CHIUSI, SABATO PARTE ORIZZONTI NUOVA VERSIONE: SI COMINCIA CON I KATAKLO’
CHIUSI In queste ultime settimane ci siamo fatti una bella e massiccia dose di rock più o meno duro, più o meno innovativo, sia di marca italiana che straniera, con i festival di Chiusi, Ponticelli e Chianciano. Quest’ultimo è appena cominciato, con una serata dedicata al rock a km zero, cioè ai “migliori prodotti del territorio” a dimostrazione che il territorio non produce solo selvaggina da mettere in tavola, ma anche band che sanno stare sul palco, che sanno fare canzoni, come direbbe Guccini, che sperimentano strade nuove senza abbandonare del tutto quelle vecchie, conosciute e sicure, che producono musica propria, spaziando in generi diversi.
In questo senso i Bangcock, impreziositi dal trombone di Paolo Aquaviva, gli stralunati ma sostanziosi Greengrocers (tastiere, tromba e batteria) e gli ormai solidi Dudes, che si sono alternati sul palco del Palamontepaschi ieri sera sono realtà piuttosto interessanti e non solo pianticelle da vivaio. I loro primi album ne sono la conferma, e dal vivo non solo si fanno ascoltare, ma diventano travolgenti. E ci sono altre band interessanti, sempre a km zero, vedi gli Hullers e i Big Blue House, già piuttosto affermati, vedi i Ros, vedi i Bob…
Ma adesso, dopo tanto indie rock, electric rock, punk rock, post punk, hip hop, funk, funk-jazz e pure di sano vecchio blues, c’è forse bosogno di qualcosa di più soft. Di meno adrenalinico. Diciamo pure di volumi più bassi… E anche sotto questo profilo il territorio non si fa trovare impreparato. La scelta è piuttosto ampia. A Monticchiello c’è il Teatro Povero con “MalComune”, a Montepulciano c’è il Cantiere che sembra tornato agli antichi fasti dell’era Henze. E a Chiusi sabato 29 comincia il festival Orizzonti. Manca poco, pochissimo, al via della nuova versione del festival, affidato, dopo la “rottura” con Andrea Cigni a Roberto Carloncelli, direttore artistico a km zero, ma non senza esperienza. Sarà una sorta di prova del fuoco per il sindaco e presidente della Fondazione Bettollini e per tutta la nuova governance della Fondazione stessa. Perché si tratta di “provare” con i fatti e quindi con le presenze e con il gradimento del pubblico che il “cambio di marcia” è stato una scelta giusta e opportuna, e non solo una necessità di bilancio.
Una certa attesa c’è. E anche la prevendita dei biglietti per lo spettacolo di apertura sta andando piuttosto bene. Apertura che è affidata a Kataklò Athletic Dance Theatre, la compagnia di Giulia Staccioli famosa in tutto il mondo per le sue performace che uniscono danza, acrobazie, mimica e scengorafie surreali. Insomma un inizio col botto. Con uno spettacolo di sicuro effetto in quella sorta di teaTro naturale che è la Piazza del Duomo (ore 21,30).
Per la verità prima dei Kataklò, alle ore 19,00 presso la tensostruttura del complesso San Francesco, si terrà un “prologo” all’apertura vera e propria, con il concerto panistico del duo Giacomo Margheriti e Alessandro Meacci. Musica dunque, ma non a tutto volume.
Domenica 30 luglio, invece il festival chiusino propone due spettacoli teatrali. E si tratta di produzioni “bio” e dell’orto di casa. Il che non vuol dire, naturalmente, che siano di seconda scelta. Tutt’altro. Il primo alle ore 10,00 alla tensostruttura è per ragazzi ed è “L’avventura di Don Chisciotte e Sancio Panza” allestito dalla Compagnia Teatro di Moiano per la regia di Claudia Scarpelli. Il secondo invece andrà i scena in prima serata, sul palco principale di Piazza Duomo. Si intitola Oleanna, è una piece di teatro contemporaneo americano, il testo è di David Mamet, la regia di Roberto Carloncelli. Gli attori sono entrambi chiusini. Un professionista e una giovanissima promessa: Gianni Poliziani e Benedetta Margheriti. Che tra l’altro sono zio e nipote. E questo è un dettaglio non trascurabile che può aver creato ai due protagonisti qualche grattacapo in più. Perché la storia verte su un tema piuttosto scabroso: l’accusa infondata di tentato stupro e le conseguenze che tale accusa ha sulla vita, sul lavoro, sule relazioni sociali di un professore messo alla berlina da una ragazzina… Il ragionamento di Mamet investe non solo la sfera del rapporto maschio-femmina, ma anche quelle della comunicazione e della libertà… Il teatro contemporaneo americano è di solito interessante. Gianni Poliziani è una garanzia, Benedetta Margheriti, alle prese con un ruolo e una piece non giovanilistici, una bella scoperta.
