ORIZZONTI DIETRO LE QUINTE (3): ROBERTO LATINI E I GIGANTI DI PIRANDELLO IN UN CHIOSTRO DEL ‘200

mercoledì 30th, luglio 2014 / 16:39
ORIZZONTI DIETRO LE QUINTE (3): ROBERTO LATINI E I GIGANTI DI PIRANDELLO IN UN CHIOSTRO DEL ‘200
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CHIUSI – Continua il nostro viaggio dietro le quinte del festival Orizzonti che alzerà il sipario tra due giorni, venerdì 1 agosto… Un viaggio alla scoperta degli artisti che si esibiranno sui vari palcoscenici e che in questi giorni tra prove, pause e fughe precipitose indotte dalla pioggia, popolano le strade cittadine, i bar e non solo i luoghi deputati agli spettacoli in allestimento. Strane creature metropolitane, figure che senti disquisire di note e accordi, di scenografie e costumi, ma anche di Puccini,  Schoemberg o Pirandello come se parlassero di Totti o Balotelli. Certo personaggi anomali rispetto al panorama un po’ stagnante  di un paesotto di provincia che improvvisamente sembra il Dams di Bologna… Ma tutto questo rende l’aria frizzante. Rendendo ‘leggermente frizzante’ pure la pioggia battente di questo luglio novembrino.

E… a proposito di Bologna, oggi incontriamo Roberto Latini, autore attore, regista teatrale, fondatore della compagna Fortebraccio Teatro che è nata a Roma nei primi anni  ’90, ma dal 2008 si  è stabilita appunto nel capoluogo emiliano. Latini è qui per presentare una sua piece ad Orizzonti. Un altro classico come il Macbeth di Chiara Guidi, ma questa volta italianissimo e del ‘900: “I giganti della montagna” di Luigi Pirandello. E’ stanco Roberto Latini per la prova appena terminata, ma accetta volentieri di rispondere a qualche domanda.

Anche lei, come Chiara Guidi, fa teatro sperimentale e di ricerca?

“Teatro contemporaneo. Per contemporaneo si intende una serie di cose. In particolare un approccio alla scena che sia dentro la tradizione ma anche la rielaborazione di questa tradizione…”

Dentro questa tradizione c’è anche Pirandello, naturalmente…

Anche Pirandello, certo. Qui a Chiusi presentiamo il primo atto dei Giganti della Montagna, fatto in modo un po’ particolare, con due soli attori in scena… quando ce ne vorrebbero almeno una decina…

I giganti della Montagna è l’ultima opera di Pirandello, peraltro incompiuta a causa della morte dell’autore, avvenuta nel 1936…  Perché ha scelto proprio un’incompiuta?

Perché secondo me le incompiute sono le più adatte, le migliori per il teatro… L’incompiutezza è quanto di più affascinante ci sia, per mettere in scena un testo, perché non essendo chiusa, l’opera incompiuta lascia più libertà nel trasferire il testo sul palcoscenico… Offre insomma più occasioni di interpretazione…

Questo testo di Pirandello è stato portato in scena da alcuni grandissimi del teatro come Strehler… Le pesa o la preoccupa il paragone?

No… anche Leo De Berardinis e Federico Tiezzi ne hanno fatto spettacoli meravigliosi.. Questo è un testo che si può permettere il lusso di non esser fatto  come dovrebbe essere… che permette insomma ad ognuno di cercare una propria strada… Ecco a me piace mettere a fuoco le parole, togliendole ai personaggi, togliendole alla trama, vedere che capacità hanno queste  parole di sopravvivere alla loro destinazione originaria…

Perché proprio Pirandello?

Perché Pirandello è una delle occasioni più belle a livello di scrittura… Per aggiungere immaginazione… Che è poi ciò che il test richiede.

Immaginazione ha detto… Lei non può essere considerato un sessantottino perché nel ’68 non era ancora nato… ma l’immaginazione al potere è anche il suo motto nel modo di fare teatro?

Diciamo immaginazione come parola chiave… Come elemento fondamentale…

Detto del perché ha scelto Pirandello, ci spiega perché Chiusi?

Ho risposto all’invito del direttore Cigni che mi ha cercato, incontrato,  invitato… Sono onorato di questo invito e contento che il debutto assoluto di questo primo atto dei Giganti avvenga qui…   In inverno aggiungeremo il secondo atto, che poi porteremo in giro insieme al primo… e magari il prossimo anno lo faremo qui il secondo atto… Chissà…

Di solito il teatro si fa in teatro… farlo in un chiostro del ‘200 è diverso. Più complicato?

In teatro, per il fatto che è luogo attrezzato, viene più facile, ma il teatro si fa ovunque si può incontrare qualcuno… nelle piazze, nelle palestre o in un chiostro del’200 come questo… A me, in 25 anni di carriera, è captato tante volte… L’importante è che ci sia disponibilità all’incontro  tra la platea e chi agisce in scena… Questo luogo peraltro è molto bello. E ben attrezzato. Gli organizzatori hanno fatto le cose per bene… Credo che lo spettatore abbia già piacere a venire qui… Partiamo avvantaggiati…

E della città di Chiusi, che impressione ha?

Ottima impressione. Mi pare che il festival si stia contaminando con la popolazione, io mi sono sentito accolto a tutti i livelli… Fa piacere… Gli spettacoli prendono un po’ il carattere del luogo in cui vengono allestiti… Risentono del clima che c’è intorno, dell’aria che si respira, delle pietre che delimitano l’area dell’azione e magari raccontano storie millenarie… Quando poteremo in giro questo spettacolo si avvertirà in qualche modo che è un prodotto made in Chiusi, visto per la prima volta a Chiusi…

In bocca al lupo, maestro…

Crepi.

I Giganti della Montagna, Produzione Fortebracco Teatro e Orizonti, di e con Roberto Latini è in programma sabato 9 agosto alle 21,30 e Domenica 10 agosto alle ore 20,00 al Chiostro San Francesco.

m.l

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