L’ESTATE ROVENTE DEL 1554, L’INIZIO DELLA FINE DELLA REPUBBLICA DI SIENA E LO SMACCO DI CHIUSI AD ASCANIO DELLA CORGNA…

L’ESTATE ROVENTE DEL 1554, L’INIZIO DELLA FINE DELLA REPUBBLICA DI SIENA  E LO SMACCO DI CHIUSI AD ASCANIO DELLA CORGNA…
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CHIUSI – Era di luglio, anche allora. Caldo infernale. La Valdichiana fu teatro di una serie di battaglie e scontri armati, fino allo scontro campale epico che segnò l’inizio della fine della Repubblica di Siena. La fine di un sogno di indipendenza e libertà. Ma anche allora vinsero le grandi potenze. Le superpotenze. I Medici appoggiati dalle truppe spagnole e tedesche di Carlo V e dal Papa…  Parliamo di quasi 500 anni fa, esattamente 462. E nel mese di luglio, Siena assediata attendeva i rinforzi francesi che non arrivavano e resisteva, sotto la guida del francese Biagio di Montluc… Anzi tentò pure il contrattacco per riprendersi terre e castelli che aveva da poco perduto come Monte San Savino, Foiano e Civitella della Chiana.

E proprio lì dalle parti di Foiano, Civitella e Marciano avvenne lo scontro decisivo. In campo aperto. La rivincita della battaglia di Montaperti di 300 anni prima.

Gli eserciti avversari che stavano per affrontasi furono schierati secondo la strategia consigliata dal Machiavelli: “milizie miste”, arruolate con un numero preponderante di soldati locali, unite dal carisma del proprio comandante, animati da ideali patriottici e religiosi, insieme a mercenari stranieri professionisti della guerra. Era questa la formazione tipica, già adottata nelle precedenti battaglie campali e preferita da quei prìncipi che secondo il Machiavelli: «…possono per abundantia di uomini e denari mettere insieme un esercito iusto a fare una giornata con qualunque li viene ad assaltare.»

L’esercito senese comandato dall’esule fiorentino Piero Strozzi era piuttosto eterogeneo e comprendeva, oltre ai francesi anche soldataglie corse e turche ed in generale truppe mercenarie, male organizzate e di scarsa disciplina, soprattutto perché la repubblica senese, in difficoltà economiche dovute all’assedio,non pagava regolarmente il soldo. Piero Strozzi disponeva, comunque di un esercito di 14.000 fanti e 1.000 cavalieri, ma già durante lo schieramento dovette preoccuparsi per le difficoltà incontrate nell’approvvigionamento dell’acqua, elemento fondamentale nelle battaglie campali.

I Fiorentini, comandati dal Duca di Marignano, avevano forze pressoché equivalenti ma erano dotati di maggiore artiglieria e di maggior compattezza schierando oltre alle truppe di Cosimo, l’esercito imperiale con spagnoli e tedeschi. Gli schieramenti nemici si disposero sulle alture ai lati di una valletta attraversata dal torrente Scannagallo in secca: i poggi di Marciano da una parte e di Pozzo dall’altra. I comandi degli schieramenti sono posti in posizione elevata, mentre più in basso sono schierate le fanterie.

All’alba del 2 agosto 1554, la battaglia cominciò. Per l’esercito di Piero Strozzi sopraffatto dal nemico superiore in uomini e mezzi fu la disastrosa “rotta di Scannagallo”.

Migliaia furono i morti, feriti e prigionieri da parte senese e pochissimi dall’altra. La storiografia quantifica le perdite senesi in più di 4.000 morti; le perdite avversarie contenute nel numero di 400 morti.

Sembra che a favorire la vittoria fiorentina ci sia stato anche il tradimento prezzolato di un ufficiale francese. Piero Strozzi, disarcionato da cavallo e ferito al fianco da un colpo d’archibugio, riuscì a rifugiarsi a Lucignano.  La battaglia perduta concluse l’assedio di Siena che si arrese definitivamente al nemico il 17 aprile 1555.  Mentre Cosimo I de’ Medici riuscì ad affermare il proprio potere su tutta la Toscana, Piero Strozzi ed i suoi continuarono la resistenza in Montalcino, ospitando gli esuli senesi, nella Repubblica di Siena riparata in Montalcino, fino alla resa definitiva nel 1559.