Segnaliamo anche i due spettacoli di lunedì 31: alle ore 18,00 al Teatro Mascagni, “Pulcinella Quartet” della compagniadi danza di Virgilio Sieni (altro nome tra i più noti nel panorama della danza in Italia) e, alle 21,30 in piazza Duomo “Dragpennyopera”, che è un’opera buffa e un’opera seria insieme, densa di umorismo politicamente poco corretto. Nei panni dei protagonisti le Nina’s Drag Queens. E qui si potrebbe dire che qualcosa dello spirito dissacrante e fuori schema dell’Orizzonti targato Cigni è rimasto, almeno nell’aria.
Degli spettacoli successivi, fino al 5 agosto, parleremo nei giorni seguenti.
Cosa interessante e anche questa non trascurabile, il prezzo dei biglietti, quest’anno assolutamete abbordabile: 10 euro per gli spettacoli del circuito “on”, e 8 euro per quelli del circuito “Off”. Prezzi ancora più bassi per i residenti a Chiusi: 5 e 3 auro. Sempre meglio prenotare prima telefonando al n. 0578 226773 oppure 0578 20473.
Il centro storico di si appresta a vivere il suo momento di gloria e di “movida”. Saranno 8 giorni di festival, 20 spettacoli suddivisi i 3 location (Teatro Mascagni, Piazza Duomo e Tensostruttura) e due circuiti (on e off), con contorno di mostre fotografiche e d’arte, laboratori.. Vedremo se adesso che il festival è meno complicato, più #umano (come dice il sottotitolo), più a misura di una cittadina di 8.000 abitanti quale è Chiusi, ora che ha una maggiore attenzione alle realtà culturali del terrritorio e offre spettacoli di qualità a prezzo contenuto, soprattutto per i residenti, la città risponderà “presente!” oppure continuerà a mostrarsi distratta, indifferente o addiruttura infastidita. A noi piacerebbe che rispondesse “presente!” e con un certo entusiasmo, come ha fatto per esempio tre settimane fa con il Lars Rock Fest.
Non lo diciamo per fare propaganda a Bettollini & C. o per lanciare loro una scialuppa di salvataggio (con il festival nuova versione si giocano molto, inutile negarlo), ma solo perché il festival estivo è un’opportunità per tutta la città e per tutta la cittadinanza. Un’occasione di promozione, ma anche per vivere meglio a Chiusi. E’ un bene che ci ci sia, che in qualche modo sia stato “salvato” ed è bene che funzioni. I conti, i distinguo, le pulci, si faranno dopo.
m.l.
Si Marco, vedremo a consuntivo il lato produttivo e artistico…quanto alla “propaganda a Bettollini&C…”, io avevo capito che si trattava di un soggetto privato – la Fondazione appunto – ed è per questo che esistono una lunga serie di reticenze che sarebbero invece inaccettabili per un soggetto pubblico, la tanto sbandierata “casa di vetro”, ricordi? Spero che il gioco non sia: “Se va male è colpa della Fondazione,se va bene sarà merito dell’Amministrazione Comunale”.
Un postilla su Dragpennyopera: “nei panni dei protagonisti le Nina’s Drag Queens. E qui si potrebbe dire che qualcosa dello spirito dissacrante e fuori schema dell’Orizzonti targato Cigni è rimasto, almeno nell’aria”. Dopo Platinette, e tutto il resto che ne è seguito, una Dragqueen non è più dissacrante nemmeno per le suore. Dissacranti sarebbero ben altri temi…
A Chiusi, al di là delle note vicende relative al bilancio, i temi trattati nelle tre edizioni di Orizzonti targate Cigni, e il modo di trattarli, è stato ritenuto da vari ambienti non solo dissacranti, ma “insostenibili”, tanto che le pressioni per far chiudere “il circo” troppo poco allineato con la morale cattolico-apostolico-romana non sono mancate. Quindi anche le dragqueens, al momento, in questa città, sono da considerarsi una botta di teatro fuori ordinanza. Per i soliti ambienti quantomeno. Quanto all’organizzazione del festival e a chi si prenderà gli applausi o i fischi, il rapporto Fondazione-Amministrazione adesso è molto stretto, il sindaco è anche presidente dell’ente culturale e la “privatizzazione” della gestione della cultura voluta e attuata da Scaramelli è saltata e non c’è più. Di fatto la nuova governance della Fondazione, come ho più volte, è una sorta di commissariamento, con le chiavi decisionali in mano al Comune. Secondo me non è un male. Anzi è un primo passo, piuttostro deciso, verso il superamento della Fondazione nella forma in cui ce l’avevano propinata nel 2012… Personalmente spero che il festival vada bene (come spertavo negli anni passati), perché un festival è meglio averlo che non averlo, perché nei giorni del festival a Chiusi si vive meglio e cè qualcosa da fare la sera, perché la musica, il teatro, la danza fanno bene alla salute, perché se viene anche qualcuno da fuori a vedere gli spettacoli tutta la città ne trarrà vantaggio. Mi auguro che la città risponda. Ma su questo qualche dubbio ce l’ho e non perché il festival sia fatto male, o sia poco accattivante… La “sagra dell’oco” in contemporanea l’avrei evitata, pr esempio…
Hai commentato tutto, tranne il discorso sulla Trasparenza. Il cittadino secondo te ha diritto oppure no di sapere? Sebbene sia una Fondazione Privata essa è sostenuta da soldi pubblici e guidata dal Sindaco, quindi si tratta di una “facciata” privata di comodo che copre una “sostanza” pubblica. Per esempio quali sono le vere ragioni dell’abbandono di Cigni, tanto per dirne una, a sua volta collegata ad una serie di altre conseguenze – anche economiche e gestionali – non ancora chiare?
