1944, LA LIBERAZIONE DEGLI EBREI DALL’ISOLA MAGGIORE: LE OPERAZIONI FURONO DUE, UNA FU OPERA DEI PARTIGIANI

CASTIGLIONE DEL LAGO – Sabato scorso, nella saletta del circolo Arci di via Mameli, l’Anpi di Castiglione del Lago ha celebrato i 70 anni dalla Liberazione della cittadina lacustre dal nazifascismo. Nell’occasione è stata presentata la corposa opera del ricercatore Tommaso Rossi, ‘Tracce di memoria. Guida ai luoghi della Resistenza e degli eccidi nazifascisti in Umbra’ ed è stata anche prodotta una testimonianza inedita riguardo alla controversa vicenda della liberazione degli ebrei dall’Isola Maggiore avvenuta nel giugno del ’44.
Il giovane segretario dell’Anpi castiglionese Nicola Torrini ha infatti letto alla platea la lettera che uno degli ebrei internati all’Isola Maggiore, il romano Bruno Ajò scrisse alla sorella qualche settimana dopo la liberazione, per annunciarle che era vivo e stava bene. Nella lettera Bruno Ajò scrive che nella notte fra il 12 e 13 giugno ’44, quindi qualche giorno prima dell’operazione attribuita di recente ad altri protagonisti, e prima che il fronte arrivasse nel territorio, lui stesso ed altri ebrei “confinati” sull’isola del Trasimeno furono contattati sull’isola e aiutati a fuggire in barca da un manipolo di partigiani e scrive anche che dopo la fuga lui ed altri si unirono per qualche giorno ai partigiani.
Tale circostanza sarebbe stata confermata anche da Angelo Mencaroni, detto “Balilla”, che all’epoca faceva parte delle guardie incaricate della sorveglianza dei prigionieri sull’Isola Maggiore ed era in contatto con i partigiani. Mencaroni è l’ultimo testimone dei fatti ancora in vita. La testimonianza di Bruno Ajò, restituirebbe dunque Un ruolo diretto ai partigiani, ruolo messo in discussione, se non addirittura negato, da una serie di recenti pubblicazioni su cui è stata montata una vera e propria campagna revisionistica.
Sembra di capire, da questo documento, che gli ebrei (ma non erano solo ebrei c’erano ance altri prigionieri politici, sull’isola) furono liberati e trasferiti dall’Isola Maggiore in due diverse fasi, la notte tra il 12 e 13 giugno e la notte tra il 19 e il 20 giugno… E’ probabile che la prima “sortita” sia stata opera dei partigiani e la seconda sia avvenuta con il concorso di alcune guardie e del parroco don Ottavio Posta, insignito per questo di Medaglia d’Oro alla memoria dal presidente della Repubblica e del riconoscimento di “Giusto tra e Nazioni” dallo Stato di Israele. Non si può escludere che nell’una e nell’altra ci sia stato il concorso di tutti….
Ora, se è vero e innegabile che sulla vicenda è stata costruita in passato una pubblicistica un po’ retorica e agiografica, per avvalorare il ruolo della Resistenza nella Liberazione del territorio, e che a questo punto, dopo 70 anni, è giunto il momento di affrontare il tema in termini storici e storiografici sfrondando il tutto dell’aura propagandistica, è altrettanto vero e innegabile che i tentativi di riscrivere la storia, negando la partecipazione dei partigiani all’episodio puzzano di revisionismo a buon mercato. Operazione che non solo infanga le memoria di chi combatté in armi contro i nazifascisti, ma non rende nemmeno onore agli altri eventuali protagonisti, come il parroco Don Posta. Ognuno, per quanto possibile, fece probabilmente la sua parte in quei giorni: chi per convinzione, chi per semplice umanità, chi per paura o tornaconto immediato, vistocome stava evolvendo la situazione.
