IL PD PERDE 400 MILA ISCRITTI SU 500 MILA, LA RIFLESSIONE DI UN MILITANTE

domenica 05th, ottobre 2014 / 16:25
IL PD PERDE 400 MILA ISCRITTI SU 500 MILA, LA RIFLESSIONE DI UN MILITANTE
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E di questi giorni la notizia, clamorosa, che il Pd ha perso 400 mila iscritti su 500 mila. Una fuga di massa, una voragine senza precedenti che ridimensiona anche l’aura di successo che finora ha accompagnato il premier (e segretario del Pd) Matteo Renzi. Alcuni giornali hanno titolato: “Urne piene sezioni vuote”. Come dire che se è vero che alle europee il Pd ha preso il 41% (del 50% degli elettori, questo è sempre bene ricordarlo. E un 41% che in termini di voti assoluti è meno del 34% che ottenne Veltroni nel 2008), è un fatto che il partito di maggioranza non è più nemmeno un partito, che ha perso in un anno di governo quasi tutto il suo “corpo attivo e militante”. E un partito senza iscritti non può essere considerato un partito di massa, al massimo un partito di opinione, ma come è noto nel Pd le opinioni sono più d’una, quindi anche questa accezione rischia di sgretolarsi sotto la lente impietosa dei numeri. E si, sa, i numeri non sono mai un’opinione.

Detto questo, posso confermare, perché ne ho testimonianza diretta, che gli iscrittial Pd in Umbria sono pressoché scomparsi. Nella mia sezione, quella di Tavernelle, gli iscritti sono passati da 350 agli attuali 15. Tutto un ceto politico fatto di militanti appassionati, che hanno progettato e governato per oltre un  trentennio l’economia e lo sviluppo del territorio con notevoli risultati, è  praticamente scomparso. Attualmente c’è un numero davvero esiguo di militanti  che si stanno impegnando soprattutto nell’amministrazione comunale, a cui va  tutto il mio augurio di buon lavoro. E’ davvero penoso quindi leggere le parole  del vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, che in un tweet (ora è questa la  moda), annuncia che è tutto falso. Il discorso sul dileguamento, perché è di  questo che si tratta, di tutti gli iscritti al partito, è assai complesso. “I partiti di massa sono finiti”. Questo è il ragionamento consolatorio,  giustificativo, ipocrita, che si sente ripetere da tempo. E’ vero sono finiti. 


Il perché però questi partiti si sono estinti, bisognerebbe pur chiederselo. Sì perché i partiti nati dalla Resistenza, sono stati per decenni, fino a che non  sono scivolati nella degenerazione, una grande scuola di democrazia, hanno forgiato su tutto il territorio nazionale, migliaia di figure istituzionali. Da  militante a tempo pieno, quale sono stato per un quarantennio, ora mi ritrovo a stare in casa perché frequentare la sezione, mi fa venire l’orticaria.
L’arrivo  di Renzi, che io stesso avevo salutato come un segnale di novità, sembra abbia accelerato il  fenomeno della disaffezione dei militanti. Le cause? Sicuramente la sua  spocchia, la sua arroganza, non è certo inferiore a quella di D’Alema.
Per  essere più espliciti, se chiunque avanza delle problematiche viene etichettato  come “rosicone e gufo”, conviene a starsene a casa propria. Renzi con D’Alema  condivide anche un altro primato politico: come lui non ha un’idea di cosa  fare, cosa proporre per il Paese. Esempio: energia, trasporti, sanità, tanto  per citarne alcuni, cosa pensa di proporre al Paese il giovane fiorentino? 
Francia, Polonia, Germania, attraverso le inchieste del bravo Iacona,  si è  visto come si muovono. L’Italia è indietro, anche rispetto alla Polonia… Per il Bel Paese per ora da Renzi solo rattoppi, qualche idea  interessante indubbiamente, ma poi anche lui è ritornato sul vecchiosentiero  che hanno percorso un po’ tutti: attaccare il mondo del lavoro e del sindacato. 


