MUORE DARIO FO. E BOB DYLAN PRENDE IL NOBEL. INCREDIBILE PASSAGGIO DI CONSEGNE

giovedì 13th, ottobre 2016 / 17:24
MUORE DARIO FO. E BOB DYLAN PRENDE IL NOBEL. INCREDIBILE PASSAGGIO DI CONSEGNE
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Certo, la morte di Dario Fo, premio Nobel 1997 , offusca e in qualche modo toglie qualcosa alla notizia del premio Nobel per la letteratura 2016 a Bob Dylan. Forse sarebbe stato più forte il boato del premio al menestrello di Blowing in the wind, senza l’alone di tristezza per la scomparsa del maestro del teatro civile, dello sberleffo al potere, del teatro di strada che ci ha lasciato. E’ una coincidenza triste, ma straordinaria allo stesso tempo. dario-fo

Sembra quasi una sostituzione nella stessa squadra. Un campione esce di scena ed entra in campo un altro. Un passaggio di testimone e di consegne. Perché alla fine la motivazione del premio, in entrambi i casi un premio alla carriera, all’impegno politico e civile, all’aver trasformato l’arte, che sia teatro o musica, in qualcosa di più, è la stessa. O quantomeno simile.

Dario Fo, icona del teatro contro, della controinformazione, dell’impegno dalla parte di chi non ha voce e ha meno anche in termini di denaro, di risorse, di opportunità. Di un teatro di affabulazione che affabula e incanta e si fa capire, spariglia le carte, anche quando vine proposto in una lingua che non è una lingua, non è neanche dialetto, ma è “gramelot”, invenzione che mischia sonorità e gestualità al punto da diventare linguaggio.

E Dylan, menestrello certo, ma anche rock star ombrosa, a volte scostante, ma anch’egli icona di un’epoca, di un modo di fare musica, di proporre, in musica temi e riflessioni di grande attualità. Capace di diventare per 20 anni la voce di un’America diversa, di un’America pacifista, antimilitarista, capace di battersi per i diritti dei bianchi e dei neri, delle minoranze. Capace di guardare nei bassifondi delle città e delle coscienze. Insieme ad altri certo, come Joan Baez, Jimi Hendrix, John Lennon, i Creedence, ma forse più di tutti è l’immagine di un rock graffiante, strascicato, che è folk e blues, suonato con armonica e chitarra, che però ha avuto ed ha ancora  la forza della letteratura, con canzoni che sono non solo icone di un tempo, di determinate stagioni, ma inni generazionali planetari immortali che bisognerebbe riascoltare più spesso, per rendersi conto di quanti errori siano stati fatti negli ultimi 40 anni nei suoi States e di qua dell’oceano.

Dylan insomma come Dario Fo, ma anche come Garcia Marquez, come Steinbeck, come Kerouac, come Camus… O come Quasimodo. “ha creato una nuova espressione poetica”. Ora si può dire che certa musica, così come certo teatro,  è letteratura e letteratura alta. Da premio Nobel. A 75 anni un premio imprevisto, ma meritato. Avrebbe forse potuto prenderlo anche John Lennon, ma è morto troppo presto. Robert Allen Zimmermann, in arte Bob Dylan, invece per fortuna sua e nostra è ancora qui. Ancora sale sul palco con la sua chitarra… Non aveva certo bisogno dell’assegno allegato al Nobel, di soldi ne ha fatti abbastanza, ma il premio è un riconoscimento, oltre che all’artista, ad una visione delle cose, forse, in fondo anche a tutta una generazione di fenomeni di cui Bob Dylan è stato ed è un alfiere schivo, ma di una forza gigantesca. Il “capitano” della squadra…

m.l.

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