FUSIONI IN CORSO: BANCA VALDICHIANA PRESENTA L’ACCORDO CON MONTEPULCIANO. GIOVAGNOLA: “FAREMO LA BCC DELL’UMBRIA

Questa sera a Chiusi, teatro Mascagni, ore 21, Banca Valdichiana illustrerà e spiegherà ai propri soci il progetto e il percorso di aggregazione con la Bcc di Montepulciano. Un progetto di fusione dettato dall’evoluzione del sistema creditizio e dalle sollecitazioni della Federazione Toscana delle Bcc e dalla stessa Banca d’Italia. Insomma la presidente Moretti e il Cda di Banca Valdichiana vogliono sentire il polso della propria base sociale prima di procedere alla fusione, il cui annuncio, qualche settimana fa, ha colto molti di sorpresa. La governance della Bcc con sede a Chiusi auspica “un sereno confronto” con i soci, proprio per valutare a pieno le tematiche generali, il quadro congiunturale e normativo e quindi la decisione e la prospettiva di unire le forze con la consorella poliziana, andando così a coprire, come zona di influenza, tutta la Valdichiana e buona parte del sud senese.
Ma se Banca Valdichiana si muove e dà ufficialmente avvio al processo di fusione con la Bcc di Montepulciano (la denominazione della nuova banca unitaria rimarrà probabilmente “Valdichiana” con qualche variante), anche l’altra consorella contigua per territorio, ovvero Crediumbria è in questi giorni impegnata nel percorso che la porterà alla aggregazione con il Credito Cooperativo Umbro-Mantignana. Due operazioni in contemporanea che nel giro di pochi mesi, ridisegneranno la mappa del credito cooperativo in Toscana e Umbria.
A questo proposito, abbiamo rivolto alcune domande al presidente di Crediumbria, Palmiro Giovagnola.
Presidente, questa delle fusioni tra Bcc è una strada obbligata per rimanere sul mercato?
Sì, le indicazioni degli organi di vigilanza, delle federazioni regionali e di Bankitalia vanno in questa direzione da tempo… e anche noi è da tempo che discutiamo di fusioni tra istituti che operano in contiguità territoriale. Per rispondere meglio alle esigenze della clientela e ottimizzare l’organizzazione operativa…
Crediumbria sta lavorando alla fusione con il Credito Cooperativo Umbro di Mantignana. La Bcc di Perugia, per intendersi. Ma non era più “naturale” una fusione con Banca Valdichiana?
Era forse più naturale, per vicinanza, e anche più facile, probabilmente, non fosse altro che per il fatto che sia Crediumbria che Banca Vadichiana fanno parte della stessa Federazione Toscana. E ci abbiamo pure lavorato, in più fasi. Nel 2010 e anche negli ultimi mesi… Il percorso aveva preso il via. Ci fu un incontro a settembre e ne avevamo già fissato un altro a Chiusi per il 20 ottobre, per sciogliere alcuni nodi legati alla governance (sede, presidenza, direzione ecc…). La procedura sembrava avviata verso un esito positivo. Poi però Chiusi ha cambiato improvvisamente idea. E strada. La presidente Moretti annullò l’incontro comunicandoci la propria intenzione di procedere alla fusione con Montepulciano e non più con Crediumbria…
Non c’era accordo sulla governance?
Non siamo arrivati a discuterne concretamente. Ma c’era già un impegno informale sul fatto che Presidenza e direzione sarebbero rimaste a Banca Vadichiana… Non credo insomma che sarebbe stato quello lo scoglio… Ognuno è libero di fare le scelte che vuole. Il modo però mi lascia francamente perplesso…
E così Crediumbria ha virato verso Mantignana…
Con Mantignana i rapporti e i contatti erano aperti da tempo, fin dal 2010, quando saltò il primo tentativo di aggregazione con Banca Valdichiana… Abbiamo solo dovuto riannodare qualche filo… E alla fine credo che per noi (Crediumbria), al di là di una complessità maggiore dal punto di vista organizzativo, sia una scelta che può aprire prospettive e scenari più ampi. La contiguità territoriale c’è ugualmente, la sede del Credito Cooperativo Umbro è nel comune di Corciano, in più con la fusione si va a creare di fatto la Banca di Credito Cooperativo dell’Umbria. Insomma un progetto politico di più ampio respiro. Una banca regionale può oggettivamente avere più appeal anche per gli operatori, per le imprese… E devo dire che tra i nostri soci e le nostre strutture molti vedono meglio questa prospettiva piuttosto che una aggregazione con Banca Valdichiana…
Crediumbria cambierà Federazione di riferimento?
