CHIUSI, LO SCREENING FUNZIONA: INDIVIDUATI 20 POSITIVI ASINTOMATICI… IL SINDACO INSISTE E RILANCIA: ADESSO VACCINO A TUTTI
CHIUSI – Il “modello-Chiusi” per il contenimento del covid e delle sue varianti sta facendo parlare tutta Italia e sta diventando un modello da emulare e seguire laddove il virus ha attaccato più duramente. Lo dicono anche anche virologi e scienziati, oltre che esponenti politici. Ieri mattina per esempio dagli schermi di una Tv regionale (Italia7) lo affermava il presidente del Consiglio regionale della Toscana Mazzeo e con lui anche il professor Francesco Menichetti, direttore del Cisanello di Pisa, che essendo umbro, lo diceva anche in relazione alla sua regione che con Chiusi confina. Questa mattina lo ha ripetuto u il Prof. Massimo Ciccozzi del Campus Biomedico di Roma, dallo studio di Unomattina, trasmissione di punta di Rai 1, che ha proposto un servizio da Chiusi con intervista al sindaco Bettollini. Il quale, però, come abbiamo anticipato due giorni fa, dopo la prima giornata di screening di massa, ha alzato la posta e l’asticella, chiedendo che al tracciamento (che ha già consentito di individuare, nei primi due giorni lunedì e martedì, con 1.800 tamponi, 20 positivi asintomatici) segua un ulteriore step. E che questo step non sia solo la chiusura della città in zona rossa e quindi un lockdown più rigido, ma una vaccinazione di massa.
Dopo il tampone a tutti, vaccino a tutti. Questo non come premio per essere stati bravi e responsabili partecipando allo screening Territori Sicuri, ma per aggredire il virus prima che lo faccia lui, isolarlo mettendo in sicurezza una comunità e di conseguenza tutte quelle limitrofe.
Il concetto espresso dal sindaco Bettollini è semplice: oltre alla vaccinazione per fasce di età e categorie, partendo da quelle più a rischio, come si sta facendo, va fatta anche una vaccinazione per territori più a rischio. Laddove le varianti al virus, più contagiose, hanno già fatto la loro comparsa, come è avvenuto a Chiusi.
L’esperto che era nello studio di Unomattina ha fatto presente che fare un vaccino richiede più tempo rispetto ad un tampone. Se per fare il tampone nel “campo base” di Chiusi bastano 2 minuti, per fare l’iniezione del vaccino serve almeno un quarto d’ora. Però la cosa sarebbe comunque fattibile, allestendo una struttura apposita, come sta facendo la Regione Toscana in questi giorni, con i “punti di vaccinazione” per gli under 55, nelle palestre, nei palasport, negli auditorium, oltre agli ambulatori medici.
Il modello-Chiusi sta rilanciando a livello nazionale la risposta che ha messo in campo ed è una risposta della sanità pubblica che si avvale anche dell’apporto della cittadinanza attiva. Cioè del concorso delle istituzioni territoriali (Comune e Regione), delle associazioni, del volontariato e nello stesso tempo della partecipazione ordinata, consapevole e civile della popolazione. Non solo dunque una risposta sanitaria, ma anche un modello sociale e culturale, che è il contrario dello smantellamento della sanità territoriale, della medicina di base, del sistema pubblico a favore di quello privato.
Lo stesso sindaco Bettollini, intervistato da 5 televisioni al giorno (oggi alle 16,00 arriva anche Report) appare molto sicuro e determinato nel ribadire e portare avanti questa sua richiesta. La Regione, con l’assessore Bezzini, il governatore Giani e la cabina di regia, lo ha supportato ed è probabile che sostenga anche l’esigenza dello step successivo. Qualcuno lo avrà già fatto, ma in ogni caso lo facciamo anche noi. la richiesta del sindaco di Chiusi la segnaliamo all’on. Susanna Cenni, unica deputata senese, in modo che la porti all’attenzione del ministro Speranza o di chi lo sostituirà, se il Governo Draghi andrà in porto e cambierà il front man del ministero della salute.
Lui, Bettollini tra qualche mese potrebbe non essere più il sindaco di Chiusi, il suo mandato è agli sgoccioli e non è ancora chiaro se alle prossime elezioni sarà della partita oppure no, ma in questa vicenda, con una emergenza che è diventata improvvisamente più emergenza che altrove, se l’è cavata bene, sia sul campo che davanti a microfoni e telecamere. Non ha fatto lo sceriffo, né il primo della classe, ha tenuto la barra dritta sul “prima di tutto a salute e la sicurezza dei cittadini”, poi ha fatto il sindaco di sinistra, valorizzando la sanità pubblica e la partecipazione sociale e chiedendo che il ristoro vero sia il vaccino a tutti e subito, per rimettere al sicuro la città e ripartire. Un lockdown prolungato, senza il vaccino, sarebbe l’unica medicina, ma potrebbe far morire il paziente.
m.l.
Chiedo umilmente senza spirito polemico, anzi, ma esattamente in cosa sarebbe un modello nazionale. È uno screening di massa che magari rispetto ad altri comuni ha avuto una grande risposta per merito dei cittadini, ma se si toglie il senso civico degli abitanti che hanno risposto in massa a differenza per esempio di comuni come Sinalunga, in cosa sarebbe il modello nazionale? Non seguo molto la tv, magari è stato spiegato. Grazie.
è scritto nell’articolo: risposta della sanità pubblica inseme alle istituzioni territoriali e alla cittadinanza attiva, e tracciamento a cui deve seguire vaccinazione di massa. Vaccino non solo per categorie e fasce di popolazione più a rischio, ma anche per aree più a rischio. Già il tracciamento nelle proporzioni raggiunte a Chiusi – grazie all’impegno di vari soggetti – è un “modello” per rintracciare il virus e circoscriverlo. Altrove ha funzionato meno (Sinalunga) o non è stato fatto (Umbria)…
Mi perdoni, sul fatto della risposta in massa niente da dire, ma non capisco perché lo screening dovrebbe essere un modello nazionale. È stato fatto in Toscana a Sarteano, Sinalunga, Capolona, Chiusi della Verna, Campo nell’Elba. Ripeto bravi i cittadini a rispondere ma di per sé Chiusi non ha inventato niente.
se legge gli articoli e non solo i commenti forse capisce meglio a cosa c si riferisce quando si parla di modello (comunque, il modello sta anche nella risposta che non è stata identica ovunque e nelle proposte che ne scaturiscono)
Mi pongo anche io la domanda che si fa il sig. Alessio Rossi. Lo screening di massa è stato fatto in tante altre regioni e territori dell’Italia. Anche la regione Marche ha riferito di essere stata la prima in Italia a fare lo screening di massa. Strano! Per non parlare poi dell’Alto Adige, Piemonte, Sardegna ecc. Tutti sono stati modelli nazionali. Cosa ci rende così differenti da tutti gli altri nostri connazionali? Siamo tutti di nuovo “in guerra” contro il virus e le sue mutazioni. Non basta andare in televisione per rifare il sindaco a Chiusi.