CHIUSI, IL CONSIGLIO COMUNALE CONFERMA: NIENTE FESTIVAL! LE OPPOSIZIONI ACCUSANO, BETTOLLINI TIRA DIRITTO…

sabato 10th, giugno 2017 / 17:25
CHIUSI, IL CONSIGLIO COMUNALE CONFERMA: NIENTE FESTIVAL! LE OPPOSIZIONI ACCUSANO, BETTOLLINI TIRA DIRITTO…
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CHIUSI – Toni forti, a tratti anche sprezzanti, ma nulla che non si sapesse già. E nulla su ciò che verrà nel futuro prossimo e in quello più a lunga gittata. Questo in estrema sintesi è ciò che è successo ieri sera al Consiglio comunale sulla questione Fondazione e festival Orizzonti.

Il sindaco Bettollini probabilmente, quando ha convocato la seduta, aveva messo nel conto il fuoco di fila delle opposizioni. E al di là di qualche scambio di battute acide, alla fine, come un pugile in difficoltà, ma capace di gestire le forze sul ring, ha incassato gli affondi degli avversari. Li ha definiti legittimi e comprensibili, ma ha tirato avanti, diritto, per la sua strada. Se ne riparlerà, se mai, tra 4 anni, alle prossime elezioni.

Unica “novità” emersa dalla seduta è la conferma ufficiale -che finora non era arrivata – che il festival Orizzonti 2017 non si farà. E non si farà solo il festival Orizzonti, quello “targato Cigni”, ha specificato Bettollini, mentre tutto il resto rimane in piedi: Lars Rock Fest, stagione invernale, attività nelle scuole, recupero del festival di fotografia…

Sulle motivazioni della scelta di fermare il festival, Bettollini ha confermato che si tratta di una “scelta politica” in ottemperanza all’indirizzo fornito dal Consiglio Comunale, cioè quello di mettere, prima di tutto, i conti in sicurezza. “Potevamo decidere di  andare avanti, magari cercando di recuperare risorse da qui a dicembre,  con una edizione ridotta, ma quando ho capito che non c’era la certezza della copertura finanziaria, neanche per l’edizione ridotta, non me la sono sentita d rischiare… “. Quindi stop.

“E questo – ha detto ancora Bettollini –  non solo è stato l’indirizzo dellla maggiornaza del Consiglio Comunale, ma anche ciò che ci hanno chiesto i cittadini… “.

Insomma la decisione di stoppare il festival e chiudere l’esperienza Cigni, è a detta del sindaco-presidente della Fondazione, dovuta ad un problema finanziario, alla mancata copertura economica dell’evento che avrebbe fatto lievitare il debito consolidato, ma anche ad una “indicazione” dei cittadini. Bettollini e la sua maggioranza hanno dunque agito per “senso di responsabilità”, ma anche per timore di allargare la voragine debitoria e per rispondere alla “volontà dei cittadini”.  E qui si apre un interrogativo: quali cittadini, quali ambienti hanno spinto e sollecitato per la chiusura del festival?

L’assessore Micheletti e il consigliere Agostinelli hanno provato a riequilibrare il discorso difendendo il festival, sottolinenadone il valore culturale, il coraggio e la carica innovativa, dicendo in sosntanza: abbiamo deciso solo per una questione di soldi. Ma una certa contraddizione tra le parole del sindaco e quelle dei suoi collaboratori è emersa in maniere lampante.

Era noto – e noi lo abbiamo scritto più volte – che una parte della popolazione e soprattutto dell’elettorato e del blocco sociale che ha sostenuto Bettollini alle elezioni 2016, non ha mai digerito il Festival, non lo ha amato, lo ha sempore considerato un “corpo estraneo” e una forzatura. Sono note anche certe pressioni degli ambienti più oscurantisti, affinché a quel tipo di festival fosse dato un taglio… Ecco Juri Bettollini ieri sera in qualche misura ne ha dato conferma. Così come ne hanno dato conferma gli interventi di Annulli e Daniela Masci.