Insomma il sogno repubblicano senese durò altri 5 anni. Anni di assedi, guerre, saccheggi, di fame per le popolazioni costrette a inviare di continuo vettovaglie e soldi ai comandanti delle truppe impegnate nella difesa. Oltre Montalcino resistettero, dopo la caduta di Siena, anche alcune roccaforti della Maremma (Grosseto, Orbetello Montepescali) e Chiusi che cadde praticamente per ultima, forse perché seppe più tardi della definitiva capitolazione senese, nell’aprile del 1559, seguita alla pace di Cateau-Cambresis tra imperiali e francesi. Piero Strozzi era morto, in battaglia a Thionville in Francia l’anno prima. La guarnigione chiusina, fatta in gran parte di mercenari francesi rimase al comando del luogotenente Cornelio Bentivoglio e si arrese a malincuore e non senza qualche tumulto. I mercenari volevano soprattutto essere pagati…

A segnalare la presa della città da parte dei nuovi padroni fiorentini resta ancora oggi la “colonna infame” con lo stemma mediceo (a cui manca una palla), posta all’incrocio tra via Porsenna e via Arunte. E’ una vicenda anomala e molto particolare quella di Chiusi, durante la guerra di Siena di 500 ani fa…

Pochi mesi prima della battaglia di Scannagallo, proprio a Chiusi i senesi avevano inflitto una cocente sconfitta agli imperiali. L’episodio è noto come la “pasqua di sangue chiusina“, perché avvenne nella notte tra il giovedì e il venerdì santo del 1554.  Dopo aver conquistato Sinalunga, Bettolle e Torrita le truppe di Cosimo guidate dai mercenari perugini Ascanio della Corgna, nipote del papa e signore di Castiglione del Lago e Ridolfo Baglioni si diressero verso Chiusi con oltre 2.000 armati, decisi a prendere con la forza la fortezza, baluardo senese difesa da Aurelio Fregoso, fedelissimo di Piero Strozzi e da Santaccio da Pistoia… Quest’ultimo finse un tradimento e si accordò con Ascanio per aprire la porta della città e far entrare nottetempo le truppe all’interno, ad un segnale convenuto. Ma non appena i soldati di Ascanio e Ridolfo Baglioni furono entrati si trovarono accerchiati e assaliti alle spalle e dai lati dai soldati di Santaccio che li aspettavano. Fu una carneficina: oltre 400 morti, tra cui anche Ridolfo Baglioni. Ascanio della Corgna fu fatto prigioniero insieme ad altre centinaia di soldati. Fu rimesso in libertà, per l’intervento dell’imperatore Carlo V in persona, in quanti nipote del Papa Giulio III… Ma lo sgarbo e l’onta subita Ascanio non la perdonerà mai ai chiusini, di cui sarà sempre nemico giurato e feroce.

Negli anni dell’assedio e della difesa strenua della Repubblica senese a Chiusi nacque anche un particolarissimo corpo speciale, fatto di soli chiusini, 84 per l’esattezza, ufficialmente “guastatori”, armati di pala e zappa (per costruire o demolire ponti, fossati e fortificazioni) ma con una bandiera nera e l’arma del comune come simbolo. Genieri o “teste di cuoio” ante litteram? Forse la seconda. Una vera e propria “Compagnia della morte” che fu costituita proprio dopo la Pasqua di Sangue, episodio al quale forse quel gruppo di cittadini, poi inquadrati come genieri non fu del tutto estraneo… E a Chiusi c’è ancora oggi una chiesa che viene comunemente chiamata “della morte”…

Al di là di questo che resta un dettaglio, le vicende degli anni che vanno dal 1550 al 1559 ci ricordano che la Storia, anche quella con la S maiuscola, quella che si studia sui libri di scuola, la storia fatta da  grandi personaggi come Carlo V, Cosimo I, papa Paolo III, o da grandi condottieri come Ascanio della Corgna, il Marignano, Piero Strozzi o Biagio di Montluc a volte passa anche dalle strade di casa nostra.  In quel decennio la storia non solo passò, ma si fermò a lungo con strascico di morte, distruzione, miseria, tradimenti, nelle contrade della Valdichiana e della Valdorcia, dove i campi di grano erano diventati più che altro campi di battaglia. E terreno di scontro politico tra le grandi potenze d’Europa…

M.L.

NELLA FOTO: un’immagine della rievocazione della battaglia di Scannagallo, a Foiano della Chiana.

 

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