SCARAMELLI SINDACO CON LA VALIGIA. SARA’ CANDIDATO IN REGIONE, MA CE LA FARA’?
SIENA – Le elezioni regionali si avvicinano. E si profilano le candidature in casa Pd. In provincia di Siena i candidati saranno 6. Presumibilmente tre uomini e tre donne, in onore alla “parità di genere”.
I tre uomini dovrebbero essere il consigliere uscente Marco Spinelli, politico di lungo corso, consigliere uscente, già sindaco di Colle Val d’Elsa e membro della Fondazione Mps; Stefano Scaramelli, sindaco di Chiusi e leader dei renziani senesi, membro della direzione nazionale del partito; infine Simone Bezzini, ex presidente della Provincia. Quest’ultimo ha annunciato nei giorni scorsi la sua candidatura, scatenando la reazione stizzita proprio di Scaramelli che l’ha definito “esponente della vecchia politica, uno tra i responsabili del disastro Mps e non solo”. Quanto alle “quote rosa” si parla di Angela Pagni, capogruppo Pd al Comune di Monteroni d’Arbia, renziana della prima ora, fedelissima di Scaramelli, di Sonia Pallai e Anna Ferretti entrambe titolari di un assessorato nella giunta Valentini al Comune di Siena. Ma leggermente più indietro come quotazioni figurano nel borsino anche Tiziana Tarquini, anche lei assessore del Comune di Siena; Raffaella Senesi, primo cittadino di Monteriggioni e Valeria Agnelli, primo cittadino di San Quirico d’Orcia, entrambe però all’inizio del loro primo mandato amministrativo. Per loro sarebbe più difficile lasciare il Comune di quanto non lo sia per Scaramelli che è ormai ad un passo dalla fine del mandato.
Certo a Chiusi, sarebbe il secondo sindaco in 5 anni che lascia prima della scadenza, per fare il salto a Firenze. Ceccobao, nel 2010 fu chiamato a fare l’assessore (per poi essere sbolognato in quattro e quattr’otto dopo la crisi Mps) e adesso Scaramelli lascerebbe per andare a fare il consigliere. Posto peraltro più sicuro, visto che una volta eletto, non potrebbe essere “sbolognato” da nessuno per la durata della legislatura.
Il Pd chiusino dovrà insomma giustificare questo uso del Comune come “trampolino” per fare salti di carriera, e – visto il clima generale intorno alla politica – non sarà impresa facilissima. Tra l’altro, al di là della propaganda che descrive Scaramelli come un sindaco dai grandi risultati, la situazione generale di Chiusi sembra quella di un “trampolino” traballante e piuttosto sconnesso: crisi economica a livelli mai visti, impoverimento generale del tessuto produttivo e commerciale, aree degradate, perdita di appeal e centralità, situazione sociale e “vitalità”” da periferia metropolitana. Anche l’operazione palasport sembra allontanarsi…
E se Scaramelli, una volta candidato, dovesse fallire l’elezione non sarebbe nemmeno tanto facile giustificare una sua permanenza in Comune, tantomeno una sua ricandidatura nel 2016.
Ma questa è ipotesi abbastanza labile. Scaramelli sembra essere in una botte di ferro. Non tanto e non solo perché ha l’appoggio “di tutto il Pd chiusino” (come ha fatto sapere la segretaria Pamela Fatighenti), che con un Pd che ha ormai poche decine di iscritti nel quale tutto viene deciso da pochissime persone, non è poi una grande assicurazione, quanto perché è il resto delle candidature a metterlo in posizione di vantaggio. E francamente non è molto comprensibile la sparata polemica contro il povero Bezzini. Dovrebbe invece fargli un monumento Scaramelli.
Bezzini, se sarà candidato, andrà infatti a pescare nello stesso stagno di Spinelli e delle eventuali candidate senesi, cioè nell’area Val d’Elsa-Siena città, lasciando, appunto al sindaco di Chiusi campo libero in tutto il sud della provincia, dove non avrebbe avversari.
Sarebbe infatti, Scaramelli, l’unico candidato della Valdichiana, dell’Amiata, della Valdorcia… da sempre serbatoi di voti consistenti per il partito erede del Pci.
Vero che il Pd ha sempre meno legami con la storia e la tradizione comunista ed è un partito geneticamente modificato rispetto al Pci e anche ai primi surrogati (Pds, Ds…), ma correre senza avversari diretti in casa non è vantaggio da poco.
Naturalmente tutte le candidature dovranno essere “avallate” da un certo numero di firme (poche a dire il vero, essendo fissato il quorum in percentuale sugli iscritti del 2014, che erano già numero esiguo) e ratificate prima dal livello provinciale, poi da quello regionale del partito. E ciò dovrà avvenire entro il 15 aprile. Ma i giochi sembrano, in buona misura già fatti.
La differenza, rispetto alle regionali precedenti, è che stavolta si tornerà a votare con la preferenza, e quindi i candidati i voti dovranno in qualche modo conquistarli con il proprio nome e non solo con il simbolo del partito.
Vedremo se il vento che ha spinto Renzi fino a Palazzo Chigi (senza passare dal voto) soffia ancora forte o si è già affievolito.
Sulla carta Stefano Scaramelli ha già un piede fuori dal Comune di Chiusi e l’altro già dentro la sala del Consiglio regionale. Nei suoi panni, però, staremmo i guardia. La situazione, come di suol dire, è “fluida”. Liquida. Anche troppo. E il liquido spesso è anche scivoloso. E il Pd così com’è (e in odor di scissione a livello nazionale) non garantisce più di tanto.
Poi c’è anche l’incognita “altri”: chi si presenterà a sinistra, oltre al Pd? Ci sarà sulla scheda un soggetto politico diverso che possa contendere al Pd i voti di un elettorato che non si rassegna a morire democristiano, né grillino? Se ci fosse, qualcosa potrebbe rosicchiare, magari quanto basta per rovinare la festa a chi ha già apparecchiato la tavola. Se ci fosse…
m.l.
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