Quanto alla necessità oppure no del Festival come si presenta ora, spendere soldi pubblici senza una progettualità precisa e, magari, senza poterselo permettere è esattamente quello che alimenta chi è in testa a tutti i sondaggi in Italia in questo momento. “Perché un festival è meglio averlo che non averlo”, potrebbe stare alla pari di “perchè fare una vacanza alle Maldive è meglio farla che non farla”. Si, a patto di avere le risorse, altrimenti un privato cittadino normalmente se ne sta a casa.
Quanto costava il Festival di Rutelli? Questa accezione di Orizzonti è ancora giustificata oppure va superata? La Fondazione non è forse uno strumento inutile e ridondante per una cittadina come Chiusi?
Personalmente mi piacerebbe che si esercitasse uno spirito critico e costruttivo su questi temi: dalla società civile, dai gruppi politici e anche, ovviamente, dalla stampa che deve certo informare ma anche pungolare e provocare.
Tutte cose di cui si è discusso in abbondanza… E da cittadino, prima che da giornalista, dico che un festival è meglio averlo che non averlo e credo che sia doveroso, non solo normale e utile, che una amministrazione comunale (soprattutto se si dichiara di sinistra) investa in iniziative culturali, anche se l’uscita non fosse del tutto “coperta” da entrate di bilancio. La cultura è un bene comune, come l’acqua, come le strade, come i giardini. Il viaggio alla Maldive invece è un surplus di cui si può fare anche a meno, se non ci scappa. Così cme è un surplus una Fondazioneprivatstica (ma ormai commissariata) in una realtà come Chiusi. Ieri sera, la prima di Orizzonti nuova gestione è andata bene: bello spettacolo e tanta gente. Non mi sembra una brutta notizia. Tutt’altro.
Si è discusso abbastanza? Sicuro? Bene, così almeno non ci sarà più bisogno degli Stati Generali, che era un vicolo cieco da cui non se ne usciva…così come quello della Trasparenza (di cui meglio non parlare, non si sa mai scappasse fuori qualcosa…)
In Italia nel campo artistico e culturale si fanno troppe cose e non ottimizzate, sprecando inutilmente fiumi di denaro pubblico. Ci sono manifestazioni sovrapposte nello stesso giorno, non coordinate nella programmazione e di cui, spesso, si scopre l’esistenza giorni dopo che si sono svolte, talvolta a pochi chilometri l’una dall’altra. Però le ataviche esigenze di campanile e di elettorato, impongono che ognuno si faccia gli affari suoi invece che coordinarsi ed ottimizzare le risorse.
E questo non solo non mi pare di Sinistra ma soprattutto non è Etico, trattandosi di risorse pubbliche…così male amministrate.
Non avevo dubbi che ieri sera il Festival sarebbe iniziato comunque bene…come vedi non ci voleva chissà che cosa, anche se non programmato con un anno di anticipo e pensato pensosamente.
Il problema però continua a non essere questo…e per fortuna c’è sempre la Merkel con la quale prendersela se abbiamo un debito pubblico terrificante e, soprattutto, interessi passivi tali che tagliano le gambe a generazioni intere. La Cultura è tante cose, non solo spettacoli….
Hai ragione, non mi sono espresso bene: Si è scritto parecchio. Io almeno ne ho scritto parecchio. Fino alla noia. Discusso un po’ meno. Però, adesso, nei giorni del festival, preferirei si discutesse degli spettacoli, della qualità degli stessi, dei temi trattati, non del “quadro generale”, di bilanci e di sovrapposizioni improvvide (ho scritto più volte anche di quelle a dire il vero).