IL RAGAZZO CON LA VALIGIA (MA COSA CI AVRA’ MESSO DENTRO?)

sabato 11th, marzo 2017 / 17:55
IL RAGAZZO CON LA VALIGIA (MA COSA CI AVRA’ MESSO DENTRO?)
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Renzi potrà anche vincere le primarie  e rimanere segretario del Pd.  Ma che il renzismo, per come lo abbiamo conosciuto, sia già agli sgoccioli lo dicono i simboli. E lo dice lo stesso Renzi. Se non con le parole, lo dice con la coreografia.

Nel 2012 girava l’Italia con un camper,  simbolo del “viaggio”. Del viaggio lungo, allo scoperta di mondi nuovi. E di libertà, senza troppi vincoli. Troppo ingombrante e poco maneggevole il Pullman di Prodi e poi di Veltroni. Più snello, più agile e sbarazzino il camper… E ovunque andasse c’era un mare di folla ad aspettarlo, ad applaudirlo a invocare la rottamazione dei vecchi arnesi del suo stesso partito, da Bersani a D’Alema, alla Bindi…

Oggi Renzi è tornato al Lingotto di Torino, luogo simbolo della sinistra sindacale e politica, delle lotte degli operai Fiat, ma anche del “lancio” del Pd fatto da Veltroni… Ma stavolta Matteuccio da Rignano ha ritenuto esagerato anche il camper. Ci è andato con il trolley. La valigetta con le ruote. Ma quella piccola, che si usa per i viaggi brevi, giusto con le mutande, i calzini, il pigiama, lo spazzolino, e una camicia di ricambio, che lui le porta tutte bianche. Sempre. Magari un libro per prendere sonno, in albergo. Ma niente di più…

Una cosetta leggera leggera insomma. Come leggero sembra essere adesso il Pd. Un partito sempre più piccolo e sempre più diviso. Dice Renzi che lui vuole un Pd che sia partito di eredi e non di reduci. La frase puòà fare effetto. Ma eredi di chi? Una buona parte degli “eredi” della corrente di sinistra, quella porveniente dai Ds (se non dal Pci) se n’è già andata, e non solo con la scissione recente di D’Alema, Rossi, Speranza e Bersani… Loro l’eredità se l’erano già giocata da un pezzo. Non c’era già più quell’eredità lì dentro al Pd. E allora eredi di  cosa?

Non basta per riconquistare un po’ di “cuore” smarrito, tornare ad evocare parole come “compagno” o “lavoro“… Anche queste Renzi e la compagnia dei fuoriusciti le avevano già limate ed erose fino a svuotarle del tutto…

E’ vero che il Pd è l’unico partito-partito, presente sulla scena politica italiana. Cioè un partito che anche se in maniera sempre più aleatoria mantiene una organizzazione territoriale, elegge degli organismi dirigenti, ha segretari regionali, provinciali, comunali, ha dei circoli… Gli altri sono altre cose: aggregazioni di plastica, sigle vuote di fatto solo parlamentari,  movimenti diretti da una Srl commerciale ecc. Anche la Lega di Salvini non è più quella di Bossi e Maroni che almeno al nord aveva una struttura organizzata capillare e funzionante.

Il partito del ragazzo con la valigia, che cerca nuove motivazioni al Lingotto, più che ad  un partito nuovo, assomiglia ad una famosa caramella: un buco con quasi niente intorno…

E Renzi  si deve essere accorto che ha creato una classe dirigente leggera leggera anch’essa, non molto più scafata di quella “vituperata” dei 5 Stelle che a Roma hanno dimostrato di non essere proprio pronti per sfide complesse che vadano oltre la protesta populista e l’evocazione dell’onestà, perché tra le idee lanciate al Lingotto c’è anche quella di ripristinare la “scuola di partito” come le Frattocchie del vecchio PCI.

In questa ideuzza, c’è la fotografia del fallimento della filosofia e di tutte le parole d’ordine del renzismo. C’è l’ammissione di una sconfitta, che non è solo quella del referendum, più devastante del 4-2 del Borussia Moenchengladbach al Franchi contro la Fiorentina. C’è il riflusso dopo l’onda lunga. Il vento che non si ferma con le mani ha cambiato direzione e adesso con un bel po’ di buoi già scappati dalla stalla, con il suo “Giglio magico” alla prese con inchieste giudiziarie, cerca di correre ai ripari. E, diciamolo, anche quel famoso “Giglio magico” era già di per sé un segnale di debolezza estrema… Se è normale che un leader si contorni di gente che conosce bene e di cui si fida, non è normale che un premier, che ha fatto anche il sindaco di Firenze, si contorni e si fidi solo di una cerchia di fedelissimi dell’area compresa tra Rignano, Reggello, Pontassieve e Terranuova Bracciolini… Il ministro Lotti, Maria Elena Boschi e Marroni messo a capo della Consip tutti di quel fazzoletto di territorio, l’orto di casa Renzi, insomma. E il babbo stesso che non sta fermo in un cantuccio a godersi le fortune del figlio, ma si mette pure a trafficare tra affari, appalti, contatti…. Così pare, almeno… E guardacaso anche il “salvagente” Verdini è di quelle parti e gestiva a modo suo una banchetta di territorio… Come il babbo della Maria Elena, ribatezzata Maria Etruria…

Personalmente io non ho mai amato il Pd (perché le fusioni a freddo sono pericolose e vengono pure male), né Matteo Renzi per quella sua spocchia tipica dei boyscout che si sentono padroni del mondo perche’ sanno sanno piantare una tenda, nè il renzismo come filosofia politica, perché si capiva a naso che era più fumo che arrosto. Però francamente mi aspettavo comunque qualcosina di più… Perché gli spocchiosi, i furbetti spregiudicati e un po’ temerari, quelli che vendono bene anche il fumo, se l’arrosto non c’è, sono spesso capaci di qualche colpo a sorpresa, di qualche colpo di genio. Renzi invece, in 3 anni non ha inventato niente e ha continuato  a far danni come i suoi predecessori.

Quando Stefano Scaramelli, uno dei fedelissimi di Renzi, lasciò il comune di Chiusi per andare a fare il consigliere regionale, questo giornale titolò “Scaramelli se ne va, ma la valigia è piena di vento”. Sarei curioso di sapere cosa c’ha messo o pensa di metterci Renzi dentro al suo trolley…

E lo voglio dire: a me quel trolley, messo a simbolo della “ripartenza del Pd, non fa pensare per niente ad un nuovo viaggio. Fa pensare agli scatoloni, con i quali nei giorni dell’esplosione della crisi di Lehman Brothers, nel 2008, vedevamo uscire gli yuppies licenziati, dai grattacieli di Manhattan…

Marco Lorenzoni

 

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