CHIUSI, IL LARS ROCK FEST FINISCE IN GLORIA: ORA E’ UN FESTIVAL VERO

lunedì 10th, luglio 2017 / 11:30
CHIUSI, IL LARS ROCK FEST FINISCE IN GLORIA: ORA E’ UN FESTIVAL VERO
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CHIUSI – Stanchi, sfiniti. Ma contenti alla meta. I più di 100 volontari che l’hanno “retto” possono gioire e dire che il Lars Rock Fest adesso è un festival vero. Un festival che fa numeri importanti come presenze di pubblico, registra recensioni qualificate e offre una proposta musicale specifica, particolare, non banale, non di cassetta, il che ne fa un appuntamento rilevante a livello nazionale per ciò che riguarda le nuove tendenze del genere rock, recuperando nello stesso tempo frammenti di memoria, nomi che hanno fatto la storia della musica, in certi particolari periodi: come i Wire nell’edizione 2016 e The Gang of Four quest’anno: “A big name” (un grande nome), come l’ha definita J. Willgoose, il leader dei Public Service Broadcasting, la band londinese che si è esibita sabato sera, con  un concerto straordinario: quanto di meglio circola in tema di nuove tendenze unito, appunto, in un mix sapiente, alle “lezioni dela storia” e a storie che dobbiamo considerare delle lezioni. Sociali, umane, politiche.

Due serate insomma quella con la Banda dei 4 e i P.S.B. di altissimo spessore. Roba che non solo non si era mai vista e sentita in queste contrade, ma che è difficile vedere e sentire in Italia. In un festival gratuito, peraltro. Ecco, l’ingresso libero è un valore aggiunto. Un tassello di democrazia. Di fruibilità sociale della musica. Una cosa di sinistra, insomma. Il solito Willgoose ci ha detto nell’intervista che appare in altra parte di questa pagina che un evento così: pubblico e gratuito, sostenuto dall’ente pubblico, in un parco pubblico, in Inghilterra, oggi, non sarebbe possibile. Non esiste. Il music business non lo consente…

Se vogliamo anche queste son piccole soddisfazioni. Piccole cose che ci dicono che non tutto è da buttar via in questo Paese… Quanto alla musica sono più avanti gli inglesi, non vi è dubbio. Qanto ad altre cose, a volte siamo più avanti noi.

Detto che anche la terza serata (finora erano sempre state due soltanto) pur registrando qualche presenza in meno, cosa normale essendo domenica sera con il lunedì lavorativo dietro l’angolo, è stata di ottimo livello con i canadesi Austra e le due band di appoggio His Clancyness e Wrongonyou, che hanno offerto un rock meno hard, meno ossessivo, meno punk e più digeribile anche da chi non è un intenditore, si può affermare senza tema di smentita che il Lars 2017 è stato un successo. Forse oltre le più rosee previsioni.

Una bella scommessa vinta. Dal direttore artistico Alessandro Sambucari, dal capo dell’organizzazione Giannetto Marchettini, dai 100 e passa volontari che si sono rimboccati le maniche e si son messi al lavoro come tecnici di palco, camerieri e aiuto cuochi al ristorante, baristi, cassieri, autisti..Hanno vinto la scommessa i commercianti che hanno allestito le vetrine in stile rock, creando attenzione e condivisione dell’evento. E ha vinto – diciamolo – anche il sindaco-presidente della Fondazione Bettollini che di fronte alle problematiche legate alla circolare Gabrielli sulla sicurezza che hanno messo in serissimo dubbio la manifestazione, ha puntato i piedi e ha firmato pure un’ordinanza per estendere l’orario della musica fino all’una di notte. Da presidente della Fondazione avrebbe potuto tagliare il budget anche al Lars, come al festival Orizzonti, avrebbe potuto dire ai ragazzi del Gec: i soldi son pochi, arrangiatevi e fate una cosetta morigerata… Invece ha rilanciato, ha messo sul piatto qualche migliaio di euro in più, ha approvato la terza serata, si è preso la responsabilità di firmare permessi e ordinanze perché tutto si svolgesse regolarmente e senza troppe “gabelle”. Ha tirato diritto anche di fronte alle lamentele (spesso preventive) sull’eccessivo rumore.

Ha avuto ragione e ora forse apprezzerà di più anche certe strane sonorità. Dopo questa esperienza, condivisa peraltro con gli assessori Micheletti e Marchini, anche loro “al pezzo” con la maglietta del Lars a dare una mano negli stand, insieme a qualche ‘podemos’ e a tanti altri di orientamento più vario, sarà più facile ragionare sugli spazi per la musica e la cultura in città, su come riuscire a far crescere e valorizzare esperienze locali e far sì che eventi come il Lars non restino fine a se stessi e lascino invece sedimenti duraturi… Più difficile adesso per Bettolini & C. tirarsi indietro e far finta di niente, se arriveranno sollecitazioni in tal senso. E noi (ma non solo noi) negli anni qualcuna sul tavolo l’abbiamo gettata…

Certo, un po’ di chiasso le varie band che sono salite sul palco l’hanno fatto. Per tre serate a Chiusi Scalo il rumore ha vinto sul torpore. La musica ha prevalso sul deserto. E’ un male? Crediamo di no… E’ stato piacevole tirare tardi.

Tra l’altro, nelle tre serate del festival rock, a Chiusi Scalo hanno lavorato di più gli alberghi (che hanno ospitato artisti, addetti e visitatori) ma anche bar e ristoranti. Di gente da fuori ne è arrivata parecchia, quanta è difficile vederne in altre occasioni e mai prima d’ora si era vista. Anche questa è una vittoria.

Il Lars Rock Fest non è più solo l’ultimo arrivato dei tanti festival rock-blues della zona, dopo Torrita, Ponticelli, Chianciano, Trasimeno, Allerona, Rapolano, Acquaviva… Adesso brilla di luce propria. Quella strana divinità etrusca che fa la linguaccia come Mik Jagger ha portato fortuna. Potrebbe diventare il logo fisso della manifestazione.  Nei panni degli organizzatori un pensierino ce lo faremmo…

m.l.

 

 

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