Sì, per forza. La nuova banca che nascerà dalla fusione farà capo alla federazione Lazio-Umbria-Sardegna.
Qualche numero della nuova banca che nascerà?
29 filiali, 180 dipendenti, un miliardo e 600 milioni di massa amministrata (raccolta più impieghi), 90 milioni di patrimonio, una copertura territoriale di 80 comuni dislocati in 7 province e 4 regioni… Insomma una banca, che nel palazzo del Credito Cooperativo si collocherà nei piani alti… Tolta Roma che è fuori classifica per ovvi motivi, nell’ambito della federazione sarà la prima banca, o tra le primissime…
La governance in questo caso l’avete già decisa?
In linea di massima sì, la presidenza rimarrà a Crediumbria, la direzione generale a Mantignana, la sede legale sarà a Perugia, la sede operativa e amministrativa a Moiano…
Quindi Moiano avrà anche un beneficio, in termini di presenze lavorative?
Credo proprio di sì… Di questi tempi non è una notizia da poco.
Quali sono i tempi per arrivare alla fusione?
La lettera di intenti di Crediumbria e del Credito Cooperativo Umbro Mantignana è già stata inoltrata alla Banca d’Italia; stiamo lavorando sul progetto di fusione e piano industriale e contiamo di definirli entro gennaio. Appena pronti li presenteremo ai nostri soci e alla comunità… Diciamo che l’obiettivo è ratificare la fusione nelle assemblee ordinarie, che diventerebbero straordinarie, previste per la fine di maggio 2016…
Buon lavoro presidente.
Dopo questa intervista e la risposta pacata e soft di Giovagnola, spero che qualcuno spieghi le ragioni per le quali non si è proceduto nel binario che avrebbe portato a quell’accordo che mi è sembrato di capire dalle parole del Presidente Giovagnola fosse in embrione.
La presentazione dell’accordo tra Banca Valdichiana e BCC di Montepulciano è stato abbastanza convincente nelle motivazioni e nei numeri. Vedremo nel prosieguo dell’operazione quello che sarà il piano industriale che scaturirà e che sarà poi alla base della decisione finale che, in ogni caso, dovrà essere presa dall’assemblea dei soci.
Come ho detto nel mio intervento in assemblea, sarà importante anche valutare quella che è la base operativa e culturale delle due banche, elemento fondamentale da considerare proprio per la natura stessa delle BCC ed è uno di quelli che forse ha ostacolato l’accordo con Crediumbria, al di là delle mere valutazioni economiche.
E’ vero che le banche, come tutte le aziende, hanno bisogno di crescere per mantenersi sul mercato ma la crescita delle banche locali non ha bisogno obbligatoriamente delle fusioni che pertanto diventano un’opportunità di sviluppo per tutto un territorio se fatte al momento giusto e tra soggetti omogenei, sia dal punto di vista economico che operativo.
La fusione tra BCC di Chiusi e BCC di Piazze dette origine ad una realtà omogenea che ha permesso a Banca Valdichiana di crescere negli anni in maniera autonoma e abbastanza equilibrata, senza avere bisogno di ulteriori aggregazioni.
Oggi, forse, questa crescita solitaria è diventata più problematica ed ecco che potrebbe essere il momento giusto per un’aggregazione basata però, ripeto, su soggetti che abbiano elementi omogenei non solo dal punto di vista strettamente economico.