Le opposizioni non hanno fatto sconti. Ci sono andate già dure. Hanno accusato il sindaco e la giunta di non aver controllato come era doveroso fare il bilancio della Fondazione, di non aver preso provvedimenti, di aver creato un “sistema” e un carrozzone che ha fatto acqua da tutte le parti. Il capogrupo dei Podemos Scaramelli ha ricordato come solo pochi mesi fa lo stesso Bettollini presententando l’edizione 2017 di Orizzonti, parlava di “scommessa vinta, di festival tra i più importanti d’Italia, di festival che era riuscito a convincere anche i cittadini più critici…” per poi dire che i cittadini ne chiedono la sospensione…  Hanno pigiato molto sul tasto delle incongruenze sia Possiamo che i 5 Stelle fino a dire al sindaco, all’assessore alla cultura e alla giunta, che “siccome siete concausa del disastro dovreste chiedere scusa ai cittadini e fare un passo indietro, ammettendo il fallimento. Chi è causa della malattia, non può fare anche il medico e decidere la terapia…“.

La consigliera dei 5 Stelle Bruna Cippitelli, nella replica finale, ha anche chiesto le dimissioni del sindaco e dell’assessore Lanari. Ma una mozione di sfiducia vera e propria non è sata presentata. E Bettollini ha alzato le spalle. Si è segnato la cosa e ha tirato avanti, spiegando che la decisione di riprendere le redini della Fondazione come Comune, con l’assunzione della presidenza da parte del sindaco, è una cosa che le stesse opposizioni avevano nei loro programmi elettorali, che lui le redini della Fondazione le ha assunte di fatto solo il 2 maggio e solo dopo quella data ha potutro mettere mano alla questione. Non solo:  il sindaco ha spiegato che una scelta così drastica, come quella di stoppare la manifestazione più rilevante, poteva essere presa solo da un soggetto forte. Il sindaco, appunto. Non sarebbe stato giusto, a suo avviso, far decidere una cosa del genere al management privato della Fondazione.

Con le spalle coperte dalla mozione della maggioranza che lo invitava a prendere le misure necessarie a risanare i conti, Bettollini si è assunto la reponsabilità dei ritardi e della scelta finale, “con la serenità di chi sa di aver operato secondo gli interessi della comunità, magari contro  il gusto e il sentire personale”…

Quanto al futuro della Fondazione, in assenza del festival, le opposizioni si sono chieste se serva ancora tenere in piedi un tale apparato. E questo probabilmente sarà tema di discussione anche in futuro.

Ma alla fine, dopo il Consiglio di ieri sera, quale è il quadro? come ne escono i protagonisti?

Pur vestendo i panni del “buon padre di famiglia” che prima di tutto mira  a far quadrare i conti, Bettollini & C.  escono sconfitti. Come tutta la città. Sono stati loro per primi ad esaltare il festival versione Cigni. A decantarne le lodi e i riconoscimenti ministeriali e regionali, a parlare di grande successo ecc. Deciderne lo stop, senza preavviso e seza una dicussione ampia e aperta, dà il senso di una resa incondizionata alle regole del mercato, ma anche di fronte ad una opinione pubblica poco incline alle novità, alla cultura “alta”, all’innovazione e più attratta dalla sagre paesane e e cose simili. La decisione di fermare la “macchina da debiti” può essere anche largamente condivisa, ma è chiaro che lo stop alla manifestazione più importante, più celebrata, più costosa della città, è una sconfitta, un passo indietro, una sconfessione di quanto affermato ed esaltato fino a poche settimane prima…

Così come la decisione del Comune di riprendere in mano la guida della Fondazione e di commissariarla di fatto, è una sconfessione della linea politica e dell’impostazione precedente. Bettollini dice “non mi sentirete mai prendere le distanze da Stefano Scaramelli”, ma nella realtà lo ha fatto e pesantemente. La Fondazione attuale è cosa assai diversa da quella pensata  emessa in piedi nel 2012. Sembra già un ente a termine. E sembrfa avviarsi nella dorezione chiesta un anno fa in campagna elettorale dai Podemos, per esempio…