Quanto al convegno che si è tenuto sabato al circolo Arci, va detto che nel territorio del Trasimeno, così come nelle aree vicine della Valdichiana senese e aretina e nell’orvietano, la Resistenza ha avuto un peso importante e fondamentale, ma più per il… dopo, che nel momento della Liberazione. Un ruolo fondamentale per la formazione della coscienza civile e politica, per la formazione dei gruppi dirigenti dell’immediato dopoguerra e degli anni successivi, per la rinascita democratica di paesi segnati da 20 anni di dittatura e poi martoriati dalle cannonate e dai bombardamenti, ma un ruolo solo marginale, dal punto di vista militare.
Non poteva essere altrimenti, vista la conformazione del territorio, senza alture in cui nascondersi, e visto il numero tutto sommato esiguo dei “partigiani combattenti”.
Significativa e decisiva fu la “resistenza diffusa” e silenziosa dei contadini che davano ospitalità, viveri e sostegno ai partigiani, dei cittadini che si riunivano clandestinamente ad ascoltare Radio Londra. Tutto questo servì a seminare e a creare l’humus politico del futuro non meno dell’elite che prese le armi.
Sul piano militare, la Liberazione del territorio è avvenuta ad opera delle truppe alleate, per lo più sudafricane, che combatterono lasciando centinaia di morti sul terreno a Ponticelli, a Città della Pieve, a Chiusi, sulle colline di Gioiella, Vaiano, Pozzuolo e poi a Castiglione del Lago, ingaggiando con i tedeschi in ritirata battaglie sanguinose. E quella dei tedeschi non fu una semplice ritirata, ma una ritirata strategica, feroce, che non escluse colpi durissimi alla popolazione civile e ai luoghi nell’intento di tagliarsi i ponti alle spalle….
Giustamente Chiusi e Castiglione del Lago, il 21 giugno scorso, hanno reso omaggio ai caduti Alleati, sepolti nel cimitero di guerra inglese di Orvieto.
M.L.
Concordo con Marco che il ruolo della Resistenza nel territorio,militarmente parlando fu quasi trascurabile per la vittoria militare e non ci vuol molto a comptrendere questo, tranne alcuni fatti successi con precisione ai quali i partigiani dettero un valido apporto al verificarsi di quelle condizioni che permisero il non ristagno del fronte sulla linea Città della Pieve – Castiglione del Lago soprattutto perchè diversamente chi ne avrebbe pagato il primo ed alto prezzo di tutto questo sarebbe stata la popolazione civile.Tranne in alcuni casi isolati dove si sono verificati efferati eccidi come quello alla Muffa dove furono sterminate le famiglie contadine dei Bruni e dei Mezzetti, a San Litardo nel comune di Città della Pieve per note responsabilità di spiate, sempre celate dalla storiografia interessata e revisionista ma ben impresse nella mente da parte della popolazione locale ,a Città della Pieve stessa dove fu ucciso Don Pompeo Perai mentre si accingeva ad uscire dal rifugio per dare l’estrema unzione ai moribondi, (questo fatto a chi vada su Internet figura come ”Ucciso per rappresaglia partigiana” mentre furono le SS tedesche a falciarlo.Su internet non ostante i miei inviti uniti a quelli dell’ANPI a togliere tale menzogna dal sito Ecclesia Catholica nulla è stato fatto.A Montebuono fra Montelera e Magione probabilmente frutto di un errore strategico politico e militare di alcuni uomini che militavano nella resistenza su cui sarebbe molto proficuo per la verità storica che dovrebbe essere oggettiva e non viziata da parte politica che i ricercatori degli istituti storici possano indagarne i perchè e le relative responsabilità e l’identità vera di personaggi la cui identificazione sconfina fra la nebbia ma che da responsabili diressero l’azione, mandando dei contadini con i fucili da caccia contro i reparti della Wermacht., e non solo questo ma dico che si che potrebbe approfondire sui documenti ormai introvabili che figurano essere presenti anche nell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, personalmente