SIAMO GIA’ IN GUERRA E NON CE LO DICONO?

ROMA – Siamo praticamente in guerra e neanche ce lo dicono? Sembra proprio di sì. Tutti i giornali di ieri e di oggi ne parlano come di una decisione presa. “Ci sono le regole d’ingaggio, tra le quali licenza d’uccidere e impunità per eventuali reati. C’è la catena di comando, ci sono le modalità operative. L’Italia non solo è pronta a fare da capofila in una missione in Libia con tanto di accordo dei principali alleati occidentali, Stati Uniti in testa, ma ha già definito con un decreto i rapporti di collaborazione tra i servizi segreti e le forze speciali della Difesa”. Così scrive il Corriere della Sera.
Nelle prossime ore – sempre secondo il quotidiano milanese – una cinquantina di incursori del reggimento d’assalto paracadutisti Col Moschin partiranno per la Libia per prendere contatto con gli agenti dei servizi segreti in quel teatro, dove ormai da tempo operano forze francesi e inglesi.
Secondo il Corriere il presidente del Consiglio ha firmato un decreto che definisce i contorni dell’operazione italiana in Libia. Sono 5 articoli, dei quali Matteo Renzi ha parlato con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Consiglio supremo della Difesa e che hanno tra i punti principali il fatto che sarà l’Aise, cioè i servizi segreti per la sicurezza esterna, a dirigere le missioni delle unità speciali militari.
Il decreto, secretato, in pratica prevede che il capo del governo nelle situazioni di crisi all’estero può autorizzare, attraverso il Dipartimento per le informazioni della sicurezza, i servizi segreti per l’estero ad avvalersi delle forze speciali. Quindi sarà Palazzo Chigi a pianificare e monitorare le missioni delle forze speciali all’estero.
Il governo, formalmente, dice di attendere intanto la formazione di un governo di unità nazionale in grado di richiedere l’intervento della comunità internazionale. E chiama la missione di guerra “missione di peace enforcement, per la quale sono già pronti 3 mila soldati, ma per inviarli al di là del Mediterraneo servirà un passaggio in Parlamento.
Passaggio che finora non c’ stato. Né dibattito parlamentare e nemmeno un discorso dal balcone come fece Mussolini ne 1940 annunciando l’ora delle decisioni irrevocabili…
E mentre i giornali scrivono che le truppe sono pronte a partire, alcuni reparti probabile che siano già partiti… Tutto ciò in totale disprezzo dell’art. 11 della Costituzione che recita “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…”. Renzi e Mattarella che è stato di recente negli Usa forse non per visitare gli italo americani, ma per prendere ordini e concordare l’intervento n Libia, stanno vuiolando palesemente la Carta Costituzionale, sapendo di farlo. E per alcuni commentatori le due più alte autorità dello stato e del governo sono colpevoli di atti gravissimi contro le nostre istituzioni e contro gli interessi e la stessa sicurezza del popolo italiano. Già la guerra del 2011, quella voluta da Francia e Gran Bretagna per eliminare Gheddafi si è rivelata un disastro sia sul posto che per l’espansione dell’Isis in generale, senza alcun risultato sulla stabilità del paese nordafricano. E questa nuova avventura bellica rischia di scatenare guerra e terrorismo in casa nostra. E non solo perché la Libia è a un tiro di schioppo dalla Sicilia. E comunque resta il fatto che la Costituzione vieta interventi militari che non siano di difesa. E non risulta che la Libia abbia attaccato l’Italia…