GRECIA E SPAGNA: RISPUNTA LA SINISTRA… MA IN ITALIA NON “PODEMOS”?

Con l’elezione di Mattarella alla presidenza della Repubblica, Matteo Renzi ha compiuto un mezzo capolavoro. Ha praticamente azzerato Berlusconi e le sue pretese, ha zittito e messo all’angolo la minoranza Pd ricompattando il partito, ma sul suo terreno. Ha definitivamente suggellato la progressiva e inesorabile democristianizzazione del Pd, sempre più partito moderato e di centro e sempre meno, anche solo nominalmente, di sinistra.
Però l’operazione ha anche ridato spazio e voce a quanti a sinistra non vogliono rassegnarsi a morire democristiani. Ha riaperto, in qualche modo, i giochi alla sinistra del Pd. In quell’area oggi nebulosa, dispersa, orfana di padri nobili, che non si riconosce nella spregiudicatezza renziana e non intende avallare la politica del governo in carica. Insomma, spostando la barra del Pd sempre più al centro, in una posizione sempre meno conflittuale con Berlusconi con il quale nonostante tutto continua a trattare sulle riforme istituzionali e non solo, Renzi si è lasciato scoperto su un fianco. E quel fianco lo ha lasciato lì, sul tavolo, a disposizione di un qualcuno che al momento non c’è, ma potrebbe anche spuntare.
Come Tsipras e Syriza in Grecia, come Pablo Iglesias Turròn e Podemos in Spagna (FOTO).
E’ stato Stefano Rodotà, qualche giorno a fa a lanciare l’appello: “Diamoci una mossa a sinistra .Intanto costruiamo, poi ci contiamo”. E l’ha detto presentando il “cantiere” della nuova “cosa rossa” che dovrebbe, vedere insieme pezzi della vecchia sinistra più o meno radicale come SEL, la Fiom, la Cgil e associazioni come Libera di Don Ciotti…
Maurizio Landini, leader della Fiom, la figura più carismatica presente sulla piazza, l’unica che ha alle spalle non solo un’esperienza vissuta in trincea ma anche un’organizzazione vera, uno zoccolo duro di società civile quali sono i metalmeccanici, però ha preso subito le distanze: non tanto dall’idea e dal progetto che probabilmente condivide, quanto dai possibili compagni di viaggio. Ed ha ragione. Con la minoranza interna al Pd (i vari Cuperlo, Civati, Fassina che parlano, parlano, annunciano mosse clamorose, ma poi alla fine restano sempre lì…) c’è poco da sperare, dice Landini, e anche Vendola e Ferrero, per come si son mossi in questi anni, diciamo che “hanno già dato”. E anche loro non sembrano più molto credibili. Vendola in particolare, che adesso cerca di recuperare un ruolo autonomo, ma per anni ha fatto da stampella al Pd e alle peggiori operazioni del Pd.
Dove Landini e Rodotà concordano è la necessità di lasciarsi alle spalle le sigle e gli spezzoni di una sinistra che non è stata capace nemmeno di tenere le posizioni, accontentandosi spesso di qualche strapuntino, e di ripartire dalla società, dai movimenti e dalle lotte sociali, quelle dei lavoratori nelle fabbriche, quelle dei comitati territoriali per la legalità, per l’a difesa dell’ambiente, contro opere inutili, costose e dannose…
In effetti, l’ennesimo partitino o rassemblement minoritario, di testimonianza, un soggetto politico del 4%, servirebbe a poco. Anzi a niente.
