4 PAESI PENSANO ALLA FUSIONE: NASCERA’ IL COMUNE UNICO DELLA VAL D’ORCIA?

mercoledì 10th, gennaio 2018 / 16:09
4 PAESI PENSANO ALLA FUSIONE: NASCERA’ IL COMUNE UNICO DELLA VAL D’ORCIA?
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PIENZA – Ci sono 4 comuni nel cuore delle “terre di Siena” che potrebbero tra non molto diventare un comune solo. Si tratta dei 4 comuni della Valdorcia: Pienza, San Quirico d’Orcia, Castiglion d’Orcia e Radicofani. Domani sera, 11 gennaio, a Castiglion d’Orcia se ne parlerà in una assemblea pubblica, convocata da un apposito comitato promotore. Sono 4 comuni piccoli, tutti tra i 1.800 e i 2.600 abitanti e da un paio di decenni fanno parte el Parco Artistico e Naturale della Valdorcia e insieme fanno parte di quella vallata che è tra le più celebrate, fotografate e utilizzate come set cinematografico d’Italia. La Valdorcia, appunto, che è anche Patrimonio dell’Umanità dal 2004. Il Comune di Pienza ha ottenuto lo stesso riconoscimento nel 1996. Il nome del Comune unico sarebbe proprio “Val d’Orcia”. Un brand conosciuto e riconoscibile. Il più popoloso dei 4 paesi è San Quirico d’Orcia con 2.700 abitanti e la frazione gioiello di Bagno Vignoni. Seguono Castiglion d’Orcia con 2.300 abitanti e le frazioni “di Bagni di San Filippo e Campiglia d’Orcia e Vivo d’Orcia famose per la presenza di sorgenti e acque termali. Poi Pienza con 2.091 abitanti e la fama di “città ideale” simbolo dell’architettura rinascimentale, voluta da Papa Pio II a cui deve pure il nome… Poi Radicofani con la Rocca che fu il nido d’aquila di Ghino di Tacco a dominare e controllare quella che un tempo era una sorta di autostrada: la Cassia, poi Francigena…

Tre comuni su 4 (San Quirico, Castiglion d’Orcia e Radicofani) sono a guida Pd, uno (Pienza) invece è governato da una giunta e maggioranza civica nata rossoverde, con il Pd all’opposizione.

E’ della zona, precisamente di Castiglion d’Orcia, anche il neo segretario provinciale del Pd Andrea Valenti, che su questa vicenda potrebbe giocare un ruolo importante. Castiglione e Radicofani per posizione e tradizioni sono già comuni “in odore di Amiata”, Pienza guarda invece anche alla Valdichiana, tant’è che fa parte pure dell’Unione dei Comuni chianini.

Ma tutti sentono, comunque orgogliosamente, l’appartenenza alla Val d’Orcia come tratto distintivo, come identità antica a e radicata. Quella identità che da più di 50 anni viene raccontata, ogni estate, dal Teatro Povero di Monticchiello che ne è l’espressione culturale più autentica e robusta. Si dice anche che sia la zona in cui si parla il miglior italiano.  Il che, quanto a identità, non è un dettaglio da poco.

La Val d’Orcia, terra di mezzo tra l’Amiata e il mare  a ovest, Siena a nord, la Valdichiana a sud est…  Una terra che ha visto passaggi importanti della storia, ma anche secoli di fatica immane per rendere fertili e produttivi campi aridi che diventano calanchi che sembrano ferite, campi con poche piante e poca acqua e quel fiume quasi sempre in secca, su cui si affacciano dall’alto delle colline borghi, rocche, castelli, torri, alcuni dei quali oggetto di contese recenti riguardanti l’accessibilità e la fruibilità pubblica (il caso di Ripa d’Orcia, per esempio).  Per l’acqua una trentina di anni fa, la soluzione era stata individuata in una diga sull’Orcia, a San Piero in Campo, nei pressi di Contignano, frazione di Radicofani. L’opera fu avviata e costò un bel mucchio di miliardi di lire, masi incagliò nelle maglie di tangentopoli e rimase incompiuta. Mostro di cemento inutile e inutilizzabile nel cuore della Val d’Orcia felix, ennesimo scempio del territorio ed esempio di opere pubbliche all’italiana. Naturalmente l’acqua continua a mancare.

Insomma 4 paesi (ma con le frazioni i paesi sono una decina) già uniti dal riconoscimento Unesco, che cercano un nuovo possibile denominatore comune laddove finora qualcosa in termini di strategie unitarie è stato tentato, ma con risultati alterni. Quelli del Comitato promotore dell’assemblea di domani vedono probabilmente nella “fusione” dei 4 comuni la strada da percorrere. Altri sono dubbiosi, perché una cosa è cercare sinergie, strategie unitarie di marketing territoriale o di gestione dei servizi, altra cosa è “fondere” la storia, i campanili, l’identità delle singole comunità.

Un altro Comune della Valdorcia, il più grande e importante, ovvero Montalcino, una fusione l’ha già fatta, con San Giovanni d’Asso, borgo delle Crete Senesi, famoso per il tartufo banco che è diventato una frazione della città del Brunello.  E Brunello e tartufo come binomio in termini di marketing può certamente funzionare…  Più che una fusione, però, in quest caso si è trattato di una annessione, come ai tempi dei plebisciti del 1860…

I 4 comuni suddetti, se dovessero arrivare alla fusione, arriverebbero a poco più di 8.000 abitanti. Praticamente quanti ne conta Chiusi, da sola. Finora nella discussione non è entrato il Comune di Sarteano che pure ha una consistente porzione di territorio (e la frazione di Castiglioncello del Trinoro) in piena Val d’Orcia. Si aggiungerà strada facendo?

Naturalmente la discussione è appena cominciata e per ratificare l’eventuale fusione servirà un referendum popolare. Ma se a Montalcino e San Giovanni d’Asso tutto è filato liscio, a Montepulciano e Torrita di Siena, dove il referendum dovrebbe tenersi entro quest’anno, la situazione si è fatta via via più complicata con il fronte del no molto agguerrito. E nulla al momento è scontato. Vedremo come evolverà il dibattito in Val d’Orcia. Lo spettacolo del Teatro Povero di Monticchiello dell’estate scorsa, intitolato “Mal Comune”, prendeva spunto proprio dalla questine delle fusioni spinte e foraggiate a suon di contributi statali e comunitari. Ma senza assumere una posizione netta. Segnale che… sì, se ne può parlare. E può darsi che sia una soluzione. Ma anche no…

m.l.

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