PROGETTO ACEA: BETTOLLINI METTE LE CARTE SUL TAVOLO. ORA IL QUADRO E’ PIU’ CHIARO

venerdì 22nd, dicembre 2017 / 12:50
PROGETTO ACEA: BETTOLLINI METTE LE CARTE SUL TAVOLO. ORA IL QUADRO E’ PIU’ CHIARO
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I PODEMOS CHIEDONO CHE  IL COMUNE SOTTOPONGA IL PROGETTO AL PARERE DI ESPERTI

CHIUSI – Cosa vuol fare di preciso la società ACEA AMBIENTE SRL del gruppo Acea nell’area dell’ex centro carni di Chiusi? C’è il rischio che a Chiusi sbarchino migliaia di tonnellate di “fanghi” da trattare e che quindi la zona industriale delle Biffe diventi una sorta di grande pattumiera nazionale? Nelle settimane scorse, dopo la notizia che Acea Ambiente sta acquisendo l’area e ha in animo di rilevare anche il depuratore di Bioecologia che attualmente vi è insediato, si è sentito di tutto. Qualcuno ha parlato anche di “secretazione” delle carte relative da parte del Comune,  adombrando quindi scenari apocalittici o comunque di rischio per la popolazione e per l’ambiente. Su queste colonne abbiamo cercato, in più occasioni di fornire il massimo dell’informazione possibile sull’argomento, ovviamente sulla base dei dati resi noti dall’amministrazione e di nostre considerazioni.

Ieri, in Consiglio Comunale, rispondendo ad una interpellanza del gruppo di maggioranza Pd-Psi che – considerando la questione di grande interesse per la collettività – chiedeva di far conoscere con la massima trasparenza lo stato degli atti, il sindaco Bettollini ha scoperto le carte e le ha messe tutte sul tavolo. Ha infatti letto la relazione presentata da Acea Ambiente Srl che ha accompagnato l’offerta per l’acquisizione dell’area, sulla base del bando comunale, poi la richiesta di integrazione inviata dal Comune ad Acea per verificare la compatibilità del progetto aziendale con il Piano Regolatore di Chiusi e il rispetto dei vincoli ambientali presenti sull’area e la successiva risposta di Acea Ambiente, con le integrazioni richieste.

Ha spiegato, Bettolini, ancora una volta, che la procedura di acquisizione è ancora in corso, non è stata definita, come non è definita l’acquisizione del depuratore di Bioecologia, che Acea sta trattando. Ma dai documenti presentati e fatti mettere agli atti in modo che siano consultabili da tutti i cittadini, sono emersi tutti i dettagli dell’operazione, per quella che è allo stato attuale delle cose. Innanzitutto il sindaco ha voluto sgombrare il campo dalle voci sulla possibile realizzazione di inceneritori, impianti a biomasse o discariche per il trattamento di rifiuti.

L’impianto che Acea Ambiente Srl vuol realizzare a Chiusi sarà un impianto industriale per il trattamento di fanghi biologici residui di acque reflue e la trasformazione degli stessi in materiale da riutilizzare sia come combustibile, che come fertilizzante per l’agricoltura. Tale materiale è denominato “biolignite”.  I fanghi trattati dovrebbero essere quelli di un depuratore sul posto (quello di Bioecologia, che però se verrà acquisito e rilevato, verrà smantellato e ricostruito con sistemi più avanzati) e altri provenienti da impianti Acea situati in Toscana. Non altrove. Ciò in ordine a due problemi: dare una risposta a situazioni di emergenza che in Toscana potrebbero verificarsi; evitare che i fanghi suddetti vengano dispersi nei terreni agricoli, cosa che attualmente avviene di frequente. Sarebbe insomma un sistema che consente di “chiudere i ciclo dei fanghi di risulta”  in maniera ecosostenibile e con un ritorno in termini di economia circolare.

I fanghi che arriverebbero all’impianto di Chiusi sarebbero comunque materia biologica già uscita da depuratori. Quindi trattata e disidratata. La quantità totale prevista è stimata in circa 80.000 tonnellate annue, che è in sostanza la stessa quantità che oggi tratta il depuratore di Bioecologia, non senza problemi. Non ci sarebbe dunque nessun aumento esorbitante di materiale a rischio, come si poteva temere.

L’impianto industriale di Chiusi dovrebbe prevedere insieme all’impianto per il trattamento dei fanghi, anche quelli per la trasformazione in compost, la pellettizzazione e l’insaccamento per la commercializzazione.  Il tutto in un capannone di 10.000 mq, costruito ad hoc, chiuso e dotato di sistemi avanzati di controllo per eliminare fumi e esalazioni maleodoranti.