Serve qualcosa di diverso. Qualcosa che somigli, appunto a Syriza che in Grecia le elezioni le ha vinte e a Podemos, il nuovo partito, evoluzione degli “Indignados” che secondo i sondaggi sta per diventare primo partito in Spagna, con un programma che parla di lotta ai poteri forti, alla grande finanza, alla casta dei politici; di sostegno alla piccola impresa, alla produzione locale, al trasporto pubblico; di democrazia diretta; di massicce politiche di redistribuzione, di innovazione, di orario di lavoro massimo a 35 ore, di pensione a 60 anni, di eliminazione dei contratti a termine, di reddito minimo garantito… E poi di sanità pubblica, istruzione universale e laica, tasse sulla finanza e sui capitali, carcere per gli evasori fiscali sopra i 50 mila euro, imposta patrimoniale, recupero della sovranità rispetto a diversi trattati internazionali, controllo della politica attraverso il massimo della trasparenza, riduzione degli stipendi degli eletti non più di tre volte il salario minimo). Infine, ambientalismo, territorio, pacifismo, beni comuni… Insomma “cose di sinistra”.
In Italia, per la verità c’è già il Movimento 5 Stelle, che per molti versi e per certi spunti programmatici, presenta diversi tratti in comune sia con Syriza che con Podemos. Ma è più “ibrido”, meno connotato. E gestito in modo più leaderistico e più “mediatico” rispetto alle esperienze di Tsipras e di Pablo Iglesias Turròn, il 36 enne col codino che sta scaldando le piazze spagnole. E poi quel quasi 50% di astensione dal voto registrato alle ultime Europee dice che in Italia, nonostante Grillo e i 5 Stelle c’è una grande fetta di elettorato in libera uscita. Milioni di voti in frigorifero. Certo, non tutto il “non voto” è di sinistra. C’è senza dubbio anche il non voto di centro destra, quello dei delusi da Berlusconi e dalla Lega, ma buona parte è probabilmente ascrivibile alla delusione, alla disaffezione, all’incazzatura di quello che era il popolo di sinistra che ora è rimasto senza punti di riferimento, senza rappresentanza, senza una guida… Un popolo mazzolato dalla crisi, irriso da una politica “che è solo far carriera”, che è solo affari e malaffare, anche nelle zone un tempo considerate le roccaforti rosse (si vedano gli scandali e le inchieste sulle infiltrazioni mafiose a Roma, in Umbria, in Emilia Romagna, in Toscana, ma anche la gestione quotidiana della cosa pubblica, sempre a vantaggio di caste ristrette). Questo per dire che di spazio a sinistra del Pd ce n’è. Ce ne sarebbe.
Al momento non c’è però uno Tsipras, né un Varoufakis (il ministro comunista di Tsipras per l’economia), nè un Pablo Iglesias Turròn, con o senza codino. Non si vede nemmeno una Camila Vallejos, la giovane leader comunista cilena recentemente entrata in parlamento dopo aver guidato le rivolte studentesche… Landini sembra titubante ad assumere questo ruolo, Rodotà si schernisce e dice “io non ho più l’età” (ha 81 anni). Se è vero che l’unica possibilità è quella di ricostruire qualcosa partendo dai movimenti, dalle lotte sociali, crediamo che ciò non possa avvenire con operazioni verticistiche e giocate tutte nelle stanze della capitale, come è successo negli ultimi anni con L’Arcobaleno, con la lista Ingroia, con L’Altra Europa, ma dovrà avvenire nei territori, città per città, comprensorio per comprensorio, cominciando a mettere insieme quello che già c’è, che si muove, dando credito alle esperienze consolidate, alle figure che nei movimenti, nelle varie realtà, hanno conquistato credibilità, visibilità, prestigio…
Insomma si costruisca partendo dalle storie delle persone. E da qualche idea-guida che possa trasformare l’indignazione latente in una forza di cambiamento politico, come dicono quelli di Podemos. Anche a livello locale.
Per esempio: è pensabile una cosa del genere a Chiusi e a Montepulciano, a Città della Pieve e a Castiglione del Lago,a Perugia e a Siena?
