CHIUSI: IL FESTIVAL DELLA FOTOGRAFIA, LA POLITICA CULTURALE E UNA CITTA’ TROPPO INDIFFERENTE

CHIUSI – Si è conclusa ieri le seconda edizione di Diaframmi Chiusi, il Photography Festival organizzato dal club I flashati nella cittadina di Porsenna. Per due week end, nei “ponti” del 25 aprile e Primo Maggio Chiusi si è trasformata in set diffuso. E in una mostra policentrica. Però a Chiusi, come spesso accade, pochi se ne sono accorti. Il 25 aprile c’erano più chiusini a Cetona in Fiore, che al festival di fotografia, per dirne una. Eppure la rassegna allestita dai Flashati proponeva scatti di indubbio interesse, sia per la qualità delle opere che, in alcuni casi, almeno, per il valore “documentale” del materiale esposto. Materiale che, a festival chiuso, meriterebbe una collocazione fissa e fruibile. Per esempio, la mostra di Loriano Masini “Quando c’erano i contadini” è una testimonianza documentale importante sul mondo agricolo di questo territorio, in un periodo preciso: dal 1980 al 1995. Ecco quelle foto non sfigurerebbero certo nel museo della Mezzadria di Buonconvento o anche nel Museo civico detto della Città e del Territorio di Chiusi. La Mostra sulla storia della Pallavolo chiusina potrebbe essere riproposta in occasione della Festa per la promozione della Emma Villas in serie A2 il 10 maggio al Palasport e magari rimanere, proprio al palasport, a futura memoria (magari inserendo foto anche degli anni di mezzo: tra i primordi degli anni ’50-70 e il trionfo Emma Villas, non è che non ci sia stato niente). E così la mostra sul “Cielo sopra Siena” potrebbe trovare spazio in biblioteca…
Detto questa resta la soddisfazione di vedere che a Chiusi e nella zona ci sono giovani (e non solo giovani) che con la macchina fotografica ci sanno fare e che coltivano questa passione con dedizione e professionalità elevata e dall’altro l’amarezza nel vedere una città indifferente, distratta anche verso i suoi talenti migliori. Succede (è successo) con il teatro, con la musica, con pittori e scultori. Succede (è successo) con lo sport, dalla Pallavolo scoperta da molti solo adesso che è arrivata in serie A e ignorata per 50 anni, al canottaggio, al calcio stesso…
Chiusi è stata per decenni una cittadina viva e vitale, per molti versi la più vivace del comprensorio, ora non lo è più. Ora sembra una periferia metropolitana. Una ghost town, una città fantasma dove la sera sembra ci sia il coprifuoco. Dove anche le iniziative magari richiamano pubblico da fuori, ma vengono snobbate, ignorate dalla cittadinanza. Vedi l’ultimo festival Orizzonti: grande successo mediatico e di critica, buon pubblico dai dintorni e da tutta Italia, ma pochi, pochissimi chiusini. Vedi il festival rock. Vedi la stagione teatrale invernale…
Chiusi, come in passato continua a sfornare artisti, attori, registi, musicisti, fotografi, archeologi e buoni atleti… ma la città non li coccola, non li incoraggia, non li sostiene… Ognuno al massimo coltiva il proprio orticello, evitando accuratamente e scientificamente di andare anche solo a vedere cosa produce quello del vicino…
E’ vero che sono cambiati i tempi, sono cambiate le abitudini, il modo di vivere (un tempo la gente usciva e andava al bar, adesso non ci va più, andava allo stadio e ora ci va meno, andava in sezione e ora le sezioni sono chiuse…); può anche darsi che le varie iniziative pecchino nella comunicazione; è sicuramente vero che almeno in alcune zone (vedi Chiusi Scalo o Montallese) mancano non solo le occasioni, ma anche luoghi idonei per manifestazioni ed eventi culturali e invece sarebbe opportuno che ci fossero. Può essere che la politica culturale del Comune sia deficitaria o inadeguata. O quantomeno discutibile. Ma tutto questo non spiega l’apatia, la distanza, la diffidenza della popolazione verso ciò che si muove: si tratti della stagione teatrale, del festival della fotografia o del Lars Rock Fest….
Tre anni fa, da queste colonne, proponemmo di tenere una sorta di “Stati generali della cultura” per fare il punto della situazione, per fare l’inventario delle risorse e individuare, tutti insieme la strategia per renderle produttive. Già allora avvertivamo la necessità di invertire la tendenza, la necessità di riportare la gente fuori di casa e farla diventare più partecipe delle varie iniziative. In questi tre anni, sono nate esperienze nuove, alcune si sono consolidate o hanno cambiato manico, è cresciuto a dismisura l’uso del social network per la promozione e la recensione degli eventi, ma la situazione complessiva non è cambiata. Anzi è ulteriormente peggiorata. La città è più buia, più deserta, più apatica, meno partecipe, più rinchiusa in se stessa di quanto non lo fosse tre anni fa. Chiusi se prima faticava ad entrare nei circuiti culturali del territorio, quelli che muovono la gente, adesso sembra esserne uscita definitivamente.
