1944, LA LIBERAZIONE DEGLI EBREI DALL’ISOLA MAGGIORE: LE OPERAZIONI FURONO DUE, UNA FU OPERA DEI PARTIGIANI

lunedì 14th, luglio 2014 / 16:28
1944, LA LIBERAZIONE DEGLI EBREI DALL’ISOLA MAGGIORE: LE OPERAZIONI FURONO DUE, UNA FU OPERA DEI PARTIGIANI
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CASTIGLIONE DEL LAGO –  Sabato scorso, nella saletta del circolo Arci di via Mameli, l’Anpi di Castiglione del Lago ha celebrato i 70 anni dalla Liberazione della cittadina lacustre dal nazifascismo. Nell’occasione è stata presentata la corposa opera del ricercatore Tommaso Rossi,  ‘Tracce di memoria. Guida ai luoghi della Resistenza e degli eccidi nazifascisti in Umbra’ ed è stata anche prodotta una testimonianza inedita riguardo alla controversa vicenda della liberazione degli ebrei dall’Isola Maggiore avvenuta nel giugno del ’44. 

Il giovane segretario dell’Anpi castiglionese Nicola Torrini ha infatti letto alla platea la lettera che uno degli ebrei internati all’Isola Maggiore, il romano Bruno Ajò scrisse alla sorella qualche settimana dopo la liberazione, per annunciarle che era vivo e stava bene. Nella lettera Bruno Ajò scrive che nella notte fra il 12 e 13 giugno ’44, quindi qualche giorno prima dell’operazione attribuita di recente ad altri protagonisti, e prima che il fronte arrivasse nel territorio, lui stesso ed altri ebrei “confinati” sull’isola del Trasimeno furono contattati sull’isola e aiutati a fuggire in barca da un manipolo di partigiani e scrive anche che dopo la fuga lui ed altri si unirono per qualche giorno ai partigiani.

Tale circostanza sarebbe stata confermata anche da Angelo Mencaroni, detto “Balilla”, che all’epoca faceva parte delle guardie incaricate della sorveglianza dei prigionieri sull’Isola Maggiore ed era in contatto con i partigiani. Mencaroni è l’ultimo testimone dei fatti ancora in vita. La testimonianza di Bruno Ajò, restituirebbe dunque Un ruolo diretto ai partigiani, ruolo messo in discussione, se non addirittura negato, da una serie di recenti pubblicazioni su cui è stata montata una vera e propria campagna revisionistica.

Sembra di capire, da questo documento, che gli ebrei (ma non erano solo ebrei c’erano ance altri prigionieri politici, sull’isola) furono liberati e trasferiti dall’Isola Maggiore in due diverse fasi, la notte tra il 12 e 13 giugno e la notte tra il 19 e il 20 giugno… E’ probabile che la prima “sortita” sia stata opera dei partigiani e la seconda sia avvenuta con il concorso di alcune guardie e del parroco don Ottavio Posta, insignito per questo di Medaglia d’Oro alla memoria dal presidente della Repubblica e del riconoscimento di “Giusto tra e Nazioni” dallo Stato di Israele. Non si può escludere che nell’una e nell’altra ci sia stato il concorso di tutti….

Ora, se è vero e innegabile che sulla vicenda è stata costruita in passato una pubblicistica un po’ retorica e agiografica, per avvalorare il ruolo della Resistenza nella Liberazione del territorio, e che a questo punto, dopo 70 anni, è giunto il momento di affrontare il tema in termini storici e storiografici sfrondando il tutto dell’aura propagandistica, è altrettanto vero e innegabile che i tentativi di riscrivere la storia, negando la partecipazione dei partigiani all’episodio puzzano di revisionismo a buon mercato. Operazione che non solo infanga le memoria di chi combatté in armi contro i nazifascisti, ma non rende nemmeno onore agli altri eventuali protagonisti, come il parroco Don Posta.  Ognuno, per quanto possibile, fece probabilmente la sua parte in quei giorni: chi per convinzione, chi per semplice umanità, chi per paura o tornaconto immediato, vistocome stava evolvendo la situazione.

Quanto al convegno che si è tenuto sabato al circolo Arci, va detto che nel territorio del Trasimeno, così come nelle aree vicine della Valdichiana senese e aretina e nell’orvietano, la Resistenza ha avuto un peso importante e fondamentale, ma più per il… dopo, che nel momento della Liberazione. Un ruolo fondamentale per la formazione della coscienza civile e politica, per la formazione dei gruppi dirigenti dell’immediato dopoguerra e degli anni successivi, per la rinascita democratica di paesi segnati da 20 anni di dittatura e poi martoriati dalle cannonate e dai bombardamenti,  ma un ruolo solo marginale, dal punto di vista militare.

Non poteva essere altrimenti, vista la conformazione del territorio, senza alture in cui nascondersi, e visto il numero tutto sommato esiguo dei “partigiani combattenti”.

Significativa e decisiva fu la “resistenza diffusa” e silenziosa dei contadini che davano ospitalità, viveri e sostegno ai partigiani, dei cittadini che si riunivano clandestinamente ad ascoltare Radio Londra. Tutto questo servì a seminare e a creare l’humus politico del futuro non meno dell’elite che prese le armi.

Sul piano militare, la Liberazione del territorio è avvenuta ad opera delle truppe alleate, per lo più sudafricane, che combatterono lasciando centinaia di morti sul terreno a Ponticelli, a Città della Pieve, a Chiusi, sulle colline di Gioiella, Vaiano, Pozzuolo e poi a Castiglione del Lago, ingaggiando con i tedeschi in ritirata battaglie sanguinose. E quella dei tedeschi non fu una semplice ritirata, ma una ritirata strategica, feroce,  che non escluse colpi durissimi alla popolazione civile e ai luoghi nell’intento di tagliarsi i ponti alle spalle….

Giustamente Chiusi e Castiglione del Lago, il 21 giugno scorso, hanno reso omaggio ai caduti Alleati, sepolti nel cimitero di guerra inglese di Orvieto.

M.L.

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