Naturalmente non basta avere un codino, non basta avere meno di 40 anni, non basta avere la tessera di Sel o un passato di militanza nel Pci… E non basta mettere insieme qualcosa solo per presentarsi alle elezioni, siano regionali, comunali o le politiche… In tal caso si sgonfierebbe il giorno dopo, come è sempre successo…
C’è in una operazione del genere il rischio di fare un piacere a Renzi e al Pd, andando a fare concorrenza ai 5 Stelle? Può darsi, ma se il 50% non vota, vuol dire che non solo Renzi, ma anche i 5 Stelle qualche buco la lasciano… E poi, non si dice sempre che la concorrenza stimola a far meglio?
m.l.
Ritengo che se sorgesse un simile partito moltissimi voti sarebbero i suoi, almeno nell’Italia centrale,ma anche in tutto il resto. Il problema come dici tu Marco è che non occorre prendere per riferimento i Vendola o i Diliberto, Bersani, Cuperlo, Fassina,Civati, oppure gente che già conosciamo e che anche dalle nostre parti si è accodata a quel PD che è diventato in quattro e quattrotto una nuova DC e facendogli da stampella.E nemmeno coloro che da dentro non si sono accorti o facevano finta quando avvenivano le operazioni di trasformismo politico e che alla fine le difendevano.Io credo che di un vento di aria fresca si abbia bisogno tutti e l’area di pescaggio potrebbe essere anche quella comune dei 5 Stelle poichè qualche discrepanza nel loro modo di essere l’hanno avuta e la continuano ad avere, e neanche poca.Un convogliamento delle persone quindi che sappia unirle su basi concrete,un partito che sappia parlare alla gente e che sappia assemblare le proprie forze sui temi che hai elencato tu Marco,di quello in Italia c’è bisogno, il nome non conta, ma c’è bisogno di avere dei leader nuovi che sappiano parlare alla gente e che soprattutto spostino l’attenzione di questa dalla subalternità che ancora oggi mostrano ai media diretti dalla nuova Democrazia Cristiana che alla sarebbe spinta mostrando la sua faccia più vera ad allearsi con i ceti che non vogliono che si cambi musica.Finchè non c’è nulla di solido e di corposo a sinistra del Partito Democristiano l’unico riferimento per la gente è quello.Lo stato viene diviso fra chi non vuole che le condizioni cambino e chi dice che vuole cambiare ma sa bene che la sostanza non deve cambiare ed infatti la sostanza non la cambia. E non la cambia perchè agisce in nome e per conto di tale sistema, questo è da far capire ai milioni di persone che lo hanno votato.Le storie della politica sono sempre le stesse, rivestite di nomi nuovi, ma la sostanza nel mondo che cambia è quella di sempre e non bisogna lasciarsi ingannare da chi ne trae profitto,da chi divide,da chi per decenni ha recitato lo spauracchio del cambiamento e del salto nel vuoto per conservare.Ciò che sta di fronte a noi tutti od è un mondo di subalterni od è un mondo di partecipazione e di protagonisti.Le favole nella storia stanno da un altra parte,e sono quelle che con l’uso e l’imbrigliamento delle religioni per esempio i popoli sono stati sempre portati sull’orlo delle catastrofi per loro e non per le classi dirigenti.Cambiare si può, ma soprattutto si può senza farsi rimangiare.tutto dai meccanismi fagocitanti del sistema, che sono sempre lì, fermi ed oleati e funzionano sempre allo stesso modo.Abbiamo un po’ di tempo di attesa guardando alla Spagna, ma intanto cerchiamo di chiarirci fra noi sugli obbiettivi e sulle modalità.Quando tutto sembra cedere ed andare verso il nulla e che il sistema si rimangi tutto quanto gli era stato tolto con la forza della democrazia, forse è il momento utile dal quale si può ripartire, contro i profittatori di regime che non sono mai finiti e che anzi si sono moltiplicati ed a quali i nostri giovani si sono assuefatti.La nostra generazione di ormai quasi settantenni che ha prodotto diversi avanzamenti ma nello stesso tempo anche molte opportunità per farseli rimangiare-e così è stato-verrebbe messa alla prova, e sarebbe-credo- se potesse riuscire ad aprire una nuova via,
avrebbe rappresentato un bell’epitaffio da lasciare a chi verrà dopo.