Il progetto Acea Ambiente prevede l’utilizzo di una tecnologia innovativa, già sperimentata in Spagna (“carbonizzazione idrotermale”) che consentirà tra l’altro di ridurre drasticamente i tempi di trasformazione dei fanghi da 90 giorni a… 10 ore.

Oltre a ciò sarebbero realizzati anche uffici, aree di servizio per il carico e lo scarico, posteggi ecc. per un totale di circa 78 mila metri quadrati. Le previsioni occupazionali parlano di 14-20 addetti full time.

L’investimento complessivo previsto da Acea Ambiente è di circa 28 milioni di euro.

Dai documenti presentati dal sindaco, si evince anche il fatto che l’azienda dovrà provvedere propedeuticamente, cioè prima di realizzare l’impianto vero e proprio, alla bonifica dell’area (demolizione di alcuni fabbricati ed eliminazione e smaltimento dell’eternit in essi contenuto) e alla realizzazione di opere per evitare il rischio idraulico. Tutto ciò nel rispetto delle norme e dei limiti previsti dal Piano regolatore e dalle norme e vincoli ambientali (fasce di rispetto da fossi e torrenti, dalla ferrovia ecc..).

Naturalmente quello presentato nella relazione di Acea Ambiente è un progetto di massima. Il progetto esecutivo verrà presentato una volta acquisita definitivamente l’area e sarà sottoposto al vaglio degli organismi tecnici preposti.

Il Consigliere di Possiamo Scaramelli, facendo notare che il Comune di Capannori che è considerato il comune pilota per quanto riguarda le “buone pratiche” per la gestione dei rifiuti e ciclo delle acque, dopo attenta valutazione tecnica ha detto no ad un progetto simile a quello di Acea. E per questo ha chiesto, con una mozione, che anche il Comune di Chiusi sottoponga il progetto Acea al parere di esperti della materia, e di farlo, magari prima che Acea avvii l’investimento. Perché dopo sarebbe più complicato. E ha anche invitato l’Amministrazione a non accettare supinamente le richieste di Acea, magari sotto l’abbaglio dei posti di lavoro e dello sviluppo…

Bettollini, dal canto suo, in conclusione ha ribadito che non si tratta di un’opera pubblica e che il Comune ha potere di controllo sul rispetto delle norme e dei parametri fissati dal Piano, non altro. Ma ha anche sottolineato che “il fatto che Acea sia un gruppo a partecipazione pubblica è di per sé una garanzia e un elemento che fa stare tutti più tranquilli”.

Del resto, oggi l’area del centro carni è un’area industriale dismessa, parzialmente demolita, inquinata e da bonificare e mettere in sicurezza, con all’interno un depuratore non di nuovissima generazione, che tratta circa 80 mila tonnellate all’anno di “liquami e fanghi” solo in piccola parte provenienti da Chiusi, e in larga parte provenienti da chissà dove, non senza problemi relativamente a emissioni e acque reflue…

Non è che l’impianto di Acea verrebbe ad insediarsi in una zona di pregio ambientale, in mezzo alle tombe etrusche o alle case…  E se non venisse Acea, l’area andrebbe bonificata e messa in sicurezza lo stesso. La zona industriale delle Biffe e quella dell’abitato più vicina presenta diverse criticità ambientali (nichel nella falda, elettrodotti, presunti interramenti di rifiuti tossici, sversamenti, amianto…), tanto che più volte è emersa anche la preoccupazione della popolazione per un tasso di tumori e malattie rare più alto che altrove…

Quindi alla luce delle informazioni note, la situazione complessiva dell’area, anche dal punto di vista dell’inquinamento, potrebbe e dovrebbe migliorare rispetto allo stato attuale.

Detto questo però, dato che l’impianto proposto non tratterà acqua di Colonia, né vasetti di fiori o marmellata, ma fanghi di depurazione è bene che l’attenzione e la trasparenza sia massima e costante e che tutti i soggetti (Giunta, maggioranza, opposizioni, commissione consiliare ambiente, Asl, Arpat ecc.) facciano la propria parte, anche acquisendo pareri e informazioni o organizzando incontri pubblici o tecnici.

Per ora, con la mossa di eri, Bettollini e il gruppo maggioranza che gli ha fatto da spalla si sono messi con le spalle al muro. Hanno mostrato le carte. Ora chiunque ne abbia voglia può andarsele a guardare. Non sollo, ma con una mozione propria la maggioranza “impegna comunque Il sindaco ad attuare tutte le verifiche comunali e sovracomunali prima dell’arrivo in consiglio comunale del piano attuativo che produrrà la proprietà”. E questa è in sostanza un’apertura alla richiesta dei podemos.

m.l.

 

 

 

 

 

 

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