CHIUSI, L’IMPRENDITORE ARRESTATO FIGURAVA NELLE LISTE IN APPOGGIO A DE LUCA ALLE REGIONALI IN CAMPANIA

giovedì 29th, ottobre 2020 / 17:28
CHIUSI, L’IMPRENDITORE ARRESTATO FIGURAVA NELLE LISTE IN APPOGGIO A DE LUCA ALLE REGIONALI IN CAMPANIA
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CHIUSI – La notizia dell’arresto di un imprenditore che aveva rilevato poco più di due anni fa un notissimo ristorante-albergo nei press del lago di Chiusi, per vari reati di natura fiscale, patrimoniale e tributaria, ma anche per presunte connessioni con le cosche calabresi e reati tipo contro la persona, tipo caporalato, sfruttamento del lavoro e violenza sessuale ha certamente destato scalpore nella zona di Chiusi. Non nuova a certe “infiltrazioni”, ma non assuefatta ad un tale fenomeno.

L’imprenditore in questione, tale Luigi Pergamo, 44 anni, E due dei suoi prestanome, secondo gli inquirenti avrebbero impiegato e reclutato, nell’ambito delle attività alberghiere gestite dall’associazione, manodopera in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori.Quest’ultimi hanno evidenziato, infatti, particolari condizioni alle quali erano chiamati a sottostare: paghe di circa 500,00/800 euro al mese per prestazioni di lavoro di 10/12 ore al giorno, senza riposo settimanale, senza ferie né versamento di contributi. Alcuni dipendenti non sono mai stati retribuiti e due donne hanno anche denunciato episodi di violenza sessuale da parte del datore di lavoro.

In due precedenti articoli sull’argomento abbiamo già messo in evidenza come questo episodio sia solo l’ultimo di una serie che è cominciata almeno all’inizio degli anni ’90. Quindi non è un fulmine  a ciel sereno.

A tal proposito abbiamo ricordato il sequestro da parte della Magistratura di un complesso edilizio, un vecchio mulino ristrutturato a scopo di renderlo una struttura ricettiva, avvenuto nel 2010 e la richiesta del sindaco di Chiusi del 2018 di acquisire quell’immobile ad uso pubblico. In quel caso l’immobile in questione era stato sequestrato ad una società facente capo ad un ex parlamentare del Polo delle Libertà ed ex sindaco di centro destra di Afragola, tale Vincenzo Nespoli. La qual cosa testimoniava ancora una volta l’intreccio tra politica, affari e malaffare.

Il caso di ieri, con l’arresto di Luigi Pergamo ci dice che l’intreccio di cui sopra ancora esiste ed è molto trasversale. Pergamo, il proprietario dell’albergo-ristorante di Chiusi, risulta essere infatti il presidente nazionale della Lega per l’Italia, una costola del salvinismo del Sud, poi staccatasi dalla Lega Nord e in totale stile trasversale e trasformista, alle recentissime elezioni regionali in Campania figurava tra i candidati del Partito Repubblicano Italiano, in appoggio al candidato presidente Vincenzo De Luca, del centro sinistra. Per la precisione al n.2 della lista Pri nel Collegio di Napoli e al n.3 nel collegio di Caserta. Per la cronaca quella del Pri, tra le liste collegate a De Luca, ha preso meno voti di tutte: solo 5.745, pari allo 0,2%, senza ottenere alcun seggio.

Ma elezione o no, Luigi Pergamo faceva parte dei candidati su cui poteva contare il vulcanico governatore della Campania tanto caro al comico Maurizio Crozza che ne fa una straordinaria imitazione…

Per il centro sinistra locale un motivo in più di riflessione intorno al tema delle infiltrazioni malavitose. Bettollini ha già dichiarato che nel 2018, lui non partecipò, sebbene fosse stato invitato, all’inaugurazione della nuova gestione del ristorante rilevato da Pergamo, La Fattoria, nelle vicinanze de lago di Chiusi. Ma altri a quella inaugurazione ci andarono. Anche esponenti della politica locale. Del resto nessuno poteva sapere delle inchieste in corso, ma – come abbiamo scritto anche ieri – troppo spesso in zona in tanti hanno chiuso un occhio o tutti e due di fronte a operazioni quantomeno dubbie, se non “anomale” come Bettolini ha definito l’acquisto de La Fattoria da parte dell’imprenditore campano finito ieri in manette.

E quando parliamo di riflessioni necessarie, un caso come questo ne evoca almeno due: quella sulle infiltrazioni malavitose e sui “comitati di affari” che operano anche in zone come questa a cavallo tra Toscana e Umbria; e quella sulle logiche con le quali si compilano le liste elettorali e si fanno le alleanze, sui partiti veri e quelli di carta creati o riesumati sollo allo scopo di ottenere una candidatura.

Alzi la mano chi sapeva dell’esistenza in vita del Partito Repubblicano Italiano, che ha avuto un passato nobile e “rigorista” con personaggi come Carlo Sforza, Ugo La Malfa o Giovanni Spadolini, ma del quale si son perse le tracce da almeno 30 anni…

Ecco, chi oggi, anche a Chiusi, in vista delle prossime comunali, parla di confronto e possibili alleanze nel centro sinistra, dovrebbe farlo un ragionamento sulla consistenza reale delle forze in campo e delle stesse sigle. Si è visto del resto alle regionali quanto i “cespugli” siano di fatto inconsistenti. E se qualcuno ha ottenuto un assessorato è perché rappresenta un’idea, un’ipotesi, una bandierina da sventolare alla bisogna, non una reale fetta di popolazione. Ovviamente l’intreccio politica-affari-malaffare, non è una esclusiva dei partiti tradizionali e dei partiti maggiori, le liste civiche, ad esempio non sono fuori gioco sotto questo aspetto, anzi sono spesso terreno di conquista più facilmente infiltrabile dei partiti, e grimaldelli per chi cerca spazi utili e funzionali nelle maglie del potere.

m.l.

 

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