Quest’ultimo sia chiaro, ha in fatto di difesa corporativa di molte categorie  le sue innegabili colpe. Perché non dovrebbe destare preoccupazione questa sua volontà caparbia di cancellare l’art. 18 dallo statuto dei lavoratori, dopo aver sostenuto per mesi che non era questo il problema. Una protervia che mette  in evidenza chiaramente che cosa ha in testa il baldanzoso giovinetto. 
Riportare indietro di 150 anni il mondo del lavoro, riportare sotto il tallone  della prepotenza padronale chi lavora. Sparito l’art 18, tutti saranno  vulnerabili perché ricattabili. Poi per questa strada si cerca di venire incontro alle esigenze di quel italico padronato, che non potendo più contare  sulla svalutazione della moneta, punta a svalutare il lavoro. Sì perché sono pochi gli imprenditori che fanno della ricerca scientifica, dell’innovazione  tecnologica e di prodotto, i loro cavalli di battaglia. A conferma di quanto  affermo stanno i dati relativi alle risorse comunitarie rimandate indietro e  che la trasmissione sempre del competente Jacona, ha illustrato
perfettamente. 
Somme immense di denaro rimandate a Bruxelles, perché non ci sono progetti da  finanziare, stanno lì a dimostrarlo. Ma torniamo agli iscritti al partito. L’emorragia della militanza è iniziata quando i dati sulle tante Caste, si sono cominciati a sapere in tutta la loro vasta e immorale articolazione. Un mondo quello dei consiglieri regionali, dei parlamentari, dei presidenti dei  tantissimi enti inutili e della tante famigerate partecipate, fatto di  privilegi e di soldi a carrettate. E’ amaro ammetterlo, ma tutti i partiti, nessuno escluso, hanno contribuito ad alimentare queste Caste sempre più  voraci. Tutti hanno preso parte all’assalto alla diligenza. Quello che fa più 
rabbia, è che una sinistra priva di valori, da una parte è finita per  scimmiottare il liberismo, dall’altra è stata silente, complice dell’ arricchimento di un ceto politico, istituzionale e pseudo manageriale, che ha  portato il Paese al disastro morale prima ancora che economico e sociale. I  militanti hanno preso atto che il loro volontariato finiva per alimentare le  prerogative di tanti personaggi che attraverso la politica, si sono creati delle posizioni economiche da sceicchi.

Poi c’è l’aspetto politico. Nelle  sezioni oramai da anni non si discute più di politica, di economia.
Queste anno  dopo anno, di elezione in elezione, si sono trasformate sempre più in comitati  elettorali. Pochi addetti, per lo più direttamente interessati agli esiti del  voto perché gregari dei vari contendenti. Come pure non va trascurato il fatto che da militanti, si sentiva oramai tutto il peso di una mancata partecipazione  alle scelte governative di questa regione. Un agire del governo
regionale, che ha finito per lasciare al proprio destino di marginalità vaste aree della Regione, perché sempre più condizionato dagli interessi dei territori forti. E allora, perché seguitare a perdere tempo nella militanza, se sono sempre quelli  che comandano. Io la chiamo degenerazione, un fenomeno che è iniziato ben prima dell’arrivo di Renzi, ma la sensazione è che a lui della militanza politica  interessi poco, meglio vivere la condizione di leader solitario.


D’altronde  Renzi sta vivendo un vero stato di grazia e tutto ciò, grazie ad una condizione  davvero unica: quella di non avere avversari in fatto di proposta politica. 
Nessuno degli uomini politici italiani infatti, è nelle condizioni di dire  alcun che. Hanno fatto tutti fallimento e per gran parte come ricordavo sopra,  non hanno le carte in regola sotto il profilo morale, per poter avanzare critiche a Renzi. Quanto durerà questa condizione è difficile dirlo.
Tutto  dipenderà dai risultati che il Paese raggiungerà sotto la sua guida. Su un punto sento di condividere Bersani: “Se non ci sono più iscritti, il partito  cessa di essere soggetto politico per divenire qualcos’altro”. E questo qualcos’ altro inquieta il mio animo. 
Renato Casaioli

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