Ma tutto questo è materia per “analisti”. Il popolo di Bettollini fa equazioni più semplici (lo ha detto chiaramente il sindaco): il “fumus” sui soldi che mancano e sui soldi spesi male copre ogni altra considerazione e le stesse opposizioni (soprattutto i 5 stelle) hanno spesso battuto su questo tasto in maniera quasi ossessiva. Ovvio che andasse a finire così…

In Consiglio, ieri sera, le opposizioni hanno tenuto il punto, hanno alzato la voce più che in altre occasioni, hanno puntato il dito su responsabilità, ritardi, omissioni e incapacità…  ma non hanno affondato il colpo. E soprattutto non hanno proposto nulla sul che fare, in alternativa al festival che non si farà. Si sono limitate alla schermaglia politica, più sul metodo che sul merito, consentendo a Bettollini e ai suoi di uscirne un po’ acciaccati, ma sostanzialmente indenni.  Anche loro immersi, però, in una mare di nebbia per quanto riguarda il futuro…

Il clima teso rimarrà latente e difficilmente consentirà un dialogo nelle prossime settimane e mesi. E invece ora che è chiaro che il festival non si farà più, il ragionamento dovrebbe spostarsi immediatamente sul dopo. Sul che fare adesso e negli anni a venire.

Bettollini (ma anche altri della maggioranza) hanno parlato di recupero di un rapporto con le realtà culturali locali e valorizzazione delle stesse, di un recupero di “popolarità” rispetto alla cultura d’elite o di nicchia… Che significa?

Certo dopo la figuraccia in mondovisione con lo stop al festival sarà assai complicato riproporsi ad artisti di livello nazionale come quelli che hanno partecipato ad Orizzonti in questi anni, e dopo aver fatto terra bruciata con le compagnie del territorio, non sarà facile neanche rivolgersi a loro… Molte preferiscono da anni lavorare altrove e non è detto che rispondano di sì, ad una eventuale chiamata per salvare la baracca…

Quindi una riflessione su questo andrà fatta, e alla svelta,  per non rischiare di fare buchi nell’acqua e i conti senza l’oste.  Perché la realtà, amara e impietosa, è che Chiusi aveva un festival estivo dal 2003, un festival che negli ultimi 3 anni aveva fatto un salto di qualità (se non altro come originalità della proposta artistica) e adesso non lo ha più.  E non lo avrà neanche in futuro, perché certe cose ammazzate in questo modo, non si possono resuscitare.

Fermo restando che ogni forza politica e ogni cittadino può fare le valutazioni che ritiene più opportune e può segnarsi questa debacle come pietra miliare da tenere in considerazione alle prossime elezioni nel 2021, adesso il nodo è: che si fa? Una città come Chiusi, già di per sé in difficoltà, fuori dai grandi circuiti turistici nonostante la gran mole di risorse, può permettersi un anno o due di “purgatorio” (o di deserto) in attesa di capire cosa si può rimettere in piedi? E chi deve stilare la proposta? Ancora una volta solo la Fondazione? o la Giunta?  Ecco, forse sarebbe il caso che ognuno (Fondazione, Comune, opposizioni, associazioni e singoli cittadini che abbiano una qualche idea) facciano mente locale al problema e comincino a pensare a come uscirne…

Senza scomodare ancora una volta gli Stati Generali, un’assemblea pubblica a larga partecipazione potrebbe fornire qualche indicazione interessante.

Intanto tra un mese ci sarà il Lars Rock fest che presenterà quest’anno due band britanniche di grande impatto, non solo musicale, ma anche sociale e politico. Si tratta di una band storica del post punk, una di quelle che arroventarono l’Inghilterra ai tempi di Margareth Tatcher e di una di costituzione più recente che canta la vicende dei minatori e dei lavoratori massacrati dal neoliberismo e dalla globalizzazione… Ecco dopo l’exploit di Jeremy Corbyn che ha riportato il Labour Party oltre il 40% (la sinistra trova consenso se fa la sinistra), l’appuntamento si annuncia ancora più interessante.  Chissà se ci sarà qualcuno che protesterà, che chiederà di darci un taglio, perché certe cose sono diseducative e “non in linea”, come le performances di certe compagnie chiamate da Andrea Cigni ad Orizzonti…

m.l.

 

 

 

 

 

 

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