IL TERREMOTO E IL… TELEMOTO

sabato 27th, agosto 2016 / 19:55
IL TERREMOTO E IL… TELEMOTO
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Telemoto non è un refuso tipografico o un errore di stampa è un neologismo che descrive come i media e in particolare la televisione sono in grado di alterare la natura stessa del terremoto. Non certo di ciò che è accaduto nella sua mera tragicità ma nella percezione che si fa l’opinione pubblica attraverso i media: il nostro unico strumento di conoscenza; il fenomeno è cosi concreto da generare una nuova realtà che sostituisce la realtà . Questa volta i livelli di mistificazione e manipolazione hanno raggiunto un livello mai visto fino a generare una nuova realtà percepita: non più la tragedia del sisma ma il telemoto.
Il processo avviene con un susseguirsi di manipolazioni moltiplicate nel caleidoscopio dei mille canali, cosi diversi nelle sigle cosi uguali nei contenuti.
Gli strumenti della generazione della nuova realtà in sostituzione di quella vera sono essenzialmente questi:
1 ) reificazione e delle persone preposte ai soccorsi, sia i volontari che gli uomini inquadrati nella protezione civile o nell’esercito. Sono proposti come “eroi” o “angeli” questo per canalizzare l’emozione della morte tragica del terremoto verso un emozione positiva e distrarre cosi lo sconcerto dalla analisi delle cause. Viene occultata la logistica che non c’è e non è mai esistita e che quindi facciamo fatica ad immaginare. Non esiste un esercito di pace fatto di genio civile e di logistica che abbia una misura e dei finanziamenti lontanamente paragonabili all’esercito di guerra . Non abbiamo infatti squadriglie di elicotteri leggeri e pesanti per raggiungere rapidamente luoghi, sgomberare persone e sollevare macerie in velocità e sicurezza. Meglio “eroizzare” la figura retorica dello scavo a mani nude e nascondere l’assenza di mezzi logistici in portata adeguata.
2) la totale assenza di uno spirito critico tipico del giornalismo di inchiesta quando si danno i numeri che vengono enfatizzati e non analizzati. Un esempio: i media raccontano dei 50 milioni stanziati dal consiglio dei ministri di un fondo per emergenze di 230 milioni. Nessuno si sofferma su una constatazione che sarebbe evidente se solo si avesse il tempo di pensare e non si fosse travolti da una raffica di emozioni sul dolore individuale. Uno Stato che ha 2400 miliardi di debito pubblico, una spesa corrente di circa 500 miliardi anno un accumulo di debiti di circa 80 miliardi anno ecco questo stato ha un fondo di riserva per le calamità di 230 milioni. Come se in una famiglia si mettessero da parte 5 euro per spese impreviste dal dentista, per cambiare l’automobile rotta. Questo deficit strutturale della politica non viene minimamente accennato anzi si propone come efficiente l’erogazione di una miseria da un fondo che nella sua pochezza è il segno di una miseria politica strutturale. Prono il giornalista rimbalza la notizia in assordante gioco di echi servili.
3) si enfatizza la bontà delle risposte individuali , la sottoscrizione via sms è di 6 milioni di euro accostata alla bontà delle banche che attraverso la loro associazione si affrettano a dichiarare con rimbalzo mediatico che rinunceranno a qualche rata di mutui. Nessuno si sofferma a segnalare che comunque quei crediti sono di fatto inesigibili perché spesso coperti da ipoteche su case cadute e intestate a persone che hanno rimasto addosso mutande maglietta pantaloni e nient’altro. La bontà nella necessità si potrebbe dire ma intanto i media enfatizzano
4) l’impressionante distrazione e distorsione da “informazione”a “story telling” con sfondamenti nella privacy delle vittime spesso oltre il limite della pornografia del dolore e un voyerismo necrofilo che avevamo già assaggiato in altre circostanze luttuose con una fortissima canalizzazione verso l’emozione e non verso la consapevolezza.
5) infine nel momento del massimo dolore quando le vittime indifese sono completamente indifese il tocco finale di manipolazione:si avvicinano come mai era successo gli uomini del potere alla singola persona sofferente consolata a sorpresa e in favore di camera dal potente di turno
6) infine davvero il monito a non criticare l’operazione tutta :“non è tempo di critica” celebriamo i nostri eroi a mani nude i nostri politici consolatori e promettitori; lo vuole il bisogno di riscatto attraverso la bontà di tutti, vicini e lontani.

Il telemoto è pronto, trasforma il terremoto che è una tragedia ineluttabile che si somma a tremende e storiche responsabilità politiche in uno strumento di consenso per il potere e di gratificazione sui luoghi comuni della bontà e della solidarietà, cancellando cosi le inadeguatezze di sempre.

Cinicamente il grande fratello verifica con soddisfazione che l’obiettiv è stato raggiunto, episodi così consolidano il potere, aboliscono la critica e il dissenso verso la politica, una politica che ha amplificato da sempre il danno delle avversità naturali.
E’ tempo di telemoto,

Alessandro Lanzani

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