TURISTI A GO-GO, DECINE DI LOCALI: IL SECONDO RINASCIMENTO DI MONTEPULCIANO, UNA PERLA CHE TORNA A BRILLARE

TURISTI A GO-GO, DECINE DI LOCALI: IL SECONDO RINASCIMENTO DI MONTEPULCIANO, UNA PERLA CHE TORNA A BRILLARE
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Era un bel po’ di tempo che non facevo una passeggiata tranquilla, diciamo “da turista” nel corso di Montepulciano e anche in alcune “rughe” e vicoli collaterali. Avevo percepito, già in altre occasioni, che ci fosse un certo risveglio delle attività commerciali e un flusso turistico rilevante. Ma ieri sera sono rimasto sbalordito. Cenetta in una contrada dove peraltro suonavano due rock band entrambe chiusino-poliziane e poi, appunto giro notturno per la city, a piedi, godendo dell’atmosfera di festa pre-Bravìo e soprattutto della bellezza del luogo. Ma anche di quel “flusso” di gente che non trova riscontri se non a Cortona, forse Orvieto. Montepulciano oggi è una città completamente diversa da quella che era 20-30, ma anche 10 anni fa. Il centro storico è sempre quello, uno scrigno di rara bellezza, con una concentrazione di palazzi patrizi di straordinaria fattura, uno dopo l’altro, non solo in Piazza Grande e nel corso principale che essendo lunghissimo cambia nome due o tre volte, ma anche nelle strade laterali, a ridosso delle antiche mura di cinta, straordinarie anche quelle, solo che negli anni ’80-’90 e anche nei primi 2000 era una città vuota come quella della canzone di Mina. Bella, bellissima, ma inesorabilmente deserta, sempre. Salvo rarissime eccezioni. I negozi aperti erano pochi. Pochi i bar e i ristoranti. Ce ne erano senza dubbio di più negli anni ’50 e ’60. 

Come tutti i centri storici anche Montepulciano all’epoca era piena di bottegucce, magari un po’ lugubri, ma aperte… poi lo svuotamento a vantaggio delle zone di nuova edificazione, un po’ di emigrazione, una cultura diffusa che privilegiava il cemento e il garage comodo rispetto ai vincoli gravanti su strade e palazzi del ‘400 fecero il vuoto. Un vuoto che è durato qualche decennio.

Adesso però, Montepulciano sembra vivere il suo secondo Rinascimento. Vecchi fondi e locali che erano negozietti “scrausi” (come dicono i ragazzi di oggi) sono tornati a nuova vita, con ristrutturazioni ardite, ma non irrispettose della storia e del passato. E sono decine i ristoranti, le vinerie, le osterie, i bar, le gelaterie e i “punti ristoro” che offrono salumi, formaggi e vino Nobile in ambienti ricercati, accoglienti, invitanti…

E se sono così tanti e tutti lavorano vuol dire che il flusso turistico è davvero imponente. Non sono locali per gente del posto. Qualcuno sì, ovviamente. Ma i più puntano alla clientela forestiera. Rispetto ai paesi dei dintorni come Chiusi, Torrita di Siena, Sinalunga, Montepulciano è letteralmente un altro mondo. Anche Chianciano che un tempo dettava legge, adesso sembra il deserto dei Tartari a confronto. La stessa Città della Pieve che per alcuni anni sembrava competere con la città del Poliziano sul piano dell’appeal turistico, adesso è lontana, sorpassata e surclassata dalla “perla del ‘500” di marca medicea. Qualcosa di simile, quanto a locali e localini, si può trovare a Castiglione del Lago e a Passignano, che però fanno leva su un turismo diverso, più da spiaggia che da museo…

Va detto, ad onor del vero, che anche a Montepulciano il Rinascimento commerciale è fatto di negozi in gran parte uguali, che vendono la stessa roba (borse, scarpe sciarpe… ) a prezzi non proprio popolari, giocando molto sul marchio e il nome della Toscana, e su osterie-vinerie… E se cerchi un cacciavite o un barattolo di vernice devi andare a comprarlo a Torrita o a Chiusi. Il rilancio è anche omologazione al “modello via Tornabuoni” e questo è un aspetto sui cui meriterebbe riflettere. Diciamo che l’effetto Venezia o peggio ancora l’effetto Gardaland è dietro l’angolo.

