DELIBERA REGIONALE, DALL’UMBRIA LEGHISTA UN ATTACCO ALLA LEGGE 194 E ALLA LIBERA SCELTA DELLE DONNE. IL PD: “UN RITORNO AL MEDIOEVO!”

DELIBERA REGIONALE, DALL’UMBRIA LEGHISTA UN ATTACCO ALLA LEGGE 194 E ALLA LIBERA SCELTA DELLE DONNE. IL PD: “UN RITORNO AL MEDIOEVO!”
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PERUGIA – Chi era curioso di vedere come sarebbe stata l’Umbria in salsa leghista, qualche elemento di valutazione adesso ce l’ha. Tre inchieste della Corte dei Conti su tre vicende legate all’emergenza Covid in neanche 6 mesi di governo della Regione, un’idea la danno. Probabilmente è un record. Ma, sempre per rimanere in tema… sanitario ecco un altro punto del programma elettorale della governatrice Tesei che trova applicazione. La giunta regionale ha infatti approvato una delibera che praticamente consente l’interruzione volontaria di gravidanza solo attraverso il ricovero ospedaliero e non più in forma farmacologica a domicilio. Cioè in Umbra sarà più difficile applicare una legge dello stato: la 194 del 1978. Non solo:  con l’obbligo di ospedalizzazione forzosa di almeno tre giorni, viene reso più complicata anche la libera scelta delle donne. Primo perché il ricorso all’ospedale non sempre è una opzione semplice, secondo perché ra l’altro, gran parte dei medici ospedalieri sono “obiettori” e non praticano l’interruzione di gravidanza.

A parte il fatto che tutto ciò aumenterà le spese del sistema sanitario regionale e le degenze ospedaliere, e allungandone anche la durata è evidente che la delibera approvata dalla Giunta Tesei è una “cambiale” firmata nel 2017, in campagna elettorale e pagata al senatore Pillon. e ai suoi pasdaran. In quel documento erano previsti:  limitazione dei diritti delle donne, abrogazione della legge regionale contro l’omotransfobia, riconoscimento e sostegno alla sola famiglia “naturale” fondata sul matrimonio tra uomo e donna, blocco di qualsiasi progetto in ambito scolastico volto alla prevenzione del bullismo omotrasfobico.

Quindi la delibera sull’interruzione di gravidanza è solo un primo passo verso l’attuazione di quel “protocollo” retrivo e reazionario. UN attacco alla legge 194, all’autodeterminazione delle donne, alle conquiste del movimento femminile e femminista, ai diritti civili in genere.

“Con questo atto la presidente Tesei avrà la responsabilità storica di aver riportato indietro le lancette della storia ai tempi in cui venivano negati i diritti delle donne, al solo scopo di assecondare il volere dell’ultraconservatore Senatore Pillon, suo collega di partito. Un atto grave, che renderà ancor più difficile la vita delle donne, la loro libertà, la loro autodeterminazione, attraverso la privazione del diritto a scegliere il metodo meno invasivo di interrompere una gravidanza”, così commenta Tommaso Bori, capogruppo del Pd in Consiglio Regionale.

In effetti l’atto appena approvato è una cartina di tornasole per capire che tipo di maggioranza politica abbia adesso l’Umbria. Quali siano i modelli culturali e sociali della Lega di governo.

“Noi non ci stiamo – dice ancora Tommaso Bori – e ribadiamo con forza che sui diritti civili siamo dalla parte opposta, contro chi vuole riportare la nostra società e la nostra regione indietro di decenni. Saremo al fianco di chi si vorrà impegnare, fin da adesso, affinché si possano riaffermare questi diritti di civiltà attraverso un potenziamento dei consultori, ripristinando la gratuità dei percorsi di contraccezioni e favorendo una maggiore formazione del personale adeguatamente destinato a questi ambiti così delicati per la vita delle donne”.

L’Umbria leghista è in linea con quei movimenti come il movimento “Pro Vita” che l’8 febbraio scorso tenne un convegno a Chiusi con la benedizione della Chiesa locale, e con settori integralisti e reazionari della destra più oltranzista.

Il “cambio del manico” in Regione da molti vissuto come una liberazione o come un segnale di novità, è anche questo. Un ritorno al medioevo. Del resto la peste circola ora come allora…

M.L.

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