DOVE LE STRADE NON HANNO NOME… PENSIERI PREFESTIVI ALLA VIGILIA DELLA RIPARTENZA
CHIUSI – Non ne va bene una. Il Governo decide che da lunedì si riparte. Molte attività potranno riaprire anche se in condizioni nuove, secondo norme di sicurezza e protocolli precisi, il tuo sindaco in diretta Fb ti dice che lui alcune cose le riapre anche prima, cioè da domani. E tra queste cose ci sono i parchi, i giardini e un sentiero ciclabile che in questi mesi di clausura era diventato come l’Eldorado: agognato, sognato manco fosse il Cammino di Santiago… Esulti, ma guardi la finestra e che vedi? vedi che piove cazzo. C’è un cielo grigio che sembra Belfast. E non c’hai nemmeno le birre di Belfast. E allora … e allora metti mano ai vecchi vinili. Giusto per rispolverarli. Non sono molti, i più, quelli “veri”, quelli storici, originali degli anni d’oro dei Long Playing li lasciai a casa di un amico che aveva uno stereo di quelli belli e all’avanguardia per il periodo. Era il ’77-78… Ma ad un certo punto sparì e nessuno lo vide più.
Il 2 maggio del 1980 mi svegliò la Digos: “si alzi piano e tenga le mani in vista”, mi disse l’agente in tenuta da guerra, con l’elmetto, la visiera e il mitra spianato. Mi tenne lì mentre un altro agente rovistava tra le mie cose, agende, quaderni, dischi, libri… Mi dissero che avevano un mandato firmato dal Giudice Imposimato. Un nome che si sentiva spesso in Tv.. Antiterrorismo. Io però ero il segretario della sezione del Pci. Non ero un terrorista. E avevo 24 anni. Non dissero altro e dopo n po’ se ne andarono. Non mi pisciai addosso, ma ci mancò poco. Seppi qualche minuto più tarsi che la stessa cosa l’avevano fatta in tutto il quartiere della Fornace, via Pisacane e Via Nazario Sauro a Chiusi Scalo. Casa per casa. Cercavano un brigatista rosso. Che, seppi molto tempo dopo, era quel mio amico a cui avevo prestato i miei Lp… Lo sapemmo io e tutti gli altri quanto Patrizio Peci, il primo pentito delle Br disse in un interrogatorio che la Direzione Strategica delle Br si riuniva in un podere vicino a Chiusi, che si vede arrivando col treno… Era la casa di quel mio amico. dalle parti di Moiano. E la conferma arrivò nel 1982 quando ancora la Digos trovò vicino a quel podere un arsenale: bombe a mano, pistole, munizioni, mitragliatori, documenti e timbri rubati e arrestò altri amici che le custodivano e facevano parte di una cellula brigatista. E probabilmente facevano la guardia quando si riuniva la Direzione Strategica delle Br, anche ai tempi del sequestro Moro. Un bel pugno nello stomaco (come ho scritto in un libricino tratto da uno spettacolo teatrale sul tema), scoprire che alcuni amici stavano coi terroristi… E non potevano però essere dei “venduti”, dei doppiogiochisti. Erano convinti di fare la rivoluzione. Non ci avevano capito un cazzo… Ma neanche io e gli altri con loro, ci avevamo capito un cazzo.
Questa storia mi è tornata in mente, perché è maggio. Perché ho visto casualmente su Fb la foto del matrimonio della figlia di quell’amico, una foto di qualche anno fa… E perché fuori piove. E sembra Belfast. Eh già. Belfast. E tra quei dischi ripresi in mano per rispolverarli, ne ho trovato uno del 1987, che è considerato il miglior album di una band irlandese e uno dei migliori della storia del rock. Si intitola The Joshua Three, è il quarto album degli U2. E sulla copertina ho notato un appunto scritto a penna. E’ la spiegazione che il leader della band diede a proposito di una delle canzoni più famose del disco e che mi ero segnato. Mi era sembrata non banale. Tutt’altro. La frase è questa:
«Una storia interessante che mi raccontarono una volta è che a Belfast, a seconda della via dove qualcuno abita si può stabilire, non solo la sua religione ma anche quanti soldi guadagna: addirittura a seconda del lato della strada dove vive, perché più si risale la collina più le case sono costose. Puoi quasi dire quanto guadagna uno dal nome della strada dove abita e su quale lato della strada ha la casa. Questo mi disse qualcosa, e così cominciai a scrivere di un posto dove le vie non hanno nome.»
Ecco, mi verrebbe da dire: solo a Belfast? No. Non solo a Belfast. E’ un classico del capitalismo. Dell’economia e della cultura capitalista. Il “riconoscimento” sociale attraverso quello che hai e non quello che sei. E in tempi di pandemia e di crisi economica indotta dalla pandemia, che sarà probabilmente ancora peggiore di quella sanitaria, quella frase pronunciata da Bono Vox, che è un cantante e non un premio nobel per l’economia, mi è sembrata pertinente, precisa. La fotografia di un mondo che non è cambiato. Anzi è peggiorato.
Non andrà tutto bene, non andrà bene per niente. Sta già andando male. E la ridda a cadenza quotidiana di decreti, protocolli e misure governative, regionali, comunali non dirada certo le nebbie. Fissa regole di comportamento rigide e burocratiche che alcuni casi sembrano scritte dai grigi e ligi funzionari che vivono chiusi nei loro uffici pieni di scartoffie e non mettono mai il naso fuori, se no le scriverebbero diversamente…
Ha ragione il cantante degli U2. Se puoi andare al mare in tutta la Toscana, a fare il turista a Firenze, a Pisa e a Siena, ma da Chiusi non puoi andare a trovare la sorella o il nonno a Po’ Bandino (meno di 1 km) o da Città di Castello non puoi andare a Sansepolcro e a Borghetto di Tuoro non puoi… attraversare la strada, perché di qua è Umbria e di là Toscana.. Beh, meglio un posto “dove le strade non hanno nome”.
E meglio ancora sarebbe un posto in cui non ti guardano male se non hai i jeans griffati, se sei un poveraccio o se usi i buoni spesa del Comune, perché hai perso anche il lavoro. O hai dovuto chiudere il negozio e riaprire in queste condizioni non sai se ti converrà.
Piove, il cielo sul sentiero della Bonifica sembra quello sopra Berlino. O anche sopra Belfast e Dublino. In bici sotto la pioggia è anche divertente, se sei minimamente allenato, ma, l’atmosfera è pesante. Non invita a fare mattate. Nemmeno al divertissement.
Sfogarsi con il classico “piove governo ladro”, non aiuta, sembra di sparare sulla croce rossa. Non c’è nemmeno gusto. Come, parlando di calcio, mettersi a sfottere il Brescia o anche la Fiorentina degli ultimi due anni.
Meglio una birra, anche italiana, e un po’ di musica… Ma c’è musica e musica. Meglio roba datata, ma sostanziosa come il vecchio The Joshua Three. E mentre ascolti con la mente cerchi soluzioni. But i still haven’t found what i’m looking for.
Marco Lorenzoni