La molla principale del successo sembra essere più il vino Nobile che non il Poliziano, o la pinacoteca o la presenza di gioielli architettonici come i palazzi del Vignola, di Baldasserre Peruzzi, Ippolito Scalza, Antonio da Sangallo, ovvero tutte le archistar del Rinascimento propriamente detto che a Montepulciano si sbizzarrirono e si confrontarono tutti insieme o a poca distanza l’uno dall’altro, come in nessuna altra città di uguali dimensioni, facendone di fatto una “collettiva d’artista” unica e irripetibile.

Ma anche il vino Nobile non spiega tutto. E allora a cosa deve Montepulciano il suo successo? L’amico di lunga data Riccardo Pizzinelli, architetto, conoscitore forse più di ogni altro delle cose poliziane in fatto di arte, storia e architettura, curatore del patrimonio architettonico della Curia una sua spiegazione ce l’ha. E, passeggiando, tra quei palazzi che sembrano un set cinematografico, ma sono invece veri, di pietra, la illustra così: “negli anni ’60, quando altrove si dava via libera alla cultura del mattone e del calcestruzzo, Montepulciano si è salvata dall’assalto, per due motivi: il fatto di trovarsi fuori dalle vie di comunicazione e la grande povertà della popolazione, che non permetteva di investire… Ma quell’handycap è diventato una forza… La città vecchia è rimasta intatta, non intaccata dal cemento intorno alle mura, ciò che si è costruito ex novo è stato costruito abbastanza lontano dal centro, e questa è stata la salvezza. Altrove è andata diversamente… Poi – continua Pizzinelli – anche una certa lungimiranza e accortezza delle amministrazioni e pure dei privati ha consentito di ripartire…  Il Cantiere Internazionale d’Arte per esempio ha avuto il suo peso, per far uscire Montepulciano dal provincialismo, per aprire una finestra sul mondo, per far conoscere la città nel resto d’Europa… adesso il Comune investe almeno 1 milione di euro l’anno in eventi e attività culturali. Una bella cifra, che però crea ritorno, evidentemente…  Anche i produttori di vino hanno investito e adesso raccolgono, sebbene non mancino le difficoltà, la produzione è aumentata e non è facile collocarla tutti gli anni… “

Quando gli chiedo se tutte le sere Montepulciano è così piena di gente, sorride e risponde “di sera no, non è sempre così, ma di giorno sì. Per diversi mesi all’anno. …“.

E qui ricorda una battaglia che ha avuto un suo peso, “forse quanto il Cantiere”, e cioè quella per la chiusura del corso al traffico, con il referendum del 1988. “Fu una battaglia di civiltà, di salvaguardia del centro storico, che alla lunga ha dato i suoi frutti. Se ci fossero ancora le auto, molti di questi locali non avrebbero aperto”. 

Sul fronte della promozione e dello sviluppo turistico, insomma Montepulciano, pur partendo con un certo ritardo, viste le risorse che aveva, ha dato dei punti a tutti. Ha dimostrato come una cittadina può rinascere anche dal deserto. Ha dato lezioni. I Comuni limitrofi che hanno qualche velleità in tal senso (penso a Chiusi, ma anche a Chianciano, a Sarteano, a Città della Pieve, a Panicale…) dovrebbero chiamare gli amministratori e i tour operator poliziani a tenere dei corsi alle loro Unipop, per farsi spiegare come si fa…

Qualcuno dirà: bella forza, con tutti quei palazzi, quelle piazze e con il vino Nobile primo ambasciatore… Beh, no… perché i palazzi e il vino Nobile c’erano anche 40, 30 e 20 anni fa… eppure allora Montepulciano era meno vivace e scintillante di Chiusi, di Sinalunga e di Chianciano. Sembrava una ghost town triste e “buiccia” in mezzo a un trionfo di luci al neon… Adesso le ghost town sono le altre e Montepulciano brilla di luce propria e brulica di gente.

A novembre ci sarà il referendum per la fusione con Torrita di Siena. E vedere Montepulciano piena di turisti e di locali e Torrita che invece fatica a mantenere intatta la sua vocazione storica alla produzione e di turistico ha meno di niente, in effetti fa pensare ad un matrimonio zoppo e impari, contratto tra due estranei che potranno pure compensarsi, ma al momento mostrano indole e interessi molto diversi, addirittura contrastanti. C’è pure chi pensa che tutti quei turisti che affollano strade, piazze, ristoranti e vinerie e il valore aggiunto che portano saranno uno dei motivi che al referendum faranno vincere il NO alla fusione. E non è escluso…

M.L.

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