Non è certo tutta colpa dell’Amministrazione Comunale, ma è innegabile che su questo versante la giunta Scaramelli non ha cambiato verso ed ha fallito. Comunque non ha inciso in positivo. E ora che il sindaco se ne va, con un anno di anticipo, la città che lascia non è migliore di quella che prese in mano nel 2011. Tutt’altro. Ed è un peccato. Perché almeno su questo terreno, cioè sul piano culturale, Chiusi qualcosa riesce ancora a produrre e a proporre. Il problema è come farlo sapere ai chiusini. Come farli appassionare, come fare, in sostanza, per tirarli fuori di casa… Questa a nostro avviso è la prima esigenza e la prima emergenza cittadina: se la gente non torna ad apprezzare ciò che fa e ciò che ha, il futuro sarà un futuro grigio e triste. Perché la vivacità culturale è sinonimo di idee in circolo ed è propedeutica a qualsiasi ipotesi di ripresa economica.
MARCO LORENZONI
sono tre quelli che hanno visitato le mostre e le ho molto gradite, complimenti ai fotografi e agli organizzatori. Detto questo, non mi dispererei troppo per il numero degli avventori: è ovvio che le persone che mettono i fiori sul balcone o in giardino sono molte di più di quelle che maneggiano decentemente una macchina fotografica e quindi era scontato che cetona in fiore avesse più visitatori di Diaframmi Chiusi. il numero di frequentatori non inficia affatto il valore della mostra. Probabilmente a Diaframmi Chiusi sono venuti tutti coloro a cui fregava qualcosa delle fotografie. é ovvio che se faccio la presentazione di un libro devo considerare un successo la presenza di trenta persone, se faccio una sagra dei pici o dell’oco in porchetta sarebbe da considerare un fallimento se non raccolgo qualche migliaio di persone. Non per questo bisogna desistere dal fare presentazioni di libri o mostre fotografiche: dobbiamo solo valutare bene il targeto al quale le iniziative sono rivolte.
target ovviamente
proviamo allora a modificare la domanda: se a Chiusi si facesse una due giorni dedicata ai fiori ci verrebbero più chiusini che a Cetona? E i cetonesi, i pievesi, i sarteanesi, i castiglionesi, i poliziani ci verrebbero? E’ vero Francesco che ogni iniziativa ha un suo “target” e alcune hanno per forza di cose un target limitato, di nicchia, diciamo. Ma è strano che a Chiusi anche il festival rock raccoglie meno pubblico di Chianciano Acquaviva, Ponticelli… Ed è strano che alle iniziative che si fanno a Chiusi, anche quelle di qualità elevata, i primi a mancare siano proprio i chiusini che pure a Trasimeno Blues, ad Umbria Jazz, a Monticchiello ci vanno…Per esempio: quanti chiusini conoscono la Tomba del Colle e l’hanno visitata dopo la riapertura al pubblico? E’ uno dei gioielli più belli che abbiamo…
Il mio sintetico pensiero è il seguente: Chiusi è asfittica per natura alla cultura e lo è sempre stata anche in passato e la cosa non mi meraviglia più di tanto.E’ sufficiente fare un bilancio delle atività che hanno comuni circonvicini come Città della Pieve per fare un calzante raffronto e che le parole non possono smentire. I fatti come si sà sono i fatti..La cultura non può essere immaginata, istituita ed espletata a senso unico con investimenti in campi di intervento unidirezionali o quasi. Nel caso della mia esperienza col gruppo dei flashati ho notato una volontà del fare e del produrre oltre ogni limite e valutata la loro età ed esperienza sicuramente c’è da far loro solo un monumento.Non posso dire lo stesso quando sento e noto la mano tesa dall’autorità nei loro confronti. Questi gruppi hanno bisogno ASSOLUTO di essere aiutati dal punto di vista economico e la cosa non può senz’altro ridursi a far stampare loro la pubbblicità gratuita