X Cioncoloni. Per tener presente la definizione di ”base operativa”sono d’accordo con te Giorgio che si debba ricercare tutte quelle condizioni che facciano si che nella probabile espansione si abbiano dei percorsi più facilitanti ed omogenei alle caratteristiche di insediamento sul territorio che debbano anche tener presente le diversità di aree economiche.L’altra definizione ”Culturale” mi resta più difficile ad essere compresa….Diversità culturale in una condizione di mercato quasi globalizzato anche nel localistico cosa vuol dire ? La politica sulle Banche oggi tende a stendere un suo manto avviluppante e questo è un vecchio dilemma, perciò forse come ”culturale” si poteva intenderne la diversa provenienza riguardo all’operazione non andata in porto ?.Non credo siano state in ballo le personalità individuali delle dirigenze e nemmeno quelli che possono essere definiti-se pur importanti- gli stati patrimoniali di ognuna.delle due.Forse è stato dato un peso politico diverso alle due e si è visto che sarebbero state due cose inconciliabili? Tutto questo non ci è dato di saperlo perchè il discorso che fai tu che a decidere siano i soci secondo me lascia il tempo che trova poichè dimmi quando mai si è visto che i soci non abbiano approvato quello che gli è stato sottoposto dalle dirigenze ? Ormai diventa quasi una cosa formale tutto questo e si capisce.Anche se lo chiedo a me stesso non riesco a trovare la spiegazione anche mettendo sul piatto della bilancia l’elemento del personale lavorativo che forse si potrebbe supporre che avrebbe avuto un recondito timore di essere poi oggetto di trasferimento in un territorio diverso e più largo per cui anche questa che ho detto è una supposizione che non sta in piedi,perchè comunque sempre di secondaria importanza nella nuova organizzazione del lavoro.C’è qualcosa che mi sfugge e che non riesco a mettere a fuoco,perchè nell’intervista a Giovagnola riportata nel post sembrava che la cosa fosse entrata in dirittura finale. Ha prevalso la politica che ha indirizzato scelte in altra direzione? E da osservatore esterno vedo che si ripropone un grande silenzio da parte dell’opinione pubblica che probabilmente può darsi che fra qualche anno si troverà a lottare contro una situazione territoriale ed economica ancora più depressa. Nessuno della giunta che governa Chiusi ha nulla da dire a parte gli interventi nel contesto dell’assemblea avuti dai soliti noti ? Si può essere a favore o contrari d’accordo ma tutti rintanati e che non esprimano nulla su tale fatto?
Ma come, la Banca di Chiusi e legata al territorio decide un matrimonio e dalle autorità della politica un assordante silenzio? E’ il segno questo di una certa natura e questa sì ”CULTURA””di popolazione e di individui” abituati a lasciare campo ai conducenti del calesse, salvo poi a sopportare le conseguenze negative o positive delle scelte che il conducente ha fatto o farà. Si chiama subalternità altro che ”il nuovo che avanza”…..ecco perchè a codesta popolazione ci sarebbe da dire ” ma chi avete eletto ? ” quando siete andati a votare la giunta che governa il nostro paese?
Le tue considerazioni, Carlo, non fanno una piega in termini teorici. Diciamo pure di principio, secondo le vecchie categorie di pensiero. Ma oggi la politica è assente su tutta la linea. Non interviene più su nulla. Perché il nuovo che avanza in larga misura è fatto da comprimari oppure da figure che per una ragione o per l’altra temono di perdere consenso ad esporsi. Probabilmente qualcuno, della politica, interverrà solo, nel caso in questione, quando si tratterà di nominare o eleggere presidenti e consiglieri…Le strategie competono ad altri, Per vent’anni non si è fatto altro che evocare la fine delle ideologie, delle bandiere, delle differenze… e questo è il risultato.
Le banche seguono una loro logica, che è logica di mercato. La politica segue solo una logica di… consenso. La gente sta nel mezzo e prende mazzate dalla politica e dal mercato… Purtroppo anche chi si oppone alla politica di cui sopra, su argomenti del genere tace o balbetta. Mala tempora currunt…
Carlo, pochi mesi fa i soci della BCC di Asciano si sono opposti alla fusione con la BCC di Montepulciano e la fusione non è stata fatta. Questo per dire che qualche volta i soci ancora possono dire la loro, specialmente nel campo delle BCC.
