ORIZZONTI DIETRO LE QUINTE (4): SERGIO ALAPONT, LA BACCHETTA VENUTA DALLA SPAGNA
CHIUSI – Il nome sembra quello di un cavaliere errante o di un capitano di ventura, di quelli che arrivarono in Italia ai tempi di Carlo V: Sergio Alapont. Ma al posto della spada usa la bacchetta e anche la capigliatura fluente e scapigliata è quella tipica dei direttori di orchestra. E’ giovane e come certi capitani di ventura arriva dalla spagna, precisamente da Valencia, ma parla benissimo l’italiano.
E’ a Chiusi non per caso e non per difendere armi in pugno la fortezza che a Carlo V resistette strenuamente intorno alla metà del ‘500. Sergio Alapont è a Chiusi per dirigere l’Orchestra da Camera del Maggio Fiorentino al festival Orizzonti.
Il direttore artistico del festival Andrea Cigni ha affidato a lui l’ardita scommessa di mettere in musica, insieme, una dopo l’altra in unico spettacolo, l’opera pucciniana Gianni Schicchi e quella visionaria di Arnold Schoenberg Pierrot Lunaire. Il diavolo e l’acqua santa, a sentire ciò che disse lo stesso Puccini dopo aver ascoltato il Pierrot e aver stretto la mano, solo per cortesia, a Schoemberg.
Una scommessa ardita che Sergio Alapont ha sposato in pieno, con l’entusiasmo di una ragazzino. Entusiasmo, non incoscienza. Un entusiasmo consapevole dovuto ad un curriculum di tutto rispetto, nonostante la giovane età. Ha diretto opere liriche in tutta Europa.
Al termine della prova ha risposto così ad alcune domande…
Puccini e Schoenberg… che effetto le fa, maestro, dirigere due opere certo molto moderne per l’epoca in cui furono scritte, ma anche molto diverse tra loro?
Beh, Gianni Schicchi è la prima incursione, se così si può dire, di Puccini nell’opera comica… ed è senza dubbio un’opera di grande forza e moto moderna, un’opera che certamente ha ispirato anche compositori successivi come Nino Rota che ha preso molto a mio avviso da quell’ora e un quarto di musica… Forse con Gianni Schicchi, Puccini esce dalla musica precedente ed entra nella musica del secolo ventesimo… E’ senza dubbio un’opera molto moderna e molto importante…
E il Pierrot Lunaire?
Dal punto di vista drammatico c’è un collegamento tra le due opere… Tutte e due riprendono influenza dalla commedia dell’arte. E’ interessante l’idea del festival di proporre un “dittico” del genere… E’ stimolante… E fuori dagli schemi tradizionali.
Può essere rischiosa però, perché la musica di Schoenberg non è musica facile all’ascolto…
Rischiosa per chi non ha volontà di aprirsi e di ascoltare due proposte molto diverse. Pierrot Lunaire non è un’opera dodecafonica, ma un’pera di grande modernità tonale, ha un suo grande fascino… All’epoca sembrò musica di un altro mondo… Una bella scommessa proporlo insieme a Puccini. Ed è un grande piacere per me farlo con l’Orchestra da Camera del Maggio che è fatta di grandi musicisti, i quali però non fanno con molta frequenza Schoenberg… Anche Gianni Schicchi, che pure è l’opera fiorentina per eccellenza, qui a Chiusi lo faremo in una versione e un arrangiamento particolare che richiede una cura particolare… Abbiamo lavorato con grande attenzione e entusiasmo per dare il massimo di qualità possibile per onorare al meglio il festival…
Maestro che impressione ha ricavato da questi giorni di permanenza a Chiusi?
E’ scioccante vedere tutto questo fermento, questa attività, in una cittadina piccola come Chiusi. E’ molto bello, non me l’aspettavo… Veramente un piacere vedere tutti questi giovani artisti, tecnici, costumisti, così tanti volontari impegnati per creare e offrire cultura… E’ una iniezione di entusiasmo. Si respira una buona aria, nelle strade, al ristorante, c’è molto calore intorno a noi…
E di Chiusi che cosa pensa? Una bellissima città. Ho saputo che ha un museo etrusco o tra i più importanti al mondo… sono ansioso di vederlo, ci andrò domenica… Voglio visitare anche la città sotterranea… E’ un privilegio lavorare in un ambiente così…
Non ci vede il rischio che sia un po’ troppo piccola questa città per delle proposte artistiche certamente di qualità, ma non proprio per tutti?
No… Noi dobbiamo esporci a questi rischi, fare opera in piazza è sempre un po’ rischioso e “anomalo”, ma suonare sotto un cielo di stelle, davanti ad una splendida cattedrale ha il suo fascino, mi creda. E ce l’ha anche per chi ascolta…
Il “dittico” Pierrot Lunaire di Schoemberg e Gianni Schicchi di Puccini, con la direzione di Sergio Alapont, la regia di Roberto Catalano e l’Orchestra da Camera del Maggio Musicale fiorentino andrà in scena Sabato 2 Agosto e lunedì 4 agosto in Piazza Duomo alle 21,30.
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