BERLUSCONI INDAGATO PER LE STRAGI DI MAFIA DEL ’93. RENZI VUOL FARCI IL GOVERNO INSIEME? INTANTO IL PD PERDE I PEZZI OVUNQUE…

martedì 31st, ottobre 2017 / 12:25
BERLUSCONI INDAGATO PER LE STRAGI DI MAFIA DEL ’93. RENZI VUOL FARCI IL GOVERNO INSIEME? INTANTO IL PD PERDE I PEZZI OVUNQUE…
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Ricordo ancora la copertina di Primapagina che uscì il 29 maggio del ’93: al posto della foto grande, uno spazio nero. Con su scritto: “Il nero è il colore del lutto. E gli autori di una strage non meritano l’eco visiva del loro tragico lavoro!”. Titolo dell’editoriale “Vigliacchi!” Il riferimento era alla strage di via dei Georgofili nel cuore di Firenze, avvenuta pochi giorni dopo un altro attentato a Roma e ad un anno esatto dalla strage di Capaci in cui morì il giudice Falcone con la moglie e la scorta…

“Vogliono far diventare l’Italia un altro Libano” scrivevamo allora. Si è saputo poi che si trattò di “attentati e stragi di mafia“. E adesso a 24 anni di distanza arriva la notizia che il fascicolo giudiziario archiviato nel 2011 verrà riaperto e che tra gli indagati, come possibili mandanti occulti, figurano anche Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri che già sta scontando una pena di 7 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.

Il Capo della Procura di Firenze ha disposto nuovi accertamenti alla Direzione Investigativa Antimafia (Dia)… In particolare avrebbe chiesto di riascoltare e passare sotto la lente di ingrandimento alcune intercettazioni a carico del boss Graviano che nel carcere di Ascoli Piceno parlava con un compagno di cella di personaggi e di un partito che potrebbero essere l’ex premier, l’ex senatore e il partito di Forza Italia.

Secondo quanto si legge nelle cronache dei quotidiani, Graviano sarebbe stato “intercettato” per mesi in carcere, nell’ambito delle indagini sulla trattativa Stato-Mafia (per la quale è stato incastrato anche Dell’Utri) e in varie conversazioni avrebbe fatto più volte il nome del “Berlusca” (pare che abbia usato questo termine) facendo rifermento  ad “una cortesia che il Berlusca avrebbe chiesto a Cosa Nostra” che a sua volta ne aveva ricevuta una dall’allora imprenditore lombardo. La “cortesia” sarebbero appunto le stragi del ’92 e ’93, compiute per dare una spallata definitiva alla “vecchia politica” già messa a dura prova da Tangentopoli e spianare così la strada alla “discesa in campo” del Cavaliere, avvenuta nel 1994.

Tutto da verificare ovviamente. Ma solo il sospetto che la nascita di Forza Italia e l’irresistibile ascesa di Berlusconi e del suo partito di plastica sia stata “preparata” e favorita commissionando “qualcosa di grosso” (altro termine utilizzato da Graviano) a Cosa Nostra, fa venire i brividi. Tanto più che l’ormai ottantenne Cavaliere sembra pronto a tornare in campo un’altra volta e addirittura si profila dopo le elezioni della prossima primavera un governo che lo veda in qualche modo protagonista insieme a Renzi.

La notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Berlusconi e Dell’Utri per questa vicenda, dopo le già numerose disavventure giudiziarie di entrambi, è – anche in prospettiva – una bella patata bollente e, diciamolo pure, anche avvelenata per Matteuccio da Rignano. Che fa il gradasso, ma ogni giorno perde pezzi. E non pezzi qualunque. L’addio di Pietro Grasso per esempio è di quelli che “spostano gli equilibri”, di sicuro più di Bonucci al Milan.

E’ la prima volta che la seconda carica dello Stato lascia il  gruppo parlamentare di appartenenza, quindi il suo partito, dichiarandosi non più in sintonia non solo sulla legge elettorale, ma anche sulle prospettive e sui valori…  E inoltre, prima di fare il presidente del Senato, Grasso era uno dei principali magistrati antimafia. Sarebbe il colmo per Renzi perdere Grasso e “acquistare” come alleato un indagato come presunto mandante di stragi di mafia…

Ma il Pd perde pezzi ovunque. A Siena per esempio. In una provincia che era diventata una roccaforte renziana, il congresso del Pd non è riuscito ad eleggere il segretario provinciale al primo turno, servirà il ballottaggio in Assemblea, con il voto di circa 300 delegati. Il bello è che nella ex roccaforte renziana, il candidato in vantaggio – di circa 5 punti percentuali – non è il renziano Bernazzi, ma il più giovane Andrea Valenti, candidato della sinistra orlandiana… La componente renziana capeggiata da Stefano Scaramelli è riuscita nel capolavoro al contrario di perdere una “conta” in cui aveva tutti i numeri per vincere. Peggio di Bersani alle elezioni del 2013…  Non è bastato neanche candidare un esponente sessantenne della vecchia guardia, ex Pci, sconfessando il mantra della rottamazione. Anche in assemblea Valenti può spuntarla facendo diventare maggioranza quella che era la minoranza e anche piuttosto esigua…  Insomma piove sul renzismo. Anzi grandina forte. A Siena, a Roma, al nord… In Sicilia, elezioni regionali, potrebbe essere addirittura una alluvione.

E sul redivivo e sempreverde Berlusconi aleggiano nubi nere come la pece.

Io, nei panni dei tanti amici e compagni che votano Pd in buona fede e convinti di stare dalla parte giusta, qualche domanda comincerei a pormela… Molto seriamente.

Marco Lorenzoni

 

 

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