comunale cui appoggiarsi.

Ovviamente in caso di vittoria di una lista civica trasversale non cadrebbe il  mondo. E’ già successo in altri comuni della zona. Ma i risultati non sono stati esaltanti. Tutt’altro. Il cambio auspicato non si è visto, da nessuna parte.

Al momento il quadro politico chiusino è ancora molto nebuloso. Ci sta che da qui a settembre alcune cose possano cambiare. Che qualcuno rinsavisca, che qualcuno cambi strada e qualcun altro si sfili dal gruppo in cui sembra intruppato adesso. Bettollini è il collante che tiene uniti i suoi detrattori, quelli interni al Pd e quelli esterni ad esso, ma al momento è fuori gioco, si è chiamato fuori dalla corsa, ma è ancora al pezzo e sta portando a casa risultati (vedi l’hub vaccinale). Resta un convitato di pietra. Uno spettro che fa paura, perché molti temono che possa tornare in ballo negli ultimi chilometri.

Ieri sulle strade di Chiusi è passato il Giro d’Italia, una tappa splendida decisa negli ultimi 35, sugli sterrati intorno a Montalcino. Tanta polvere e corridori molto forti a darsi battaglia. Nella corsa preelettorale di Chiusi più che altro è polvere.

m.l.

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