PERCHE’ LA SCONFITTA DEL NAPOLI FA PIU’ NOTIZIA DEI SUCCESSI DELLA PELLEGRINI? TUTTA UNA QUESTIONE DI… POESIA

La sconfitta del Napoli a Bilbao ha suscitato molti commenti sui social network. Normale. E oggi, al bar per il caffè del dopopranzo, alcuni si chiedevano come mai si parli più della sconfitta del Napoli (peraltro non proprio inusitata, dopo il pareggio casalingo) che non dei successi della Pellegrini nel nuoto, della coppia Dallapè-Cagnotto nei tuffi, o magari di sport dove creste e tatuaggi sono meno evidenti, dove si suda molto senza riflettori puntati addosso, come la scherma, l’atletica, il volley, il rugby… Insomma sul perché ci si accalori per una squadra italiana di pallone che va fuori dalla Champion ai preliminari e non per una medaglia d’oro di un atleta italiano agli Europei o ai mondiali…
Senza avere la pretesa di dare lezioni o di possedere la verità infusa, credo che la risposta sia piuttosto semplice.
Il calcio è più spettacolare e scatena più emozioni e passioni perché è fatto anche di “imponderabile”, di “casualità”, le partite si possono risolvere con un colpo di genio o con un colpo di… culo. Nel nuoto, nel volley, nell’atletica l’imponderabile, il caso, il culo o il genio influiscono di meno. Nel calcio chi è più debole può vincere. E abbastanza spesso succede. Può vincere la squadra che ha meno campioni, ma più grinta, più motivazioni, più fame… O magari azzecca il tiro della domenica. In altri sport vince sempre il più forte. Le eccezioni sono rare. E sono, appunto, eccezioni. Ciò non toglie che non siano spettacolari o appassionanti. Ma sarà sempre difficile, qui in Italia, vedere la gente piangere per una finale dei 200 metri, ad una partita del Roland Garros o per una partita di volley o di basket…
E’ successo a Siena quest’anno quando la Mens Sana Basket ha buttato via all’ultimo secondo il nono scudetto, sapendo che la squadra finiva lì la sua storia e non avrebbe più giocato in serie A… Ma si è trattato di un caso limite.
Nel calcio le lacrime sono frequenti e fanno parte del bagaglio di ogni tifoso per un motivo semplice: Usain Bolt e Sara Simeoni, Federer o Mc Enroe, Lorenzo Bernardi o Ivan Zaytsev, Valentino Rossi o Federica Pellegrini, sono stati o sono campioni stratosferici, ma non saranno mai… Garrincha o George Best.
Un Pelé o un Maradona può spuntare anche in altri sport, di extraterrestri ne abbiamo visti via via sulle piste di atletica e di sci, sui parquet dei palasport, sui campi da tennis… Molti meno i Garrincha, i Best… La poesia, non solo la classe, la superiorità tecnica o la potenza…
Il calcio è anche poesia. E poesia di disperati. Gli altri sport no.
Solo il ciclismo, prima che fosse martoriato dal doping, poteva evocare sentimenti e sensazioni simili, facendo sentire i poveri meno poveri e i disperati meno disperati… Ecco, tanto per spiegare meglio il concetto: è per questo, secondo me, che il Napoli ieri sera aveva già perso prima di cominciare a giocare. Perché la storia di una squadra come l’Athletic Bilbao in certi casi non ammette sconfitte. E non è questione di valori in campo… E’ un’altra storia…
m.l.
Athletic Bilbao, calcio, Federica Pellegrini, Ivan Zaytsev, Napoli, Nuoto
Purtroppo, o per fortuna, il calcio è religione.
Modestissima opinione: il calcio, prima ancora di essere poesia, a differenza di altri sport, è una questione di fede. Si possono cambiare pensiero o linea politica, compagni di vita, lavori, posizioni ma la squadra del cuore non si cambia mai. I giocatori, più o meno storici o talentuosi, vanno e vengono ma la squadra è quello che conta e che resta. Non a caso, solo nel calcio si parla di “squadra del cuore”…
Forse è più facile cambiare fede (o religione) che la squadra di calcio…