GRIMM’S ANATOMY, IL TEATRO LOCALE FA A PEZZI BIANCANEVE, CENERENTOLA E LA BELLA ADDORMENTATA
CHIUSI – Quasi tutti gli spettacoli di Orizzonti sono prodotti o co-prodotti dalla Fondazione che organizza il festival. E’ una buona cosa, perché poi quegli spettacoli gireranno l’Italia e porteranno in giro il nome di Chiusi e il “marchio” del suo festival.
Ma Grimm’s Anatomy è l’unico tra tutti gli spettacoli del festival che non solo è prodotto da Orizzonti, ma è anche un prodotto della cultura locale. Teatro a km zero. Nel senso che la piece che rivisita tre fiabe dei fratelli Grimm è opera che nasce in loco, dal vivaio teatrale del territorio. E se diventerà il primo tassello per una compagnia stabile di Orizzonti, sarà già un bel risultato. Perché un festival a questo serve, oltre che a portare in città gente da fuori, pubblico di appassionati e artisti noti e meno noti. A far crescere la sensibilità culturale e anche professionalità artistiche e tecniche: attori, registi, musicisti, tecnici delle luci, del suono, scenografi, sarti, macchinisti…
Il Grimm’s Anatomy che è stato presentato domenica 3 agosto e martedì 5 e sarà replicato ancora l’8 agosto, è in questo senso un bel risultato, perché ha messo in vetrina 6 talenti locali (tre registi e tre attori) già noti agli appassionati di teatro di Chiusi e dintorni (Pasquini, in particolare anche molto al di là dei confini della Valdichiana, per la verità), li ha messi a confronto con artisti affermati di altre parti d’Italia, li ha in qualche modo costretti a misurarsi con un “tema” e con una platea un po’ particolare. Se la sono cavata più che dignitosamente.
I tre registi Carlo Pasquini, Laura Fatini e Gabriele Valentini hanno preso in mano tre fiabe, rispettivamente Biancaneve, Cenerentola e La bella addormentata e le hanno rigirate come un calzino, le hanno sezionate, incise, facendone uscire quanto di attuale possono ancora avere, le hanno adattate a temi non facili, a tratti se vogliamo anche scabrosi, come l’omosessualità e la transessualità, o la decadenza fisica e morale del mondo d’oggi, la crisi d’identità di certe generazioni… Ne sono usciti tre monologhi, forse un po’ lunghi per attori giovani e comunque non professionisti, ma in ogni caso efficaci. E sicuramente ben scritti.
Dal punto di vista della recitazione la replica è andata meglio della “prima”, quando probabilmente l’emozione si è fatta sentire. Ma era inevitabile. Quella regina di Biancaneve, ossessionata dallo sfiorire del suo aspetto fisico, dallo sgretolarsi del mondo fatto di lustrini, terrazze e apericene, che se la prende con lo specchio che non le dà più le risposte che vorrebbe e alla fine si dà malato, per non risultare impietoso, ci ha consegnato una Chiara Savoi brillante, che ha dimostrato stoffa e capacità di reggere il peso della scena, così come il moianese Giacomo Testa, principe azzurro sfigato, insicuro, dubbioso, bacchettato pure per le sue inflessioni dialettali (inserite dal regista Gabriele Valentini nel testo, come elemento popolare, ma anche come espediente per coprire le inflessioni vere di Giacomino, che è umbro e a volte parla come Filippo Timi), ma a tratti istrionico, divertente e giullaresco. Ottima performance del nostro Testa (nostro, sì perché ha lavorato anche in spettacoli prodotti e allestiti da Primapagina come Valentini e Pasquini, del resto).
Più difficile, dura, complessa la parte di Pierangelo Margheriti nella Cenerentola rivisitata da Laura Fatini. Non deve esser stato semplice per niente esibirsi in piazza (che è diverso dal farlo in teatro) nei panni femminili di Emily.
“La strada della femminilità va percorsa con il tacco 12”, dice in scena. Ma per un ragazzone di un metro e 80 e 80 chili, anche se porta i capelli lunghi, non può essere una passeggiata. In qualche momento ha vacillato, ma anche lui ne è uscito vincitore, senza dubbio.Se lo spettacolo andrà in tournée tutti avranno modo di affinare le proprie armi.
Intanto il pubblico sia alla prima che alla replica ha apprezzato.
E se il gruppo, prossimamente, riuscirà pure ad allargarsi, coinvolgendo altri attori, registi, musicisti e tecnici del territorio, sarà solo un bene per il teatro locale e per Orizzonti.
Andrea Cigni, Carlo Pasquini, Chiara Savoi, chiusi, gabriele Valentini, Giacomo Testa, Laura Fatini, Orizzonti, Pierangelo Margheriti
Per correttezza: il testo “La regina di Biancaneve” è di Carlo Pasquini e Daniela Comandini. Mi scuso per la mancata citazione nel testo.