CHIUSI, CONVERSAZIONE CON MICHELE ABBONDANZA E ANTONELLA BERTONI, “ICONE” DEL TEATRO DANZA ITALIANO

giovedì 04th, agosto 2016 / 17:38
CHIUSI, CONVERSAZIONE CON MICHELE ABBONDANZA E ANTONELLA BERTONI, “ICONE” DEL TEATRO DANZA ITALIANO
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CHIUSI – Fa caldo, ma sotto gli alberi del giardino davanti al Teatro si sta bene. C’è il festival e ai tavoli del bar c’è gente che prende il caffè, parla, si confronta, prende appunti… Sono gli artisti di Orizzonti intenti a preparare la serata o quella di domani… Tra loro ci sono Michele  Abbondanza e Antonella Bertoni. Due “icone” di prima grandezza del Teatro Danza italiano, due artisti di fama, che accettano volentieri e senza tirarsela per niente di scambiare due battute su di loro, sullo spettacolo che hanno presentato ieri sera e replicheranno questa sera, sul festival e su Chiusi…

Confesso di provare un po’ di soggezione, ho quella che chiamano la sindrome della pagina bianca, ma basta poco per sciogliere il ghiaccio e cominciamo a parlare. Gli dico quello che ho visto (o intravisto) da spettatore nel loro spettacolo “orbi” e cioè la cecità di una società che si rifiuta di guardare, che non guarda e non vede per non pensare, che si piega ai miti fasulli e di celluloide, alle convenzioni, al conformismo, alle apparenze… Dico che mi  sembrata uno spettacolo a suo modo politico, di critica sociale e culturale rispetto ai modelli dominanti…

Michele Abbondanza mi corregge: “Diciamo che più che una critica è una fotografia della società contemporanea“… Impietosa, aggiungo. “Sì, impietosa. Ma senza la pretesa di dare risposte. Ponendo però delle domande, degli spunti di riflessione…“. La cosa mi conforta, perché in qualche modo la lettura dello spettacolo è stata azzeccata. Meno male. abbndanza bertoni 4

Chiedo se sono rimasti delusi per una presenza di pubblico discreta, ma non proprio esaltante… Antonella Bertoni risponde di no… Che “è normale, si tratta di un teatro non proprio popolare, non di cassetta, quindi è naturale avere un pubblico selezionato. Di nicchia, diciamo“. Faccio notare che molti tra gli spettatori ieri sera erano essi stessi attori, musicisti, addetti ai lavori delle altre compagnie impegnate nel festival… “Questo è un valore aggiunto, vuol dire che gli applausi valgono ancora di più…“.

Ma l’atmosfera del festival Orizzonti di Chiusi piace a Michele Abbondanza e Antonella Bertoni. Certo loro sono abituati anche ad altre realtà, hanno lavorato in tutta Italia e in tante parti del mondo, con grandissimi artisti come Carolyn Carlson, “ma qui a Chiusi si respira una buona aria, un’aria positiva, molto umana… è bello il clima che si è instaurato con Andrea Cigni e con gli altri artisti, che cercano sempre un contatto, con il sindaco che viene a salutarci, il giornale di carta del festival. i giovani dello staff che corrono di qua e di là… ..” dice ancora Michele Abbondanza facendo capire di sentirsi a suo agio,  a casa…

Con Antonella Bertoni che mette in risalto “questo clima positivo rispetto alle difficoltà in cui si dibatte il teatro e in genere tutta la cultura italiana, compresa la ricerca scientifica. Qui si sperimenta, si cerca di creare una strada, di porre i presupposti per qualcosa di nuovo e di positivo per il futuro, ci vuole tempo, sono cose che richiedono tempo, ma la strada mi sembra quella giusta. Qui non si arriva, si fa lo spettacolo e si riparte… E’ bello poter stare qui dei giorni a provare a mettere a punto gli spettacoli, ad aggiustare delle cose. Noi per esempio, qui a Chiusi abbiamo messo a punto le luci di ‘Orbi’, una cosa importante per uno spettacolo del genere… ”

E lo spettacolo è straordinario. Piacevole anche per chi non è conoscitore profondo del teatro-danza. E della danza moderna.

Passo ad argomento più generale e domando: ma non sarà un po’ troppo di nicchia questo festival, con il rischio che la città lo viva come un corpo estraneo, una sorta di occupazione da parte di un esercito sconosciuto? chiedo. La risposta dei due dancers è netta e praticamente in coro: “forse è un festival di nicchia, ma ha una sua connotazione, una sua specificità che è valore e forza. Altrimenti sarebbe una kermesse come ce ne sono tante… La città deve sapere che ha in casa un’occasione molto importante. Una bella cosa”…

In effetti avere in casa la compagnia Abbondanza-Bertoni che da 20 anni è al top nel panorama nazionale nel proprio settore, con una storia importante alle spalle, non è cosa che capita tutti i giorni. Prima o poi anche i chiusini lo capiranno e apprezzeranno più di quanto non facciano adesso.

Chiedo se è difficile oggi fare teatro danza e soprattutto teatro sperimentale, di ricerca. “Lo è sempre stato. Oggi lo è ancora di più, perché la società, ma anche la politica, chi detiene i cordoni della borsa sembrano non aver voglia di sperimentare alcunché, non sostengono la cultura, anzi. Il problema però non è solo italiano”.

Già. Quando si parla di cultura e di cultura di un certo tipo tutto il modo è paese, sempre un po’ refrattario. Ma l’Italia in questo, purtroppo è spesso più paese degli altri.

Marco Lorenzoni

 

 

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