rientrante nel solito circuito di sempre,che fra l’altro è anche e spesso unidirezionale e fa anche pensare, che li mette nelle condizioni di metterli sotto la luce del ”soggiorno assistito” e dall’altra di lavarsene in effetti le mano, mettendo il proprio bollino della sponsorizzazione e del fornire gratuitamente un alloggio alle mostre che all’Ente Pubblico non costa nulla o quasi.Questo gruppo-tanto per parlar chiaro- in pratica si deve assumere ogni altro sforzo, costo di sopportazione delle iniziative, pagamento dei fotografi partecipanti, spese attigue come pasti, coctails ed altro.Di contro chi sponsorizza ci mette il proprio bollino e spesso non mette un euro,anche se erano stati promessi anche da terzi..Parole vuote dunque.L’Ente Pubblico che delega la promanazione ed il regolamento dell’organizzazione della cultura nel territorio sappia che la ”normalità” non è questa, perchè con tale ”normalità” non si uscirà mai dai confini del paese, indipendentemente se le mostre presentate siano di prestigio o meno. o gli autori siano autori di livello o meno.Così non si và lontano, anche perchè questi ragazzi per fare le cose nei tempi e nei modi previsti sono costrettia frugarsi in tasca, liberando così chi dovrebbe pensare al vero lavoro organizzativo e fattivo da questioni di impegno che viene girato sulle spalle di altri. .E chi è preposto a tale amministrazione della cultura sappia bene che questa non è normalità poichè questo non deve succedere e non deve succedere che i partecipanti a tali associazioni debbano essere subalterni e pendere dalle labbra di chi sesso promette e mantiene poco. E non deve succedere anche e soprattutto di fronte a spese e sopportazione di costi che vanno solo verso certe direzioni. Questa attività nel caso dei flashati è solo attività che si regge sulle intenzioni di singoli ed i vantaggi nel tempo vengono a caduta mentre si pensa che possa essere l’Ente Pubblico il destinatario del merito..Mi si spiega un momento cosa vuol dire dare la sponsorizzazione ? In cosa di reale e fattivo si riversa tutto questo ? Ho notato una reticenza a parlare di questo ma è un problema che da dentro si avverte.Forse perchè vi sono legami personali, che investono la fruizione di altre iniziative e strutture, ma così non dovrebe essere.Ecco perchè credo che tutto questo fin’ora rischia di essere e di continuare in una attività autolimitante, da far trovare le persone quasi strette fra l’incudine ed il martello.Io credo che sia bene metterci le mano e chiarire. Tutti ne trarrebbero vantaggio.Se poi questo si chiami stati generali della cultura non lo sò, ma a vederlo da fuori e fare confronti- posso sbagliare e dare giudizi errati – ma non mi sembra un grande viatico verso lidi migliori.Comuni della nostra grandezza del tipo di Foiano o di Cortona sono assorti a livello nazionale ed internazionale in detta materia delle manifestazioni fotografiche e le ragioni di tale differenza con Chiusi credo ci potranno essere o no ?.Non tutto è spiegabile beninsteso, ma talvolta chi è preposto il proprio segno lo dà. Ho conosciuto negli anni scorsi il Sig.Fatucchi che a Foiano per esempio negli anni scorsi ha dato il proprio imprinting alla manifestazione di ”Foiano Fotografia” facendo assumerei la gestione diretta da parte dell’Ente Pubblico della manifestazione.Questo non per voler denigrare nessuno ma spesso sono le persone che fanno la differenza ed è la loro competenza o meno che segna la qualità dalla mediocrità.Ed i risultati si vedono.Spero che Chiusi su questom piano possa velocemente adeguarsi e progredire. Rimanere così credo che porti bene a nessuno, nemmeno a far divertire chi ci lavora alla fine.