Quando qualche anno fa, in sede di assemblea della Banca Valdichiana, fu ventilata la prima fusione con Crediumbria ci fu un ampio dibattito tra favorevoli e contrari a dimostrazione che non sarebbe stata un’operazione semplice da far accettare ai soci, perlomeno quelli di Banca Valdichiana.
In quanto alla politica non credo sia opportuno che entri nel merito di queste decisioni perché i consigli di amministrazione delle banche, specialmente quelle locali, devono essere in grado di decidere autonomamente nell’interesse dei soci e dei clienti e non in quello dei politici.
Le banche dirette dalla politica, a partire dal caso eclatante di MPS, passando per il Credito Fiorentino di Verdini fino all’attuale situazione di Banca Etruria e compagnia hanno purtroppo sperperato risorse per favorire clientelismi a discapito del merito creditizio e dell’aiuto economico ai territori. Si è visto la fine che hanno fatto e che purtroppo stanno facendo fare a chi vi aveva investito in buona fede, che poi sono sempre quelli che ne subiscono le conseguenze più gravi. I veri colpevoli, i politici, non ne pagheranno mai le conseguenze, come invece sarebbe giusto che suceedesse.
Anche io penso che la politica dovrebbe restare fuori dai Cda e non dovrebbe interferire, né dettare la linea alle banche. Ma credo anche che non possa rimanere semplicemente a guardare, senza nemmeno valutare e dire la sua su ciò che sta succedendo…
Si Marco ma risiamo sempre al solito punto di partenza nelle nostre discussioni (chilometriche le mie,di meno per fortuna dei lettori le tue).
Lo spezzettamento che tu fai non mi convince nè quando parli di banche che seguono la logica del mercato nè quando parli di dirigenze politiche che se ne stanno rintanate e non si espongono e che vengono fuori solo al momento delle nomine perchè ritengono che le prebende che sembrano loro conquistate dovute solamente-dicono loro-” al savoir faire” di destreggiarsi dentro ai gangli della politica e dell”economia.Qui il discorso è più complesso ma anche più semplice se ce lo vogliamo dire fra adulti non ”ripresi dalla piena….”. Ed è senz’altro più complesso quando ci si basa con l’analizzare gli incastri fra establishment politico ed economico finanziario,ma diretto sempre dalla politica verticistica .La nostra generazione ha avuto nel corso della propria vita la dimostrazione di come il sistema politico abbia diretto investimenti, facendo ricorso al sistema economico-finanziario delle banche e nominandone a capo CDA , vertici dirigenziali, e singole persone espressione della politica e dai loro rappresentanti voluti con assoluta precisione. In tal senso,chi di questi alzasse la manina e si dichiarasse Vergine sarebbe uno spergiuro ed ai tempi dell’Isis-mi si permeta la battuta scherzosa- rischierebbe di essere come le acciughe,cioè senza testa.Dico così perchè è inutile che mi venga portata avanti la separatezza delle due cose perchè non esiste: è la politica che ha avviluppato tutto ed ha creato l’asservimento di un sistema economico-finanziario che lascia i poveri senza copertura di sorta ed i furbi capaci (quasi sempre solo incapaci ad avere una visione complessiva ma capaci di vederla a pro loro e dei loro gruppi) e capaci solo a profittare delle situazioni da loro stessi create in combutta con la stessa politica sfuggita ad un controllo di base che non esiste più perchè la base è stata narcotizzata.Incapaci e ruffiani di turno che in un territorio hanno espresso per anni la tendenza devastante alla cementificazione,all’impoverimento delle risorse ma anche della morale. Tutto questo che molte persone oggi col risolino sarcastico sulle labbra chiamerebbero ”Fonte di lezioni di vita” -perchè così può apparire e me ne rendo conto chi parla così- non è altro che l’assuefazione imbelle delle persone alla perversità che promana in primo luogo dalla politica stessa ed in secondo luogo dall’establishent economico-finanziario dove ogni tanto avvengono ghigliottinamenti da parte della Magistratura(che è l’unica istituzione attendibile rimasta e che vediamo che il potere politico la tollera sempre di meno come Corpo Separato dello