CHIUSI: E’ SOLO UNA TOMBA COME TANTE… MA E’ IMPORTANTE LO STESSO

CHIUSI – A giudicare dal numero delle divise e alte uniformi presenti e dalla presenza di tanti sindaci, del Soprintendente ai beni archeologici della Toscana, del Vescovo, del presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani, di telecamere e macchine fotografiche a go-go sembrava veramente di esser stati convocati per la scoperta del secolo. Se non avessimo saputo e già scritto di cosa si trattava, avremmo potuto pensare anche noi che il sogno di Alessandro Francois e di migliaia di studiosi, avventurieri, tombaroli si fosse finalmente avverato. Stai a vedere che a Chiusi hanno trovato il mitico Mausoleo di Porsenna, con la chioccia e i 5000 pulcini tutti d’oro.
E invece no. Nonostante il parterre de roy, il Mausoleo del lucumone resta avvolto nel mistero. Quello che è stato trovato, come abbiamo già anticipato lunedì scorso, è semplicemente una tomba etrusca. Nel bel mezzo di una necropoli, già ampiamente nota. Quella di Poggio Renzo, dove si trovano anche la Tomba della Scimmia, quella del Leone e quella della Pellegrina, oltre ad qualche centinaio di tombe più povere. Insomma almeno a prima vista e da quanto si è potuto appurare dalla porzione di scavo effettuata, una tomba come tante altre. Una scoperta comunque importante, ma non certo eccezionale in un territorio come quello di Chiusi. Salvo che lo scavo non riservi sorprese nel prosieguo e non restituisca qualche “tesoro” che non si pensava di poter trovare. Non lì, dove si è scavato e studiato per secoli.
“Difficile dire se la tomba scoperta in questi giorni sia intatta o sia stata invece oggetto di visite e spoliazioni precedenti, magari in epoche lontane…” ha ammesso la stessa dottoressa Mariangela Turchetti, da poco nominata nuova direttrice del Museo Nazionale di Chiusi e referente per la Soprintendenza nel territorio.
Quello che si può dire è che si tratta di una tomba a camera, situata a circa 6 metri di profondità rispetto al piano di campagna, composta da 2 o più ambienti separati da un atrio centrale. La porta di accesso ad una delle celle laterali presenta una traccia di pittura rossa. Un fregio. Non un dipinto. Sempre secondo quanto affermato dalla direttrice Turchetti “siamo in presenza di una sepoltura databile, quasi certamente agli inizi del V Secolo a.C. Quindi leggermente più tarda rispetto alle altre tombe presenti in loco.
Diciamo che di per sé, la scoperta sembra poter aggiungere poco rispetto al patrimonio archeologico chiusino.
Ma l’evento è comunque importante per diversi motivi: 1) perché ha riacceso la scintilla della passione per la ricerca e la tutela del patrimonio archelogico e storico della città; 2) perché segna una ritrovata sinergia e unità di intenti tra la Soprintendenza, il Comune e il Gruppo Archeologico Locale, che ha individuato per primo il sito e lo ha segnalato, partecipando poi alacremente allo scavo; 3) perché il nuovo scavo consente di tornare ad “indagare” l’area della necropoli di Poggio Renzo, con strumenti e tecniche che in passato non erano disponibili, e ciò può portare a nuovi interessanti risultati, almeno sul piano delle conoscenze e dello studio; 4) perché la Soprintendenza, nonostante il periodo di ristrettezze destinerà delle risorse per questo ed altri scavi nel territorio chiusino.
Certo è strano che una tomba, magari non eccezionale dal punto di vista artistico, ma comunque di notevoli dimensioni, a così poca distanza dalle Tombe della Scimmia e del Leone (un centinaio di metri) non sia stata mai individuata prima. Dalle ricerche di archivio fatte in queste settimane, dal momento della segnalazione (30 gennaio 2016) ad oggi, non è emersa però alcuna citazione o indicazione. La tomba insomma non risulterebbe tra quelle note e censite nelle varie cartografie della necropoli, nemmeno negli studi approfonditi di Doro Levi e di Ranuccio Bianchi Bandinelli degli ’20-30 del secolo scorso… Ma la ricerca continua anche sulle fonti più antiche. E proseguirà anche lo scavo, per liberare gli ambienti ancora sommersi di terra e detriti con la speranza di trovare qualcosa di più esaltante di 2 celle vuote e una riga di vernice rossa…
Intanto la giunta comunale, il Gruppo Archeologico e la Soprintendenza, il Nucleo speciale dei carabinieri per la tutela del patrimonio archeologico possono incassare il successo della conferenza di ieri, che male che vada rimarrà uno spot per Chiusi e i suoi tesori, mai abbastanza valorizzati. Ci sta pure che l’evento sia caduto come il cacio sui maccheroni per la campagna elettorale di Bettolini, che ne ha sfruttato il vento. Ma in Italia è un classico. E comunque la necropoli dove è stata rinvenuta l’ennesima tomba etrusca continuerà a chiamarsi Poggio Renzo e non sarà ribattezzata Poggio Renzi.
m.l.
metafora del presente ?