Forse, per cominciare, basterebbe semplicemente ripristinare il senso civile del Bene Comune, l’equa distribuzione delle risorse e l’accessiblità al mondo del lavoro. Il resto è troppa roba tutta insieme, poco realistica e molto sogno che solo un giovane può avere. Bene che ci sia perchè il mondo è dei giovani e solo loro potranno operare il cambiamento. Ma credo sia importante essere innanzitutto realistici, agire a piccoli passi verso piccoli ma realizzabili obiettivi. Il rischio, a essere più passionali e incazzati che efficaci, è quello di fare la fine del Masaniello…
X Elda.A prima lettura chi non potrebbe essere daccordo?.Ma probabilmente i primi tre capitoli che nomini-ripristino del senso civile del bene comune, ripartizione delle risorse, accesso al mondo del lavoro- starebbero a significare secondo me la diretta uscita dal capitalismo.Questa adesso è pura utopia ma tuttavia come tale non bisogna mettersela dietro la schiena.I piccoli passi che si auspica percorrere in direzione del ristabilimento di ciò che dici credo che sarebbero rifagocitati subito dagli automatismi economico-politici del sistema al quale per scalfirlo i piccoli passi evidentemente non servono.Credo che la storia ci insegni che l’avanzamento e la liberazione dal bisogno non avvenga mai in via lineare e chiedendo democraticamente lo spazio, ma attraverso scossoni e purtroppo anche tragedie come quella delle guerre.Il rischio di essere passionali e non efficaci esiste sempre ed è anche l’esperienza storica che suggella tale condizione con fallimenti e ritorni indietro, ma non per questo si deve soprattutto da parte dei giovani pensare sempre in maniera conservatrice ed aver paura del salto nel buio.E’ bene che sappiano che per far approdare ad essere rinunciatari c’è sempre lo sventolare dell’utopia quale condizione da aborrire poichè porterebbe-dicono-ad essere battuti.Dietro al nominare tale condizione dell’Utopia si cela la volontà che è propria di coloro che ai quali piace conservare il potere e si fregiano sempre di posizioni atte a mantenerlo,spesso subdolamente facendosi apparire rivoluzionari perchè sanno bene che tale è una posizione che quasi sempre rende molto di fronte al popolo bue.(Renzi attualmente mi sembra un maestro in tal campo ).Adriano Olivetti disse: ” Spesso il termine UTOPIA è la parola più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare….un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte….solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande”.Che occorra essere realistici come dici tu sono totalmente d’accordo, avere in piedi per terra e capire dove possiamo arrivare, ma il realismo non deve mai cancellare il coraggio dell’utopia.E’ il connubio di questi due fattori che segna l’avanzamento.L’uno o l’altro che procedono da soli segnano il fallimento.
Lo spazio di Podemos in Italia ,o Siriza in Grecia,e’ stato occupato dal Movimento 5 Stelle.
Purtroppo le finalita’ di Beppe Grillo sono assai diverse:il Suo e’ movimento anti sistema che non ha un reale progetto alternativo se non quello delle piazzate,denince,banalita’ italiche (ci ricordiamo la storia degli scontrini rimborsi spese smarriti,etc…?).
I suoi eletti sono ,tranne eccezioni .apprendisti di assoluta incompetenza,a differenza dei Greci e degli Spagnoli.
Poi……………fate voi.