Stato previsto dalla Costituzione ed ha una voglia matta la politica stessa di renderla ed assuefarla al proprio servizio) Se succedesse la caduta di tale ultimo baluardo in italia potebbe cantare vittoria solo una parte. quella SOTTOCULTURALE E MAFIOSA CHE CAMPA DANDO IMPORTANZA SOLO AL DENARO INDIPENDENTEMENTE DA COME SI SIA PRODOTTO, ma che oggi è presente anche nelle nostre zone, Anche i media sebbene legati alla stessa politica ne parlano continuamente.Cosa resta dunque in mano al semplice cittadino ? Un bel cerino acceso dove la pressione economica dell’istituzione statale a corto di riisorse sperperate negli anni con una bella pressa schiaccia attraverso l’azione di questi partiti la cosiddetta ” società”.Forse abbiamo l’errata idea che i partiti siano ancor oggi un pezzo della società civile e per certi versi lo sono stati e lo continuano ad essere, ma man mano che il tempo avanza lo sono sempre di meno perchè la loro ragnatela si è posata sopra le condizioni di vita delle persone,delle aziende, dei giovani, facendo sì di intessere una gabbia dalla quale a grande fatica se ne può uscire.Non voglio rinunciarea pensare che in tali partiti non ci siano persone oneste e che non si facciano tali domande, ma oggi l’appartenenza a tali partiti che ci hanno governato( tutti e nessuno escluso) ha fatto si che venga chi venga,ma tutti usufruiscono delle istanze identiche e la gente talvolta votra a destra perchè dopo il crollo degli ideali spesso preferisce l’originale anzichè la copia.Perchè la copia diciamocelo francamente-il PD nazionale in tal caso- ha assunto dalla destra il fatto di far passare le cose peggioori che se le avesse fatte la destra si sarebbe rivoltato il mondo.Questo anche fuori dell’italia è stato e continua ad essere ancor oggi un processo mondiale.Poi sono sempre più spesso quelli che blaterano sul bisogno di ”Cultura” come abbiamo sentito dale parole del Premier in questi giorni. Che cultura vogliamo che si rinnovi se si rimane legati a quei carri che hanno fatto campare di rendita pochi ed hanno succhiato risorse che avrebbero dovuto essere le risorse di tutti. Ecco svelato chi è che in politica sia la lunga mano del sistema che funziona in un certo modo quando l’altra faccia opposta risulta impresentabile.Il sistema bancario con tutte le sue prerogative teoriche o meno assegnategli dall’economia-come dici tu Marco- non è estraneo affatto a tale meccanismo ed a tali equilibri. E la separazione di questo dalla politica come molti dicono produce solo nebbia ideologica in senso erroneo di valutazione.Spesso abbiamo visto proprio sul nostro territorio che può essere un doppio abbraccio mortale quello dove politica ed economia s’incontrano ed insieme determinano le sorti di interi spezzoni della politica stessa, ed i cittadini nel mezzo magari presi a spugne a cui viene spillata l’acqua immagazzinata e resi automaticamente tributari di tutto questo.Non c’è bisogno di citare la storia o la storia economica ma quello che una volta sulle colonne di questo Blog ho riportato e che disse Carlo Marx nel 1848 ” solo una rivoluzione può spezzare un siffatto sistema” non appare anche dopo 150 anni una enunciazione da imbecilli.Le grandi rivoluzioni del passato che oggi la gente comune e plagiata aborrisce, ritenendole foriere di terrore, miseria e solo di questo, sono quelle che hanno portato il segno del cambiamento.Lo si voglia o no, la storia parla così. Quando una società ed un sistema economico sono saturi di ingiustizia deve essere la gente che prende
coscenza del prezzo che paga,organizzarsi e nella democrazia riuscire ad imporre il cambiamento delle cose.Solo allora assisteremo al fatto che la politica-la più nobile delle attività umane- avrà il primato riconosciuto e non quello di associazioni che a parole appaiono democratiche ma che in effetti sono create apposta per permettere al sistema di regnare e produrre i suoi frutti malefici e quasi sempre ineguali.Se tutto questo non lo fa la gente che lo subisce, i vertici
che tutto questo hanno organizzato non lo faranno senz’altro.Di buone intenzioni è costellata la strada dell’inferno diceva qualcuno..