LE “LEOPOLDINE DELLA VALDICHIANA”, QUALCOSA SI MUOVE PER SALVARLE

venerdì 22nd, febbraio 2019 / 15:13
LE “LEOPOLDINE DELLA VALDICHIANA”, QUALCOSA SI MUOVE PER SALVARLE
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MONTEPULCIANO – L’ex assessore al Comune di Montepulciano e ambientalista Alessandro Angiolini fa sapere che sono in arrivo buone notizie per le “Leopoldine” della Valdichiana. Ovvero per le case coloniche , molto particolari e tipiche, costruite all’epoca della grade Bonifica della Valdichiana, alla fine del ‘700. Molte di esse sono ormai abbandonate e in condizioni precarie, un immenso patrimonio architettonico e di memoria rischia di andare perduto.

Ma qualcosa si muove – dice Angiolini  a livello regionale e statale, per salvarlo. Nel 2018 si è tenuto proprio presso la Regione Toscana un convegno sulle emergenze architettoniche delle strutture Leopoldine in Valdichiana. Pochi mesi fa la soprintendenza ha visitato la fattoria e la tenuta Ciuffi. Ha censito tutti i poderi Leopoldini della Fila e il Torrione, tra Valiano di Montepulciano e Bettolle. E una settimana fa è arrivata la raccomandata che certifica l’avvenuto vincolo architettonico delle strutture. A Marzo il Ministero farà un nuovo sopralluogo per constatare le effettive condizioni del Torrione (foto a destra) e nell’occasione sarà coinvolta anche la Regione Toscana. 

Insomma il lavoro di pressione di associazioni, gruppi spontanei e singoli cittadini, per sollecitare un qualche intervento che possa salvare le Leopoldine, così chiamate dal nome del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo, sta cominciando a dare i primi frutti.

“La Fila”, in realtà, è  il tratto rettilineo, tutto nel comune di Montepulciano, di una strada di Bonifica che da Sinalunga arriva  fino alla Maestà del Ponte, nei pressi del bivio tra Montepulciano Stazione, Valiano e poi prosegue fio al Lago di Chiusi. Lungo La Fila, le case Leopoldine sono situate una dopo l’altra in modo ordinato, geometrico e continuo.  Quasi tutte uguali. Ognuna con il suo nome scritto sulla facciata. Grandi quanto bastava per una famiglia contadina allargata, con le stalle al piano inferiore e le stanze al primo piano, con gli annessi agricoli e una colombaia sul tetto.

Altre se ne vedono percorrendo il Sentiero della Bonifica che da Chiusi arriva fino ad Arezzo, costeggiando prima i due laghi di Chiusi e Montepulciano poi il Canale Maestro della Chiana, fino all’Arno. Possono definirsi le prime “case popolari” della Toscana che il Granduca volle costruire, proprio mentre si realizzava la Bonifica, concordata da Chiusi in giù con lo Stato Pontificio fino ad Orvieto, per dare una casa dignitosa ai contadini e consentire così una maggiore produttività della campagna bonificata.

Nei primi anni del ‘900 e negli anni ’50 i “poderi della Fila” e della Valdichiana in genere erano tutti abitati e furono teatro di epiche lotte contadine  e mezzadrili. Con la fine della mezzadria e lo spopolamento delle campagne si sono progressivamente svuotati.

Alcuni sono stati ristrutturati da nuove aziende a agricole, altri sono diventati ville lussuose o residence turistici, ma molti versano in stato di abbandono e rischiano di crollare sotto i colpi del tempo e dell’incuria.  Per anni la politica (e anche la cultura) locale se ne è disinteressata.

Oggi c’è un nuova e giustissima attenzione verso quel patrimonio architettonico, che è anche patrimonio di storia e di memoria sociale condivisa.

Le notizie che ha fornito ieri Alessandro Angiolini sono incoraggianti e fanno ben sperare.

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