ricercati ma mai trovati relativi all’identità di tali personaggi.Il commissario politico della Brigata Risorgimento Solismo Sacco ,non perchè fosse mio zio, ma con un fiuto non eccezionale ma da politico ” normale” verso coloro che lui stesso nel suo libro”Storia della Resistenza nella zona Sud Ovest Trasimeno”chiama col termine ”Rimestatori” sulla campagna messa in atto nel dopo guerra per il misconoscimento della Resistenza messa in atto da personaggi ”border line” a proposito delle Commissioni per il riconoscimento giuridico-amministrativo ed anche politico delle brigate partigiane, ebbe a faticare non poco contro coloro che con nessun potere si intrufolarono e rimestarono a dovere le carte ed i documenti per far apparire valorialmente certe brigate,certi uomini ,certi fatti riportati ma mai avvenuti ed anche altro, anche sotto l’occhio vigile della direzione comunista che faceva finta di non vedere e che nulla fece perchè questo avvenisse.Nella postfazione al libro di Janet Dethick dal titolo ”La Battaglia Dimenticata”nella quale si parla appunto della Battaglia del Trasimeno io stesso ho concluso usando all’uopo le parole di Vittorio Meoni su ciò che è stato il continuo e forte tentativo della sminuizione della Resistenza nella nostra zona ma anche nelle altre di tutta Italia dove avevano operato formazioni militari a più preciso colore Comunista che di altri partiti.Tali parole evidenziano ciò che è stato il dopoguerra e da quelle si può ben capire le ragioni del revisionismo storico che ancora oggi è imperante, istillato continuamente da precise parti politiche e permesso dall’inerzia di una sinistra che di sinistra ha solo il nome.Ecco come conclude la citazione di Vittorio Meoni tratta da ”Introduzione ad una vittoria partigiana” di B.Talluri quando parla appunto delle forze che mai spente ripresero forza e vigore quando si trattò di riorganizzare lo stato predato per venti anni dal fascismo, in ginocchio dalla guerra e dalla miseria:”…una classe dirigente europea,formata dagli esponenti dell’alta finanza,dalla grande industria,dall’aristocrazia agraria e dalle Logge Massoniche internazionali,la quale ha servito magari con disgusto il fascismo ed il nazismo,,nell’imminenza della disfatta,ormai convinta che sia inevitabile,cerca le vie della salvezza,scaricandosi di responsabilità e di errori,con atti gratuiti di solidarietà e di tolleranza.Non a favore s’intende di operai,contadini o piccoli borghesi sprovveduti,ma a favore di coloro che domani potranno contare e con i quali domani sarà possibile ritessere, sotto qualuinque governo ed in nome di qualunque bandiera,le tele di una supremazia appunto ”di classe”.
E così è stato, con tutte le più diverse sfumature,con tutte le più diverse peculiarità,sotto l’egida delle innegabili libertà individuali
formalmente garantite ma represse anche nel sangue quando ”scantonavano”, ma così innegabilmente è stato.
Tutto questo è successo in tutta Italia e le conseguenze vengono pagate economicamente, politicamente , ma ancor prima culturalmente anche oggi.” La storia non si fa con le forbici.”diceva sempre qualcuno….ma ormai sono parole al vento.La nuova classe politica ha la pretesa di chi ha capito tutto, si avvale del consenso di chi nulla conta e non si cura che le strutture giurido-amministrative costate anni di lotte vengano eliminate, tagliate in nome sempre dell’unica cosa che vale,quella ” supremazia di classe” che citava Viittorio Meoni. Contenti i poveri, figuriamoci i ricchi…..Dico così anche se sembra una citazione tagliata con l’accetta, perchè ritengo che la maggior parte dellle classi subalterne non si curano del passato ma credono che il futuro possa portar loro ascesa sociale, benessere,tranquillità e perchè no, anche lecita ricchezza.Ecco perchè qualcuno diceva: l’operaio conosce 100 parole, il padrone ne conosce 1000 ,ecco perchè è il padrone”.
