PRIMO MAGGIO TRISTE… E ALLORA GUARDIAMOCI UN FILM
Il 25 aprile almeno avevamo Bella Ciao da cantare dalle finestre o sul terrazzo. Molti artisti, famosi e non, l’hanno proposta n una loro versione sui social. Lo hanno fatto alcune orchestre, da quella del Teatro Regio di Torino a quella della Scuola di Musica Henze di Montepulciano, lo ha fatto Piero Pelù insieme alla figlia e lo ha fatto Guccini rivisitandola in chiave anti Salvini e Meloni (“Oh partigiano portali via, come il 25 april…”). Anche la band locale dei Dudes ha messo on line una sua versione di Bella Ciao fatta in casa come i pici… La festa della Liberazione insomma in qualche modo, nonostante il lockdown è stata celebrata. Domani è il 1° Maggio. Un’altra festa. Non molto diversa dal 25 aprile. Perché anche il 1° Maggio è una festa di tutti. Non di una parte. E’ la festa dei lavoratori. E di chi li dovrebbe difendere.
Quest’anno, causa lockdown per emergenza virus, le manifestazioni sindacali non si faranno. Né quella nazionale, né quelle locali. Non si farà nemmeno il concertone a Roma. Non si faranno scampagnate, gite fuori porta. Non si mangerà la tradizionale porchetta. Che senza porchetta non è neanche Primo Maggio.. Però questa è la situazione. E anche del Primo Maggio stavolta dovremo fare a meno. Saranno contenti Salvini e la Meloni che quando vedono in giro delle bandiere rosse gli sale la glicemia…
In passato il Primo Maggio era la macchina del sindacato che alle 7 di mattina dava la sveglia con l’Inno dei Lavoratori (parole di Filippo Turati e musica di Zenone Mattei, 1886) poi era il corteo con i trattori in testa, la banda e il comizio di un sindacalista, la “scampagnata” con porchetta e vino e magari una fisarmonica. Negli ultimi anni dopo la scampagnata si è diffusa la moda del concerto rock. Talvolta rock alternativo, indipendente, antagonista… Il più delle volte, almeno a livello locale, ignorato dalla folla che neanche lo capiva quel rock lì…
A differenza del 25 aprile che via via negli anni, anche per i continui e reiterati rigurgiti di fascismo, razzismo, xenofobia , ha ripreso forza, i cortei e le manifestazioni del 1° Maggio la forza l’hanno persa, per motivi abbastanza semplici da spiegare: 1) gli operai e i contadini son sempre di meno; 2) il sindacato è diventato sempre più centro assistenza (CAF), quindi agenzia governativa per l’espletamento di pratiche burocratico-fiscali-amministrative, perdendo progressivamente la funzione di “soggetto di azione sociale e politica”. Per anni la retorica e il battage sulla globalizzazione, sulle privatizzazioni, sull’innovazione tecnologica, hanno diffuso il messaggio che i lavoratori non esistono più, che gli operai sono in retaggio del passato, che i contratti collettivi e le rivendicazioni sindacali dovessero lasciare il passo alla contrattazione individuale, con il lavoratore, soggetto debole, riportato alla condizione pre-sessantotto. Cioè 50 anni indietro. In questo quadro il Primo Maggio ha perso la spinta propulsiva, ha perso di identità, è diventato un rito sempre più stanco. Ma quest’anno che non ci saranno i cortei, le manifestazioni e i concerti del Primo Maggio ne sentiremo la mancanza. E sarà una ennesima ferita alla memoria, ad un certo sentire comune. In definitiva anche alla nostra storia.
Nessuno penserà di far suonare l’Inno dei lavoratori dallo stereo in terrazza… Né tantomeno l’Internazionale. Nemmeno nella versione degli Area. Nessuno probabilmente metterà su il disco con Contessa di Paolo Pietrangeli… E’ comprensibile. Storia passata. Come Portella della Ginestra, primo maggio 1947. Chi se ne ricorda più? Chi sa oggi chi era Salvatore Giuliano e perché fece quella strage?
Tanto la clausura non è ancora finita, un po’ di tempo ne abbiamo, e allora vale forse la pena riguardarsi qualche film: “Segreti d Stato” di Paolo Benvenuti del 2003 e sopratutto”Salvatore Giuliano” di Francesco Rosi del 1962. Un film inchiesta che è un capolavoro nel genere.
Ma questa sera, Rai 3 , in prima serata propone un film più recente: “Il giovane Karl Marx“, di Raoul Peck,del 2017.
Il film racconta la vita e la gioventù del celebre filosofo, economista, storico, sociologo, politologo, giornalista e politico tedesco. E soprattutto la sua amicizia con Friedrich Engels, l’inglese che lo finanziò, ma che contribuì decisamente anche alla stesura del Manifesto del Partito Comunista nel 1848. Quello che comincia con “uno spettro si aggira per l’Europa”… e finisce con “proletari di tutto il mondo unitevi!”
Ecco alla vigilia del Primo Maggio, un film sul giovane Marx (ed Engels) è forse un buon modo per supplire alla mancanza del tradizionale corteo con la banda.
Almeno per coloro a cui le bandiere rosse non hanno mai dato fastidio agli occhi.
Marco Lorenzoni