LA SINISTRA PUO’ GIOIRE PER LA VITTORIA DI BIDEN? SECONDO ME SI’

venerdì 13th, novembre 2020 / 12:06
LA SINISTRA PUO’ GIOIRE PER LA VITTORIA DI BIDEN? SECONDO ME SI’
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In America ha vinto Joe Biden. E Trump ha perso anche se lui dice di no. In effetti ha perso di poco: 74  milioni contro 69,3, nel computo totale. Ma il sistema elettorale americano è complicato ed è per questo che il conteggio è sempre piuttosto lungo e quasi mai senza scosse e contestazioni. Trump contesta. I suoi supporters pure e sfilano armati, come Rambo, nelle strade. Già questo sarebbe un elemento su cui focalizzare l’attenzione.

Lo dico: per fortuna ha vinto Biden. Che non è Che Guevara. E non è nemmeno Bernie Sanders. Biden è un anziano politicante di mestiere. Un deputato di lungo corso, è in Parlamento da più di 40 anni. E’ stato il vice di Obama. Se Sanders è il volto dell’ala “radical” e socialista del Partito Democratico, Biden ne è la faccia moderata e centrista. Qualcuno degli osservatori lo ha definito, per far capire meglio noi italiani, un classico democristiano, capace di adattare sempre la sua linea alla contingenza, con la barra ferma su un imperativo: la rincorsa al centro. Sembra un Veltroni di 15 anni più anziano. Ve lo ricordate Veltroni che voleva fare l’Ulivo mondiale con Clinton e Blair? Anche lui sembrava allora avere un volto più moderato e più rassicurante di D’Alema o Bertinotti. Ed era anche, per sua stessa ammissione, molto affascinato dagli Usa. Solo che Clinton e Blair erano ancora più moderati di lui…

Ma torniamo a Biden che adesso si trova a guidare un Paese diviso a metà, spaccato in due come una mela. L’america sguaiata, razzista, individualista che Trump ha rappresentato e portato in copertina negli ultimi 4 anni, è ancora lì, forte e agguerrita. Quella di Trump è un’America radicale, estremista. Lo è stata anche nell’ultimo anno, nella gestione dell’emergenza covid. Adesso il moderato Biden dovrà rispondere al radicalismo trumpiano e di destra con politiche diverse.

E dalle elezioni, ci raccontano anche amici e colleghi giornalisti che vivono e lavorano negli Usa, le elezioni hanno segnalato non solo la voglia di chiudere l’imbarazzante parentesi Trump, ma anche una richiesta di politiche sociali più spinte. Soprattutto a favore delle classi e delle fasce di popolazione meno abbienti e meno protette. Dal salario minimo, al potenziamento delle scuole pubbliche, dalla sanità gratuita al calmiere per gli affitti, dai diritti civili delle donne (aborto per esempio) a quelli delle minoranze e degli immigrati, fino alla legalizzazione delle droghe leggere. Senza dimenticare le politiche ambientali contenute nel manifesto ecologista di Bernie Sanders e un atteggiamento diverso verso gli eccessi della polizia e nelle carceri, soprattutto verso neri e ispanici. 

Le elezioni hanno visto la vittoria del ticket Biden-Kamala Harris, prima vicepresidente donna e per di più “colored”, ma anche l’elezione in blocco della “Squad” ovvero l’agguerrita pattuglia di deputate più radicali e di sinistra capeggiata dalla giovane Alexandria Ocasio Cortez, detta Aoc, che ha già criticato l’approccio di Biden sui “latinos”… La domanda di sinistra ha trovato anche una risposta di sinistra nel voto degli statunitensi.

E lo stesso Biden, nei suoi proclami in campagna elettorale e soprattutto nei primi discorsi da presidente eletto, sembra riconoscere questa necessità di cambiamento. Si dice che sarà solo un traghettatore, per poi lanciare Kamala Harris.

Joe Biden non è Bernie Sanders, l’ho già detto, ma secondo alcuni giornalisti “liberal” e di sinistra potrebbe anche rivelarsi un “Bernie light, che invece di bombardare matrimoni in Pakistan, dare la caccia a Edward Snowden in tutto il mondo o reprimere Occupy Wall Street, come ha fatto da vice di Obama, si dedichi alla redistribuzione della ricchezza”(Roberto Zanini, Il Manifesto), come chiede del resto la battagliera Aoc e buona parte del popolo che ha votato Partito Democratico. E che mai aveva votato in maniera così massiccia.

I 4 anni di Trump, con il suo estremismo, hanno fatto riemergere, per reazione, la sinistra americana. Anche il Partito Comunista, che è sempre stato minoritario, ma molto determinato e spesso più radicale degli stessi partiti comunisti europei, ha salutato la vittoria di Biden come una liberazione, come un “nuovo inizio”. In Italia invece la sinistra radicale è rimasta freddina rimpiangendo quasi l’isolazionismo di Trump che sul piano militare, almeno non ha prodotto nove guerre e con la vecchia convinzione che la parola sinistra, con gli Usa c’entri poco o nulla. 

Ovviamente non è così. La sinistra americana è diversa da quella italiana ed europea, ma c’è e c’è sempre stata. Ha espresso figure rilevanti e determinanti anche sul piano culturale, in passato e anche adesso. Non parliamo solo di attori, registi, scrittori, giornalisti e musicisti, ma anche di intellettuali come Rifkin a Chomsky, certo non meno influenti in termini di idee, di Zingaretti o Marco Rizzo.

Biden è stato uno di quelli che ha fatto resistenza al “Medicare for all” di Obama, cioè alla sanità per tutti e non solo per chi può pagare l’assicurazione, anche quando Rifkin, Chomsky e altri sostenevano invece la riforma del sistema sanitario, insieme a nuove ricette ecologiste e di cambio di paradigma…

Nel mezzo c’è stata la cura Trump però, un incubo, e quella deve aver fatto capire a tanti che anche gli Usa devono cambiare strada. Speriamo lo abbia capito anche Joe Biden.

Kamala Harris la sua vice, per esempio si è dichiarata contraria alla pena di morte, ha promesso una riforma del sistema penale che eviti l’incarcerazione di massa, soprattutto di neri; si è detta Favorevole all’aborto e ai diritti dei gay e quanto alla sanità ha dichiarato voler abolire le assicurazioni private in favore di una mutua pubblica. Anche la vice di Biden ha una storia personale “moderata”, legata al mondo accademico bianco (anche se ha origini jamaicane e indiane) ma sembra aver abbracciato un profilo abbastanza a sinistra, cosa che ha consentito alla coppia vincente di conquistare consensi anche tra quegli elettori democratici che avevano sognato Bernie Sanders alla Casa Bianca e che anche senza Sanders non vogliono rinunciare a sognare. Rispetto a Trump anche Biden-Harris vanno bene. Da lì si può ripartire. Del resto anche Togliatti, nel ’44, accettò il compromesso con i Savoia, pur di costruire il fronte comune antifascista e cacciare l’occupante tedesco…  E anche Prodi era un “classico democristiano”, eppure quando vinse con l’Ulivo contro Berlusconi gioimmo tutti… L’atteggiamento della sinistra Usa anche quella più radicale verso la vittoria di Biden, alla fine è una lezione di realismo politico, quasi una lezione gramsciana.

Marco Lorenzoni

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