X il Sig. Genga.Il Movimento 5 stelle ha saputo interpretare la posizione di una gran parte della fetta elettorale degli italiani,se pur con contraddizioni ed incongruenze anche non davvero piccole, ma è stato fatto centro di una frenetico fuoco di sbarramento da tutti gli apparati del sistema mediatico.In questo ultimo mese ha dovuto gestire le incongruenze che si è portato dietro fin dalla nascita, soprattutto quelle riguardanti la partecipazione.Ma se raffrontato a tutti gli altri partiti-nessuno escluso- tantomeno il PD,dove le macroscopiche contraddizioni interne non producono nulla e si assiste da parte di tutti ad un interessato galleggiamento con il salvagente dell’unità anche pensandola in maniera fortemente diversa dalla corrente principale di maggioranza renziana,le differenze sostanziali ed etico-politiche sono indubbiamente posizionate su piani diversi a cominciare da molti modi di concepire la stessa politica.Questo è già un bel segno che personalmente i 5 Stelle me li fa preferire a tanti altri, soprattutto ai partiti promanatori dell’illusionismo.Si parla di qualità individuali dei partecipanti al Parlamento se non lo si fosse capito.e sono d’accordo con parecchi che per esserne superiori eticamente a quelli degli altri partiti non sia richiesto un grande sforzo.Il fuoco di sbarramento appena raggiunte le percdentuali da primo partito è stato subito quello dell’incompetenza,dell’armata brancaleone od anche di peggio,come se fossero loro il pericolo per l’Italia e non gli altri che la governano da decenni. Sig. Genga, sono d’accordo con lei delle incongruenze, ma a me basterebbe solo questo per dargli fiducia.Un po’ poco? Forse sì, ma quella riposta in tutti gli altri se guardiamo dove hanno portato l’Italia governando da soli od accompagnati,coalizzati,ed occupatisi della gestione del potere nel modo di come si sono comportati e se guardiamo a tutto quello che hanno detto e che poi hanno realizzato,ritengo che lo scoramento non basti più.Per Tsipras ritengo che Syriza abbia mostrato che sono proprio le contraddizioni ed il cappio europeo al quale noi stessi sottostiamo grazie al nostro governo ed a quelli precedenti che la crisi sia aumentata a dismisura dopo i colpi inferti agli strati subalterni della popolazione da Monti,Letta,e Renzi(mai eletti fra l’altro), e diventa veramente difficile far la voce grossa prendendoli ad esempio.Ecco quindi, in attesa delle elezioni in Spagna che potrebbe delinearsi una forza che può agire unita contro il nodo scorsoio insaponato degli strozzini europei.Se fossi Tsipras tenterei il tutto per tutto anzichè morire di stenti con l’acqua ed il cibo razionato dal mio padrone giorno dopo giorno.Lei cosa farebbe? Sorseggerebbe l’acqua e ringrazierebbe il suo padrone che la tiene in vita sapendo bene che la fine è certa ? Oltretutto si tratterebbe anche di dignità, non le pare ? Crede che il ceto medio in Grecia non sia stato toccato oppure pensa diversamente ? E in Italia pensa che gli sia riservata una sorte diversa o non pensa che anche altre forze non premano nello scacchiere internazionale per correrci in aiuto passando sopra alla nostra sovranità? In Grecia fin’ora hanno imposto la loro voce, ed una gran parte della crisi se si è giunti a tal punto non è solo del debito sovrano greco, ma anche dalla compromissione del potere di chi ha governato fin’ora che ha svenduto la dignità e la ricchezza che oggi sta uscendo dalla gecia al ritmo di 10 miliardi di euro alla settimana, sull’altare del si salvi chi può.Il sistema- e lei credo che lo sapppia bene- funziona sempre allo stesso modo: Ai poveri le bucce ed ai ricchi la torta da dividere.Chi protesta e si organizza per cambiare è nel conto che sia ulteriormente tartassato-ed è storia- ma si ricordi che i servi sonon servi perchè la dignità non l’hanno mai conosciuta a differenza di stati come Francia, Inghiletrra,Germania, dove dietro alla popolazione c’è uno Stato.Quì mi sembra cheb sia un affare diverso, o no? La dignità è bene che gli Italiani se la riconquistino facendo le riforme vere e non riforme che portino a pesare sulla bilancia solo i partiti della mafia od i partiti dei padri padroni perchè quello è ancora un cappio dal quale noi non ci libereremo mai.Ma è un grande sforzo fare questo perchè se il popolo non fosse marcio come in effetti è,saremmo al pari degli altri e forse anche ad un gradino più in sù.