Ad onor del vero e della verità storica va dato atto del contributo di sangue fornito dagli alleati e in particolare dai giovanissimi soldati sudafricani (la maggior parte avevano 19, 20 e 21 anni) alla liberazione del nostro territorio dal nazifascismo, ma non si può tacere il fatto che gli Alleati e in particolar modo gli inglesi combatterono due guerre parallele, quella fondamentale contro i tedeschi e i fascisti e quella parallela e occulta tesa a neutralizzare le formazioni partigiane, soprattutto quelle di matrice comunista. Anche nel periodo immediatamente post liberazione, molte azioni dei comandi Inglesi andarono in quella direzione. Quindi non può stupire la campagna revisionistica che si è scatenata nel tempo sulla liberazione degli ebrei dall’Isola Maggiore o su altre situazioni. Fa parte del medesimo obiettivo di allora. Ovviamente non si può, d’altra parte, cedere alla propaganda, all’agiografia, all’esaltazione di episodi particolari, magari secondari, solo perché utili alla propria causa, né tantomeno tacere, nascondere, o mistificare eventuali errori o fatti incresciosi e odiosi, che pure saranno accaduti. Lavorare per mantenere la memoria e per ricostruire la verità, laddove i fatti sono controversi o persi nelle nebbie del tempo che è passato, è il minimo che si possa fare, oggi, per onorare chi si è sacrificato per la libertà e la democrazia di cui ancora godiamo. Che non sarà piena e compiuta, ma è comunque meglio, molto meglio, della dittatura.
…si verissimo e non a caso la nostra Costituzione uscita dalla Resistenza viene definita dalla destra e proprio dalla persona del suo capo supremo Silvio Berlusconi con l’aggettivazione precisa di ”sovietica”. Secondo i lettori è sovietica la nostra Costituzione ? Se lo fosse stata davvero di stampo sovietico le cose sarebbero state due per lui.O sarebbe stato a giocare a scacchi col sole in qualche gulag dalle parti del lago Baikal in piena Siberia oppure c’è caso che fosse stato anche capo perenne del governo o del Soviet supremo.Una delle due, ma forse più probabile la seconda.quindi la Costituzione ha garantito tutti ,forse anche coloro che si erano macchiati di eccidi orrendi, di prepotenze, di aver veicolato il terrore durante i rantoli della fine del regime ed anche continuamente durante il ventennio.Vi sono state spiate e delazioni che hanno portato ad una serie interminabile di rivalse e di eccidi, un po’ da tutte le parti, in Emilia nel famoso triangolo rosso nel dopoguerra , in Toscana durante il passaggio del fronte di guerra ma anche prima.Nel nostro territorio anche i preti come ”pastori di anime” sono stati coinvolti dalla forza degli avvenimenti sia dall’una che dall’altra parte degli schieramenti che si fronteggiavano.Una figura limpida e schietta appartenuta al nostro territorio è quella di Don Giuseppe Vetralla che pagò di persona con angherie, arresti e soprusi la sua avversione al regime per difendere con atti inerenti alla sua missione anche gli interessi della popolazione più coscente che non appoggiava più il fascismo, mentre sempre nel territorio di Città della Pieve altri prelati conosciuti per il fatto che sotto il regime sarebbero andati in giro col manganello nascosto sotto la tonaca, si resero responsabili di fatti di delazione che portarono ad efferati eccidi.da parte dei tedeschi in ritirata.Di tutto questo spesso il revisionismo storico a senso unico (come del resto continua ad essere quello delle Foibe della Venezia Giulia)nelle pagine dei libri che oggi non si contano più tanto è il loro numero e la loro fioritura, non si fà menzione, eppure molti dei neofiti scrittori sarebbe bene che si informassero anche e soprattutto localmente prima di mettere nero su bianco. Ma si conosce tale l’effetto che ormai si produce, perchè è quello che a forza di denigrare e di stravolgere la realtà, qualcosa resta.ed è questo qualcosa che serve sempre ad intorbidire le acque.E la resa dell’acqua torbida non è mai casuale,perchè c’è sempre qualcuno che della torbidezza se ne avvale per garantirsi il futuro.Ormai è storia.