Carlo, l’articolo non riporta critiche al gruppo che organizza il festival della fotografia, rileva soltanto la scarsa risposta del pubblico locale… Una scarsa risposta riscontrabile anche rispetto ad altre iniziative (il Lars Rock Fest, Orizzonti, stagione teatrale ecc…). Il problema sollevato è quello della città che si dimostra refrattaria, indifferente, distante. Ma non perché “asfittica alla cultura” come dici te, perché Chiusi di eventi culturali e di cultura, alla fine dei conti ne produce in buona quantità, non inferiore ad altri paesi. E’ solo la risposta che è differente. Questo è il nocciolo della questione. E non tutto dipende secondo me dall’atteggiamento dell’amministrazione comunale che tende, come dici a “mettere il bollino sulle iniziative senza tirar fuori soldi”. Nè dalla qualità delle iniziative, che spesso è alta. Il nodo è il coinvolgimento della cittadinanza, come riuscire a renderla partecipe, a far sentire alla cittadinanza le varie iniziative come cosa propria di cui andare fieri… Cosa che in altri paesi succede e a Chiusi no. Che poi le sponsorizzazioni siano considerate una sorta di do ut des e non un sostegno effettivo e l’amministrazione tenda a delegare e a lasciare soli gli organizzatori lavandosene le mani, può anche essere vero, ma è un discorso conseguente al primo e deriva da una politica culturale lasciata allo spontaneismo e al protagonismo di alcuni, non è concertata, ragionata, condivisa…
…e perciò da tali iniziative se sono lasciate-come tu dici- all’iniziativa ed allo spontaneismo di pochi, cosa ne viene alla popolazione ? Io credo che una amministrazione che si rispetti debba essere formata da persone che abbiano una loro dirittura di marcia e non deleghi a nessuno, nemmeno a creature create esternamente.Funziona così la cosa e non le iniziative lasciate al volere dei singoli.o di gruppi.Io credo che se Orizzonti- la cui fase operativa mi è apparsa travagliata in passato, per molte ragioni,rimanesse a ripercorrere le stesse orme del passato e non riconosca che occorre voltare pagina,le cose,pur con piccole diversità dal passato andranno avanti nella falsariga di quello che era.Tutto qui. Ma ti sembra normale Marco che un Teatro dell’importanza ed anche della bellezza di quello che abbiamo sia ridotto nelle sue strutture come è ridotto?.Prova a salire le scale, prova a vedere gli intonaci come sono ridotti, ti sembra normale che si spendano soldi per produrre servizi culturali e lasciare uno stabile in quelle condizioni? Allora credo che debbano essercdi delle priorità, fare delle scelte, e se si continua a spendere soldi solo per fruire di servizi e per pagare una quantità di cultura variegata stando al tiro dei carro del singoli buoi e non si guarda il resto allora si fa lavorare chi ci ruota intorno e le strutture rimangono quella che sono. Sò benissimo che siamo in un periodo di magra e di tagli, ma proprio per questo si dovrebbero dare delle priorità. Altro tema che dici tu è quello della gente.Come faresti a coinvolgerla la gente ? Mi sembra che sia come un cane che si morda la coda, ma la sorgente di tutto questo questo chi è ? Il singolo interessato? Credo di no ! E’ spesso il singolo che coinvolge l’ente pubblico e lo tira a supportare cose che non scaturiscono come dici te dalla concertazione e dalla condivisione.Perchè nei paesi vicini questo succede ed a Chiusi no? La gente non ha colpa nè alla Pieve nè a Chiusi, eppure a Città della Pieve esiste un programma largo di interventi e questo lo vediamo da tutte le parti. Credo che sia la politica che viene immaginata e fatta e che non produca tutto quello che ci si possa aspettare qui da noi .”Gli stati generali della cultura” come dici te li devono fare chi è preposto a farli, cioè la politica, perchè le persone che decidono sono state elette o nominate per questo, e senza lasciarsi tirare per la giacchetta da gruppi o da interessati. se riconosciuti idonei di ‘poter fruire di aiuto e di finanziamenti allora si esamini la fetta da destinare loro, ma è bene che i sigoli non tirino per la giacchetta chi è preposto dall’ente pubblico perchè diversamente si sfocia in connivenza.E di questa in passato ce n’è stata ed ha prodotto quello che abbiamo visto.Ed agli occhi della gente sembra questa una cosa normale e la politica lo sà che è così. La gente è uguale a Chiusi ed a Città della Pieve, vuole fruire degli stessin imput e fare le cose più diversificate nei percorsi culturali. Se Chiusi è diversa, la colpa non è della gente.La gente se è coinvolta e si avvicina alla cultura, apprezza e ragiona.E’ l’incrostazione che va rimossa ma con un buon acido, senza guardare in faccia a nessuno e senza farsi tirare per la giacchetta da nessuno.Ho paura che gli ”stati della cultura”a Chiusi in tal clima servano a consolidare tale decennale tendenza, ecco perchè nel mio piccolo ha detto che ci vorrebbe da parte di chi è preposto una attenzione a trattare da pari a pari verso i singoli gruppi e riservare loro-certamente nella misura che i bilanci consentono-una fetta di risorse, ma non ripercorrendo le stesse vie che rendono le persone prima subalterne moralmente a tutto il meccanismo poi li portano ad agire con il timore reverenziale e con la paura di scomodare i conduttori.Il cappello lo mostravano i contadini quando andavano dal padrone per chiedere che fosse riservato loro più grano.Il padrone ingrassava ed i contadini dimagrivano. Non funziona così.così si tarpano le possibilità. Poi possiamo discutere anche della natura della gente di Chiusi ma quella è un altra cosa.
questa notizia, per esempio, è in qualche modo una risposta al problema sollevato dall’articolo. Chiusi deve risvegliarsi e se lo fanno dei giovanissimi è anche meglio… https://www.primapaginachiusi.it/2015/05/chiusi-ecco-semi-darte-2-0-il-16-maggio-debutto-al-mascagni/#comment-19994